(BABY VINTAGE COLLECTION) William Lustig ha saputo crearsi uno stile particolare, e in un genere così inflazionato da migliaia di prodotti-fotocopia non è cosa da poco. Soprattutto le sue figure di psicopatici (MANIAC, POLIZIOTTO SADICO o il suo seguito MANIAC COP…) sono molto lontane da quelle disegnate nei thriller classici: sono meno complesse o diaboliche e quindi, in definitiva, più credibili. Qui il bravo Judd Nelson impersona un serial killer silenziosissimo (proprio come il Joe Spinell di MANIAC...Leggi tutto) la cui solitudine viene sottolineata spesso da un'insolita mancanza di sottofondo musicale (vedi le sequenze in flashback). Molto buone inoltre la caratterizzazione del poliziotto protagonista, la cui moglie (una Meg Foster dall'inquietante sguardo “invisibile”) si lascia spesso andare con lui e il figlio in divertenti siparietti familiari. RELENTLESS è insomma un thriller solo apparentemente standardizzato (colpa anche di un'anonima fotografia quasi da TV movie), in cui la mano di Lustig, pur meno violento e sanguinario del consueto, si sente comunque. I sapidi tocchi di ironia rivitalizzano l'intera vicenda e vengono brutalmente alternati a dure scene d’omicidio o di follia tipicamente maniacale (bella la corsa solitaria dell'assassino sul cornicione di un grattacielo). Certo L'impressione è quella di un film girato molto velocemente, giusto per non rimanere senza soldi; ciò nonostante lo si può godere senza fatica.
Mediocre thriller girato alla meno peggio e interpretato discretamente dal buon cast. Leo Rossi è un credibile e misurato protagonista; Nelson tratteggia in maniera perfetta
il killer di turno (poi è sparito nel nulla..), la Foster è brava e Loggia è al solito
molto bravo (anche se qui ha ben poco spazio). Si è visto di meglio.
Lustig si ammorbidisce in fatto di violenza grafica e degrado urbano e firma un thriller piuttosto convenzionale e anche abbastanza anonimo. Ma se si passa sopra ad alcune falle di sceneggiatura (la famiglia del poliziotto De Rossi con tanto di insopportabile figlioletto), si riconosce la mano di Bill nel serial killer allucinato di Judd Nelson, figlio di un fanatico poliziotto, immerso nella solitudine e nella follia. Il finale è piuttosto scontato, quasi da telefilm, ma con una buona tempistica di regia. Comunque, di Bill, meglio Hit List.
MEMORABILE: I flashback di Nelson, quando era bambino e il babbo poliziotto gli insegnava a sparare al poligono; La fine di Robert Loggia.
Respinto all'esame d'ammissione per entrare in polizia un tizio si trasforma in pericoloso e irrefrenabile omicida. Nel pieno rispetto della psicologia contorta dei killers più celebri, lo stesso tralascia importanti indizi che possano indurre alla cattura. Il cineasta di Maniac resta invischiato nei territori della "legge" e - soprattutto" in quelli della sua deriva. Questa volta a spargere terrore non è un poliziotto in divisa, ma un tutore della legge mancato, con un suo distorto senso della giustizia. Il gore è molto contenuto e la trama piuttosto prevedibile, ma Lustig è un buon regista.
Bel thriller metropolitano che alterna sapientemente efficaci sequenze delittuose ad altre più soft, dove il regista ha la possibilità di approfondire le psicologie dei vari personaggi coinvolti nella vicenda: da Leo Rossi, sbirro appena trasferitosi da New York a Los Angeles che deve entrare nei meccanismi del nuovo distretto di polizia, al sempre bravo Robert Loggia, fino ad arrivare a Judd Nelson, ottimamente calato nel ruolo dello psicopatico. In my humble opinion, il miglior film di Lustig.
Dopo il poliziotto sadico, stavolta Lustig mette in scena un mancato sbirro che si trasforma in un pericoloso sociopatico omicida; rispetto alle opere più iconoclaste del regista l'atmosfera è differente, spesso diurna, perdendo un po' quel mood urbano e notturno che lo ha sempre caratterizzato; anche la violenza, pur presente, è meno spinta che in altre sue prove e la fotografia abbastanza anonima. Siamo più dalle parti del poliziesco puro alla Callaghan o Bronson, con la sfida a distanza tra il buono e il cattivo che culmina nel discreto atto finale. Canonico, ma non male.
William Lustig HA DIRETTO ANCHE...
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Perdonami, Zender, ma accanto al titolo ci andrebbe il quadratino verde, visto che il film di Lustig ha avuto ben tre sequel!
DiscussioneZender • 28/03/11 09:14 Capo scrivano - 47731 interventi
Il punto è se i sequel sono presenti o no sul Davinotti. E siccome in questo caso non mi pare sian presenti, il quadratino non ci va. Quando compariranno comparirà anche il quadratino.