Continua il successo di Maurizio Merli nei panni del commissario Betti, alla sua seconda uscita dopo ROMA VIOLENTA. Quello che cambia, rispetto al mediocre predecessore, è il regista. Non più Marino Girolami ma Umberto Lenzi, grande professionista del cinema di genere ammirato soprattutto per la sua capacità di non annoiare mai lo spettatore grazie a un senso dello spettacolo e del ritmo assolutamente non comuni. E infatti la prima dote che va riconosciuta a NAPOLI VIOLENTA è proprio questa: un montaggio ottimamente calibrato, che riesce a concentrare nella canonica ora e mezza decine di piccole storie. Poi non manca ovviamente la violenza...Leggi tutto promessa dal titolo: Lenzi aveva già girato all'epoca film come GATTI ROSSI IN UN LABIRINTO DI VETRO, peraltro molto interessante, e MILANO ODIA, in cui il sangue scorreva copiosamente. Normale che qui non si faccia scrupoli spiaccicando la testa di una donna contro i vetri di una filovia in discesa o facendo morire un criminale con la punta di un cancello in gola. Ma il grande mestiere di Lenzi lo vediamo nelle scene d'azione pura: nelle folli corse in moto vissute in soggettiva nel centro di Napoli o nelle veloci rapine in banca. Insomma, pur nei limiti di un prodotto di serie B (a metà strada tra Callaghan e il Charles Bronson del GIUSTIZIERE DELLA NOTTE), Lenzi sa far girare gli attori con consumata perizia, tanto che perfino il notoriamente inespressivo John Saxon sembra in parte. Discorso separato merita invece Merli: in possesso di uno sguardo magnetico e di un sorriso accattivante, l'attore romano ha saputo inventarsi un poliziotto credibile, proto-stalloniano e affascinante. Forse stonano un po' i rumori di pugni e sberle, troppo alla Bud Spencer.
Grandissimo film; non ci sono difetti in questa pellicola diretta magistralmente da Umberto Lenzi. Fin da subito l'azione non manca mai e le varie storie che si intrecciano fanno subito presa sullo spettatore, soprattuto quella che vede Elio Zamuto compiere rapine 10 minuti prima di firmare in commissariato per la libertà vigilata. Molto buona anche la colonna sonora e gli effetti speciali (a tratti splatter). Cosa dire poi di Maurizio Merli, bisognerebbe fargli un monumento! Imperdibile.
Bellissimo poliziesco dal ritmo serrato e dal soggetto pieno di colpi di scena. Cl trasporta in un turbine di violenza ed inseguimenti sull'orlo dell'eccesso, le morti sono esplicite e in alcuni casi si sfiora la morbosità con dettagli al limite dello splatter. Grande stile e genialmente crudele!
Dopo il buon successo di Roma Violenta, Amati pensa bene di dare un seguito alle gesta del commissario Betti, ma questa volta chiama a dirigere il tutto uno specialista come Lenzi. Ben confezionato, ha le sue carte migliori nelle scene d'azione (rafforzate dalle musiche di Micalizzi), in cui Lenzi eccelle per qualità registiche, quasi tutte girate con piglio "neorealista". Purtroppo quando nelle altre scene si calca troppo la mano su un patetismo di fondo (vedi il personaggio di Gennarino), Lenzi ha la mano troppo pesante e manca di ironia.
MEMORABILE: La title track Folk and Violence di Micalizzi, mix tra tarantella e il solito funky groove del genere.
Lenzi, quando pone mano alla vivace sceneggiatura del bravo Vincenzo Mannino, ha ormai alle spalle una (rara) preparazione e può così sfruttare al meglio il personaggio del commissario Betti (Maurizio Merli), puntando unicamente su una serie di atti, correlati l'uno all'altro da un labile senso logico, cagionati dal trasferimento del commissario in quel di Napoli. Ricco di azione e scene spettacolari (sulla funicolare Merli non si fece controfigurare, girando una sequenza particolarmente pericolosa), il film riscontrò un successo plateale.
Un classico assoluto nel suo genere. Scritto dal collaudato Mannino e diretto con mano esperta dal grande Lenzi, la pellicola ha un ritmo esemplare e grandi scene d'azione con più di una entrata nella leggenda. E poi c'è il cast. Merli è inarrivabile come al solito nel ruolo del commissario tutto d'un pezzo che sgomina i criminali a suon di pallottole.
Zamuto è un perfetto cattivo, così come il veterano Sullivan. Ottimo anche John Saxon. Splendida colonna sonora.
MEMORABILE: L'inseguimento in moto dopo la rapina alla banca e la scena della funivia; L'attentato al garage; Il finale.
Tipico poliziottesco dell'epoca in cui una serie di storielline, più o meno riuscite, vengono tenute insieme da un esile filo narrativo che è quello di un commissario di ferro (Maurizio Merli) che lotta in maniera indefessa e con metodi "spicci" contro la criminalità. In alcuni tratti il ritmo è molto alto e le scene d'azione sono assolutamente magistrali. Molto godibile. Il suo incredibile successo, che seguì quello di Roma violenta, portò alla nascita di tantissimi epigoni che troppo spesso, purtroppo, non furono all'altezza degli originali.
MEMORABILE: Lo straordinario ed indimenticabile inseguimento che si conclude sulla funicolare che porta al Vomero.
