Com'è leggera e inconsistente questa nuova ondata di successi nazionali che si fa strada tra il pubblico con il passaparola: tutti film che esordiscono in sordina per trasformarsi dopo un paio di mesi in fenomeni underground. Era successo con PANE E TULIPANI, L'ULTIMO BACIO e adesso tocca a questo LE FATE IGNORANTI, evanescente incursione del turco Ferzan Ozpetek (regista e co-sceneggiatore con Gianni Romoli) nella comunità omosessuale fuori Roma (Ostia, per la precisione). Vi capita per caso Margherita Buy, quando viene a sapere che il marito morto investito in...Leggi tutto un incidente stradale (una scena “strong” che lascia il segno) aveva per amante proprio uno di loro (Stefano Accorsi, il belloccio un po’ imbambolato dallo sguardo languido che avevamo già visto, più in parte, proprio nell'ULTIMO BACIO). Il gruppo vive in un appartamento con terrazzone (dove si riunisce per i lunghi pranzi) e condivide gioie e dolori di un'esistenza condotta ai margini della società “normale”: Ozpetek restituisce loro quella dignità che in troppi vorrebbero negargli, facendoli apparire come gruppo unito e affiatato, nel quale la stessa Buy finirà per trovarsi bene. Esaurito però l'effetto sorpresa (che viviamo attraverso gli occhi della Buy), conclusisi i primi spiazzanti botta e risposta tra la vedova tradita e l'amante (Accorsi) poco disposto a sostenerla nel dolore, in film perde la grinta e si adagia nella solita schematizzazione di maniera dell'universo gay. Il quadretto suona artificioso, i personaggi dicono quello che ci si aspetta, la Buy (brava, a dire il vero) fa quel che sa fare meglio e il finale - ermetico - è pretenzioso e irritante.
Grande successo di pubblico per questa commedia gradevole ma senza grandi contenuti artistici. Margherita Buy è brava a tratteggiare una vedova che solo dopo la morte del marito scopre che quest'ultimo la tradiva; sospresa ulteriore la scoperta che l'amante è un travestito (interpretato da un Accorsi un po' monocorde). Dopo un primo, più che comprensibile, momento di sbandamento, la donna incomincerà a frequentare e a capire la comunità gay di cui l'amante del marito fa parte. Due pallini e mezzo ci stanno tutti.
Film che irrita per le sue pretenziosità intellettualoidi tipiche degli alternativi, ma che salvo per due cose: Margherita Buy (bravissima e a suo modo bellissima) e per la riuscita idea dell'appartamento in cui vive una sorta di comunità pazzoide con la passione per lo stesso sesso. Un vero casino dove si incrociano gay, travestiti, chiome colorate, una sorta di isola in cui nessuno giudica o è giudicato. E' il film di Ozpetek che mi è piaciuto di più, e ci voleva poco visto che tutti gli altri sono pessimi.
Film efficace nel raccontare una comunità alternativa ma molto più normale del convenzionale nei sentimenti che sono veri, autentici. Personalmente coinvolto nel tema, il regista Ozpetek usa un linguaggio molto delicato e non commette forzature, così che il racconto della piccola comunità "diversa" e variopinta attrae molto più delle solite problematiche amorose adolescenziali (o post) di cui il cinema italiano ha abbondato negli stessi anni. Molto bravi Accorsi e sopratutto la Buy, il cui sguardo disorientato sottolinea la prima parte del film.
La Buy è ormai abbonata ai ruoli di moglie tradita; qui addirittura con un uomo (si potrebbero fare battutacce...) Detto questo, il regista vuole convincerci a tutti i costi che sulla terrazza dove convivono soggetti di tutti i generi nessuno giudica... Mah, sarà. Se Garko interpreta una parte riuscita, Accorsi è poco credibile come omosessuale, mentre la Buy è comunque brava nel percorso del personaggio. Bravissima la Blanck nel ruolo della madre apparentemente lontana dalla figlia.
MEMORABILE: La confessione del tradimento della madre in rapporto alle scelte della figlia.
Ozpetek, qui al secondo film, con le sue fate ignoranti che se ne infischiano di cosa vanno a distruggere, ci catapulta in una sorta di comune dalle vedute aperte, dove regnano il non giudicare ed un certo "Volemose bene!", ma che non ci convince del tutto. Nel cast spicca la Buy che nell'isterica si trova a suo agio e che recita in modo impeccabile. Accorsi, al contrario, è spesso forzato e poco credibile. Al film va, tuttavia, riconosciuta una certa poetica che ce lo fa apprezzare nonostante una slealtà di fondo!
