Nel florido panorama dei gialli più o meno spudoratamente argentiani che imperversavano in Italia verso la metà dei Settanta, questo THE SECRET KILLER (così il titolo per l’esportazione) è da annoverare tra i migliori. Certo non mancano le incongruenze, gli artifici forzati per deviare i sospetti dello spettatore, le mancate chiarificazioni di particolari anche importanti, ma Umberto Lenzi riesce comunque a creare atmosfere affascinanti, coinvolgenti, dosando bene anche una forte componente di violenza sanguinaria (occhi estirpati, coltellate inferte barbaramente..). Importanti le belle musiche di Bruno Nicolai, rockeggianti ma mai invadenti, buona l'idea di creare...Leggi tutto suggestive scene d’omicidio in piena luce solare rendendo credibile la vicenda. Lenzi, da parte sua, dimostra subito di saper usare la cinepresa e, grazie anche a un montaggio grintoso, mantiene sempre alto l'interesse. Non ci sono punti morti e fino all'ultima scena non abbiamo la certezza sull'identità dell'assassino, il cui movente appare tuttavia pretestuoso (e la fine risparmiabile). La dipendenza da Argento è chiara, con il “particolare che non quadra” nei ricordi del protagonista riferito a un coltello come nell’UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO. Il cast non brilla ma nemmeno demerita, ed è chiaro comunque che Lenzi non punta sugli attori ma sulla complessità del soggetto la cui risoluzione, benché macchinosa, non è esageratamente improbabile. Barcellona fa da sfondo alla storia ed è ripresa bene nel suo duplice aspetto di meta turistica e culla della cultura catalana. Non un capolavoro, ma meglio di molti altri.
Lenzi esegue una commistione fra un'ambientazione di classe (quella dei propri film con la Baker) e il prodotto di moda. Si rinuncia a qualcosa di compiuto, di personale, inserendo "tòpoi" alla Argento, ma senza che si riesca a realizzare armoniosa fusione fra le due cose. Qualche buco nella trama. Così così, anzi: un poco di meno del "così così".
Ottima regia, condizionata dallo stile visivo di Argento, ma facente utilizzo d'una sceneggiatura ben costruita ed anche convincente.
Il titolo è una conseguenza (nè più, nè meno di altri gialli italiani d'epoca) che non appare troppo scontata: frutto cioè di un "abbaglio" visivo generato dagli impermeabili (rossi ovviamente) indossati dai sospetti. Lenzi è - come avrà maggior modo di farsi notare nelle regie future - già qui feroce, ed inscena delitti a base di eye-violence che sono pura conseguenza del classico (ed immancabile) trauma scatenante la follia del killer.
Ennesima imitazione dei gialli argentiani, senza grandi qualità, ma senza gravissimi difetti. Siamo nella media dei prodotti simili; Lenzi comunque ha la buona idea di ambientare la storia in spazi molto solari. Come spesso succede nei gialli all'italiana, il movente dell'assassassino è molto pretestuoso. Cast che non eccelle, anche se con nomi di qualche pregio. Si può vedere.
Si concentra sugli stilemi tipici del giallo argentiano, con tanto del particolare rivelatore che il protagonista non riesce a mettere correttamente a fuoco, più una buona dose di erotismo lesbico. La tensione è su bassi livelli e il colpevole facilmente individuabile, ma il film si lascia guardare e scorre via piacevole con belle musiche. Citazione da I corpi (il killer che "aiuta" la vittima ad uscire allo scoperto) e Ragazza tutta nuda (l'omicidio nel tunnel degli orrori).
Non è il miglior giallo italiano che ho visto fino ad ora ma non è affatto male, anzi avercene... Molto belle le location, buoni i tentativi di depistaggio del regista per celare l'identità dell'assassino (a mio modo di vedere, l'identificazione non è del tutto certa fino alla fine del film). Molto bella inoltre la colonna sonora di Nicolai. Da vedere.
Buon giallo di Lenzi. Non rasenta la perfezione ma siamo ad alti livelli. Buona anche l'idea dell'assassino psicopatico che estirpa l'occhio sinistro alle vittime. Forse il film manca un po' di ritmo, ma è godibilissimo. Gli omicidi sono costruiti bene da Lenzi, che ogni tanto ci regala anche qualche nudo femminile. Consigliata la visione agli appassionati del genere.