Grande poliziottesco, tra i migliori del genere. Diretto in maniera assolutamente efficace da Lenzi e dotato di un ottimo cast, dal grande Maurizio Merli (qui forse nel suo film migliore) a una serie di bravi attori secondari. Sceneggiatura non troppo originale ma godibilissima. Molte le scene memorabili, dalla sequenza della funicolare all'omicidio al bowling. Colonna sonora da applausi. Da non perdere.
Il protagonista (Merli), commissario tutto d'un pezzo, se la cava dignitosamente (anche se ha una sola espressione: da incazzato nero). Sembra più un film di denuncia (la giustizia funziona poco, a fatica e viene sottolineato. Mentre le vittime temono ritorsioni). Buon ritmo (inseguimenti, sparatorie, regolamenti di conti, rapine. C'è di tutto) e personaggi piuttosto convincenti, dai delinquenti di strada, ai pezzi grossi, che godono di protezione. Qua e là esagera con la morale, ma nel complesso è godibile.
MEMORABILE: La scena del treno, dove la testa di una poveretta viene tenuta fuori proprio mentre sta passando un altro convoglio sul binario parallelo.
Buon poliottesco del sempre bravo Lenzi. La violenza è alta come al solito e Merli è una sicurezza nel ruolo del commissario. Il film vanta delle scene d'azione (memorabile l'attraversata di Napoli in motocicletta) da cineteca. La trama è un gradino più in basso rispetto ad altre pellicole del duo Lenzi-Merli, ma il film è comunque una pietra miliare per i cultori del genere.
Lenzi dirige un film che si pone nel filone portato al successo planetario da Eastwood e dal suo ispettore Callaghan, ma in più aggiunge forti dosi di efferata violenza e un ritmo davvero invidiabile. Nel raccontare le vicende del commissario Betti (Maurizio Merli), in lotta con la marea montante di un universo criminale privo di scrupoli, Lenzi imbastisce uno spettacolo godibile e catartico, quasi un Howard Hawks all'italiana con robuste spruzzate di sadismo. Ottima colonna sonora di Micalizzi.
MEMORABILE: Fantastiche le riprese da angolazioni mozzafiato nella prima corsa in moto del criminale Casagrande per la firma in questura.
Scene d'azione girate megistralmente, ottimo ritmo, storia intrigante, violenza parossistica e gratuita. Tutte le caratteristiche del poliziottesco sono contenute in questo film, che non a caso è diretto dal miglior autore in questo campo. Che Lenzi sia un artigiano nessuno lo mette in dubbio (basti vedere le sue prove in altri generi per rendersi conto dei suoi limiti), ma ci sono degli artigiani che alcuni manufatti li levigano con amore e questo è il caso. Cinema popolare e di consumo, ma ha il sapore della buona torta della nonna.
Eccellente poliziottesco alla Lenzi, assoluto maestro nel genere. Tra i film con interprete il mitico, roccioso Merli, sicuramente entra tra i migliori 3. La storia è avvincente e ben costruita, ma il vero punto forte della pellicola sono le incredibili scene di inseguimento (quella in moto è da antologia) e la violenza pazzesca che pervade la pellicola: infatti molte sono le morti veramente trucide, con dovizia di particolari splatter. Presente anche il grande John Saxon. Imperdibile! 3 pallini e mezzo tutti meritati.
MEMORABILE: I tiri a bowling "mortali"; l'inseguimento in moto.
Poliziesco italiano con buonissimi ritmi, che forse solo alcuni film d'oltreoceano hanno. Le inquadrature sono strepitose, specialmente quelle in moto al momento della corsa che il malvivente fa per la città. Maurizio Merli, forse, ha una faccia di bronzo e certe volte dice cose difficile da digerire, ma non può non essere simpatico. Bravo Lenzi.
Poliziottesco con ingredenti di sana realtà e risvolti crudi. Ambientato in una Napoli bella, ma corrotta e timorosa. Molte sono le scene che mi hanno lasciato di stucco, come la donna uccisa nella funicolare o l'uccisione degli sbirri in borghese. Bello anche il viaggio in moto dalla banca alla questura. Un bravo a Merli e a Umberto Lenzi, che non delude mai.
Una delle pietre miliari del poliziesco all'italiana. Merli con la sua espressione da duro e coi metodi spicci offre un film d'azione poliziesca delizioso; molto belle le scene delle rapine, con un particolare stratagemma per fregare i poliziotti sul tempo... Cast "di razza" con Saxon, Merli, Zamuto e i validissimi caratteristi Rossi e Felleghy.
MEMORABILE: Le botte a Nino Vingelli da parte del ladrone, l'inseguimento sulla funicolare, il trucco dei 10 minuti.
Prima fortunata collaborazione tra i due totem del poliziottesco. Lenzi dirige con polso robusto, inserendo tante scene d'azione spericolate (spettacolari la soggettiva del tachimetro della moto e l'inseguimento fino alla funicolare) e qualche azzeccato spruzzo di splatter. Merli in splendida forma si trova a fronteggiare un'intera città funestata da piccoli delinquenti, rapinatori professionisti e signori della camorra. Il suo Betti ne ha per tutti e con i propri metodi cercherà di riportare un po' d'ordine. Ottimi anche i vari Ferrara, Rossi, Felleghy...
Capolavoro. Non trovo altro termine per definire la perfezione di questo film che si eleva sopra i prodotti del medesimo genere. Un poliziesco all'americana con tutti gli ingredienti giusti, dalla regia agli attori, ai caratteristi, all'ambientazione per arrivare alla colonna sonora del Maestro Micalizzi. Lenzi non ci risparmia morti cruente ed inseguimenti a volontà ed è abile nell'inserire la nota di "napoletanità" fornita dal personaggio di Gennarino. Finale ovviamente amaro e strappapplausi. Imprescindibile.
