Le avventure di un emigrante napoletano, Peppino Cavallo (Adriano Celentano) nella Nuova York degli inizi del Novecento. Dalla disperata ricerca del padre che molti anni prima proprio lì aveva cercato fortuna, all'amore per la cantante Rosita Flores (Claudia Mori). Gli inizi, come vuole la tradizione, non sono incoraggianti: lavori precari regolarmente mal svolti, la povertà nera, l'amicizia con l'emigrante veneto Tom (Lino Toffolo, l'elemento più simpatico del film, che salta fuori qua e là caratterizzando con la sua bonaria malinconia le scene più sentite). Finché, inevitabile, arriverà il contatto con la malavita e il miraggio di facili...Leggi tutto guadagni. Celentano, che si sforza con discreti risultati di parlare con accento e cadenze napoletani, è meno brillante del consueto. Anche perché il copione, scritto a più mani (da Castellano e Pipolo, tra i tanti) prevede che il film trovi la sua ragion d'essere nella ricostruzione d'epoca, supportata da pezzi musicali adeguati. Interessava di più dare credibilità all'atmosfera polverosa, in pratica, raccontando la storia con toni quasi seriosi. Cosí però Celentano, costretto in un personaggio meno spontaneo e allegro del previsto, non può che assecondare gli intenti del regista Pasquale Festa Campanile a seguire la corrente senza brillare di luce propria. Ritmo blando, dialoghi sciapi, la love-story tra Celentano e la Mori condotta tra rifiuti (di lei) e insistenze (di lui), con lei a cantare in almeno tre occasioni. Una commedia non così tremenda ma superflua, con troppe banalità (soprattutto nella descrizione degli ambienti malavitosi) e una durata superiore alle necessità.
Un buon elenco di luoghi comuni e dejavù. Celentano impersona abbastanza bene il personaggio, ma la storia offre poco di cui entusiasmarsi. Possiamo trovarci il solito scagnozzo invidioso, il boss finto amico, l'innamoramento per la bella (che è già promessa) e un po' di bonaria mafia italo-americana che scimmiotta se stessa. Unica nota: un anarchico Toffolo, che sempre sull'orlo di uno sbuffo d'alcool c'intristisce e ci emoziona molto più di tutto il resto messo assieme.
Un film grigio, attraversato da una marcata malinconia, accentuata dall'abuso di canzoni retrò ('O sole mio, per dirne una), evidentemente care alla generazione dei veri migranti italiani. Altro che terra promessa, Festa Campanile rappresenta un'America inospitale, in cui il lavoro non si trova ed è difficile sbarcare il lunario. Celentano è in chiara difficoltà con il napoletano e la sceneggiatura gli offre pochissime opportunità per lasciare il segno. Le sporadiche incursioni di Toffolo portano un po' di aria fresca. All'inizio c'è pure Reder (n.c.).
MEMORABILE: Celentano mentre pettina la salma (a sua insaputa).
Bozzettistico e scanzonato, ma troppo frammentario. Debole anche perché spesso si dilunga oltre la logica, diventando noiosetto. Pure Toffolo non contribuisce granché, anche perché il personaggio, tranne il suo ultimo momento, non funziona più di tanto. Un filmetto, insomma, con un finale mal assestato.
Strano ma vero, in questo film la verve comica di Adriano Celentano non convince, fors'anche perché al regista preme maggiormante l'aspetto "serio" della vicenda migratoria. Anche i comprimari, Toffolo in primis o la stessa Mori, non riescono a farsi apprezzare appieno. Inoltre l'accento meridionale addosso al molleggiato non fa che rendere il tutto ancor più fastidioso... Evitabile.
Film noiosetto, Celentano ha fatto davvero di meglio. Alla fine è un insieme di luoghi comuni, di già visto e già sentito; mi ha solo fatto sorridere Toffolo anarchico fissato con la "mona" che parla col tipico accento veneto. Non è scarso, ma il mediocre ci sta tutto.
Macchiettistico e provvisto di una narrazione lievemente stralunata, il film narra le vicende di un emigrante napoletano in America che s'invaghisce di una connazionale e si dedica ad attività poco lecite. Celentano non è prorompente, forse il dialetto gli si addice poco, la Mori è fascinosa ma canta troppo spesso. Finale scombiccherato da cabaret.
Decisamente uno dei film meno riusciti di Festa Campanile. Sceneggiatura povera di contenuti e ricca invece di luoghi comuni; nessuno spunto originale e l'aggravante di un Celentano assai fuori ruolo ed altamente improbabile nei panni del napoletano. Un po' meglio il cast di supporto. Meno che mediocre.
Un po' fiacco. Sebbene parta bene e Celentano (per quanto improbabile) sia simpatico nel suo napoletano, si arena dopo la prima parte con una serie di svolte prevedibili e tentativi mal riusciti di coniugare dramma e commedia. Inoltre dura un po' troppo, con scene che potevano essere accorciate quando non addirittura omesse. Non aiuta nemmeno l'atmosfera plumbea con la fotografia dai colori smorti. Simpatico Toffolo, seppur sottoutilizzato.
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HomevideoZender • 14/11/08 09:00 Capo scrivano - 48427 interventi
Sempre dalla storica Geppo collection di Germania un'altra chicca proveniente dalla nutritissima sezione Celentano: la fascetta dell'Emigrante targata Apollo video!