Capolavoro di De Palma e non solo, andrebbe apprezzato al cinema per godere appieno delle splendide immagini. La trama è un misto del "fantasma dell'opera", "il ritratto di Dorian Gray" e "Faust" il tutto mischiato in un musical visivamente incredibile. Geniale l'uso dello "split screen" per mostrare la stessa scena da varie angolature. De Palma negli anni 70 ha sfornato parecchie delle sue opere migliori. Un film strepitoso da vedere e rivedere. Ottimi tutti gli interpreti.
Splendido, commovente film di De Palma, che sforna un film di rara completezza, mescolando sapientemente arti e mestieri, colori e musiche, attori e trama. Barocchismo di genio, rivisitazioni letterarie, amore e morte. Di alto livello è tutto ciò che compone il film, la cui visione su grande schermo stupirà, nelle scene di massa, chi lo conosce a memoria ma non l'ha mai visto in sala.
Più che al Fantasma dell'Opera, questa rivisitazione si ispira al patto con il diavolo del Faust. Un cantante sfigurato viene "salvato" da un produttore senza scrupoli, che lo convince a realizzare la "canzone perfetta". Come ovvio, i due si innamoreranno (parola grossa per il produttore Swan) della stessa donna, interprete perfetta della canzone. Visionario e, a tratti, confusionario, si basa soprattutto sulle splendide canzoni di Williams (Swan) e sull'interpretazione mascherata di Finley.
Vera e propria opera rock girata in maniera esemplare da uno dei più alti mostri sacri della cinematografia mondiale. Film straordinario dotato di una componente neo-gotica d'impatto proprio negli attimi che hanno preceduto l'esplosione luccicante del glam. Eccezionale la colonna sonora di Williams, sempre all'altezza delle caratteristiche surreali della pellicola. Magnifici i personaggi, le ambientazioni e i componenti d'arredo degli interni. Esplosiva la miscela di rock, classic '70 e letteratura.
Eccezionale impresa di De Palma che rivitalizza e ammoderna un canovaccio già trito all'epoca (ma il peggio dovrà ancora venire... ) con una insuperata potenza visiva e sonora, la straordinaria performance del cantautore Paul Williams, una sorta di elfo qui scatenato protagonista nonchè autore di una colonna sonora lontanissima dalla sua specializzazione in canzoni romantiche "adulte" (la classica We've only just began). Quando c'è l'ispirazione... Bellissimo.
De Palma geniale nel reinterpretare uno dei soggetti più utilizzati nella storia cinematografica in un modo unico. L'atmosfera è surreale e dissacrante, bellissima la musica e le scenografie originali. Nella vicenda l'ingenuo romanticismo del protagonista si contrappone al cinismo di chi dirige la giostra (Swan) e di chi cerca di salirvi sopra per conquistare un briciolo di fama (tutti gli altri). Scena finale ruffiana ma che rimane dentro.
Divertente, barocca e a tratti geniale rivisitazione de "Il fantasma dell'opera" (nonchè del Faust di Goethe) diretta dal grande Brian De Palma che dà qui ampio sfogo al suo estro visionario e alla sua tecnica sopraffina. Come spesso poi accade nei suoi film la sceneggiatura non è certo perfetta, ma la cosa passa decisamente in secondo piano rispetto ad un insieme piuttosto riuscito, intrigante e coinvolgente. Deliziose le scenografie (anche se un po' pacchiane o forse proprio per quello) e davvero bella la colonna sonora.
Grandiosa versione rock del classico di Leroux. De Palma firma un'ottima regia, con un trio di ottimi attori: Williams, Finley e la meravigliosa Jessica Harper. Molto orecchiabili i brani musicali (incluso quello che chiude il film), notevoli la scena finale, l'appartamento di Swan e il costume del "fantasma".
Stupendo! Film realizzato con maestria da uno dei migliori registi degli Anni Settanta. Un gustoso misto tra Dorian Gray, Faust e il fantasma dell'opera. Per certi versi è pure romantico. Un giovane ottimo pianista e cantante un po' timido viene usato da un cinico produttore che vuole fregargli l'opera per inaugurare un locale. Il giovane finisce prima in carcere poi sfigurato, mentre tenta di recuperare l'opera trafugata...