MEMORABILE: Il percorso in moto di Zamuto, l'inseguimento sulla funicolare, il bowling, i titoli di testa.
Incalzante. Senza tregua si passa da una violenza all'altra, come in una serie di episodi, ma non si perde mai di vista l'insieme. Bravo Lenzi alla regia. Inseguimenti, pestaggi, rapine, c'è tutto. Decisamente superiore al precedente Roma Violenta, non soffre di cadute di tono e poi Merli sul tetto della funicolare… Funziona alla grande, ancora oggi. Da vedere.
Uno dei titoli imprescindibili del poliziesco all'italiana. Non un capolavoro, ma un vero compendio su come fare (bene) cinema di genere. Inseguimenti, omicidi, efferatezze varie sull'efficace sfondo napoletano, ed un poliziotto-giustiziere ancora più scatenato del solito: c'è tutto e miscelato alla perfezione. Merli è efficace come sempre, ma bravi anche gli altri. Per gli amanti del genere, da non perdere, ma consigliabile a tutti.
MEMORABILE: L'uomo usato al posto dei birilli nel bowling; lo scontro a fuoco e le efferatezze sulla funicolare.
Non sono ancora terminati i titoli di testa che già Merli sta prendendo a cofanate un malvivente... e l'azione prosegue incessante in questo movimentatissimo poliziesco, che si segnala per un montaggio curato e una regia solida e attenta allo spettacolo. Inizialmente l'intreccio sembra un po' sfilacciato, ma poi poco alla volta i fili si annodano a modo, fino a un buon finale. Non mancano scene splatter quasi da horror. Cianfriglia una volta tanto fa il buono, Lenzi per fortuna non calca la mano sugli aspetti folkloristici di Napoli.
MEMORABILE: Le vertiginose scorribande in moto guizzando tra traffico e pedoni, al ritmo della memorabile tantantella funky di Micalizzi. La scena della funivia.
Ambientazione in salsa partenopea delle gesta del Commissario per antonomasia del poliziottesco italico. Merli sfodera le sue armi migliori intrepretando una figura razionale che sa agire oppotunamente. Si comporta da giustiziere con gli stupratori, è violentemente bonario con il ricettatore ed è paterno con Gennarino. Buone scene d'azione con la chicca della motocicletta che svicola tra le viuzze napoletane.
Buon poliziottesco di enorme successo al botteghino dopo i fasti del precedente Roma violenta. Merli diviene sempre più simbolo del genere e qui impersona con rara efficacia e decisione il suo ruolo di commissario duro dal cuore tenero (oltre che dal folto baffo biondo). Il film si avvale del sempre ottimo commento musicale del Maestro Micalizzi che qui, almeno per il tema principale, firma forse il suo capolavoro di sempre. Azione, un po’ di luoghi comuni, del sano gore, fanno del film - a suo modo - un piccolo capolavoro.
La vera qualità di questa Merlata è il senso del ritmo, tenuto sempre molto alto, senza dar tregua allo spettatore. Il problema semmai è nelle troppe piste che la sceneggiatura dissemina, senza equilibrio tra trama principale sottotrame e senza grandi collegamenti tra di loro. Napoli trionfa in lungo e in largo; la città viene ben usata come location naturale. Non manca lo scugnizzo sveglio e patetico ma si vede poco. Revanscismo, poliziotti violenti, polizia dalle mani legate ma fortunatamente manca il J&B. Cariatide USA di turno: Barry Sullivan.
MEMORABILE: Le corse contro il tempo di Zamuto. La funicolare. Merli sempre di un vitalismo odioso.
Il Merli di Lenzi, si chiami Tanzi o Betti, è un'altra cosa; siamo nell'ambito totale del fumettistico, nel senso migliore del termine: la regìa imita lo stile pittorico delle tavole a fumetti e i dialoghi ("dappertutto la stessa storia sempre più violenza: e Napoli non fa certo eccezione") e la trama (corale ed aneddotica), sono funzionali alla messa in scena dell'azione. Che è ottima, ma per me è un buon episodio di transizione spesso sopravvalutato. Esordio della figura strappalacrime dello scugnizzo.
MEMORABILE: L'inseguimento è eccellente e vale da solo il film.
Come cast e recitazione è inferiore a Roma a mano armata, ma il medesimo non arriva ad avere delle scene memorabili come questo. Innanzitutto il rientro in moto in questura, l'orribile morte sul metro, ma ancora di più l'uso della palla da bowling per fini ben diversi dal gioco è letteralmente shockante. Sottolineo anche la bravura di Barry Sullivan nel ruolo di O'Generale. Fra i migliori nel suo genere.
Come detto da altri è un ottimo compendio del poliziottesco all'italiana che non porta in dote particolari novità o soluzioni stilistiche ma mantiene un ritmo serrato e presenta tutti gli elementi del genere in modo omogeneo ed efficace. Dai modi spicci (e l'oratoria) di Merli ad alcune vendette decisamente perfide. Dagli inseguimenti in moto alla figura di Gennarino. Dalle musiche al cast di caratteri (con qualche perplessità su "O generale"). 3 e mezzo.
MEMORABILE: Alle scene già citate aggiungo il cineforum organizzato dalla polizia.