Rimasta vedova, scopre che il marito aveva una relazione con un uomo e così stringe amicizia con uno strano mondo di gay e “diversi” che non avrebbe mai immaginato. Come in tutti i film di Ozpetek, la storia è struggente e intrigante, la descrizione dei sentimenti convincente anche se un po’ troppo romantica, la tensione etico-politica importante. In questo film (il suo migliore) convince meno l’incontro della donna con i “diversi” che la accolgono: ricorda vagamente la scena “uno-di-noi” di Freaks e lascia un po’ straniti.
Film delicato e ben girato nel quale i personaggi, mai banali, riescono a coinvolgere lo spettatore nelle loro vicende tragico-sentimentali. Il tocco sempre gentile e rispettoso di Ozpetek, nel parlare di amori e morte, è l'ingrediente in più per elevare la pellicola, rendendola un piccolo gioiellino intimista.
Film dalle due anime: tanto convincente e fresco il primo tempo quanto cristallizzato e noiosetto il secondo. A merito di Ozpetek l'aver fatto recitare la Buy con forte maturità e senza isterismi e Accorsi con una certa intensità. Bene pure le figure di secondo piano che danno vivacità con naturalezza, senza strafare. Si può arrivare ai tre pallini nonostante il secondo tempo lasci molti dubbi (e rimpianti). Bella la scelta della musica meno bene la fotografia, poco omogenea.
Rappresenta un pugno nello stomaco, forse nel cuore. Il film è bellissimo: i sentimenti sono universali, Ozpetek ce li descrive con pulizia e scioltezza, meritandosi un plauso. Gli attori (Accorsi su tutti) sono bravi, c'è cura nelle musiche, e si evidenzia un retrogusto di malinconia, che a tratti si fa struggente.
Sopravvalutato. Brava Margherita Buy, inesistente Stefano Accorsi, mentre anche il resto del cast non brilla (giusto la Blanc). La storia alla seconda visione convince ancora di meno e fa risultare il film niente più che onesto. Decisamente evitabile.
Brutto, girato maluccio, recitato generalmente male eccezion fatta per la Buy, con tocchi di dilettantismo irritanti (trashissima la scena dell'incidente stradale) e autoreferenzialità sparsa qua e là: un film sulla comunità gay romana che forse solo quella comunità può capire appieno. Accorsi è pessimo come quasi sempre. Il romanticismo di Ozpetek è garbato e blando, apprezzabile, ma non salva un film molto sopravvalutato - come del resto tante pellicole minimaliste italiane coeve.
Folgorazione sulla via Ostiense per una signora che, grazie all'improvvisa vedovanza, scopre che il marito la tradiva con un gay, che i gay amano l'arte e la poesia, che sono aperti e solidali mentre lei ha sempre vissuto nella menzogna e nell'inganno. All'inizio, almeno, emerge qualche conflittualità, resistenza, smarrimento... Poi, calma piatta: insomma i protagonisti sono buoni all'inizio, perseguono obbiettivi buoni, e finiscono, se possibile, ancora migliori! Nel bene non c'è romanzo... Terrazzaro.
Sarò nazionalpopolare, ma non mi sento di stroncare questo bel film, per più motivi. Anzitutto, al terzo lungometraggio Ozpetek dimostra un buon gusto registico raro, che certo lo distanzia dal piattume proposto dai suoi colleghi; oltretutto, come co-sceneggiatore risulta credibile e professionale (con lui anche Romoli): cast in parte (Accorsi stranamente bravo), belle le anbientazioni e le musiche, finale "criptico" ma affatto fuoriluogo. Il film ha il merito di parlare di omosessuali in un paese che fa di tutto per dimenticarsene.
Ozpetek realizza una pellicola corale che con i suoi argomenti punta il riflettore sull'altra faccia dell'amore, per citare un film di Ken Russell, sul dramma dell'Aids e sull'assurdità di certe relazioni bendate, in cui uno/a dei due è cosi innamorato/a da non accorgersi neppure che non conosce abbastanza bene il/la proprio/a partner. La voglia di rifarsi del passato ignorato spinge l'interessata ad entrare in un mondo nuovo che le apre nuovi orizzonti. Malinconico e intimista.