MEMORABILE: Il produttore lega a sè il fantasma per sempre.
Tra Fantasma dell'Opera e Faust, tra vertigine musicale e satira dello show business, tra gusto spettacolare e ironia visionaria: è un vero e proprio caleidoscopio questa rappresentazione di un mondo finto e mascherato, che De Palma racconta con energia e virtuosismo, in perfetta sintonia con Paul Williams, autore delle musiche e inquietante demiurgo della storia, e in altrettanto perfetta sintonia con i fantasiosi autori di scene e costumi. Intrigante, indemoniato, notevole, ma anche un po' sopravvalutato.
Nel mondo del rock, che il regista non amava e considerava corrottissimo, De Palma ambienta la sua versione del Fantasma dell'Opera: una pellicola folle e geniale, una favola nera e rigorosamente "per adulti", in grado di spaventare, divertire e perfino commuovere. Si anticipano alcune ossessioni dell'immaginario cattolico-violento di Carrie, ma in un quadro ancor più articolato e complesso (le scene di massa e quelle in split screen sono da rivedere all'infinito). Regia, sceneggiatura, scenografie, canzoni: tutto perfetto!
MEMORABILE: Il cantante trafitto sul palco dal lampo: Life at last / salutations from the other side...
Geniale rock-opera e geniale film di De Palma, che prende il più classico dei soggetti come semplice spunto per una serie di allucinate e rutilanti invenzioni visive, sorrette da una musica coinvolgente e da personaggi ben disegnati e ben interpretati. E' un lavoro ancora lontano dalla piena maturità stilistica del regista, ma siamo già dalle parti di un cinema autoriale ma mai pretenzioso o noioso, che non perde il senso dello spettacolo di alto livello, generando però sottotesti lontani da ogni superficialità.
Visivamente bellissimo e con delle splendide musiche, ricordo che mi aveva affascinato tantissimo ad una prima visione risalente a circa una dozzina d'anni or sono. Rivisto oggi, debbo dire che non tutti i pezzi del puzzle vanno al loro posto, ed il finale al Paradise mi è parso francamente eccessivo, quasi sovraccarico. In ogni modo giù il cappello a Paul Williams, tanto per l'interpretazione del mefistofelico Swan quanto -chiaramente- per la composizione della colonna sonora del film.
Grande classico, piuttosto atipico nella filmografia del grande regista (e a metà strada tra Il fantasma dell'opera e Faust), è una delle grandi opere rock degli Anni Settanta, sebbene piuttosto trascurata a favore di altre nella considerazione del pubblico e nella memoria cinematografica collettiva. Pezzi forti, la sontuosa scenografia, l'eccellente colonna sonora e la pregevole interpretazione del cast. Forse eccessivamente barocco, ma memorabile.
Visionario. Ci sono forse dei cliché sul mondo del rock, ma il film funziona grazie alla messa in scena, le scenografie barocche, la musica dai Juicy Fruits a Beef. Poi la figura del fantasma con la voce distorta (sarà precursore del Metal più estremo?). L'inizio si rifà al Padrino, fino al mito di Faust. Finale splendido e tragico sul palco, la morte e la violenza mandano in delirio la folla. Splendida la scena del concerto che si rifà a Frankenstein e all'Hard Rock stile Alice Cooper e Kiss.
MEMORABILE: Ti devo tutto Swan, ma dammi ancora quella folla.
Leroux e Goethe omaggiati in una prismatica opera rock che nella coesistenza di melodramma, fumetto, commedia grottesca e psicanalisi allestisce la lotta senza requie tra l’idealismo puro del musicista e l’onnipotenza del business discografico; il pubblico massificato assiste inerte e bramoso di miti effimeri. Finley sembra una romantica parodia degli eroi mascherati delle strisce, la Harper è candida e manipolabile e nell’inquietante Williams, mente satanica dentro un fisico da bambino nonché autore della sontuosa colonna sonora, si riuniscono insieme Faust, Dorian Gray e Mefistofele.