Discreto thriller sulla scia argentiana con l'inedita e bella location di Barcellona; la trama si snoda sul clichè dell'assassino che sembra colpire in un gruppo dove tutti hanno qualcosa da nascondere, con qualche scena di nudo e un amore saffico per solleticare il palato. Peccato la scadimento totale della penultima scena (ma come si fa a delineare così l'assassino???). In ogni caso piacevole per trascorrere una serata, complici anche le belle musiche di Nicolai.
Non tutto rispetta i canoni della credibilità minima, nella sceneggiatura (anche perché la trama è molto complessa), però la regia di Lenzi tiene alto il ritmo evolvendo in modo corretto dal giallorosa dei Sessanta in una convincente variante del thriller argentiano dopo "l'ibrido" Spasmo. Indovinata la cornice spagnola in una Barcellona ben presente e azzeccate anche le musiche di Nicolai (con un "main theme" facilmente memorizzabile). Lasciano un po' a desiderare gli effetti splatter, segno che l'interesse di Lenzi non sta come in Argento nella messa in scena della morte.
Buon giallo lenziano, assimilabile al genere del giallo argentiano. Ottimi il tema musicale di Bruno Nicolai e l'ambientazione spagnola (il maniero del finale è davvero una bella location). Formidabile il cast (vorrei citare anche Mirta Miller nel ruolo della lesbica) e Rigaud. C'è pure Tom Felleghy, nel ruolo del medico. Un po' tirata per i capelli la soluzione finale, ma pazienza. Il resto funziona in modo più che adeguato.
Onestissimo giallo che ha il difetto - oltre alla spiegazione francamente risibile - di essere tutto sommato poco lenziano, e assai derivativo. Certamente non brutto, e del resto lo standard di Lenzi è sempre stato quantomeno soddisfacente. Cast molto paella-western, bel tema di Nicolai, trionfo del Fernet Branca, effigiato non solo in bottiglia ma anche su un portacenere incongruamente visibile durante uno dei delitti, in una scena fra le più folli (una tizia che sviluppa foto fumando e in baby doll!). Non male.
Film che si inserisce nel frequentato gruppo di storie di omicidi multipli nell'allegra compagnia (di americani, in questo caso) in vacanza (in Spagna, in questo caso). Non noioso, mantiene un buon ritmo e tiene sveglia l'attenzione grazie a una serie di espedienti che rende non troppo prevedibile la scoperta dell'assassino. L'unica nota davvero stonata è la spiegazione del "trauma" che sta alla base degli omicidi. È incomprensibile, oppure gravemente pretestuosa. Essendo affezionati al regista, gli concediamo il beneficio del dubbio.
Discreto giallo di Lenzi con pregi e difetti annessi al genere. La sceneggiatura traballante si fa perdonare per merito di alcuni omicidi apprezzabili, con un buon gusto del gore. La soluzione finale del giallo lascia un po’ perplessi soprattutto per la velocità con cui arriva e per la poca probabilità di alcune situazioni. Resta comunque un film interessante. Di particolare effetto l’assolata ambientazione catalana.
Efficace l'idea di inserire una serie di efferati delitti nel contesto spensierato di una comitiva vacanziera, oltretutto nella gaia Barcellona. Il crescendo della tensione, via via che i cadaveri si accumulano, è ben gestito, ma la soluzione è sgradevolmente macchinosa. Ma i territori di Lenzi erano il giallo erotico o il poliziottesco; nel giallo argentiano è meno a suo agio, anche se l'abilità tecnica e il ritmo ci sono sempre. Nell'insieme, così così...
MEMORABILE: Il delitto nel tunnel degli orrori e quello dell'inserviente vicino alla gabbia dei maiali.
Efficace giallo di Lenzi, inferiore al bel Sette Orchidee..., tuttavia gradevole. Il film offre l'insolita ambientazione catalana in una Barcellona ben ripresa. Il regista usa la tecnica dell'indurre sospetti su tutti i protagonisti, per distrarci dal vero assassino. La spiegazione finale è un po' troppo pretestuosa, ma il film è comunque riuscito, anche grazie a una certa cruenza negli omicidi. Il cast è discreto, la fotografia pure. Non tra i migliori di Lenzi, comunque un solido thriller che sarà gradito dagli appassionati: **½
Giallo tradizionale, molto ben congegnato e diretto da Lenzi senza alcuna sbavatura. Girato a Barcellona per una produzione italo spagnola. Sino all’ultimo non è facile individuare il colpevole nel gruppo dei turisti americani in vacanza, eppure il movente non è affatto strampalato. Attori non eccezionali ma comunque funzionali all’opera.
