Charles Laughton è un buon gobbo, mentre Maureen O'Hara con le zingare non c'entra niente: difficile trovare una vera gitana nelle trasposizioni cinematografiche del romanzo di Hugo, che forse vale più per l'ambientazione e i personaggi che per la storia in sè. Frollo è il mio preferito e qui è ben interpretato da Cedric Hardwicke. Il gobbo della cattedrale non è mai entrato nell'olimpo dei classici horror, anzi è andato calando dal primo insuperato Lon Chaney fino a diventare una fiaba per bambini.
Difficile trasporre in celluloide il multiforme pathos, la ricchezza della vicenda, il disegno dei personaggi con la loro umanità e le loro sfaccettature psicologiche (e psicopatologiche) presenti nel romanzo di Hugo. A conti fatti, comunque, questa pellicola affronta con gusto la vasta materia di partenza e restituisce bei momenti di cinema d'antan, dove il celebre personaggio del gobbo (interpretato da Charles Laughton) tiene banco e dove l'atmosfera complessiva ha capacità suggestiva.
Buona trasposizione, nonostante le semplificazioni (inevitabili) e l'edulcorazione dell'epilogo (evitabile). Fra il buono, l'atmosfera fra il gotico e l'espressionista esaltata dalla fotografia di Joseph August, nonché la prova del cast: se la bellezza di O'Hara è molto irlandese e poco zingaresca, risultano efficaci il gelido Frodo di Hardwicke, il vigoroso Mitchell re dei ladri e O'Brian, qui giovane, snello e molto attraente. E poi c'è lo straordinario Laughton, riconoscibile nonostante il pesante trucco, in piena gara di bravura con Lon Chaney: gobbo mostruoso eppure di commovente umanità.
MEMORABILE: L'esposizione sulla gogna; L'assalto alla cattedrale; "Perché non sono di pietra come voi?"
Questa della RKO è la miglior trasposizione del romanzo di Victor Hugo (benché anch'essa non priva di licenze). Di fatto è un remake migliorato della versione muta della Universal, di cui riprende l'impianto coreografico dell'ambientazione ma senza gli indugi che costringevano ad accelerazioni frettolose. Gioca a favore, nel paragone, anche l'interpretazione di Laughton, meno incline di Chaney all'horror shock: acquistando la parola il suo Quasimodo diventa consapevole e rassegnato, dotato di un più umano patetismo.
Nuova versione cinematografica del romanzo di Hugo, realizzato con grande impegno produttivo nonché attorale: un grande Laughton sfigurato dà volto e corpo al gobbo che salva la bella zingara dall’impiccagione, modulando bruttezza, sensibilità e dolorosa umanità. Il film spinge il pedale sullo scontro tra retaggi retrogradi e modernità illuminista ed ecumenica, riassunti negli interventi del re (un po’ troppo) bonaccione. Ma è la grande "coreografia" hollywoodiana tra sentimenti, azione e ricostruzioni storiche ad avvincere e convincere.
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Non so se la questione sia già stata affrontata per casi analoghi, ma teoricamente questo sarebbe il remake de “Il gobbo di Notre Dame” del 1923. E quindi anche “Il gobbo della cattedrale” del 1956 sarebbe un ulteriore remake...
Pigro ebbe a dire: Non so se la questione sia già stata affrontata per casi analoghi, ma teoricamente questo sarebbe il remake de “Il gobbo di Notre Dame” del 1923. E quindi anche “Il gobbo della cattedrale” del 1956 sarebbe un ulteriore remake...
Verissimo, ma nel caso dei film tratti da un romanzo (pensa a tutti i Fantasmi dell'Opera, i Dracula, i vari Tre Moschettieri, i Miserabili) la questione remake o non remake è sempre difficile da sancire.
Concordo (come ho scritto nel mio commento) che in questo caso si tratta di un remake vero e proprio, con alcune scene interamente riprese. Già quello a colori del '56 secondo me tiene meno conto dei precedenti.
DiscussioneZender • 25/04/19 17:41 Capo scrivano - 46944 interventi
Sì, direi che Il Dandi ha ragione. Son quei romanzi talmente importanti e che posson contare talmente tante trasposizioni che alla fine conviene non mettere la famigerata R.