Riuscito musical che basa buona parte della sua fortuna sull'interpretazione dei protagonisti, soprattutto il povero deturpato di talento e il terribile proprietario della Death Records (il marchio è fantastico: un canarino stecchito). In più, il tutto viene valorizzato da una sapiente regia, che coniuga bene suono e immagini, spingendo molto sui colori e sui forti contrasti. Peccato per il pirotecnico finale, che dà quasi l'impressione di essere sfuggito al controllo di De Palma, con un escamotage non certo originalissimo. Comunque, notevole.
MEMORABILE: Il protagonista, in carcere, impazzisce quando sente nominare i Juicy Fruits; Il cattivo allo sfigurato: "Che sound spaventoso che emetti".
De Palma sputa sul piatto in cui mangia. La galleria di personaggi chiamati a riproporre il mito del Faust in chiave rock è infatti niente male: produttori discografici senza scrupoli (e che hanno venduto l'anima al diavolo), songwriter spocchiosi che (ironia della sorte) restano intrappolati in una pressa per dischi, rockstar eccentriche ed isteriche e un pubblico che accetta qualsiasi oscenità e soprattutto incapace di distinguere tra finzione e realtà. L'unica a salvarsi sembra Phoenix, la purezza nella voce; ma anche lei si adatterà..
Gli anni '70 rappresentano la decade delle versioni alternative di vecchie glorie cinematografiche, come Il fantasma dell'opera che nel 1974 si trasforma in un dramma rock, diretto da un giovane Brian de Palma. Decisamente riuscito il look del fantasma (fra il supercriminale dei fumetti e l'alieno), ma ottimo anche l'antagonista, impersonato dal piccolo e biondo Paul Williams. Da antologia la scena del rocchettaro elettrizzato dal fantasma, in un momento topico della pellicola. Cult che dovrebbe passare e ripassare in tv, senza sosta! Quattro!
Folle, delirante, coloratissima e geniale versione depalmiana del romanzo di Leroux, forse la migliore in assoluto. Un caleidoscopio kitsch, impregnato di umori depalamiani fino al midollo. Straordinari pezzi musicali (quello cantato dalla Harper spezza il cuore) si mischiano al mito di Faust, con un finale di puro horror da delirio, con folla urlante e come impazzita. De Palma è libero da ogni schema, scatenato come non mai, in una anarchia visiva e narrativa assoluta. Di culto la maschera di Finley e la sua voce metallica. Capolavoro.
MEMORABILE: De Palma cita Psycho: Graham nella doccia, il fantasma lo minaccia con uno... sturacessi!; il finale delirante; la dolcezza della Harper.
Tra le tantissime riletture de Il fantasma dell'opera, questa di De Palma è quella che in assoluto mi è sempre piaciuta di più. A fianco della storia vi è una colonna sonora bellissima (che gia di per sè vale la visione del film) e una storia ben articolata che incrocia tematiche vicine ad altri grandi classici della letteratura. Molti quindi i generi che vengono chiamati in causa con grande maestria da De Palma. Anche i personaggi sono caratterizzati alla grande e rimangono indelebilmente impressi nella memoria. Da vedere almeno una volta.
MEMORABILE: L'incidente che porta il protagonista a doversi mettere una maschera sul volto.
Insieme a quella con il mostruoso Lon Chaney, la versione cinematografica più bella del fantasma di Leroux, qui incrociato con il mito faustiano. Film barocco ed eccessivo apparentemente "eccentrico" rispetto alla produzione del regista se non nella ricchezza delle invenzioni visive. Trattandosi di un musical, determinante nella riuscita dell'opera risulta la bella colonna sonora, un excursus di vari generi dall'hard rock al melodico, che trova nel cast interpreti adeguati. Il resto lo fanno i costumi e le scenografie fantasiose. Eccellente!
