Visto oggi può apparire ingenuo, ma la descrizione dell'Italia del dopoguerra è sincera e vicina alla realtà (d'altra parte lo sceneggiatore Sergio Amidei proviene dal Neorealismo e innesta nella commedia l'esperienza maturata nel campo). E' il 7 agosto del 1950, nella finzione, e sulla spiaggia affollatissima di Ostia convergono i protagonisti dei diversi episodi, per la prima volta incrociandosi e dando il via agli intrecci dopo anni in cui gli episodi venivano sempre montati separatamente. Una bella trovata (di Amidei) che contribuisce a rendere più scoppiettante il ritmo, regalando varietà e una maggiore sensazione di coralità. L'unico...Leggi tutto che forse male si integra con gli sketch balneari è il vigile dell'esordiente Mastroianni (doppiato da Alberto Sordi, incredibile!), rimasto in una Roma semideserta a cercar di risolvere i problemi della sua fidanzata. Molto più veraci e significativi i bozzetti familiari del popolani che si fanno le spaghettate in spiaggia o dei giovani che si fingono ricchi per conquistare l'amore. Per quanto si respiri una certa inconsistenza di fondo, il quadro generale emerge chiaro e si conferma un bello spaccato dell'Italia che fu; onesto, semplice, a suo modo prezioso, per quanto denoti nel complesso limiti non indifferenti.
Emmer esordisce all’insegna di una commedia neorealista sull’Italia del Secondo dopoguerra, prima del boom economico. In occasione di una gita ad Ostia si incrociano le storie di personaggi appartenenti a classi sociali diverse, alle prese con problemi, sentimenti, aspirazioni, ipocrisie, immoralità. Il cast recita spontaneo e vivace: accanto a nomi illustri (Mastroianni, Ninchi, Interlenghi, Cigoli, Serato…) ne compaiono altri ugualmente validi ma destinati a scomparire presto dalle scene (la graziosa Baldini, Verga).
Una commedia che racconta la giornata al mare di alcuni personaggi romani. In primo piano due ragazzi che si incontrano, s'innamorano e tornati a Roma scoprono di abitare nello stesso quartiere. Un film "pulito" che narra delle storie semplici e dal gusto popolare. Mastroianni nella parte di vigile con la ragazza incinta che cerca casa per costruirsi un futuro, unica situazione slegata dalle altre e ambientata in città. Ave Ninchi madre affaccendata durante la domenica estiva con marito, figli e amici di famiglia. Piacevole, da guardare rilassati!
MEMORABILE: Le due ragazze che si fingono ricche turiste per conoscere giovanotti di buona famiglia.
Luciano Emmer è molto bravo a far apparire questo bel film (ora anche prezioso documento di costume) come un reportage fatto con una MdP nascosta, dove i ripresi, inconsapevoli, non recitano ma vivono al naturale questa giornata di festa sulla spiaggia, in parte selvaggia, di un mare ancora incontaminato, alle porte di Roma. Sono rappresentati tutti i ceti sociali, dove i più genuini sono quelli "caciaroni", mentre i più infidi si nascondono dietro false apparenze. Amori giovanili che commuovono e bambini in colonia. Sordi doppia Mastroianni?
Notevolissimo film d’esordio di Emmer. Il regista documentarista riesce a sorprendere e a “rubare” la vita di un’umanità povera ma sana, brulicante e fagottara, borghese ed aristocratica, in una domenica d’agosto al mare di Ostia, nel momento del suo farsi, con un occhio vigile ed acuto e con spiccato gusto dell’improvvisazione. Il film conserva tutto la sua freschezza e spontaneità anche dopo sessant’anni. Una lezione di neorealismo puro e senza orpelli ideologici garante Zavattini. Film da studiare.
