Un film culto per tutti i giovani, denso di buonismo e con una morale di fondo: con la buona volontà si può raggiungere qualsiasi obiettivo.
Il quattordicenne Daniel giunge in una nuova città e viene preso di mira da alcuni teppisti, il maestro Miyaghi gli insegnerà la nobile arte giapponese. Alcune battute di questo film sono passate alla storia, inoltre è stato il capostipite di un nuovo genere di cinema che ha dato vita a svariati cloni.
Film diretto dal grande regista John Avildsen che compie un'operazione che ricorda seppur alla lontana (e con minore valenza artistica) quella di una sua opera altrattanto fortunata, Rocky. Anche Karate Kid rappresenta la storia di un riscatto agonistico e morale che avviene attraverso una disciplina sportiva (il karate in questo caso) vera e propria metafora della vita. Sia pure realizzato con un certo eccesso di buonismo, il film appare piuttosto avvincente e ben realizzato. Buono il cast.
Un classico del cinema action anni '80, più per il successo ottenuto tra i ragazzini che per effettivi meriti artistici. Avildsen, regista dell'immortale Rocky, ci riprova con una storia che ha circa le stesse coordinate, ma stavolta rivolta maggiormente a un pubblico di adolescenti. Il risultato è un film gradevole, a tratti divertente e appassionante, ma nel complesso inoffensivo, pieno di clichè e dove la violenza è annacquata a favore di un certo buonismo. Unica interpretazione memorabile di Macchio da protagonista, seppur modesta.
Nemmeno alla sua uscita rimasi particolarmente colpito da questa perla di pressapochismo, ad oggi lo ritengo pressochè ingiudicabile. La storia è semplice semplice, quasi da Disney Channel, la recitazione è di basso livello (basti pensare che dello stesso Morita si ricorda il terribile King Kobra). Sicuramente più ricordato per il suo tormentone sulla cera che per altro. Esilarante la parodia di Daniel e Miyagi in un episodio dei Griffin.
Film furbetto e commerciale girato, col chiaro intento di spillare soldi ai ragazzini, dal solido e professionale (ed una volta anche interessante) Avildsen. La storia è piuttosto risaputa (con tanto di prevedibilissimo lieto fine), la regia è appena sufficiente. Eppure quel che ne viene fuori è un film accettabile che ebbe uno straordinario successo tanto da generare ben 3 seguiti. Probabilmente piacerà soprattutto ai ragazzini.
Filmetto furbo per adolescenti in cerca di un'identità e di rispetto qui ottenuti dalla bravura nelle arti marziali. Il protagonista è passabile, nonostante la faccia da pirla e da botte (infatti ne prenderà tante). L'unico motivo di un certo interesse è dato dall'interpretazione di Pat Morita (il primo proprietario del locale Arnold's), che allenerà il giovincello. Per il resto, i soliti luoghi comuni, i ragazzi incarogniti,bpiù per colpa di un maestro violento e senza onore, che per demerito loro; e l'immancabile finale trionfale. Vietato ai maggiori di 15 anni.
MEMORABILE: L'addestramento: "Metti la cera, togli la cera". Io avrei aggiunto anche: "Pulisci i piatti, lava i bicchieri. Prendi la spazzatura e buttala via".
Insomma, sarà pure un titolo di culto, ma senza qualità particolari. C'e il bravo e compianto Pat Morita, ma Ralph Macchio è insopportabile come protagonista ed è decisamente mediocre il resto del cast. Non cattura e, se non si è interessanti alla disciplina, cattura ancora meno. Pollice verso.
Chi scrive ricorda una puntata di un telefilm (Professione Vacanze?) dove Sandro Ghiani tentava di imparare le arti marziali, ma si trovava a fare da cameriere al maestro. Sempre chi scrive in seguito ha capito il perché! Daniel si trova a imparare a diventare esperto di Karate grazie a "singolari" lezioni impartite dal maestro giapponese Miyagi! Ralph Macchio se la cava, è carino, sembra più giovane della sua età... il suo film migliore!
MEMORABILE: "Dai la cera con la destra, togli la cera con la sinistra"... (???)
Discreto filmetto, esile ed ingenuo ma anche piacevole e simpatico, con una trama che, per quanto scontata e prevedibile, funziona. Il protagonista Ralph Macchio, per quanto adatto per la parte, è piuttosto dimenticabile; al contrario Pat Morita risulta memorabile, oltre che simpaticissimo. Alcuni dettagli sono rimasti nella memoria collettiva ("Metti la cera, togli la cera"). Passabile.