MEMORABILE: Il costume di Finley - La citazione della doccia hitchcockiana con lo sturalavandini al posto del coltello
Brian De Palma è uno di quei registi che fanno cinema mettendo la forma davanti alla sostanza: nei suoi film troviamo acrobazie con la macchina da presa, montaggi geniali e ritmi indiavolati che si contrappongono spesso a storie sgangherate e improbabii, mal scritte. Ne è l'esempio questo film: così come sono indiscutibili la ricchezza figurativa delle scenografie, dei costumi, la scorevolezza del tutto, lo è anche la pochezza di fondo, dovuta forse a una sceneggiatura abbastanza scarsa e superficiale. Straordinaria la colonna sonora.
MEMORABILE: La scena della pressa. Il finale, forse un po' eccessivo, ma tutto sommato in linea col resto del film.
Di Kubrick ritrovo sia Arancia meccanica che 2001 nella soggettive con "respiro"; c'è anche la doccia di Psyco, parodiata. Ma, nonostante la qualità notevole di regia, montaggio, luci, musica, al film manca qualcosa, specie quando tira sbrigativamente le somme. E' come se, diventato "Faust" (dalla scoperta del video, dai controcampi impossibili, del patto di Swan, ricorda il video della missione in 2001) gli cedessero le gambe e non avesse la forza di impazzire come il sempre straordinario Rocky horror. Williams scrive belle musiche ma non si può vedere...
MEMORABILE: Il logo Death records, molto moderno; Le immagini di Winslow che suona i synth (non so perché ma vedendolo ho pensato a Velvet goldmine).
Eccezionale opera registica e musicale: le qualità di Brian De Palma sono indiscutibili e in questa pellicola il regista riesce a inserire tutto il suo immenso talento: dalle inquadrature che fanno sembrare tutti gli ambienti interni strettissimi e claustrofobici al ritmo incredibilmente frenetico, dal superbo utilizzo dei colori (specialmente quel rosso che sarà tanto caro a Dario Argento) alle incredibili scenografie (quella della prima serata dell'opera ricorda l'espressionismo de Il gabinetto del dottor Caligari). Stupendo.
MEMORABILE: Winslow diventato ormai fantasma suona e compone l'opera.
Il titolo può ingannare e far immaginare un film giallo, invece ci si ritrova in un vero e proprio esercizio artistico di De Palma che prende soggetti classici, li rimaneggia, li riempie di surreale, di psichedelico e di musica seventies di Paul Williams (qui nei panni di Swan). Tra musical leggero e dramma psicologico, Il fantasma dell'opera beneficia di una magica atmosfera arricchita da geniali costumi e momenti epici. Un classico senza tempo.
Anticipatore del Rocky Horror Picture Show, è un film rockeggiante di un certo spessore, ma privo di suspense. Ha alcuni momenti di forte impatto cinematografico, come l'esibizione della protagonista "lanciata" sul palco suo malgrado. All'epoca fu un successo strepitoso, oggi ha perso parte del suo smalto. I costumi, la stessa maschera del fantasma, appaiono demodè. Più che al Fantasma dell'Opera di Gaston Leroux, cui Argento ha tributato il massimo omaggio, strizza l'occhio alla figura di Mefistole. Grottesco, barocco, circense.
Forse all'epoca non aveva nulla da invidiare ai vari Tommy e Rocky Horror Picture Show (per i quali probabilmente fu anche fonte di ispirazione); confrontato oggi ne esce purtroppo con le ossa rotte. L'idea di fondo è geniale; a essere terribilmente invecchiata è la messa in scena, che definire improbabile, kitsch e barocca è poco. Abbastanza anonimi anche gli interpreti. Non ho trovato poi nulla di che nemmeno la celebrata colonna sonora di Paul Williams. Insomma, nonostante la breve durata mi sono annoiato e non poco. Una delusione.
Un piccolo gioiello che trae ispirazione da vari racconti popolari quali il fantasma dell'opera, Faust, Dorian Grey e altri, creando una trama che si fa strada omaggiando non solo le opere citate, ma anche la musica rock, i musical, l'horror e in particolare Hitchcock, il tutto in salsa molto kitch. Molto caratteristico William Finley nel ruolo del mostro, con le sue movenze frenetiche e schizofreniche. Delirio finale stupendo.
MEMORABILE: A Paul Williams viene tolta la maschera; Il marchingegno per dare voce al mostro.