Uno dei migliori gialli di Lenzi. Il titolo è spiegabile, oltre che dal genere a cui il film apprtiene (orrore animalesco, anche se di animali non se ne vedono per fortuna), dagli impermeabili rossi dei protagonisti mentre il labirinto è sicuramente il tunnel con gli specchi. A parte il finale veramente ridicolo e irreale, è un ottimo giallo, che si può riguardare senza annoiarsi. Bello il tema musicale.
I thriller lenziani prima maniera presentavano una noia di fondo legata al mantenere rapporti sia con la decade dei Sessanta, sia con quella dei Settanta. Invece questo film si muove molto bene nello stile di Argento: sarà per la cornice di Barcellona, sarà per un brio che muove tutto, sarà che lo preferisco a quasi tutti i thriller dell'Umbertone nazionale. Buona la tecnica degli omicidi, meno il movente che viene spiegato.
Solo nell'impennata di eye violence finale questo onesto giallo riesce ad ergersi ad un livello superiore (almeno visivamente). Per il resto la trama latita, i personaggi sono caratterizzati come un qualsiasi fumettone italico Anni Settanta (per carità, tanto di capello a quelle ingenue e divertenti opere cartacee), con tanto di fotografa lesbica, odiose lolite e imbolsiti turisti. Le apparizioni dell'assassino vanno dalla imbranataggine totale (più di un'assalto va a vuoto) ad inquietanti sequenze d'assedio. Un po' noioso ma con un suo perché.
Diciamolo subito: chi ama il genere lo troverà gradevole e potrebbe anche divertirsi non poco. Tuttavia questo giallo lenziano dai riflessi argentiani (fin dal titolo) ha parecchi difetti: la sceneggiatura, cosa tipica del genere, è piena di buchi (e in alcuni scene fa quasi "ridere"), ma se altrove la cosa è perdonabile, in questo caso non lo è poiché c'è l'aggravante che non riesce mai a creare una vera tensione; inoltre il movente dell'assassino (appreso, ovviamente, solo nel finale) rasenta il ridicolo. Gli omicidi sono mal coreografati.
Questo giallo particolare parte con un'interessante premessa e un intrigante titolo ma poi, passati i primi quindici minuti, si trasforma in una storia sconnessa e fiacca, piena di forzature e incongruenze e addirittura con alcune sequenze al limite del demenziale (fra tutte, quella che coinvolge un abitante del luogo e il protagonista dopo il primo omicidio... imbarazzante). Peccato, perché la storia poteva essere accattivante se meglio sviluppata. Un'occasione sprecata.
Piacevole e godibilissimo giallo che deve molto a Gli occhi azzurri della bambola rotta sia per la location (siamo in Spagna) che per il modus operandi del killer curiosamente vestito con un impermeabile rosso. Impreziosito da una fotografia spiritata, riesce a coinvolgere e a non annoiare mai grazie ai molteplici e sanguinosi delitti (in uno sprecarsi di pugnalate e di occhi cavati) e a una regia briosa che sa velocizzare il ritmo. Nel cast, ahimè, si salva solo l'ottima Brochard, ma per me questo è il miglior giallo argentiano di Lenzi. ***.
MEMORABILE: L'omicidio della fotografa (la sua gola tagliata, a mio parere, è realizzata ottimamente).
Di per sè è un film "così-così". Quello che veramente fa venire il latte alle ginocchia è una sceneggiatura penosa, dove (oltre allo spettatore) ogni personaggio scoprirà l'identità dell'assassino dopo cinque minuti; e la polizia non darà mai loro ascolto (ma chi ha fatto le assunzioni?). La Brochard ha un'espressione tenera, ma è inadatta al suo ruolo; appena discreto il resto del cast.
Lenzi firma un buon giallo sereno, senza troppi patemi né pretese sbilanciate. L'atmosfera è stupenda, alla moda; solare e calda ambientazione di una vacanza rilassante, che si trasformerà in un incubo, ma leggero, estivo e disimpegnato! La storia è apprezzabile e lo svolgimento evidenzia una regia impeccabile, con attori decisamente a proprio agio nelle parti. Le buone musiche e qualche colpo basso assestato (ma in modo disinvolto) completano la serata di genere. Consigliato la domenica sera, per un momento di glamour relax, in attesa del perfido lunedì.