In una normale domenica d'agosto, si incrociano le storie di una variegata umanità romana che rappresenta la più folta umanità italica dei primi anni del secondo dopoguerra. Il primo film di Emmer, visto oggi a più di sessant'anni di distanza, si apprezza non tanto per le piccole storie che racconta (gradevoli ma prevedibili), quanto piuttosto perchè può essere considerato un vero e proprio documento d'epoca di cui è bello gustare anche e soprattutto i piccoli particolari (tanto per fare un esempio, i cartelli sulla spiaggia): Cast ricco.
MEMORABILE: Il cartello al ristorante del lido: si accettano anche i clienti con cibi propri.
Il cartello al convento: è proibita la bestemmia.
Incredibile la ruspante e contagiosa vitalità profusa dal film d'esordio di Emmer, che mantiene una freschezza clamorosa, ormai senza tempo, nei dialoghi e nelle situazioni anche a 61 (!) anni dall'uscita. Questo 7 Agosto al mare (ma non per tutti è così) è una sorta di commedia di (e in) costume su base neorealista: la guerra è alle spalle e si torna a vivere. Salvo rare eccezioni ci si affeziona e molto, ai numerosi personaggi e c'è il rammarico per la breve durata del tutto: c'era talmente tanta carne al fuoco per fare una pellicola ancora più corposa.
MEMORABILE: La tristezza di Cigoli nel lasciare sua figlia in colonia; la rapina al mattatoio.
Esordio nella "fiction" del documentarista Emmer: tentativo di coniugare neorealismo e commedia di costume. La struttura episodica e frammentatissima è evidentemente a continuo rischio bozzetto, evitato comunque grazie ad uno sguardo neutro capace di dare coesione e sincerità all'operazione. Dal punto di vista registico poi è rimarchevole il ritmo dato al racconto. Bella galleria di volti, alcuni destinati a trovare il loro definitivo posto al sole (Marcello doppiato da Albertone, Interlenghi), altri dimenticati come tante torride domeniche d'agosto.
Molto interessante e splendidamente recitato (***). Commedia a episodi incastrati nei quali la naturalezza domina e si fa apprezzare ancor oggi per la sua gradevole freschezza. Come nota con acume il Morandini, oggi piace più come testimonianza d'epoca (indimenticabile il tratto di spiaggia ancora da sminare) che come commedia o film neorealista. Se qua e là dà l'idea di cadere nel bozzetto, ebbene è un bozzetto d'autore. Avrà decine di imitazioni spiaggesche e una curiosa ripresa (non in agosto, ma a Natale, in un trash Anni Settanta...)
Un'altra domenica della buona gente, e anche di quella meno buona: la domenica è di tutti, il mare e il sole sono di tutti, in questa Italia nell'interregno tra dopoguerra e boom economico. Ricchi e poveri stanno a bagno nella stessa acqua, per un attimo possono illudersi di essere uguali, ma il ritorno in città ristabilisce le (in)giuste distanze. Un coro di voci fresche sapientemente orchestrate, i toni non si alzano troppo, è la realtà di una domenica d'agosto qualunque, un ricordo presto lontano, come l'eco del mare in una conchiglia, presto sbiadito, come una vecchia cartolina illustrata.
MEMORABILE: "Non se la prenda, noi ricchi non siamo cattivi, solo un po' stupidi!" "Io... so' er fijo de Peppino lo stagnaro!"
Visto oggi da una persona di una "certa" età, è un'operazione nostalgia: l'immediato dopoguerra, i pochi mezzi, la voglia di divertirsi, la fiducia nel futuro. Asseconda il "guardone" che è in noi, un po' come tutto il cinema, ma ci offre momenti teneri, come Mastroianni che quasi interpreta se stesso ed è doppiato da un riconoscibile Sordi, chissà perché. C'è anche una nota culturale: un tale spiega cosa vuole dire "Spingula frangesa".