Nonostante, cinematograficamente, non annoveri il genere musicale tra i miei prediletti, quest'opera rock, superba e imperitura, è da collocare, insieme a poche altre dello stesso prestigio, tra le più suggestive cui ho assistito, ai tempi della sua uscita, preceduta in ordine cronologico da Pink Floyd live at Pompei e Jesus Christ Superstar, vere e proprie pietre miliari di un'epoca. L'implicazione emotiva per colui che ne partecipa la visione e l'ascolto è totale. Le musiche sono semplicemente stra-or-di-na-rie. L'assolo di Jessica Harper è ammaliante.
Bell'esempio di come si possa fare musical degni di tale nome. Brian De Palma porta il thriller all'interno del genere non banalizzandolo affatto, anzi. Divertente e con ottime canzoni e soprattutto bravi interpreti. William Finley finché non mette la maschera è proprio simpatico.
De Palma va premiato per la coerenza che dimostra nel mantenere la propria idea di cinema in un genere - quello del musical - che sembrava non essere nelle sue corde. Sebbene il girato sia impreziosito dai consueti split screen e dai "molteplici punti di vista", a stupire è la maestria della gestione delle scene di massa, che rimangono indelebili nella memoria dello spettatore. Nulla da eccepire sul lato meramente tecnico (ottima pura la fotografia di Larry Pizer), mostra dei limiti nella sceneggiatura probabilmente imputabili al genere. Perfetto il cast.
Avendo un idiosincrasia verso i musical, mi sono approcciato con timore a questo film. Timore parzialmente rientrato in quanto complessivamente non mi è dispiaciuto. Ciò che colpisce favorevolmente è, oltre all'imponente messa in scena, l’interpretazione del sadico produttore musicale, ben interpretato da un ottimo Paul Williams (rimarchevoli anche Finley e la graziosa Harper). La regia di De Palma è, more solito, ricca di virtuosismi, ma per il sottoscritto il vero fantasma dell’opera rimane quello di Fisher (forse perché più "serioso").
Versione rock del "Fantasma dell'opera" che De Palma contamina abilmente con il thriller e l'horror. Il compositore nerd Winslow (William Finley) rimane sfigurato da un pressa per dischi e perseguita il sulfureo impresario Swan, interpretato da Paul Williams, autore delle belle canzoni. Jessica Harper al primo film sfoggia anche buone doti canore. Finley resterà legato a questo ruolo sino alla sua scomparsa. Fu un flop alla sua uscita ma è diventato giustamente un cult.
MEMORABILE: Winslow che osserva sotto la pioggia la scena d'amore; Il finale.
De Palma rispetta molti canoni dell'opera originale e ne aggiunge altri, presi da altri lavori calandoli in un contesto attuale (gli anni settanta del secolo scorso). Lo fa bene e ne esce una nuova opera ricca di simbolismi e di richiami al potere (a tutti i poteri), alla società e alla manipolazione delle masse e a come queste si dimostrino manipolabili (ma allo stesso tempo pericolosamente inclini a uscire da ogni controllo). Il film è comunque interessante anche solo fermandosi agli aspetti visivi e sonori, che sono poi il cinema stesso.
Forse ero partita con troppe aspettative e non amo il musical, ma mi sono annoiata terribilmente: due terzi del film sono cantati, assordanti, con personaggi quanto mai improbabili che sembrano usciti da un cartoon barocco e grottesco. Un'accozzaglia di piccoli colpi di scena, forse forzati per il colpo di scena finale. Winslow svolazza tra un cigno (Swan) e una fenice (Phoenix), ma volare alto è un'altra cosa. Salvo l'idea visionaria e la trama, senz'altro originale.
Direi che sì, comunque lo si guardi ci si perde in questo capolavoro non solo tecnologico, ricco di tematiche fondamentali non certo limitate al mondo musicale di riferimento. Curato maniacalmente in ogni minimo aspetto, il film omaggia in modo personale e intelligente opere altrui cinematografiche (penso all'accenno a Psyco) e letterarie non senza venire altrettanto ricambiato in produzioni successive di altri registi. Ben oltre il musical o un lungometraggio sul rock, più o meno and roll. Sicuramente un manuale di regia.