A quel tempo un grande successo di pubblico, tanto da dare vita a tre sequel. Rivisto oggi, un operina abbastanza modesta a cui non può bastare la simpatia di Morita e la solida professionalità di Alvidsen per avvincere. In definitiva un'opera mediocre.
Ragazzo americano perseguitato dai suoi coetanei impara il karate da un saggio giapponese. Favoletta stupida che manda all'aria non solo qualsiasi vaga possibilità di serio approccio (anche in chiave leggera) di temi importanti come il rapporto interculturale e l'adolescenza, ma manda all'aria qualsiasi logica tout court. Una melassa in salsa esotica, con la morale molto americana del riscatto attraverso la forza. Ben curato, il film si salva solo per il physique du rôle azzeccato di Macchio e la simpatia di Morita.
Film di formazione per un pubblico di teenagers, che racconta con efficacia la storia di un "new kid in town" che deve imparare a difendersi dai bulli della scuola e lo fa prendendo lezioni di karate. Visto a 18 anni era coinvolgente e la storia ha un bel ritmo. Certo, alla prova del tempo mostra i suoi limiti, ma resta un buon esempio di cinema medio mainstream.
Il regista furbescamente va sul sicuro e rifà Rocky per ragazzi ed in tono decisamente minore. Il giovane italoamericano troverà sicurezza grazie agli insegnamenti dell'anziano maestro giapponese. Leggerino. Alla fine si ricorda solo per "Metti la cera, togli la cera".
Rispetto al nostro Kimono d'oro è un capolavoro, ma se lo analizziamo bene è un prodotto per ragazzini di seconda media inferiore. Troppo buonista, troppo americano, troppo molle. Nonostante il buon Pat Morita il film non si eleva al di sopra della mediocrità.
Funziona, é questo quello che conta. La regia è mediocre, il montaggio degli allenamenti sicuramente poco ispirato ma è nella lentezza della prima parte che la storia gira bene. Miyagi e Daniel, il Giappone e la guerra con gli Stati Uniti che riaffiorano nei ricordi, la lotta di un ragazzo per trovare il suo spazio in un mondo nuovo. Riesce a dire qualcosa di non banale Avildsen e in più c'è Elisabeth Shue.
"Karate kid - per vincere domani", ovvero come fare un film sulle arti marziali senza dipendere dalle pellicole cinesi e giapponesi. La formula è quella di un Rocky per teen-ager, con un ragazzino un po' sfigato (Ralph Macchio) che è allenato da un giapponese (il Pat Morita di Happy Days), per battersi in un torneo contro i rappresentati del "Cobra Khay" e far colpo sulla bella bionda Elisabeth Shue, che era l'ex del giovane cattivo mister Laurence. Questo film pecca di molte cose, come l'assenza di Chuck Norris. Si salva solo Morita.
La crescita psicologica ed umana di un ragazzo che riceve insegnamenti da un anziano giapponese. Una storia di riscatto tipicamente americana in cui si cerca di suscitare l'ammirazione del pubblico. Tuttavia la narrazione risente di un certo senso di banalità che si evidenzia con il torneo finale. Simpatici gli iniziali allenamenti a cui viene sottoposto il ragazzo, ma rimane una pellicola giovanilistica.
Film incollato al periodo in cui uscì e figlio di un tipo di cinema che prevedeva la rivalsa del debole sul forte dopo aver subito umiliazioni. Nulla di nuovo, insomma, eppure l’atmosfera di una Los Angeles anni '80, il Maestro Miyagi (Pat Morita), Ralph Macchio (il ragazzino con la faccia da italiano) e frasi entrate nel gergo comune quali "metti la cera, togli la cera", "sì, sensei", sono ormai “storia del cinema” contemporaneo. Non sarà un capolavoro, ma è un culto per un'intera generazione.
Cult anni 80 che ho visto solo oggi. Devo ammettere di non avere una gran passione per il Giappone e affini, ma in ogni caso ho trovato il film troppo lungo, con alcune parentesi tra Macchio (bravo) e il mitico Morita che si potevano evitare. Le scene adolescenziali con la belissima Shue sono le cose che funzionano meglio (ambientazioni comprese), l'idea del karate è un pretesto furbo che però, per quelli che sono i miei gusti, annoia.