Un affresco corale ambientato a Roma con un cast variegato e ben utilizzato. Da una tragica morte si dipana una storia con varie sfaccettature tutte incentrate sull'importanza dell'amore ed il saper comunicare le proprie emozioni. Brava la Buy e Garko lievemente sottotono Accorsi.
Delicato film di Ozpetek sul tradimento, che riesce nell'intento di rappresentare questo sentimento all'interno di un ambiente particolare, senza che esso risulti pacchiano o fuori luogo. La storia infatti è quella di una donna che, alla morte del marito, scopre i tradimenti di lui con un altro uomo. Immancabili la "tavolata Ozpetekiana" così come la sua attrice feticcio Serra Ylmaz. Uno dei migliori film del regista turco.
Ozpetek è molto bravo nello sfruttare l'effetto "shock" che il mondo omosessuale potrebbe scatenare in chiunque fosse abituato ad altri standard di vita più omologati. Il disegno di una specie di comunità sui terrazzi dell'Ostiense è sicuramente uno solo dei tanti punti di vista, ed in questo caso la Buy ed Accorsi interpretano alla perfezione questa commistione di generi diversi. In questo, l'intento del regista è perfettamente riuscito. Il film è gradevole e scorre fino al finale (un po' scontato).
Film che strizza l'occhio al mondo gay. Personalmente non l'ho trovato particolarmente accattivante e abbastanza noioso. Sicuramente ha il merito di portare al cinema tematiche che fanno parte della comunità, ma non so fino a che punto del tutto veritiere. Poi negli ultimi anni c'è stata, soprattutto in Europa, un'apertura tale che il film potrebbe per certi aspetti essere già datato. Naturalmente non i sentimenti, che restano invariati nel tempo.
Ozpetek narra il suo canovaccio tipico di “gruppo alternativo” nel suo habitat di cucine e pranzi. Dialoghi taglienti che funzionano bene nei caratteristi e per mano della Blanc. Accorsi è nel personaggio mentre la Buy come vedova è scostante e quando la scena li riguarda insieme è tutto meno che scintille. Spruzzate di provocazioni gay e baciotti in pubblico per un richiamo a ciò che vorrebbe accostarsi ad Almodovar, ma che resta miseramente un tentativo senza passione.
MEMORABILE: L'incidente in macchina è memorabile per la sua eccessività.
Ozpetek scava dentro le pieghe dell’amore e mette lo spettatore di fronte a una domanda tanto antica quanto irrisolta: la verità è sempre preferibile? La Buy, grande interprete insieme ad Accorsi, scoprendosi tradita non si tira indietro e cerca di scoprire i motivi del comportamento del marito, anche se questo sarà un percorso doloroso. La componente omosessuale, tratto distintivo delle opere del regista, ha qui una rilevanza notevole, fin troppo, e alla fine appare caricaturale e fine a se stessa. Unico neo di un bel film.
A tratti macchiettistico e buonista ma anche bilanciato nel tratteggiare un dramma umano addizionandovi quello della presa di coscienza, della ricognizione famigliare post mortem – parte importante dell’elaborazione del lutto. Rifacendosi alle lezioni del grande Almodovar (comunque parecchio distante dal regista italio-turco), il microcosmo dipinto da Ozpetek ha i toni variegati ed eccessivi della commedia cinica e del melò passionale. Non del tutto riuscito ma discreto il tentativo di avvicendare due mondi così diversi. Non male, dopotutto.
Un mix di dolore e sorpresa sconvolge la vita di una donna (Buy) che, dopo l'improvvisa morte del marito, scopre la sua doppia vita e la relazione omosessuale che quest'ultimo intratteneva da sette anni (con un ottimo Accorsi). Un modo, per Ozpetek, di affrontare in termini di pacatezza e delicatezza la realtà dell'omosessualità, che aiuterà la protagonista a maturare e a uscire fuori dagli schemi in cui aveva sempre vissuto, cambiando radicalmente la sua esistenza. Le note del già collaudato Andrea Guerra accompagnano il film.
MEMORABILE: "Che stupidi che siamo: quanti inviti respinti, quante parole non dette, quanti sguardi non ricambiati..."