Mirabilie visive (l’estro visionario di De Palma, la fotografia stupefacente, la graziosità della Harper e le espressioni folli e commoventi di Finley) e sonore ("Old Souls" e tutta la bellissima colonna sonora di Williams, la gracchiante voce del fantasma sia in originale che doppiata) e pazienza se nell’atto finale l’apoteosi diventa delirante e psicotropamente barocca: di fronte al genio della sturalavandini o al dettaglio delle scene di massa, dove pare di essere live, c’è solo da togliersi il cappello. Basilare.
Eccellente perla depalmiana che avrebbe meritato più seguito: satira feroce dell'industria musicale del periodo, è una rielaborazione del mito del fantasma dell'opera in chiave pop e rock. Numerose le trovate visive, le citazioni e le invenzioni che costellano questo incessante flusso di colori e canzoni, quest'ultime meravigliosamente variegate nel genere e nello spirito. Ottimi i personaggi, con un malvagio Paul Williams in primis e un irresistibile Gerrit Graham nei panni di un cantante glam rock dall'ambigua sessualità. Davvero imperdibile!
MEMORABILE: Il fantasma con la sua argentea maschera da rapace; L'esibizione di Beef; Il finale spasmodico e drammatico.
A un compositore verranno rubate le musiche e stringerà un contratto per la vita. Film musicale con messaggio d’amore tra chi si vende l’anima al diavolo per il successo e chi combatte anche se è un mostro. Meno convincente all’inizio perché più spezzettato; alcuni momenti sul palco tra il kitsch e la commedia sono le uniche pecche. Finale delirante di grande impatto, come tutte le scene ai concerti. La Harper (anche se ha un fare più folk) riesce a tenere la scena; perfetto Williams come scelta del potente discografico.
MEMORABILE: Il piano sequenza del travestimento da fantasma; Il tavolo a forma di disco; Il lancio del fulmine; Il fantasma sul tetto che spia.
Buono il contesto generico, così onirico, acido, psichedelico creato dal regista e soprattutto dalle musiche di Williams (anche attore principale), che riescono a creare un tutt'uno con i colori e le immagini su schermo. L'assimilazione non è certo facile, perché anche se di musical parliamo, il contesto è una unione di elementi provenienti da più direzioni e dimensioni, dalla musica alla fotografia alla recitazione, arte a tutto tondo.
Rilettura in chiave di musical rock dei miti del Faust, del Fantasma dell’opera e del Ritratto di Dorian Gray aggiornati all'estetica del Rocky Horror Picture Show. Il più grottesco, divertente e virtuosistico tra i film del regista, girato con uno stile sporco e ruspante lontano anni luce dal manierismo levigato delle sue opere più recenti. Malgrado l’insuccesso commerciale resta una delle migliori rock-opera della storia; soprattutto per chi ama glam, decadentismo e art-rock. Grande prova del dinoccolato Finlay, attore feticcio del De Palma settantiano.
MEMORABILE: Il viso di Leach sfigurato dalla pressa per l’incisione dei vinili; Memmoli nei panni del laido e grasso Philbin, L’audizione; L’esibizione di Beef.
Rivisitazione del mito del Faust che si trasforma presto in una pacchianata assurda e fracassona. Come musical è pessimo, come horror scialbissimo. Il protagonista dovrebbe essere il giustiziere di turno ma è troppo vittima per poter impressionare e finisce per essere una macchietta. Qualche buon brano qua e là e la buona parte di Paul Williams non salvano un film peraltro lentissimo. Brian De Palma ha fatto molto di meglio. Da evitare accuratamente.
(Anti) rock movie pieno di umorismo (volontario, caratteristica che nel cinema di De Palma non sempre è scontata) e pesanti sferzate al mondo corrotto e depravato dello show-business, che oltre a fagocitare talenti e sogni manipola senza scrupoli un pubblico desideroso di emozioni oltre il limite. Qui il Fantasma non è un mostro ma è un eroe puro, un vendicatore dell'Arte contro uomini d'affari loro sì veri mostri. Ottimo cast dove spicca una deliziosa Jessica Harper, anche eccellente cantante. Più riuscito di altri rock movies del periodo e attuale, purtroppo, anche oggi.