Direi che il karate (almeno lo stile shotokan) non è proprio ben rappresentato (il combattimento senza protezioni, certi colpi assurdi e i contatti non controllati, non consentiti nella pratica vera); ma il film è anarchico nei confronti della disciplina marziale e va preso per un verso diverso, ovviamente. Quindi ci sono i soprusi verso il bravo ragazzo e il tentativo di ottenere giustizia con la competizione. Il tutto mostrato attraverso il filtro giovanilistico che mitizza la pellicola (almeno per il pubblico acerbo). Un altro film che rende giovani...
Per la generazione adolescenziale degli anni 80 è stato un grande cult, perché oltre al fascino del karate forniva elementari insegnamenti non violenti in antitesi al comune significato della scazzottata. “Pat” Morita divenne molto simpatico, sia per il suo a-b-c di filosofia zen (che fece capire che anche i colpi più duri vanno usati con una logica e una finalità precisa) che per battute diventate famose. Nonostante il carattere giovanilistico, anche il lato sentimentale ha una fisionomia ben delineata.
La storia non sarebbe male, anche se ovviamente è prevedibile. Il protagonista però è insopportabile: avrà 16-17 anni (nel film) ma mentalmente non più di 10-12. Meno male che c'è Pat Morita a reggere la scena. Da ricordare che la voce del commentatore del match è la stessa che commenta gli incontri di Holly & Benji nonché il secondo incontro tra Rocky e Apollo. Karate Kid merita comunque una visione, senza aspettarsi grandi cose.
Avildsen era un verio genio, capace di prendere film low-production e renderli veri e propri cult. E così, come era già successo per Rocky, anche Karate Kid, con un budget di appena 8 milioni di dollari, ne fece incassare cica 90. La storia in sé non è nulla di trascendentale. Soliti turbamenti e disagi adolescenziali da sfondo. Ma erano gli anni 80 e l'alchimia che Avildsen seppe ricreare tra e attorno i personaggi, su tutti Myagi/Morita, fu la leva del successo del film. Passato e ripassato in tv ha avuto vari sequel ma di scarso successo.
Uno dei pochi film adolescenziali che riguardati non mi abbia dato la sensazione di essere pessimo. La scrittura c'è tutta, l'idea all'epoca era vincente e i protagonisti sufficientemente carismatici. Discreto Macchio; Morita non mi è mai sembrato un grande attore ma era adeguatissimo alla parte. Da segnalare il superbo Bil Conti alla colonna sonora (era veramente difficile che ne sbagliasse una). Lo smielamento eccessivo è sicuramente il difetto maggiore, ma i dialoghi sono sufficientemente apprezzabili da superarlo.
Film adolescenziale condito di buoni sentimenti dove il protagonista insegue il successo e l'amore. Divenuto un classico degli anni '80, riscosse un gran successo in parte meritato. Attori carismatici il giusto e "sdolcerie" non troppo accentuate, vista la trama. La coppia Macchio/Morita funziona. Valutazione ponderata più che discreta prendendo in considerazzione la visione a seconda delle fasce d'età. Certo non è un Ritorno al futuro, che può affascinare in toto sia grandi che piccini.
MEMORABILE: "Dai la cera togli la cera": tormentone d' effetto!
Ciò che colpiva l'occhio del ragazzo che si cimentava alla visione era la parte legata al combattimento. Riguardandolo con occhi diversi ciò che emerge è il forte legame tra Daniel e il suo maestro, entrambe figure maschili ed entrambi privati di qualche elemento della famiglia. E' li lo sviluppo vero di un film che non ricordavo così lungo e così povero di scene d'azione. Nonostante si respiri fortemente l'aria da anni '80 è invecchiato maluccio.
Avildsen gioca bene con il giovanilistico e qualche trovata gli riesce pure bene (la notte di Halloween, per esempio), ma l'antipatia epidermica che sprigiona Macchio diventa quasi insostenibile (e anche il Miyagi di Pat Morita, con le sue massime e i suoi proverbi da latte alle ginocchia non è che sia da meno). Quindi si tifa per Martin Kove (fighissimo, nel ruolo della vita) e i suoi ragazzi "picchiaduro", che addestra a spezzare gambe e a fare molto male. Il resto è un filmetto sopravvalutato, pulitino, indolore, politicamente corretto che scivola addosso senza lasciare traccia.