Il commissario Betti cambia città e anche regista: Napoli prende il posto di Roma e Lenzi di Girolami. E proprio il cambio di regia e una migliore coesione della sceneggiatura rendono più ficcante il racconto. Diverse sono le scene memorabili (la funicolare, l'omicidio nella sala da bowling), per non parlare degli incontri "casuali" tra Betti e i suoi colleghi infiltrati. Maurizio Merli, baffuto e con lo sguardo impassibile, è il commissario più incazzato della storia del cinema. Mitico!
Ennesimo film che fantastica su Polizia vs criminalità; ci fossero poliziotti Serpico come il buon Betti saremo tutti più tranquilli, anche se questi film esasperano una delinquenza che in Italia così violenta non è mai stata; poliziotti e delinquenti uccisi in modi efferati, effetti speciali inefficaci, ma siamo nel 1976 e questi erano film abbastanza low budget, seppur efficaci nell'azione (grazie al grande Merli, stuntman di se stesso). Guadagna grazie alle musiche di Micalizzi che creano suspence; semi-splatter per appassionati del genere.
MEMORABILE: L'inseguimento sulla funicolare; la ragazza spiaccicata sulla filovia; poliziotto ucciso con una palla da bowling:
Il miglior poliziesco di Lenzi e in generale uno dei miglior film del genere in assoluto. Il ritmo, pur spezzato da bruschi inciampi narrativi, è sostenuto, incessante, le dinamiche sono avvicenti, Merli è al massimo della forma, fisica e recitativa. Nel film sono presenti scene divenute di culto per gli appassionati, una per tutte quella della corsa in moto. Un grande film d'azione girato da un artigiano del mestiere, che riuscì a paralizzare il traffico dell'intera città di Napoli il giorno della prima.
MEMORABILE: "La malavita di Napoli la conosco bene e lei conosce me: non c'è bisogno di presentazioni".
In questo genere di film l'intreccio narrativo e lo sviluppo della sceneggiatura non hanno mai costituito una preoccupazione per gli autori. Nella solita ammucchiata di inseguimenti, sparatorie e scazzottature, il buon Lenzi dimostra comunque di saperci fare e gira con mano ferma e senza sbavature una serie di movimentate scene d'azione che non fanno rimpiangere gli analoghi esemplari americani e francesi. Tutto sommato buona la caratterizzazione dei camorristi (Sullivan e Saxon), mentre nel finale si cede alle lusinghe della sceneggiata.
La galvanizzante funky-tarantella di Micalizzi scaraventa lo spettatore in una Napoli violenta, affatto diversa da quella Roma da cui il ferreo commissario Betti è stato trasferito... Usufruendo della naturale cinematograficità del capoluogo partenopeo, Lenzi eleva un semplice poliziesco a prodigio d’azione con sequenze da brivido (la funicolare, le auto e le moto in corsa), violenza ai limiti dello splatter (il bowling, la testa spiaccicata della donna) e un finale di rara perfidia che fa a pezzi ogni buonismo. Merli impera con caratteristi, stuntmen e le guest-stars Saxon e Sullivan.
MEMORABILE: L’incendio dell’officina; Rossi infilzato alle sbarre del cancello; la funicolare; le vertiginose corse in moto; l’inseguimento di Zamuto ai mercati.
Abusato ma personalmente doveroso discorso: prodotto filmicamente inappuntabile (montaggio stringente, ritmo ansiogeno, secca direzione del cast) quanto caratterizzato da una piatta morale ricattatoria, con buoni e cattivi manicheisticamente schierati a legittimar efferatezze filmiche (Gennarino no!) ancor più e prima che "civiche". Confermo: Lenzi nel passar di genere tende a perdere totalmente l'understatement, chiave di volta dei suoi gialli. Se poi in Milano odia si raggiungevan vette iper(boliche) realistiche qui si va giù per le terre. Merli ci crede!
MEMORABILE: La funky-tarantella di Micalizzi; Tutta la scena della funicolare, con Merli senza controfigura e la testa spaccata della donna; Le soggettive in moto.
Meno truce e più concreto di Napoli spara!, anche questo merita le tre palle. Raccontando le vicende del commissario di ferro nella bella e ferita città, dove la camorra impone il pizzo e brucia le autorimesse, Lenzi propone uno stile professionale ed efficace, mostrando un grande spettacolo dove serve e rinunciando all'ironia e alla spensieratezza che si erano viste altrove. Anche Gennarino qui ha poco tempo per le sue marachelle perché subito coinvolto nella tragedia di una morte vicina. Alcuni pezzi si muovono sparsi, ma si ritrovano nel bel finale.
MEMORABILE: Le corse in moto del bandito, dopo le rapine.
Secondo capitolo della trilogia dedicata al commissario Betti interpretato da Merli. La regia di Lenzi è al solito decisa e il film ha un taglio molto più violento e ritmato rispetto al primo capitolo diretto da Girolami. Alcuni omicidi sono davvero truculenti (su tutti la testa della ragazza sbattuta contro la funicolare in corsa, Luciano Rossi con la gola impalata nello spuntone di un cancello e Franco Odoardi col cranio fracassato da una palla da bowling). Musiche sublimi di Micalizzi e finale amaro e non consolatorio. Fondamentale.
MEMORABILE: Le corse in moto di Elio Zamuto; La funicolare; Il bowling.
La caccia al Generale, spietato boss camorrista, è il filo d'Arianna nel ventre criminale di Napoli, un labirinto di atrocità malavitose assortite, una pinacoteca di quadri di fosca violenza, attraverso la quale il buon Teseo-Commissario Betti ci sospinge a passo di carica, a ritmo indiavolato, tra incendi, sparatorie, inseguimenti, rapine... colorati e inaspriti da una forte vena pulp! Ottima fattura, uno dei migliori poliziotteschi di sempre.