Mio culto personale e film che mi iniziò al genere (c'era un canale che lo dava quasi tutte le sere), ma dovendo essere obiettivi è lungi dell'esserne uno dei migliori esempi. Troppo derivativo per avere il fascino degli altri gialli lenziani? Forse, ma in realtà il regista aveva anche dato prova di saper assecondare la moda con classe (7 orchidee); stavolta è penalizzato dagli attori (tremendi) e dalla sceneggiatura (un riciclo continuo). C'è di (molto) meglio, ma anche di (troppo) peggio. **½
Uno dei migliori Lenzi, che costruisce un thriller grottesco e feroce. Sin dall'inizio nel tunnel dell'orrore, con l'omicidio della ragazza, per poi proseguire con un efferato delitto in mezzo ai porci (davvero geniale), a quello della fotografa lesbica. Allucinante e davvero terrificante il finale, con enucleazioni di occhi di vetro, con un gusto macabro non indifferente. Buona anche la psicologia tratteggiata sui personaggi, le ambientazioni iberiche e le musiche di Bruno Nicolai. Lenzi si rifà al giallo argentiano, ma con stile e follia.
MEMORABILE: Gli zatteroni rossi lavati nella fontana; la orbita vuota; la ragazzina in piscina; la porcilaia.
Peccato, perché di carne al fuoco ce n'è tanta e la regia non è neanche male; è tutto il resto che non torna, sia per la derivazione argentiana, davvero eccessiva, sia il resto. Dal cast che recita in maniera pessima alle location (originali ma riprese piattamente); perfino le musiche sono usate in maniera invadente. Un'occasione sprecata. Il soggetto è intricato al punto giusto, ma la sceneggiatura e i dialoghi sono pessimi, come la soluzione finale, che risulta altamente risibile. ** in quanto mediocre ma passabile.
Trama appassionante che si srotola sullo schema del body count. La recitazione però risulta a tratti pacchiana non regalando la suspance che meriterebbe. A questo ha contruibuito in modo notevole anche la colonna sonora, basata praticamente su un unico tema riproposto perm l'intera durata del film in tutte le circostanze. Movente finale piuttosto ridicolo, ma per gli amanti del genere è senz'altro da vedere.
E chi l'avrebbe mai detto che una semplice gita turistica in Spagna sarebbe costata a così tanti un'occhio della testa... Benchè nel '75 tirasse già aria di thriller/horror, qui si prosegue con l'italian-giallo prima maniera, riciclando tutto il classico catalogo argentiano del filone. Lenzi non era fatto per gli svolazzi onirici e surreali di un Martino e per confondere le idee allo spettatore aggroviglia una rete di sguardi, indizi, omicidi e sospetti su chiunque, facendo compiere ai personaggi le azioni più illogiche. La soluzione svela-titolo è inconcepibile ma io l'adoro.
MEMORABILE: Il prete che offre dei soldi ad una servetta perché, a suo dire, "lavora troppo"; il padre che si avvicina alla figlia che dorme col rasoio in mano.
Ennesimo tentativo di calcare lo stile del primo Argento (lo si evince anche dal titolo). Caratteritica l'ambientazione catalana, variegata e pittoresca la comitiva in gita... non è noioso ma neppure avvincente e partecipativo come altri (Mio caro assassino, che reputo uno dei migliori al pari della trilogia argentiana). Del buon Umberto Lenzi ho apprezzato Sette orchidee macchiate di rosso, ma in entrambi il finale mi pare un po' troppo affrettato.
Giallo di chiara derivazione Argentiana ma per nulla anodino, questo di Lenzi. Comitiva a stelle e strisce in vacanza catalana per una produzione italo-spagnola: intanto è già un bell'andare... Il film trova poi il suo carattere grazie ad una buona interpretazione del cast di contorno (si segnalano il commissario di Mejuto, la lesbo fotografa Marta Miller e il reverendo Rigaud) che contrappesano i protagonisti (la Brochard proprio non ce la fa). Bel ritmo del nostro Umberto che prova a farci dimenticare i buchi neri dello script. Indovinato score di Nicolai.
Giallo classico che più classico non si può, ibridato, per esigenze commerciali, con il thriller argentiano. La pellicola del maestro di Massa Marittina, che dirige "correttamente" ma senza entusiasmo, a tratti boicottandosi, per far dispetto al produttore che gli aveva detto: "Umbè, fammelo alla Quattro mosche", si segue fino alla fine, senza strapparsi i capelli, ma neppure annoiandosi. Il livello della recitazione delle donne del cast è buono, quello degli uomini appena accettabile.
