In futuro, causa tragici cambiamenti climatici, per diventare genitori bisogna superare un rigoroso test, fatto di numerose prove somministrate da un valutatore. Ancora una distopia futuribile che si segnala in primis per l'aspetto visivo che, tra richiami pittorici e interessanti architetture, appaga l'occhio. Narrativamente parlando la storia sa accattivare e incuriosire, scorrendo via bene fino all'epilogo. Buona la prova del cast, specie al femminile. Gli manca però quel guizzo che scuota lo spettatore e lo renda indimenticabile.
La valutazione di idoneità per una coppia desiderosa di avere un figlio è spietata e del resto siamo in un cupo futuro in cui i privilegi degli eletti comportano l’alienazione. Inquietante l’anomalo ménage a trois con l'insidiosa valutatrice, così come l’ambiente raffinato filtrato da una fotografia livida. Nel film c’è molto dei soliti incubi distopici, ben costruiti ma un po’ superficiali, mentre il vero colpo d’ala (meno eccentrico ma più denso e intenso) è l’epilogo, dal dialogo rivelatore all’evoluzione finale dei tre personaggi. Ansiogeno.
In un cupo futuro dispotico, per concepire un figlio bisogna superare una spietata selezione. Un film che rende bene la drammatica alienazione di un pianeta climaticamente invivibile in cui una nascita rappresenta un privilegio per pochi. Un ambiente che rappresenta un "non luogo", fotografato con toni freddi che esaltano la solitudine interiore dei protagonisti verso i quali viene esercitato un gioco al massacro il cui esito consisterà in un inevitabile cambiamento dei rapporti di coppia. Brillante la prova dei tre attori principali.
Parte da un notevole spunto di sceneggiatura, creando un saporoso climax di tensione in larghi tratti disturbante, ma "falla" sul piano ideologico, dando l'impressione d'accontentarsi in sostanza del canovaccio senza svilupparlo in linee guida che dallo stesso si intrichino, dividano e avviluppino e finendo per manifestarsi confuso sul senso complessivo di un operazione solo "narrativa", mai dialettica. La Fortune comunque sa lavorare in parsimonia e dirige un incisivo trio di protagonisti, con la Vikander che soggioga ma fa percepire vulnerabilità e una Olsen di sensuale magnetismo.
In un futuro prossimo, un non precisato regime politico totalitario impone una limitazione delle nascite previa valutazione dei requisiti che in astratto dovrebbero avere i genitori nei confronti di un ipotetico figlio. E' quanto accade a una coppia che sarà sconvolta dalla pressione di una figura di controllo ambigua e paradossale. Un film elegante sul piano formale ma ideologicamente molto vago anzi equivoco, che traspone sul futuro le distonie e i dubbi del presente senza quella dose di inaspettato che il genere dovrebbe assicurare e in cui la parte sci-fi è relegata sullo sfondo.
Thriller dispotico che segna l'esordio per la Fortuné. Tra riferimenti dickiani, richiami a un certo tipo di cinema autoriale e una struttura di base teatrale, la regista lavora bene per sottrazione con uno stile minimale che si sposa perfettamente con la fotografia e con l'atmosfera generale. Malgrado uno script in buona parte prevedibile, nel complesso l'opera sa essere affascinante anche grazie a un twist finale decisamente centrato e tutta una serie di sottotesti (spesso ma non sempre) non banali. Ottimi i tre protagonisti.
MEMORABILE: L'incontro tra la Olsen e il finto figlio; Il finale.
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