"Emblematica del mio rapporto con la censura, però, è stata l’uscita di
Opera. In Italia ebbi una lite spaventosa con la Commissione censura. Tra liti e urla, il capo della commissione, un alto magistrato, non sapendo più come e cosa rispondere alle mie obiezioni, finì col chiamare i carabinieri. Venni allontanato dalle forze dell’ordine, come fossi un malfattore. Aver fatto
Opera mi aveva tolto molta energia, ma il dopo mi ridusse a pezzi, caddi in depressione. La censura tagliò moltissimo il film, che, in Italia, venne ulteriormente accorciato di 20 minuti dalla compagnia di distribuzione che lo aveva acquistato (riuscii a carpire, con l’inganno, un’unica copia della versione originale al produttore Cecchi Gori dicendogli che l’avrei spedita per la distribuzione in Inghilterra, invece, me la sono tenuta). Per me la visione di ciò che restava risultò intollerabile, ero talmente abbattuto che partii da solo per un lunghissimo viaggio, pensando anche di non tornare più in Italia. Andai in India, in estremo Oriente, da lì attraversai il Pacifico e raggiunsi Los Angeles. Mi sentivo sperduto e continuavo a vergognarmi perché avevo fatto un film brutto, che anche in America era stato completamente tagliato e disprezzato dalla critica. Quando sei depresso, basta una piccola critica a farti soccombere, sebbene, al contempo, non riesca ad aspettarti altro che commenti negativi, che pensi di meritare. A Los Angeles giravo evitando gli ambienti del cinema, finché mi imbattei per caso in un critico inglese mio amico, Alan Jones, il quale appena mi vide mi corse incontro dicendomi che mi stava cercando da mesi. Risposi che avevo fatto un lungo viaggio, che era un periodo molto cupo in quanto il film era andato male. Alan era stupito, considerava
Opera un capolavoro, anche in Francia e in Inghilterra non facevano che tesserne le lodi, bastava che leggessi i giornali. Allora mi misi a piangere, di un pianto liberatorio. La depressione passò di colpo. Quella sera andai a cinema, mangiai cibo orientale, il mio preferito, e mi sentii felice come non accadeva da tempo. Ripresi a fare cinema. L’America mi ha fatto recuperare la voglia di giocare con le efferatezze e il piacere per il mio lavoro."
Intervista a
Dario Argento su
mangialibri