Riuscito giallo whodunit di matrice argentiana, con insolita ambientazione barcellonese. Un film semplice, intrigante, godibilissimo, ben confezionato, impreziosito da lievi tocchi di nudo e sangue e da una colonna sonora (ad opera del grande Bruno Nicolai) assolutamente incalzante. Cast discreto, sul cui livello medio inficia un protagonista (John Richardson) piuttosto inespressivo. Qualche problema a livello di sceneggiatura, ma il coinvolgimento rimane intatto e il film si gusta che è un piacere.
Senza infamia e senza lode, anche se alcune trovate lo distinguono dalla massa di gialli dell'epoca (l'ambientazione a Barcellona, il killer che uccide con preciso modus operandi legato al trauma scatenante e quasi mai per eliminare testimoni). Non riesce ad essere incisivo. Gli omicidi sono sbrigativi e c'è poca tensione, la colonna sonora non aggiunge niente, la figura dell'assassino in rosso poteva far paura ma non ne fa. Nel complesso però è scorrevole; trama intricata al punto giusto.
Uno dei thriller italiani anni 70 a cui sono più legato è anche uno dei miei preferiti in assoluto. Lenzi è bravo ad inserire indizi in grandi quantità facendo modo che lo spettatore si trovi altamente coinvolto nella storia. Il film quindi è godibilissimo e la colonna sonora incalzante. Le uniche pecche sono la evidente limitatezza del budget (un po' desolanti alcune location) e una regia alcune volte un po' rozza.
Bella luce in questo giallo pseudo-argentiano dove dal particolare si giunge al generale e alla risoluzione del caso. Attori al solito mediocri, con una Ines Pellegrini totalmente incapace e un ispettore di polizia che ha l'età di Matusalemme. Anche la motivazione degli assassini è debole, debolissima. Comunque nel complesso si lascia guardare e non annoia.
Giallo di ambientazione catalana, ha un ottimo ritmo (cosa che mancava clamorosamente in altri gialli lenziani, su tutti Orgasmo e Spasmo) e già solo per questo merita almeno un pallino in più. Alcune caratteristiche del giallo lenziano sono sempre presenti, i tentativi di depistaggio per confondere lo spettatore si susseguono e la soluzione finale è tutt'altro che scontata. I gatti rossi del titolo sono i partecipanti ad un viaggio organizzato dotati di impermeabili rossi all'interno di un pullmann (idea un po' fantasiosa). Consigliato.
MEMORABILE: Il particolare rivelatore del tentato suicidio della moglie di John Richardson.
Un'ottima guida turistica di Barcellona (anche se in 40 anni sarà molto cambiata) oltre che un gran bel film. A parte gli omicidi, nei quali c'è un'attinenza al bacio in un film con la grande Faye, voglio sottolineare la simpatia del commissario prossimo alla pensione, ma ancora di più il fascino della camera riservata ma deserta dell'hotel di lusso. Davvero fino all'ultimo non si indovina se la moglie possa o meno avere avuto un ruolo e questo dà molta forza supplementare al film nel suo complesso...
Discreto lavoro di Umberto Lenzi, che dirige con scorrevolezza un piacevole giallo in puro stile argentiano. Diversi sono gli indizi a carico dell'assassino, a tal punto che lo spettatore durante la visione difficilmente crede che possa palesarsi in questo modo. Interessanti le ambientazioni oltre a diverse trovate sceniche, come l'impermeabile rosso e la modalità degli omicidi. Consigliato.
Lenzi ambienta a Barcellona un tipico plot argentiano con killer scatenato tra i componenti d'un viaggio vacanze americano. Ne fa sbulbare un bel numero e ci aggiunge qualche personaggio esterno misterioso quanto “invisibile”. Fa procedere spedito un soggetto intricato quanto basta e puntando al sodo offre un thriller efficace e appagante, capace di volare sopra difetti e approssimazioni (che non mancano).
MEMORABILE: Il barba che guarda il fondoschiena della ragazzetta che s'accuccia per dar da mangiare ai maiali: dovrà confessarlo alla polizia (figuraccia)!
La matrice argentiana è ben presente nella mente di Lenzi, che confeziona un discreto giallo all'italiana calibrando alla perfezione montaggio e ritmo. La sceneggiatura, seppur con qualche caduta di tono specie nel movente alquanto scemotto, offre dialoghi credibili e dosa con cura la tensione. Lo score di Nicolai e l'abientazione spagnola sono due ottime scelte. Un'ora e mezza di intrattenimento onesto (sicuramente un complimento che Lenzi apprezzerebbe).