MEMORABILE: Gennarino; il bandito sgozzato dalle punte del cancello; la scena del bowling.
Il braccio violento della legge all'ombra del Vesuvio. Tra i vari polizieschi girati a Napoli quello di Lenzi è senza dubbio il migliore, quello in cui la scapicollante sarabanda di crimini, soprusi, omicidi a freddo, condanne a morte e acrobatismi giustizialisti raggiunge ritmi di coinvolgimento tutt'altro che ordinari. La cornice partenopea è solo un'arena circense in cui far scorrere sangue, pestaggi e torture come attrazioni di un luna-park (la funicolare, i tetti, il bowling). Betti/Merli è qui al suo culmine, proprio grazie alla famelica regia toscana, assai più dinamica e "friedkiniana" di quella di Girolami.
MEMORABILE: Le note di Micalizzi che si campanilizzano assimilando mandolini e tarantelle; L'inseguimento sulla funicolare; Luciano Rossi infilzato in cima al cancello...
La costruzione è molto simile a quella di Roma a mano armata e anche se qui si avverte l'assenza di un antagonista di peso qual'era il Gobbo di Tomas Milian; le tante microstorie che si intrecciano vengono gestite in modo più compatto e meno dispersivo. Quanto a ritmo e ad azione, poi, siamo quasi ai massimi livelli. L'ambientazione partenopea rende inevitabile la presenza dello scugnizzo Gennarino, che strappa qualche sorriso prima di suscitare inattesa commozione. Ottima prova di Merli e della squadra di caratteristi; strepitoso score di Micalizzi.
MEMORABILE: La visita al ricettatore; Le corse in moto di Zamuto; La sequenza della funicolare; Il finale.
Uno dei prodotti migliori e di maggior successo del periodo. Qui il bravo artigiano Umberto Lenzi scaraventa Maurizio Merli (sempre doppiato da Pino Locchi) nella Napoli malfamata degli anni '70 e, con mano sicura, presenta allo spettatore una girandola di situazioni e scene d'azione invidiabili sfruttando al meglio un cast comprendente anche numerosi stuntmen cinematografici e gente comune partenopea chiamata a fare da comparsa. Ottime prove per le guest star John Saxon e Barry Sullivan.
MEMORABILE: L'insegumento della funicolare di Montesanto; La corsa in motocicletta; La morte agghiacciante di Luciano Rossi; La morte della ragazza sul treno.
Piccolo grande capolavoro. Uno dei più grandi poliziotteschi di sempre, forse il migliore. La scenografia napoletana, la regia di Umberto Lenzi, le sequenze d'azione e la colonna sonora (una funky-tarantella che rende alla perfezione l'atmosfera partenopea) sono semplicemente da applausi a scena aperta. La sequenza con Betti sulla funicolare (senza controfigure!) è grande cinema. Merli è all'apice della carriera. Il film ha il grande merito di avere una sceneggiatura lineare e logica, a differenza degli altri titoli del genere.
Poliziesco diretto con maestria da Lenzi. Violento, con alcune scene davvero efferate, inseguimenti e azioni mozzafiato e un ritmo serrato. Splendide anche la scenografia e l'ambientazione napoletana, così come la OST del M° Micalizzi è ben relizzata e particolare. Ottimo Maurizio Merli nel ruolo del Commissario Betti (già in Roma violenta), il poliziotto dai metodi duri ma dal cuore tenero, qui al suo apice. Da menzionare anche le performance degli altri, in particolare di John Saxon e Barry Sullivan.
MEMORABILE: Le corse in moto di Elio Zamuto; La morte della ragazza sul treno; La scena della funivia; L'omicidio efferato di Luciano Rossi.
Eccellente poliziottesco firmato da un Lenzi in grandissimo spolvero. Il granitico commissario Betti di Merli non le manda a dire a nessuno scapicollandosi per tutta Napoli e dintorni (senza controfigura) e facendola pagare ai delinquenti con i suoi modi spicci. Sequenze d'azione magistrali sottolineate dal bellissimo score di Micalizzi, scaraventano lo spettatore nel cuore di una vicenda di malavita vs giustizia dal ritmo sincopato e roccioso. Lacrime di nostalgia per quello che il cinema di genere italiano sapeva tirar fuori dal cilindro.
MEMORABILE: Tutta la sequenza action sulla funicolare, eccezionale per ritmo e montaggio.
Buon poliziottesco di Lenzi che ripropone, dopo Roma a mano armata, il temerario commissario più simile a un super eroe che a un poliziotto. La trama è classica e in realtà quasi inesistente, perché per tutto il film le scene mostrano crimini efferati, tra cui furti, stupri e omicidi; ma la bellezza di questa pellicola risiede in alcune sequenze memorabili tra i quali spicca la folle corsa in moto del bandito, ripresa magistralmente con soggettive realistiche.
MEMORABILE: La palla da bowling che fracassa il cranio di un poliziotto.
Il punto di forza del film sono indiscutibilmente le scene spettacolari degli inseguimenti in moto, che ci regalano uno spaccato della città a quei tempi. Ma il film ha anche un altro grosso merito e cioè quello di non essere banale nella rappresentazione dei reati e dei crimini che vengono descritti, essendo gli stessi ancora attuali. Mitica la scena dell'inseguimento sulla funicolare, con un Merli eccezionale.