Estate 1949 (il film uscì all'inizio del 1950); in un'Italia appena uscita dalla guerra (non si cita mai, ma è lampante) si va al mare e... tutto sembra come oggi! Le ragazzine che tentano di adescare ricchi ragazzi per “sistemarsi”, la spaghettata italica in spiaggia, giochi e pettegolezzi da bagnasciuga. Emmer, con geniale leggerezza, debutta e inventa un genere vacanziero-balnerare nel migliore dei modi. Ritmo e recitazione sicura danno valore aggiunto.
7 agosto 1949: una domanica fra una Roma deserta e Ostia, affollatissima di cittadini i cerca di refrigerio in una bolgia infernale fitta di ombrelloni e bambini, dove si intrecciano piccole storie più o meno significative. Emmer incrocia il neorealismo con la commedia vacanziera che tanti fasti e nefasti incontrerà negli anni a venire, finendo per dirigere un documentario dell'epoca, da gustare soprattutto cogliendone i particolari. In tal senso apprezzabile, anzi prezioso, al di là dei meriti strettamente cinematografici che non vanno oltre un bozzettismo reso gradevole dal tocco leggero.
MEMORABILE: Il bagno dei due mariti: un breve ammollo seduti sul bagnasciuga, concluso con la decisione di andarsi a bere un bicchiere di vino
La commedia sentimentale italiana, fra innamoramenti e calate ridanciane (la famiglia di Ave Ninchi), intrighi rosa, declinati con garbo e bonomia romanesca. Una miscela inimitabile perché risente degli umori ottimisti seguiti alla fine della guerra (la spiaggia minata è lì a ricordarla). L'amore si tingeva di speranza e non c'era più vera malinconia in un'Italia ancora ingenua, ma vitale e pronta a proiettarsi in un futuro che credeva migliore.
7 Agosto, giornata vacanziera per romani in gita a Ostia. Trattato antropologico (evitando i ricchi) di famiglie numerose, coatti primordiali, amori estivi e colonie (d’impatto le reti con dietro i bambini). Interessante per descrivere l’esodo, i balli e la voglia d’evasione per tutte le tasche (i clienti con cibi propri). Sceneggiatura filante con allegrezza musicale di sottofondo (unica nota eccessiva gli spari nella rapina). Interlenghi si fa notare, un acerbo Mastroianni si fa doppiare da Sordi.
MEMORABILE: "Questo è Frascati, un profumo"; "Ma vatte a ripone"; La pubblicità antiaerea (i volantini); Le mine in spiaggia.
Il film è una sorta di documentario d’epoca che ci mostra come si viveva nell’Italia del dopoguerra. C’è tanta voglia di rinascere e così viene colto il momento di una giornata agostana tra sentimenti e qualche sorriso grazie a uno stuolo di ottimi attori tra cui un acerbo Mastroianni doppiato da Sordi (sic!), una Ave Ninchi non ancora debordante e un giovanissimo Interlenghi. La storie sono esili ma si seguono piacevolmente.
Più che un film un reportage antropologico: la guerra è finita (ma le mine ci sono ancora e pure qualche militare) e la gente può rifiatare, perciò tutti al mare! L'unica storia con ossatura è quella del padre con fidanzata "matrigna", gli altri sono siparietti (la famiglia romana fagottara, i giovani che sperano di "cuccare"...). Veramente curioso Mastroianni doppiato da Sordi, anche lì un episodio condito velocemente. Come eravamo prima del boom (questi sono i genitori dei coniugi Marletti e compagnia).
MEMORABILE: La colonia dei bimbi, vista quasi come un carcere.
Espressivi schizzi (disegni minimali) di semplicità e freschezza ammirevoli; come realizzati a fusaggine (quel carboncino leggero, più grigio che nero) e fissati con sottile, pregevole gomma arabica. Umanità varia in una domenica d'agosto come tante, nell'Italia del secondo dopoguerra: risulta come emblema (o come una serie di piccoli emblemi). L'insieme è genuino, ispirato; gli attori, bravissimi, si direbbero mossi da una mistica della naturalezza. Si resta incantati dall'esattezza geometrico-poetica, condotta con capacità di sprezzatura.