Onesto giallo lenziano, che sfrutta a dovere lo scenario catalano per dare uno sfondo abbastanza originale a una trama in fin dei conti standard rispetto a molti tra i mille gialli thriller argentiani di quegli anni. Il finale è pessimo e poco verosimile, molte tessere non tornano, ma per un’ora e mezza non ci si annoia e tanto basta per poter considerare il film come un esempio di intrattenimento piuttosto godibile.
Giallo mediocre, ben al di sotto rispetto agli standard di Lenzi, che in questo film decide (forse per via della moda del periodo) di accantonare le proprie qualità per cercare di imitare il thriller argentiano; perciò, prova ne è il forzatissimo titolo (se non sono presenti animali non va bene!), il film risulta essere poco originale. Il movente che spinge l'assassino a commettere i delitti è ridicolo, quasi quanto la prova dell'intero cast di attori. Bella l'idea dell'assassino tutto in rosso, ma il resto è davvero poca cosa.
Notevole thriller all'italiana (ambientato, però, a Lisbona) con una soluzione abbastanza inattesa e dal buon ritmo. Il talento visionario di Lenzi emerge bene da questo giallo old fashioned e non mancano scene saffiche e pubblicità (mica tanto) occulte. Buone le prove di Mejuto e della Brochard.
MEMORABILE: L'uccisione della ragazzina nel tunnel dell'orrore.
Buon thriller italo spagnolo diretto da Lenzi. La trama è buona e gli indizi, veri o presunti, vengono seminati qua e là da una sceneggiatura azzeccata cui collabora lo stesso regista. Alcuni dialoghi lasciano a desiderare ma le musiche e il modus operandi del colpevole offrono buoni motivi per la visione. Il cast, esclusa la brava Brochard, non è di alto livello ma nel complesso il risultato è buono.
Gradevole giallo che strizza l'occhio (è il caso di dirlo...) ai film di Argento. Appare azzeccata la scelta d’aver posto l’accento sugli impermeabili rossi, come una pennellata d’artista e su questi anche impostato l'apertura con i titoli di testa. La trama, ben concepita, è onesta con lo spettatore, al quale vengono forniti elementi sia utili alla scoperta dell’assassino che necessariamente devianti verso altri sospetti. Alcune inquadrature da fotoromanzo, caratteristiche dell’epoca, sono più nostalgicamente piacevoli che di disturbo.
Un discreto giallo legato ai tratti distintivi del genere negli anni settanta, diretto da Lenzi con una buona mano e provvisto di un buon ritmo. L’ambientazione solare e allegra di Barcellona in principio sembra quasi stridere, ma alla fine si rivela un valore aggiunto. Un buon pathos, qualche spunto interessante che malgrado alcuni difetti gli permette di raggiungere la sufficienza. La rivelazione del movente, invece, fa perdere qualcosa perché tutto sommato è inutile all’economia del film.
Onesto thriller di Umberto Lenzi, di chiaro stampo argentiano, ambientato in una Barcellona ove si aggira un misterioso assassino con la fissa di cavare un occhio alle proprie vittime. Non è tra i migliori lavori del regista, ma è sicuramente apprezzabile da parte di chi (come me) da sempre è affascinato da questi gialli all'italiana anni 70. Anonimo il cast, con una prova complessivamente discreta. Tutto sommato non male.
Thriller turistico: vittime, assassino, poliziotti sono avvolti, infatti, da quell'aria svogliata tipica del villaggio vacanze. Ci sono un po' di sangue, colore locale (spagnolo), sospetti, falsi indizî, occhiatacce, qualche nudo... il tutto, però, senza mordente. A pochi minuti dalla fine lo spettatore, sonnacchioso, si è formato nella testa il giudizio da un pallino e mezzo... poi la rivelazione ultima: inutile negarlo, è una mazzata... talmente forte che il mezzo pallino rotola via, inesorabilmente.
Buchi di sceneggiatura e incongruenze a parte, questo thriller del periodo argentiano di Lenzi si mantiene su un livello sufficiente per buona parte del film, grazie anche alla piacevole ambientazione spagnola, valorizzata da una buona fotografia e dagli echi morriconiani della musica di Nicolai. Purtroppo cade vistosamente nel redde rationem finale, una delle soluzioni più assurde e raffazzonate che si siano mai viste. Coproduzione italo-iberica con cast tecnico e artistico equamente diviso fra i due Paesi, com'era ampiamente in uso ai tempi.
MEMORABILE: Il delitto al luna park, nel tunnel degli orrori.