Ua sfilza di + accompagnano questo secondo capitolo della trilogia sul commissario Betti: più cattivo, più cinico, più sporco; un notevole balzo in avanti rispetto alle ingenuità del primo film. Con l'ingresso in scena del personaggio di Gennarino e le belle immagini della Napoli anni '70 viene dato anche quel tocco di veracità nostrana che lo rende uno dei poliziotteschi più riusciti. Il compianto Merli giganteggia su tutti, ma l'intero cast (e l'uso che il grande Lenzi ne ha fatto) è un capolavoro dentro il capolavoro. Superlativo.
MEMORABILE: Il benvenuto a Betti da O'Generale; Le immagini di Napoli; La colonna sonoro di Micalizzi.
All'ombra del Vesuvio, Lenzi firma uno dei suoi capolavori - forse il miglior poliziottesco di sempre - dimostrando classe da vendere anche oltreoceano. La sequenza che porta sulla funicolare del Vomero è un pezzo di cinema raro, di una bellezza, tensione e drammaticità notevolissimi. Merli ci mette il suo miglior carico (che è l'azione, non la recitazione) girando una scena che forse solo lui poteva fare non controfigurato. Il resto è ottimo: sceneggiatura finalmente logica e uno score tra i più strepitosi del genere. Il finale non delude.
MEMORABILE: "Vuoi vedere che ti hanno fregato?" (Betti al ladruncolo, nella casa del ricettatore).
Grandissimo. Lenzi in stato di grazia non si limita unicamente a girare inseguimenti serrati fra le strade di una Napoli fotografata benissimo, ma offre intere sequenze action che mandano in visibilio ogni cellula corporea. La violenza, funzionale per storie di vita e malavita, ha un paio di picchi notevoli che sfociano nel gore più truculento. Merli - assoluto - sforna una prestazione fisica magistrale, tale da far amare senza condizionamenti il personaggio interpretato. La sceneggiatura è fra le più coerenti e riuscite del filone. Micalizzi divino.
Torna il commissario Betti in un film molto simile al precedente: vari casi, che spaziano dalle rapine in banca alla camorra, dagli stupri ai borseggi. Lenzi dirige con mano più salda di Girolami e la violenza aumenta (alcune morti sono decisamente sanguinolente, come lo stupratore che rimane infilzato nel cancello). Ritmo alto, ottima colonna sonora e Merli nel ruolo della vita, che qui interpreta ancora con convinzione (cosa che non sempre farà in seguito). Buono.
Buon poliziesco con Maurizio Merli ancora una volta nei panni del Commissario Betti. La solida regia di Lenzi dà al film un ritmo costante, il tutto coadiuvato da una colonna sonora azzeccata. Merli è nato per il ruolo: corre, urla, mena e spara... Buono anche il resto del cast per un film non eccelso ma che funziona dall'inizio alla fine.
MEMORABILE: Betti sul tetto del tram che procede in salita.
Film icona del genere poliziesco all'italiana. Ritmo serrato, azione, inseguimenti, dramma, commissario (super)eroe, sonorità: non manca proprio nulla e Lenzi è maestro nell'amalgamare alla perfezione tutte le componenti, restituendo un affresco della città violenta in assenza di una vera e propria storia principale. Il cast è di livello, dai protagonisti (Merli, Saxon, Zamuto) alle seconde linee e sostiene con energia il plot. Spettacolari le scene girate in moto e quelle con Merli alla guida dell'Alfettone tamarro (vedi i cerchi in lega).
Grandissimo poliziottesco! Solo gli inseguimenti valgono il prezzo del biglietto. Maurizio Merli ci sguazza nel personaggio del commissario Betti con il suo personale senso della giustizia. Un ritmo elevatissimo per quasi tutta la durata del film con qualche caduta qua e là, quando si indugia nel lacrima movie. Penalizzato sicuramente dal doppiaggio, con una parlata napoletana ai limiti del comico involontario. Praticamente assente la pubblicità occulta; una vera rarità! Assolutamente da vedere.
Consueta serie di vignette criminali che, risolte dall'estro gladiatorio di Merli, soddisfano pienamente il nostro giustizialismo sorgivo (in fondo Merli è un Tex Willer metropolitano). Sgangherato e godibile. Mezzo pallino in meno a causa di Gennarino (a cui vien voglia di fare lo sgambetto, pre e post) e mezzo pallino in più per lo scatenato score di Micalizzi. Totale: non male dopotutto.
Il fulcro del film è nell'estro e nella potenza delle sequenze d'azione, ben girate e spettacolari, unite allo score di Micalizzi con ritmo e adeguatezza tali da fare corpo unico. L'aria che si respira è di piombo fuso, copertoni bruciati, sangue e benzina. Non ha il lirismo di Milano odia (quello è tutt'altro film) ma la densità di trovate ad alto tasso di violenza ne fa comunque un prodotto imperdibile.
Poliziottesco grigio, stanco, si muove sui soliti luoghi comuni della gestualità partenopea puntando esclusivamente sulla violenza, gli spari, le vendette. Poca introspezione dei personaggi, ancor meno pathos che avrebbe giovato all'appeal della consueta storia fatta di soprusi, camorra, poliziotti infiltrati, frustrazioni del commissario di turno. Vuoto a perdere per il buon Lenzi, scomparso recentissimamente.
Uno dei poliziotteschi più noti e anche uno di quelli in cui i caratteri "classici" del genere puro sono più spinti, a un livello che non è facile apprezzare. Nulla da dire sull'ottima regia d'azione di Lenzi che nulla ha da invidiare ai colleghi americani, ma i binari del film corrono lungo una violenza gratuita, eccessiva e nichilista, senza che vi sia una trama sensata, senza portare da nessuna parte se non a un generico messaggio reazionario. In tutto ciò i personaggi sono anonimi a partire dal commissario, tolto forse Gennarino.
MEMORABILE: La metafora del bambino tra inizio e fine del film.
Apparentemente non presenta sostanziali novità: il solito messaggio della violenza dilagante a cui rispondere di conseguenza, il commissario tutto d'un pezzo, rapine, morti e uccisioni. Il tutto senza una trama precisa, più storie a costituire uno spaccato di un dato periodo. Eppure, qui siamo su un gradino superiore: Lenzi mixa il tutto con scene spettacolari e quel gusto per l'horror già maturato in altri film. Spettacolare. Adrenaliniche le scene in motocicletta.
MEMORABILE: La corsa in moto; La scena della funicolare; Omicidio al bowling.
Poliziesco firmato Lenzi e per questo gustosissimo, anche perché qualcosa di un po' splatter fa incursione di tanto in tanto, conferendo quel quid in più ai classici del genere del periodo. Buon ritmo, scandito da diversi omicidi e, forse, più spietato e meno buonista di altri. Ma a parte la trama, che - si sa - non brilla per originalità e le interpretazioni (non eccelse), meritano le ambientazioni in una Napoli caotica e marcia e le atmosfere uniche e irripetibili degli anni 70, che contribuiscono a farne un cult. Imperdibile, per i nostalgici.
Tra i film in cui Maurizio Merli interpreta il commissario Betti questo è quello più riuscito, forte dell'ambientazione partenopea e di una serie di scene d'azione indimenticabili. Come al solito non c'è una vera e propria trama ma si tratta di una lotta continua al crimine a suon di sparatorie e cazzotti sin dalle primissime battute. Gigantesca l'interpretazione di Elio Zamuto nel ruolo di Franco Casagrande, capace di oscurare attori del calibro di Saxon e Sullivan. Di grande impatto visivo ed emotivo la scena girata sopra la funicolare diretta al quartiere Vomero. Imperdibile.
Poliziottesco di routine per Lenzi, che come al solito privilegia l'azione all'introspezione, che accorpa episodi di varia criminalità, tutti più o meno già visti, tenendoli insieme con sparatorie e inseguimenti che conservano un loro lato spettacolare. Buona la prova del cast nelle prime e seconde linee, mentre i caratteri appena abbozzati si dimenticano facilmente alla fine della visione. Regia energica che imprimendo un ritmo elevato permette una visione agevole agli spettatori casuali, mentre resta un must per gli appassionati del genere che troveranno pane per i loro denti.
MEMORABILE: La morte di Rossi sull'inferriata e quella delle ragazza sul treno, entrambe molto violente e spettacolari.
Una Napoli anni '70 strangolata dalla camorra. Solo contro tutti il commissario d'acciaio Maurizio Merli. Lenzi dirige un poliziesco dal grande ritmo, con fantastiche scene d'azione e persino eccessi splatter insoliti in pellicole del genere. Ottimo il cast con Saxon, Sullivan e Zamuto spietato rapinatore di banche. Entusiasmante lo score di Franco Micalizzi. Cult.
Formidabile poliziesco di Lenzi che riesce a imprimere alla pellicola un ritmo straordinario. Funziona praticamente tutto, con scene d'azione eccellenti, girate con grande maestria e ben montate. Grande parata di volti tipici del genere intorno a un Merli in gran forma che non si tira indietro neanche per girare le azioni più spericolate. A volergli fare proprio le pulci stonano un po' le scene con Gennarino, ma avercene di film così. Semplicemente stratosferica la colonna sonora di Micalizzi. Uno dei migliori esempi del genere.
MEMORABILE: Tutta la sequenza con rapina/inseguimento con Zamuto; La sequenza del bowling.
Ottimo seguito di Roma violenta, con un Lenzi in palla che dirige la storia, frammentata ma efficace, in maniera molto snella e con un ottimo ritmo. Eccellente Merli (doppiato da Locchi) e il trittico composto dai villain Saxon-Sullivan e il perfido Zamuto. Eccellenti le scene ambientate nelle strade di una meravigliosa Napoli anni '70 ormai perduta. Eccezionale l'inizio e la scena della funicolare, da antologia. Il film è a bassissimo budget (alcune scene sono girate in mezzo alla gente reale), ma efficace e diretto.
Commissario dai modi spicci torna a lavorare a Napoli. Trama che intesse diversi aspetti: sfiducia del cittadino, violenza urbana, racket, camorra e grandi affari. La lotta al crimine è fatta con agenti speciali e qualche difetto nelle indagini c'è. Sul versante action più che gli inseguimenti sono le corse nel traffico ad essere girate bene, e le musiche non sono ripetitive. Conclusione con un classico incastro e grandi capacità di Lenzi nel girare le poche scene sanguinolente del film. Il versante femminile non è contemplato.
MEMORABILE: L'omicidio sulla funicolare; Il brillante nel water; Al bowling; Il bambino azzoppato.
Secondo capitolo della celebre " trilogia del commissario Betti", e probabilmente uno dei più riusciti del filone poliziottesco, caratterizzato tuttavia da una esagerata dose di violenza e da lunghi inseguimenti lungo le vie di Napoli. Merli si conferma adattissimo nel ruolo del protagonista dai metodi efficaci e risoluti. Splendida la colonna sonora firmata dal maestro Micalizzi.
Stupri, pestaggi, inseguimenti, adrenalina, tutto più lenziano che mai. Pecca un po' la trama, che pare un intreccio di episodi più o meno legati tra di loro e la mancanza di un vero e proprio cattivo di turno. Ma compensano le ottime prove degli attori, da Merli a Saxon, fino alle seconde linee Ruolo insolito per Cianfriglia. Emozionante la sequenza della funicolare, con Merli non controfigurato!
MEMORABILE: Il bowling; L'intera via assediata dai camorristi con trattamento speciale al povero Ferrara.
Poliziottesco (forse il migliore) particolarmente spettacolare e ansiogeno in cui regista e attori sono al massimo. C'è tutto: racket, rapine, stupri in villa, in un crescendo di scene mai viste nel cinema italiano prima di allora. Merli e la compagine di mariuoli sembrano recitare ancora meglio a cominciare da Elio Zamuto. Memorabile l'inseguimento in moto con scene reali, da non dimenticare la scena del cancello così come quella della donna in funicolare; uno spaccato di realtà trasposta al cinema che sembra aver imboccato una strada di lunga durata.
MEMORABILE: Il poliziotto infiltrato massacrato al bowling.
Poliziottesco lenziano con il commissario Betti tutto d'un pezzo e dai metodi spicci di Merli che da solo renderebbe il plot monotono, trattandosi di storie varie di criminalità cittadina unite dal modo di reagire non ortodosso del protagonista; per fortuna ci pensa la regia a tenere desta l'attenzione, con inseguimenti molto realistici e una dose di violenza che lambisce lo splatter, il tutto mentre lo stuolo di comprimari fissi del "genere" e una bella colonna sonora rendono la pellicola un lavoro interessante per appassionati e neofiti.
MEMORABILE: Il criminale che fa rapine entro l'una per andare a firmare il registro in Questura; La sequenza sulla funicolare al Vomero; L'esecuzione al bowling.
Il trasferimento a Napoli del commissario Betti diversifica il tipo di criminalità (qui di stampo camorristico) con la quale si trova a combattere grazie ai suoi metodi non sempre legittimi (nemmeno all'epoca!). Lenzi, più di Martinelli, ci fornisce un protagonista determinato a tutto pur di perseguire il suo ideale di giustizia, facendo sacrificare i compagni di squadra o persino inerpicandosi sui tetti di una funicolare in corsa. La sceneggiatura forse non brilla, ma gli inseguimenti sono deliziosi e la violenza è tangibile, fenomenali le musiche di Micalizzi.
Diversamente dal precedente Roma a mano armata, tutto centrato sulla sfida Merli/Milian, eredità di Milano odia, in questo film Lenzi crea autentiche atmosfere da western metropolitano, rendendo Napoli uno scenario degno della San Francisco di Siegel. Con sequenze d'azione (la corsa in moto tutta in soggettiva, il duello sulla funicolare) che fanno la storia del genere e una sceneggiatura robusta e senza cedimenti, nel quadro di una narrazione quasi a episodi. Merli è un vero gigante nel districarsi tra vicoli e banditi, Zamuto il suo miglior sparring partner.
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DiscussioneNeapolis • 30/11/13 12:37 Call center Davinotti - 3170 interventi
Come noto e come si evince dalla visione del film, Maurizio Merli, nella scena dell'inseguimento sul tetto della funicolare di Montesanto, non fece ricorso ad alcuna controfigura e girò direttamente la rischiosissima scena, in particolare quando si arrampica sul tetto della funicolare in movimento, sotto i cavi dell'alta tensione.
Neapolis ebbe a dire: Come noto e come si evince dalla visione del film, Maurizio Merli, nella scena dell'inseguimento sul tetto della funicolare di Montesanto, non fece ricorso ad alcuna controfigura e girò direttamente la rischiosissima scena, in particolare quando si arrampica sul tetto della funicolare in movimento, sotto i cavi dell'alta tensione. Un grande attore,non per niente Lenzi parlando di Napoli violenta dice che si trattava di un attore completo che faceva tutto: recitava,faceva scene spericolate senza controfigura,guidava a 120 km/h
nel traffico.
IL Bowling oltremare era stato aperto nel 1972 ed era uno dei primi impianti italiani con ben 20 piste. La ragione per cui un Bowling così ampio venne aperto per primo in una città del sud Italia era dovuta al fatto che all'epoca la presenza di militari americani in città era cosi sviluppata che garantiva la frequenza di molti potenziali giocatori.
John trent ebbe a dire: Visibile in una brevissima scena anche l'attore Marzio Honorato (ormai da anni volto noto della fiction "Un posto al sole"), qui in versione baffuta: è un agente speciale con walkie-talkie...
doppiato da Massimo Giuliani il cartolaio dei ragazzi della 3° C.
John trent ebbe a dire: Visibile in una brevissima scena anche l'attore Marzio Honorato (ormai da anni volto noto della fiction "Un posto al sole"), qui in versione baffuta: è un agente speciale con walkie-talkie...
Doppiato da Massimo Giuliani il cartolaio della 3° C.
Quando Zamuto si reca in Questura per firmare, si vede la data: 18-2-1976. Considerato il clima del film (sono sempre tutti abbastanza coperti) e che il "visto censura" riportato da Anica sia di luglio, direi che il periodo in cui hanno girato (e nella fattspecie il giorno) fosse proprio quello.