MEMORABILE: Nella notte di Halloween, Macchio ne prende un sacco e una sporta dai "ragazzacci" karateki con costume da scheletri: ho goduto come un riccio!
L'esperto regista Avildsen dirige una pellicola giovanile con al centro un ragazzino desideroso di imparare l'arte marziale del karate e con una gran voglia di rivalsa. Il film è godibile, seppur un poco fiabesco, ma piace sopratutto la sintonia che si crea tra il ragazzo e il maestro di karate. C'è anche la componente amorosa che piacerà ai più romantici. Buono, ma imparagonabile al capolavoro del regista, Rocky.
MEMORABILE: "Metti la cera, togli la cera"; Il torneo finale.
Sembra una copia di Rocky e invece è uno sbiadito e scontato film di rivalsa in salsa nipponica. Stesso regista, stesso allenamento, perfino lo stesso autore della OST, il grande Bill Conti ma qui, seppure la trama segue un apprezzabile filo logico, quello che non funziona tanto sono i giovani interpreti, a cominciare da Macchio, abbastanza sopravvalutato. Bravo, molto bravo Pat Morita, credibilissimo Sensei e guida spirituale. Belle le musiche.
Premesso che il film è tremendamente invecchiato e mostra ingenuità ai limiti del pacchiano (vedi ad esempio il maestro che come se nulla fosse regala una macchina al ragazzino), ai giorni d'oggi non si può non notare una sceneggiatura esile e a tratti quasi infantile. Irritante il ragazzino protagonista, mediocre la regia. Un cult che ho rivisto negativamente, probabilmente condizionato dal non essere più il bambino che lo vide all'epoca.
Pietra miliare del "teen film" Anni 80. Avildsen condensa qui tutto il meglio (o peggio) degli '80 made in USA (musiche, abbigliamento, biciclette BMX, vita dei teenager) influenzando una generazione di giovani. Da antologia le sequenze in cui il giapponese interpretato da Morita insegna al giovane Macchio la disciplina e la pratica introspettiva. Con altri seguiti ufficiali (di minor intensità) e scopiazzature italiche apocrife.
Puntare sul riscatto di una persona attraverso le sue imprese sportive ha sempre un buon potenziale. Il taglio scelto da Avildsen, però, ha poco a che vedere con l’agonismo vero e proprio, cercando l’enfasi nella caduta e nella rivincita del più debole e valoroso. Ogni personaggio è caratterizzato con una buona mano e tra i tanti spiccano Kove e Morita in due ruoli agli antipodi. Quest’ultimo, in particolare, con le sue frasi a effetto e lo stile d’allenamento costituisce l’aspetto più eccentrico dell’opera.
Ragazzo preso di mira avrà la sua rivincita. Trama semplice in cui il riscatto alla Rocky viene allineato al clima adolescenziale. A parte la mamma chioccia e le classiche vicende amorose, il taglio filosofico orientale funziona e il Miyagi di Morita è diventato un personaggio cult. Avildsen copia se stesso nel torneo finale e si nota che questo genere gli è congeniale. Piccolo pregio è anche una certa scorrevolezza.
MEMORABILE: I lavori casalinghi che nascondono il vero allenamento; Gli esercizi per l'equilibrio; Le birre tagliate in cima.
Un bel film, a tratti fiabesco, in cui a contare più di ogni altra cosa è il rapporto maestro-allievo, rappresentato con quella leggerezza e calore che permettono al protagonista di sentirsi al sicuro soltanto in compagnia della propria guida, un bravissimo Pat Morita. Il contorno sentimentale, a tratti stucchevole, amplia il bacino di pubblico del film. Molto bella la fotografia, patinate le musiche.
Film di formazione tipicamente USA, tipicamente ottantiano e ormai tipicamente nostalgico. Anche al di là dei suoi (modesti) meriti cinematografici, infatti, la pellicola è a modo suo una pietra miliare di un certo tipo di cinema e di un modo d'intendere il mondo: quello in cui i problemi vengono superati con la forza della volontà e i buoni vincono sempre. Una favola, quindi, in cui il karate ha un ruolo marginale ed è piazzato lì come un semplice espediente per raccontare altro. Morita dà la cera, Macchio la toglie, la Shue incanta e noi si sprofonda nel ventre caldo della memoria.