Classico thriller lenziano con una comitiva di turisti americani in Spagna presa di mira da un misterioso killer. Il cast non è memorabile e vede Martine Brochard con altri volti tipici del genere, come Richardson e Rigaud. La regia si mantiene su discreti livelli anche se non è ai livelli di Spasmo. Notevole l'omicidio nel tunnel dell'orrore che anticipa Tobe Hooper. Musiche di Nicolai.
Nel folto panorama dei thriller all'italiana, questo film di Lenzi si ritaglia uno posto in prima fila: non tanto per la vicenda (in ogni caso avvincente) quanto per la curiosa ambientazione a Barcellona, nella Spagna appena post franchista. Efferati omicidi in ambito turistico con il gusto - tipicamente di matrice "argentiana" - dello splatter a basso costo, che in termini di resa risultano alquanto efficaci. Non tutto fila liscio, specie sul fronte della sceneggiatura, ma complessivamente è un "giallaccio" d'antan da ricordare. Buone le musiche.
Sulla scia di Argento fin dal titolo, ma visivamente meno accattivante e con un pizzico di ingenuità in più nella sceneggiatura. Comunque Lenzi dirige bene e l'insieme scorre liscio quanto basta per divertire i fan del genere. Cast discreto, qualche efferatezza nei delitti e una buona partitura musicale di Nicolai. Identità del killer difficile da indovinare ma anche con un movente così così.
Piace l'ambientazione spagnola, inconsueta ma a suo modo straniante e dissociativa, che dimostra ancora una volta come la luce del sole possa spaventare ben più delle tenebre (Ibáñez-Serrador, a suo modo, ne farà assoluto tesoro). Il resto non brilla per particolari invenzioni, ma Lenzi ha il merito di mantenere l'attenzione alta sino alla fine (ma lo smascheramento del colpevole difetta sempre nella costruzione del movente). Il titolo, contorto e allusivo alla maniera argentiana, è più pretestuoso del solito.
Intrigante e suggestiva pellicola ben fatta, come ci si aspetta da certi bravi registi in pieno fulgore thriller anni 70. Le aspettative non saranno deluse: colonna sonora godibile, recitazione credibile, ritmo fluido. Gli omicidi non mancano, come non manca la mano assassina (di rosso guantata in questo caso) che a suon di lame miete non poche vittime all'interno di un gruppo americano in trasferta spagnola. Non è facile intuire chi sia la mente deviata, né le cause. I depistaggi si sprecano ma il film è godibilissimo e imperdibile, per i nostalgici.
Film non privo di difetti ma che riesce a inchiodare alla sedia lo spettatore grazie a una trama ben articolata e congegnata, con un intreccio che si dipana solamente nel finale. Suggestive le scene degli omicidi, peraltro in piena luce solare, cosa rara per il genere. Belle anche le location. È un peccato che la recitazione deluda e che ogni tanto ci sia qualche buco di sceneggiatura qua e là, altrimenti sarebbe stato veramente uno dei migliori film del genere. Anche il movente dell'assassino convince poco. Resta comunque un ottimo esempio di giallo anni '70. Da vedere.
Non è il Lenzi migliore perché si preoccupa troppo di essere sulla scia di Dario Argento rinunciando a quel malsano spirito altoborghese che conoscevamo nei suoi thriller migliori. Però è girato bene, tiene abbastanza la suspense e riesce a rendere credibile anche un Richardson qui decisamente anonimo. Il finale è un po' sottotono, ma nel vederlo ci si diverte. Ines Pellegrini vince come ruolo piu sexy.
Thrilling italiano dallo stile e lo spirito vagamente camp, riesce ad essere démésuré nelle intenzioni tanto quanto nella forma, con un rilevante sodalizio tra il comparto tecnico e quello produttivo. Buona la regia di Lenzi, che insegue i suoi personaggi nel baratro della follia omicida, beatamente crudeli i delitti e chiusa finale dall’architettura emotiva quasi improvvisata. Cast legnoso ma pieno di fulgide bellezze femminee. Assolato.
Un lavoro dignitoso dell'Umberto nazionale, seppur inferiore alle Sette orchidee, tanto per restare in ambito argentiano. L'ambientazione catalana è affascinante e il regista si fa prendere la mano, dando l'impressione a volte di girare uno spot turistico, mentre i cadaveri si susseguono. Lo scioglimento finale è un po' cervellotico, ma quanto meno ci si arriva lasciando fino all'ultimo lo spettatore nel dubbio. Cast misto italo-spagnolo, non sempre convincente, mentre il motivetto di Nicolai si lascia sentire.