Una testimonianza fedele della società romana della fine anni Quaranta: ricchi e poveri, nobili e proletari; una città deve ancora cancellare i danni della guerra ma già mostra la voglia di lasciarsi dietro il passato. Usi e costumi di un’epoca che, forse, a dispetto di quello che si dice, non era tanto meglio di oggi: fagottari, famiglie rumorose, pappagalli e tanta coattaggine. Con una morale: ciascuno deve stare con i propri simili.
Emmer ci racconta come eravamo quando la guerra era finita e le speranze cominciavano a prendere il posto delle macerie. Il film fatica a trovare una sua dimensione a causa dell'eccessivo frazionamento delle vicende narrate, che impedisce un'analisi approfondita dei personaggi, che avrebbe dato più forza al racconto. La mano felice del regista si nota comunque nell'armonia di un efficace lavoro corale che coglie le giuste atmosfere, grazie anche al valido cast, tecnico e attoriale. Un buon film, che vale soprattutto come documento filmato di un importante momento di transizione.
In una sola domenica d’agosto si concentrano numerose storielle di varia umanità con protagonisti di diverse estrazioni sociali, concentrando nel rito vacanziero l’universo delle relazioni. Non è solo l’antesignano dei film balneari, con le sue scenette sparse tra bozzetti realistici, divertenti o sentimentali, ma anche uno spaccato dell’Italia (anzi, della Roma) postbellica che guarda spensierata alla felicità della piccola quotidianità. Da segnalare il primo ruolo di rilievo di Mastroianni, ma doppiato da Sordi (!).
Apparentemente sembra quasi un documentario, come se riprendessero di nascosto i bagnanti he affollano Ostia. In realtà Luciano Emmer al suo esordio propone una sceneggiatura di ferro, piena di notazioni di costume e capace di mostrarci con chiarezza il modo di vivere di un'epoca, con la guerra appena alle spalle ma con tanta voglia di vivere e di vivere bene. Un film fresco, nonostante il tanto tempo passato.
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CuriositàColumbo • 9/08/11 18:24 Pulizia ai piani - 1097 interventi
L'auto di Roberto (Serato), che uno dei bambini scambia per una Aston Martin, è italianissima: si tratta di una Maserati A6 1500 del 1950:
MusicheColumbo • 9/08/11 18:51 Pulizia ai piani - 1097 interventi
Tema musicale di Roman Vlad.
Canzoni: Domenica d'agosto di Oliviero/Manlio; Vieni via con me di Oliviero/De Mura, cantate da Rossana Beccari, Giacomo Rondinella e Claudio Villa.
DiscussioneZender • 9/08/11 18:58 Capo scrivano - 48842 interventi
Columbo ebbe a dire: Il giovane Mastroianni è doppiato da Alberto Sordi. Effetto straniante, direi. Beh, Mastroianni doppiato da Sordi è veramente il massimo! Varrebbe anche solo per questo il film!
CuriositàDaniela • 11/05/13 10:30 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Come ben noto in questo film Marcello Mastroianni è doppiato da Alberto Sordi.
Allora Albertone era attivo nel cinema soprattutto come doppiatore, non solo in film comici o commedie brillanti, ma anche in film di tutt'altro genere, con un effetto che suona adesso abbastanza straniante...
Ad esempio, parlano con la sua inconfondibile voce Robert Mitchum in Notte senza fine, strano western come cadenze da tragedia greca, Gordon Oliver ne La scala a chiocciola (è il fratello inaffidabile del protagonista), Vincent Price, fidanzato immeritevole della bellissima Tierney nel noir Vertigine.
All'inizio della sua carriera la voce di Mastroianni, pure essa inconfondibile, veniva ritenuta poco adatta, per cui in alcune occasioni venne doppiato non solo da Sordi ma pure da Nino Manfredi, come in Le ragazze di Piazza di Spagna.