In Georgia si disputa un torneo di golf d'alto livello. Per la necessaria rappresentanza locale Bagger Vance,un misterioso tizio, suggerisce il rientro a un'ex-gloria della mazza uscito distrutto dalla prima guerra mondiale... La sola cosa più noiosa del golf sono i film sul golf: eccone uno di solenne, elegante pallosità, tutto Sogno Americano (e fin qui... ) ma in veste leccata e patinatissima. Redford resta dietro la macchina, e dire che mancherebbe solo lui a dare il tocco definitvo. Veltroniano
Buon film diretto da un ispirato Redford che fa sua la tradizione classica hollywodiana dei film di ampio respiro pieno di metafore e di lezioni morali. Per farlo utilizza uno sport non esattamente alla portata di tutti (il golf) e racconta una storia di riscatto umano parlandoci di solidarietà, amicizia, virilità nel senso buono del termine. Il film, forse un po' lungo, soffre di un certo buonismo in fase di sceneggiatura, ma è comunque un' opera ispirata e meritevole di attenzione. Molto bravi Damon e Smith.
Chi è Bagger Vance? Una creatura celeste? La nostra coscienza? O semplicemente un caddy dalla pelle nera? Una lunga partita di golf permette a Redford di mettere in scena tutto ciò che di più americano c'è, come a lui piace. C'è la grande impresa, ma c'è anche la depressione, la speculazione, ma anche il coraggio e l'onestà; e poi c'è il sogno, per tutti, per chi gioca e per chi sta a guardare. E l'amore? Pure quello. Scenografia curata e fotografia romantica sul campo da golf, rappresentazione del mondo e della vita. Classico e senza scosse. Ultima apparizione sullo schermo di Jack Lemmon (non accreditato).
Classico film dove sono racchiusi tutti gli elementi necessari per esaltare lo spirito nazionalistico made in USA attraverso un numero esagerato di morali. Redford confeziona un film estremamente patinato e lento che regala le parti migliori di sè nella parte del torneo. Considerando la tematica forse era necessario rendere il film un tantino più dinamico per renderlo maggiormente fruibile. Può annoiare.
Lo scontato nazionalismo americano emerge in questo film golfista in cui si osserva un cast importante, forse, forse non validamente diretto da Redford. L'eccessiva lunghezza e il piacionismo di Smith, a parer mio odioso, portano il film a situazioni carenti.
Un malconcio reduce della Grande Guerra ha l'occasione di rimettersi in piedi partecipando a una partita di golf con due campioni. Viene aiutato da un caddy filosofo arrivato non si sa da dove. Film convenzionale di caduta e redenzione, con un cast sproporzionato rispetto al risultato. Non sarebbe nemmeno male, grazie al carisma di Will Smith, ma le chiacchiere new age che pervadono il film mi risultano insopportabili. La Theron in abiti charleston sfolgora come d'abitudine. Nel genere, meglio il costneriano L'uomo dei sogni.
Non dice niente di eccezionale questo film, pur avvalendosi di un cast decisamente stellare (Damon, Theron, Smith). La concentrazione mostrata sull'argomento sportivo toglie vitalità a ogni altro spunto del film (non che ve ne fossero molti, in realtà). Buona l'idea di sfruttare tutte le luci del giorno per mostrare il torneo, anche se alla fine diventa ripetitivo e quando Smith esce di scena se ne sente eccessivamente la mancanza. Soggettive un po' ridicole della pallina da golf. Dimenticabilissimo, suo malgrado. Redford toppa.
Classico film americano, con voce fuori campo a raccontare la vicenda non sensazionale di riscatto umano e sportivo del protagonista. Gli interpreti sono tutti di primo piano, la regia di Redford è fin troppo convenzionale e alla lunga ci si rischia di annoiare. Ben fatto ma davvero difficile entusiasmarsi.
Un buon film, in cui Redford si mette alla prova con uno stile ultraclassico e riesce appieno nell'evocare tempi e uno stile di cinematografia posato ma scorrevole. La storia scorre infatti piacevolmente, dosando bene i suoi ingredienti, senza impennate ma nemmeno senza veri punti di stanca. Funziona bene Damon come alter ego del regista (che inizialmente avrebbe voluto anche interpretarlo), ma ancora di più funziona la naturale simpatia di Will Smith. Punte di amabilità per Lemmon in capo e coda del film. Buono.
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Una cosa che non ci stava nel commento per ragioni di lunghezza: dubito che nella Georgia degli anni 20 un nero potesse mescolarsi così allegramente a un evento per bianchi, sia pure in un ruolo come quello del caddy. Tantomeno penso che ci potessero essere spettatori neri o tifosi neri di un giocatore bianco di golf.
Tarabas ebbe a dire: Una cosa che non ci stava nel commento per ragioni di lunghezza: dubito che nella Georgia degli anni 20 un nero potesse mescolarsi così allegramente a un evento per bianchi, sia pure in un ruolo come quello del caddy. Tantomeno penso che ci potessero essere spettatori neri o tifosi neri di un giocatore bianco di golf.
A tal proposito, se interessa ed a meno che tu non conosca già la vicenda, posso suggerirti di cercare in rete la parola "Magical negro". È una questione annosa e piuttosto dibattuta negli USA.