Sembra un tipico giallo all’italiana, o un brutale thriller d’oltreoceano, il film di Lenzi, col suo grottesco accumulo di sospetti in piena villeggiatura ispanica. Da farsa a tragedia non si lascia scappare nemmeno improbabili ambizioni psicoanalitiche e un - seppur sottile - velenoso sottotesto sociale. Di certo non sofisticato ma neppure minimamente noioso. Da riscoprire.
Giallo lenziano che dal titolo parrebbe uno dei tanti epigoni della trilogia animalesca argentiana ma che invece rinnova in tutto il proprio espediente narrativo. Anche se con un plot imperfetto, una sceneggiatura un pochino zoppicante e una risoluzione dell'enigma leggermente raffazzonata, rimane comunque un'opera più che dignitosa, per essere uno dei tanti derivati argentiani.
Comitiva americana in gita a Barcellona viene decimata da un killer. Thriller di genere che sparge numerosi indizi per assottigliare il papabile colpevole, con un movente finale incredibile dal punto di vista medico. Il cast femminile cattura l'attenzione, quello maschile è poco amalgamato. Qualche spruzzata di erotismo sparsa aveva l’intenzione di dare un tocco di morbosità in più, invece finisce per essere un pretesto gratuito. Il tocco degli impermeabili rossi è una scelta azzeccata.
MEMORABILE: L'uscita dal pullman con gli impermeabili; La foto del rullino; Il tris di occhi.
Ultimo giallo seventies firmato Lenzi debitore in parte a certe tematiche argentiane (e non solo per il titolo), ma diretto con il solito mestiere. Lenzi è abile nella prima parte nel caratterizzare praticamente ogni personaggio come possibile assassino, purtroppo a conti fatti il finale non sorprende più di tanto e il movente è al limite del delirante. Bella la colonna sonora di Nicolai, cast adeguato.
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Lythops,
nel tuo commento scrivi
"...perde molto anche perché l'unica versione di riferimento è in lingua inglese."
Mi risulta uscito in dvd con italico idioma.
Probabilmente non ho capito bene che cosa tu intendessi dire. Potresti spiegarmelo meglio?
DiscussioneLythops • 7/11/18 19:18 Call center Davinotti - 35 interventi
Certo! Si trovano varie versioni anche su YT in lingua italiana, ma sono inaccettabili in quanto a definizione. Che esistesse un DVD non lo sapevo, l'unica versione che sono riuscito a trovare è stata quella inglese, peraltro da un file torrent, ottimamente definito. Credo che sia stata edita recentemente da un originale già coi colori sbiaditi, non essendo stampato in techicolor. In considerazione che si tratta di un buon film, penso di estrarre l'audio italiano da YT e sostituirlo con l'inglese. Oppure, visto che sono pigro, farò tesoro di quello che mi hai detto e mi metterò a cercare il DVD. Buona serata!
Grazie del chiarimento. Se guardi nella sezione home video troverai notizie sulle varie edizioni digitali. Buona serata anche a te.
DiscussioneZender • 7/11/18 20:01 Capo scrivano - 5 interventi
Ecco, non me n'ero accorto, ma è bene non parlare mai di edizioni homevideo nei commenti, per quelli c'è la sezione apposta. In ogni caso non solo esiste da quattro anni il dvd italiano ma è uscito di recente un bluray di riferimento in Germania con tanto di traccia italiana.
Il commento andrebbe rifatto, Lythops, concentrandosi sul film come sempre.
Te lo riporto qui. Puoi tenere quel che non riguarda l'homevideo e aggiungere qualcosa per quel che riguarda il film, che è sempre la cosa più importante, poi reinserirlo. Grazie.
Classico film anni '70, in quanto tale concepito per essere gustato nel buio di una sala e non su uno schermo televisivo, perde molto anche perché l'unica versione di riferimento è in lingua inglese. Privati della musicalità dei nostri doppiatori, ci si può concentrare sulle immagini, su un'opera non secondaria di Lenzi che però risente dell'influenza del primo Argento (ad esempio il movente psicologico), ma ha una sua originalità visionaria. Bravo Nicolai nelle musiche. Buono.
Caesars ebbe a dire: Mi risulta uscito in dvd con italico idioma.
Probabilmente non ho capito bene che cosa tu intendessi dire. Potresti spiegarmelo meglio?
Per non parlare delle varie - e in un paio di casi superlative - edizioni in blu-ray uscite da un paio d'anni a questa parte (quella della X-Rated ha anche la titolatura in italiano).