Piccolo cult anni Ottanta non tanto apprezzabile per la trama in sé ma per alcuni momenti diventati indimenticabili: dagli allenamenti alla finale. Film che ha anche una morale: trovare il riscatto personale attraverso lo sport. Piuttosto lungo (due ore), con una mediocre colonna sonora. Pat Morita (qui molto simpatico) venne candidato agli Oscar come attore non protagonista.
Leggendario film, una sorta di Rocky adattato ai giovani (il regista è lo stesso). Storia eccelsa, buona recitazione, casting a dir poco perfetto e musiche da brividi. Il film va oltre il paradigma del teen movie e diventa un vero fenomeno di costume, generando seguiti e serie. Daniel, Miyagi e gli altri personaggi sono ormai diventati parte della cultura popolare. Un caposaldo, film letteralmente perfetto e realizzato in modo ineccepibile. Finale da antologia.
Iconico per molte generazioni, "Karate kid" è a suo modo un pezzo di storia del cinema e nel suo genere si pone come ottima rappresentazione di crescita adolescenziale. Un cast composto da facce simpatiche, in particolare il divertentissimo Morita, candidato addirittura all'Oscar e divenuto anche lui simbolo di rivincita per molti ragazzi dell'epoca. Sicuramente un film imperfetto, dalla trama un po' confusionaria, ma di certo non si può negare l'importanza e il successo di ciò che poi è diventato un marchio di fabbrica nella produzione cinematografica successivamente.
Ragazzo trasferitosi in una nuova città è tormentato da bulli che frequentano una palestra di karate. Il suo unico amico, un vecchio giapponese che cura bonsai, auto d’epoca e fu maestro di karate, lo prende sotto la sua ala. Giustamente cult degli anni 80: tutto è prevedibile ma narrato in maniera così gustosa che è un piacere questo cinema semplice e pulito come gli occhioni da cerbiatto di Macchio e quelli a mandorla di un perfetto Morita. Inutile cercarvi significati di indagine socio-adolescenziale, è bello per quello che rappresenta: tutto sommato, l’età più bella.
MEMORABILE: “Dai la cera togli la cera”; La visita di Miyagi alla palestra del Cobra Kai; Il torneo finale di karate.
Avildsen torna agli italo-americani di ceto basso in cerca di riscossa sportiva, firmando uno di quei cult generazionali che le irresistibili moine della nostalgia fanno invecchiare bene. Siamo distanti anni luce da Rocky, tuttavia è facile farsi intenerire dai cliché del cinema giovanile ottantiano, tra bulli cattivoni, innocenti love-story da contratto e scontato finale lieto che, seppur faticoso a credersi, si accetta di buon grado. Persino la sana retorica nippofila made-in-Hollywood riesce a conquistare, soprattutto grazie al carisma del mitico Pat Morita. Edulcorato ma amabile.
MEMORABILE: Il bastardissimo John Kreese; La cera sulle macchine; Lo steccato da pitturare; "You're the best around!"; L'ultimo match con freeze-frame conclusivo.
Nell'incredibile numero di indimenticabili blockbuster datati 1983/84 (andate a vedere!), dei quali riprende in toto la struttura (l'improbabile signor nessuno si rivela cigno), "Karate Kid" si distingue per l'ambientazione in un'astratta provincia californiana e per la delicatezza infantile di cui ogni scena è intrisa. Potrebbe essere la storia raccontata da un nonno. Infatti, ciò che tiene su tutto è l'anziano Myagi, una specie di maestro Yoda che trova la "forza" nei lavori domestici. Bruce Lee si rivolterà nella tomba ma molti preferiscono (e mimano) l'assurdo "colpo della gru"!
MEMORABILE: Elizabeth Sue: la vedi non la dimentichi; Gli smerigliatori okinawesi.
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Disponibile in edizione Blu-Ray Disc per Columbia Pictures/Sony Pictures:
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* Formato audio 5.1 DTS HD: Italiano Inglese Spagnolo
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* Extra Blu-Pop(TM): attiva i contenuti per scoprire curiosità, interviste e altri segreti del film!
Commento audio
Dietro le quinte
Oltre la forma
Gli appunti di un compositore
La vita di un Bonsai
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (Ciclo: "Nati per vincere", martedì 13 ottobre 1987) di Per vincere domani-Karate kid: