Gialletto senza troppe pretese affidato a un cast eccellente grazie al quale il regista Sergio Corbucci (non troppo ispirato, ad essere sinceri) riesce a coprire una sceneggiatura fumosa e una confezione paratelevisiva piuttosto scialba. Ugo Tognazzi (che ha sostituito all'ultimo momento Lino Ventura, prematuramente scomparso) è un commissario dall'aria dimessa, vagamente alla Derrick, che si trova tra le mani un caso di omicidio ricco di risvolti inattesi (inattesi per chi non bazzica il genere, intendiamoci). In centrale a Milano gli si presentano due testimoni di un apparente incidente stradale: un violinista molto riservato...Leggi tutto (Carlo Delle Piane) e una vecchierella un po' rimbambita. Assieme al suo braccio destro (Claudio Amendola) e con l'aiuto di un buon intuito sviluppato negli anni Ambrosio indaga, portando alla luce fatti e personaggi di ogni tipo: dal fratello (Duilio Del Prete) della vittima a una prostituta drogata (Elvire Audray) con annesso spacciatore (Teo Teocoli, due brevi scene e null'altro), dalla famiglia del violinista (Carla Gravina è la moglie, Cristina Marsillach la figlia) alla moglie (Rossella Falk) del morto. E’ un peccato che Tognazzi non abbia modo di sfruttare meglio un personaggio che con tutta evidenza gli si addiceva (l'aveva già dimostrato nel COMMISSARIO PEPE). A un primo tempo interessante (Delle Piane è una figura abbastanza originale, anche per la sua recitazione particolare) non fa riscontro una seconda parte all'altezza: la Marsillach non rende e lo spazio lasciato alla vita privata di Ambrosio (Athina Cenci con la figlia Amanda Sandrelli) non incide come dovrebbe.
Il motivo principale d'interesse sta nel fatto che si tratta di una delle ultime prestazioni di Ugo Tognazzi, qui diretto da Sergio Corbucci. La pellicola è decisamente sotto il livello dei due artisti, ma si lasci guardare grazie ad un certo garbo. C'è, simpatica, Athina Cenci e, monocola, la grande Rossella Falk. Siamo o nella assoluta normalità (versione gentile) o nella più assoluta banalità (versione più sincera...).
Ispirato ai romanzi di Renato Oliveri, I giorni del commissario Ambrosio è un esperimento di poliziesco all'italiana diretto da Sergio Corbucci. Piuttosto valido nella prima parte con una buona caratterizzazione psicologica dei personaggi, perde un po' quota nella seconda parte dove la sceneggiatura sembra più "affrettata" e nel complesso meno curata. Buona l'interpretazione di Tognazzi.
Questo poliziesco è stato girato non nel migliore periodo sia di Sergio Corbucci, sia di Ugo Tognazzi, anche se il resto del cast se la cava. La storia non è del tutto scontata, ed anche se il film ha quasi un sapore di fiction, si lascia ben guardare. Si poteva fare di più...
È una opera parzialmente riuscita, innocua, diretta da Sergio Corbucci ed interpretata perfettamente da Ugo Tognazzi. Il film si ambienta in una Milano grigia, poco caotica ed eccentrica, atmosfera giusta per un buon giallo che pare più fedele al noir francese che alla tradizione italiana, nonostante questa pellicola sia tratta da un romanzo di un italiano DOC come Renato Olivieri.
Nonostante tutto quello che rende il film non molto degno di nota, è la scarsa originalità che smuove poco l'interesse. Certo è una delle ultime opere del grande Sergio Corbucci, così come è una delle ultime opere di Ugo Tognazzi, ma è un peccato vederli in atto per qualcosa di non ottimamente riuscito. Buone le musiche. Da citare la prestazione recitativa di Carlo Delle Piane. Non da buttare.
Nobilitata dalla presenza e dalla prestazione di Ugo Tognazzi, la pellicola è un giallo un po' stiracchiato che non avvince né convince a causa soprattutto di una sceneggiatura (ma anche di una regia) poco incisiva. Il cast è molto interessante ma, come detto, è sprecato. Più no che sì.
Crepuscolare: in questa parole si potrebbero riassumere tutte le caratteristiche di questo lungometraggio. Siamo alla fine degli anni '80, alla fine della carriera di Corbucci e alla fine della carriera (e anche della vita) di Ugo Tognazzi. Si potrebbe continuare con la fine della Milano Da Bere e la fine del giallo di genere in Italia. Dopo questo elenco pessimistico, si può dire solo che il film è molto piacevole, soprattutto per le grandissime caratterizzazioni: da Delle Piane ad Amendola passando per Teocoli, Gravina e Del Prete.
Già dal titolo si viene accompagnati in un’atmosfera di tenue, pacata malinconia - rispecchiata dalle scelte fotografiche di Desideri - che avvolge un intreccio di indagini e sentimenti diventato molto popolare nelle odierne fiction poliziesche. Ma il paragone con quest’ultime è improponibile, grazie alla consolidata regia di Corbucci e all’ottimo livello recitativo di un cast illustre guidato da Tognazzi – lo scaltro, intuitivo, ironico commissario creato dalla penna di Olivieri - e un eccezionale Delle Piane in una delle sue rare parti drammatiche. I giorni del buon cinema italiano…
Per essere della fine degli anni 80, periodo scialbo del nostro cinema di genere, questo giallo di Corbucci è più che dignitoso. Tognazzi tratteggia con sapienza e un po' di distacco il suo commissario che ricorda molto l'Enrico Maria Salerno di Un uomo una città. L'ambientazione invernale-milanese è suggestiva anche se troppi sono i momenti proto-televisivi. L'intreccio è un po' prevedibile, ma nel complesso anche grazie ad alcune spruzzate di trash il film è carino, da vedere.
MEMORABILE: Tognazzi che fa il supergiovane menando un aitante motociclista, il finale montato male col cornicione che si rompe e poi si ripara da solo.
Un Tognazzi al tramonto della vita (gli si legge in faccia un certo male di vivere, che va oltre il personaggio) è qui un commissario di grande carisma, in una Milano affascinante, piuttosto 'glamour'. Il dott. Ambrosio è un abile psicologo, sagace e dallo spirito tagliente, non si concede ad eccessivi entusiasmi per i progressi nella sua indagini, tratta senza imbarazzo papponi, ricchi industriali, tossicodipendenti e donne altolocate. Amendola è una spalla umana e divertente. Un buon film.
MEMORABILE: Tognazzi a Teocoli: "Uno spacciatore non deve mai drogarsi, il cervello con la droga va in acqua".
In principio il film doveva essere diretto da Francesco Massaro e interpretato dal grande Lino Ventura. Alla morte di quest'ultimo Massaro venne sostituito da Corbucci e Tognazzi divenne il protagonista della pellicola. A parte qualche colpo di scena ben assestato, un discreto ritmo e un Tognazzi in grande spolvero, non c'è altro che vale la pena di ricordare, in questo thriller scialbo.
"Il Commissario Ambrosio" è un buon film di genere, debitore di Scerbanenco e del tardo polar francese (ad esempio il Ventura di Ultimo domicilio conosciuto) più che dei polizieschi italiani. L'intreccio giallo è abbastanza lineare, ma si punta più sui caratteri (e su un buon cast di contorno) e soprattutto sull'interpretazione di Tognazzi, bravo e misurato. Del resto, la principale differenza tra molti polar e i nostri poliziotteschi stava nella differenza tra attori veri e pupazzi come Merenda e Merli.
Un buon giallo, genere che di solito non amo particolarmente. Sarà il cast o l'ambientazione milanese a renderlo gustoso, fatto è che mi è piaciuto nonostante le varie pecche che sono ben difficili da ignorare (i balordi che stavano malmenando Delle Piane riconoscono immediatamente il commissario Ambrosio, manco fosse lo sceriffo di un western). C'è da dire che il colpo di scena finale è tale solo a parole, dato che si era capito da un pezzo dove volesse andare a parare la sceneggiatura. Fuori luogo Teocoli, per chiudere.
Il commissario Ambrosio nato dalla penna di Olivieri sembrava il pretesto migliore per riuscire a riabilitare un genere sostanzialmente finito come il poliziesco italiano, epurandolo dalla violenza e investendo tutto su un tono crepuscolare e letterario. Tutto (dalle panoramiche milanesi invernali alla musica per archi di Trovajoli) si sforza di imitare le atmosfere scerbanenchiane di Di Leo. Ma il ricco cast (a parte Delle Piane, ben valorizzato) è sprecato, il giallo riserva poche sorprese e un po' più d'azione non avrebbe guastato.
MEMORABILE: Teo Teocoli nei panni di un pusher violento... semplicemente ridicolo.
"I giorni del commissario Ambrosio" è un poutpourri di genere poliziesco, giallo e commedia all’italiana. Il film, a dire il vero, è più ricordato per essere una delle ultime interpretazioni di Ugo Tognazzi che per il suo valore artistico; in ogni caso (sulla base del romanzo “Il caso Kodra” di Olivieri Renato uscito nel ‘78), Corbucci cerca di dare un taglio moderno e paratelevisivo al film. Una certa cura nei profili caratteriali dei personaggi, ma il risultato - a mio avviso - è un po’ raffazzonato.
Un'pera riuscita a metà, questo film di Sergio Corbucci; un ibrido di poliziesco, giallo e commedia. Non che il film manchi di spunti interessanti (la soluzione finale anzi è notevole, secondo me), ma a tratti è poco avvincente; il film comunque è incentrato più sulla psicologia dei personaggi che non sull'azione, per cui ci può stare. Straordinaria l'ultima interpetazione del grandissimo Ugo Tognazzi, con il suo commissario sagace e ironico, così come anche il resto del cast funziona a pieno regime: Delle Piane, la Cenci, la Falk...
Una Milano invernale e nebulosa come il Comm. Ambrosio interpretato molto bene dall'essenziale Tognazzi. La storia perde un po' di mordente nella fase finale ma anche dall'interpretazione di Delle Piane non si può pretendere di più. Teocoli sballatissimo e fuori dal personaggio.
È in pratica il passo d'addio del grande Ugo al cinema e alla vita. La malinconia nella sua interpretazione è latente, così come la vicenda e il suo commissario, che molto ricorda per il metodo d'indagine Maigret (forse non a caso egli si chiama Giulio come il collega d'oltralpe). A lui si accompagna un cast di ottimo livello che aiuta a far apprezzare un prodotto altrimenti non esaltante.
Film di genere che, nonostante il nome del regista, si limita a una carrellata di eventi ai quali si assiste passivamente con scarse possibilità di ricordarli qualche tempo dopo la visione. Un lavoro di mestiere cui molto deve la preziosa presenza del grande Ugo, qui alla sua ultima interpretazione in un film italiano (i successivi furono "Tolérance" e "La battaglia dei tre tamburi di fuoco". Non credo di esagerare se dico che è lui l'unico motivo per guardare il film.
Il personaggio creato da Renato Olivieri trova l'interprete ideale in un Tognazzi ormai al canto del cigno. Purtroppo la storia non è all'altezza del protagonista e dopo una mezz'ora promettente, inizia ad arrancare verso un finale che gli spettatori avvezzi al genere avranno intuito già da tempo. Buone le musiche di Trovajoli e cast di contorno ricchissimo, in cui però il solo Delle Piane riesce veramente a incidere. Comunque, per essere un giallo italiano degli anni '80 (decade quasi da dimenticare per il nostro cinema) non è poi così male.
Un bel personaggio il commissario Ambrosio, incarnato bene da un Tognazzi misurato e incisivo allo stesso tempo. Bene anche il resto del cast, con un Delle Piane che si affranca dai personaggi avatiani e una Gravina un po'troppo teatrale. Ambrosio ha gli occhi attenti, ma forse troppi indizi sono messi lì a bella posta, anche se questo non toglie nulla al poliziesco, che mira più alle caratterizzazioni dei personaggi. Ci sono momenti divertenti nella prima parte, mentre nella seconda (meno stimolante) discreti colpi di scena preparano al finale.
Unico, vero motivo di interesse di questa pellicola è Tognazzi, purtroppo non supportato da una sceneggiatura adeguata, che mostra le sue lacune, soprattutto nella seconda parte. Nonostante questo, però, lo si segue comunque con un certo interesse, grazie anche alla "maschera" di Delle Piane e a dialoghi abbastanza piacevoli (il commissario è un tipo pane al pane, che spesso reagisce verbalmente come chi ha davanti non si aspetta). Amendola e la Cenci danno il loro piccolo contributo, seppur inevitabilmente surclassati da Tognazzi. Nel complesso non male, dopotutto.
MEMORABILE: "Vieni su, che ti offro un pessimo caffè"; "Vuol dire che il caso è chiuso e può partire contento". "No vuol dire che è aperto e scontento non parto"
Un giallo con buone potenzialità; per lo spunto interessante, per alcuni ottimi nomi del cast, per le atmosfere curatissime. La sceneggiatura invece funziona un po' a corrente alternata e soprattutto verso la fine si addormenta. Alcuni momenti sono un po' troppo veloci e tolgono interesse all'opera. La regia è piuttosto televisiva e ogni tanto latita. Ugo Tognazzi è stanco e si vede. La classe c'è sempre, ma manca la verve. Ottimi Carla Gravina e Carlo Delle Piane.
Non male. Nonostante una confezione più vicina alla televisione che al cinema, Corbucci confeziona un giallo intrigante, che si lascia seguire grazie a un intreccio ricco di personaggi e abbastanza scorrevole. Tognazzi interpreta con mestiere il suo commissario, affiancato da un foltissimo cast di spessore nel quale si distinguono Delle Piane e la Maggio. La soluzione è più semplice del previsto ma nell'insieme non è un film sgradevole, anzi. Godibile.
Siamo nel terreno del poliziesco psicologico, notoriamente un territorio ostico per il cinema italiano, ma Corbucci riesce a trovare le giuste chiavi del romanzo di Olivieri e a realizzarne un film convincente. Decisamente buono l'approfondimento psicologico dei personaggi, cast di prim'ordine che non perde un colpo con una grande prova di Delle Piane nel caratterizzare il dramma di un padre; giusta dose di suspense nei momenti giusti. Con una sceneggiatura più curata sarebbe stato un piccolo gioiello, ma in ogni caso si guarda volentieri fino alla fine senza noia. Promosso!
MEMORABILE: Il primo dialogo fra Tognazzi e la Gravina in commissariato; il ruolo di Pupella Maggio nella vicenda.
La grande pecca di questo film è la regia di Corbucci, purtroppo con una impronta troppo televisiva. L'intreccio giallo è piuttosto semplice, ma la pellicola si lascia vedere soprattutto per il nutritissimo cast. Grande Tognazzi (qui alla sua ultima interpretazione in Italia) che dipinge un interessante commissario di polizia con loden marrone e Lancia Delta nel nebbioso febbraio milanese. Tra gli altri, spiccano Delle Piane e la Gravina, come sempre ottimi. Terribile Teocoli. Molto adatta la musica di Trovajoli.
MEMORABILE: Il loden di Tognazzi; La corsa sul Deltone nel traffico milanese.
Misto tra giallo e poliziesco all'italiana che sconta una confezione veramente televisiva; risulta quasi impossibile immaginarlo come un film per il cinema, nonostante un cast all'altezza con un bravo Tognazzi - sarebbe stato meglio Ventura - e tanti nomi popolari del nostro cinemabis. Belli alcuni scorci della Milano d'epoca così come l'atmosfera invernale; l'intreccio sa un po' di artefatto ma nel complesso si lascia seguire con discreto interesse, per un lavoro che resta più interessante come uno degli ultimi vagiti di certo cinema di genere nostrano che per effettivi meriti.
Sia Corbucci che soprattutto Tognazzi sono praticamente al commiato e si addentrano in una vicenda che ha sicuramente impostazione televisiva ma che tratta temi non così scontati (in particolare la droga, con un personaggio che quasi si buca in diretta). Del resto i dialoghi sono curati da uno specialista come Giorgio Arlorio, una garanzia. E la Milano da bere non ne esce troppo bene, nonostante sia un film per Mediaset.
A dieci anni esatti di distanza Corbucci affida nuovamente a Tognazzi il ruolo di un commissario zelante e scrupoloso, ma stavolta (complice l'età avanzata dell'attore cremonese), i risultati sono piuttosto deludenti e il paragone col capolavoro La mazzetta è pressoché insostenibile. Benché il cast non sia male (spiccano un ottimo Delle Piane e un "simpatico" Teocoli nei panni di uno spacciatore psicopatico), sono la sceneggiatura scarna e la mancanza di ritmo a privare il film di un certo interesse.
Il film di Corbucci è un prodotto onesto, essenziale, solido, dotato di una certa visibilità ma privo di genialità o colpi di scena, persino leggermente prevedibile. Chi ha conosciuto Tognazzi in versione Lello Mascetti si troverà a tutta prima incuriosito dal sorinone commissario Ambrosio, serio, responsabile e ligio al lavoro e alla legge. La prova del protagonista, qui in una delle ultime sgambate attoriali, è notevole, però pure il resto del cast, a cominciare da un Delle Piane allucinato (ma anche la Cenci e la Gravina), appare in forma. Ampiamente promosso.
Buon giallo di Sergio Corbucci interpetrato ottimamente da Ugo Tognazzi (qui in stile Derrick), che sostituisce Lino Ventura (inizialmente la parte era pensata per lui). Ottima la Milano di fine anni 80, magistralmente fotografata da Danilo Desideri. Il film inizia bene ma cala nell'ultima parte; bravo Carlo Delle Piane e ottima, come sempre, Carla Gravina, pur in una parte minore, inutile invece Claudio Amendola. C'è anche una piccola parte per Salvatore Borgese. Un film da vedere almeno una volta.
MEMORABILE: Ugo Tognazzi che sferra un pugno a un motociclista; Ugo Tognazzi scopre una rapina nei sotterranei vedendo dei topi fuoriuscire dai tombini.
Di fatto è una puntata di una fiction televisiva trasposta in film. L'inizio è intrigante, ma la conclusione scontata. Ottimo Tognazzi. In generale si nota un certo stile affettato nella recitazione degli attori teatrali della vecchia scuola, fuori contesto in un prodotto in stile TV. Pessimo Teocoli, Amendola solito guascone, efficace Delle Piane, affettata la Gravina, antipatica la Marsillach, simpatiche la Sandrelli e la Cenci, due buoni cameo per Del Prete e Falk. Eccellente la partitura di Trovajoli. Come fiction regge, come prodotto cinematografico no.
Piacevole giallo italico con un ottimo cast e come location l’indimenticabile Milano, negli anni nei quali era ancora “da bere”. Melanconico è l’accompagnamento musicale, perfetto per la vicenda che alla fine risulta piuttosto triste, ma non solo. Il tempo di un certo tipo di cinema che aveva protagonisti attori speciali si stava addormentando e necessitava di opportuni “accompagnamenti”, anche nella musica. E tra i protagonisti speciali qui se ne trova uno molto speciale, che rende speciale un film che poteva risultare soltanto “normale”.
MEMORABILE: Lo sberlone del commissario al prepotente "figlio di papà".
Giallo di ottima fattura. Tognazzi è perfetto per il ruolo dell'anziano commissario burbero ma simpatico, disilluso ma pronto a sacrificare la vita privata in nome della missione. L'ambientazione milanese anni '80 è eccellente e tra l'altro non ci sono nemmeno i classici e macroscopici "buchi di sceneggiatura stradali" durante le varie soste in città. L'intreccio è ben delineato e tiene fino alla fine. Cast di supporto di lusso, Amendola simpatica spalla del nostro, Delle Piane di spessore, la Cenci ironica, solo per citarne alcuni. Bene anche gli altri caratteristi. Buffo Teocoli.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
CuriositàZender • 1/04/14 19:56 Capo scrivano - 48451 interventi
Dalla collezione "I flanetti di Legnani" (con contributo di Zender al restauro), il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della prima tv di I giorni del commissario Ambrosio (14 novembre 1990, grazie a Didda per la ricerca):
Il ruolo del commissario Ambrosio (poi assegnato a Tognazzi) avrebbe dovuto interpretarlo Lino Ventura, scomparso per una crisi cardiaca poco prima dell'inizio delle riprese.
Claudio Bonivento, il produttore, ha detto che doveva essere un pilota per una serie tv che poi non si è realizzata e che Arlorio ha scritto la sceneggiatura dopo che era stata rifiutata quella proposta da Rulli e Petraglia.
Fonte: "Per i soldi e per la gloria", di Luca Pallach e Domenico Monetti