Notturno - Documentario (2020)

Nelle zone di confine fra Iraq, Iran, Kurdistan, Libano, Siria... terre di nessuno dove la vita stessa sembra interrogarsi sul proprio significato, si agita un'umanità in cerca di normalità, fra spari lontani che sembrano non appartenere loro. Bambini stremati dai loro incubi, interni di famiglie silenziose, soldatesse che si danno il cambio, carcerati rigorosamente vestiti di rosso commentano l'Isis e la loro guerra personale a un male senza pietà. Colpisce la totale assenza di un benché minimo accenno di sorriso.

Nuova fatica di Rosi che questa volta si reca in Medio Oriente per raccontare le mille contraddizioni di una zona oggetto di una lunga e sanguinosa guerra. Si vedono immagini molto belle (l'adunata all'alba dei soldati con la quale si apre il film, la recita dentro l'ospedale psichiatrico) ma il senso di "non verità"  aleggia un po' in tutto il film (ed è fastidioso soprattutto quando si vedono le guerriere curde compiere un'azione notturna evidentemente ricostruita, come dimostrano i controcampi).

Rosi, dopo tre anni di riprese, ci offre un film che mostra i confini mediorientali tormentati da conflitti e pallottole senza fine. Il risultato non sempre appaga, nonostante la commovente visione dei bimbi con i loro disegni davanti a una maestra in sandali bianchi con tacco, e le scene familiari nella stanza in comune in attesa della caccia agli uccelli. Nel complesso non entusiasmante, soprattutto con il mattone dell'ospedale psichiatrico in cui c'è una "mezza " filippica contro l'issi. Si ha l'impressione che alcune situazioni siano state preparate cinematograficamente.