Un "quasi" musical che mette in scena l'eccesso della teatralità horror rock ai massimi livelli, risultando una delle migliori opere di De Palma (e la più originale). Un moderno connubio tra il fantasma dell'opera in versione rock, Dorian Gray e Faust in toni grotteschi e teatrali. Scenograficamente unisce neo-barocco, kitsch controllato anni '70, futurismo e persino grand guignol ed espressionismo (lo spettacolo degli undead) con un OST straordinaria tra ballate da musical e robustezza hard rock (Beef) in un immaginifico che ritroveremo a breve nella corrente metal. Starordinario.
MEMORABILE: La caratterizzazione del fantasma con suggestioni dark, horror-rock e futuriste; Tutte le scenografie; La scena sghemba espressionista (gli undead).
Mezza carnevalata firmata da un regista che nel suo curriculum può vantare titoli di ben altro spessore. I primi 25 minuti, con le disavventure di Finely narrate al ritmo di una comica muta, rasentano il ridicolo, poi qualcosa di buono affiora, ma i modelli di riferimento ("Il fantasma dell'Opera", "Faust", "Il ritratto di Dorian Gray") restano irraggiungibili e anche la critica al mondo dello spettacolo non va oltre la maniera. Neppure le interpretazioni sono memorabili, fatta eccezione per quella di Jessica Harper, che peraltro canta anche il brano migliore della colonna sonora.
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Un vero peccato che tra gli extra del bluray della Pulp Video non figuri "Swan Records Fiasco" (presente nel bluray Arrow). In tale extra vengono confrontate, versione come appariva in origine vs. versione definitiva, tutte le scene che riportavano il logo "Swan Records" (poi cancellato causa diatriba con i Led Zeppelin).
Il film si doveva intitolare semplicemente "The phantom", ma non fu possibile perché quel nome apparteneva ad un personaggio dei fumetti molto noto all'epoca in Usa, ed era coperto da Copyright.
Caesars ebbe a dire: La casa discografica di Swan, che nella versione definitiva si chiama "Death Records" doveva originariamente chiamarsi"Swan Records". I Led Zepelin erano però titolari di questo marchio, e quindi il nome venne cambiato e venne coperto o modificato in tutte le scene del film in cui compariva. [fonte: il documentario "Paradise regained"]
Peter Grant (il manager degli Zeppelin) tentò anche di far tagliare la scena in cui un musicista muore per scarica elettrica perché pochi anni prima un vero musicista del gruppo Stone the crows (band gestita da Grant stesso) morì sul palco per la stessa causa.
Su La Stampa del 30 Luglio 1975 veniva recensito questo film. La critica era decisamente positiva. Solo per curiosità metto sotto un estratto di come il critico finiva l'articolo.
Fortunatamente il futuro ha dato ragione a chi ha scritto queste righe (anche se le ultime opere di De Palma sono invece "invisibili", almeno in Italia)
Dalla sceneggiatura originale di Brian De Palma è stato tratto un romanzo ad opera di Bjarne Rostaing:
HomevideoRocchiola • 10/10/19 15:12 Call center Davinotti - 1238 interventi
Fuori catalogo da anni questo vero e proprio cult-movie è tornato disponibile nel 2017 grazie alla Pulp Video anche in bluray. Sulla base dei commenti rilasciati credo si tratti di quello del BD inglese della Arrow risalente al 2014, in ogni caso le immagini sono pulite, ben contrastate e ricche di dettagli. Colori vivi ma equilibrati. L’audio italiano originale 2.0 non presenta alcuna rielaborazione e forse proprio per questo suona chiaro e potente. Ottimo prodotto da acquistare subito prima che vada fuori catalogo. Unica pecca la copertina che tra tutte le edizioni in HD menzionate disponibili (oltre alla Arrow c'è anche l'edizione americana Shout Factory e quella francese Carlotta) è quella più scialba e meno accattivante.