Sopravvalutato. Questo non vuol dire che non sia consigliabile. Un film che ha un finale "forzato" che mi ha convinto poco. La prima parte, seppur non originalissima, è apprezzabile. Buona la prova di Margherita Buy che in questi ruoli sembra sentirsi a proprio agio. "Ingombrante" il ruolo della madre.
Il terzo lungometraggio di Ozpetek ha il merito di presentare il tema dei gay con una riuscita rappresentazione di una comunità aperta, dove viene dato ampio spazio ai valori della condivisione, della solidarietà, dell'aiuto reciproco, in contrapposizione alle chiusure tipiche del modello familiare tradizionale. Bella soprattutto la prima parte, dove la scoperta sorprendente della Buy sulle particolari frequentazioni del marito è resa in maniera efficace. Poi la storia diventa più lenta e ripetitiva.
Viaggio nel mondo omosessuale o comunque della sessualità più aperta con un ponte da quello eterosessuale, borghese ma non bigotto. La storia è il punto di forza della pellicola, ma manca tutto il resto: regia, fotografia, montaggio e persino effetti speciali non si possono certo definire apprezzabili. La colonna sonora è spesso inopportuna – i Tiromancino nel finale sono un colpo doloroso –, mentre il cast, compresa la Buy, non convince; si salva solo Accorsi, ma sempre nel ruolo del rancoroso. Talvolta si scende anche nel banale da Rai.
Un film abbastanza riuscito, soprattutto nel tratteggio del gruppo "alternativo" con il quale la protagonista entra in contatto e nel tratteggio dei personaggi e dei loro sentimenti. Più piatto dal punto di vista tecnico, tra un ritmo a volte troppo lento e una fotografia un po' spenta. Bravissima la Buy, che regge sulle spalle il peso di un cast non del tutto indovinato (Garko tremendo). Bene i dialoghi e la colonna sonora.
Rivisto dopo diverso tempo, il film si presenta ai miei occhi come ben curato e la bravura di Ozpetek è stata quella di costruire una vicenda delicata (la moglie scopre che il defunto marito aveva un amante, senza apostrofo...) senza appesantire la pellicola. La Buy non è tra le mie attrici preferite, ma il ruolo le calza a pennello; molto bene Accorsi e sorprendemente in parte Gabriel Garko (quando si vede lascia il segno). Ottime le riprese al quartiere ostiense della capitale. Riflessivo.
Sulla bravura e la serietà della Buy non si discute, ma molto si ha da ridire sulle banalità sentimentali che Ozpetek, in veste almodovariana, propone dietro il paravento alternativo e multietnico della comunità omosessuale dedita all'amore promiscuo, illustrate con leggerezza e nessuna profondità psicologica né emotiva. I personaggi più eccentrici scadono subito in un macchiettismo incolore al quale riesce a sfuggire soltanto la Blanc nelle sue buffe e svampite intrusioni. Indigeribile la colonna sonora.
MEMORABILE: La prima visita all'appartamento; il pranzo.
C'è tanto di questo film nell'ultimo libro biografico di Ozpetek "Sei la mia vita". E se a una prima visione ero toccata, alla seconda mi sono profondamente commossa (consapevole ci fosse parte della vita reale del regista). Uno spaccato di esistenza raccontato dalla prospettiva omosessuale, tra ipocrisie etero e conviviali cene a base di vino e schiettezza. E' una favola amara dal sapore struggente, ben interpretata dai protagonisti e con una vibrante colonna sonora.
L'inizio è promettente ma poi sembra che il regista si preoccupi più di sdoganare l'amore "diverso" piuttosto che portare avanti una storia di senso compiuto e le varie vicende si intrecciano senza che i personaggi (forse troppi) abbiano la possibilità di emergere da una quotidianità che, diversa quanto si vuole, non riesce ad uscire da una terribile banalità. Il ritmo è come al solito piuttosto lento e non tutti gli attori sembrano a proprio agio, a parte Serra Yilmaz che è la migliore del cast. Un opera debole e prolissa, sicuramente fra le meno riuscite del bravo Ozpetek.
NELLO STESSO GENERE PUOI TROVARE ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
La scena dell'incidente di Massimo (doppio investimento con due macchine) è stato spudoratamente scopiazzato dal film "vi presento joe black" nel quale era brad pitt la vittima dell'investimento.
Fa parte del cast Luca Calvani, (lo si vede al centro del fotogramma), nel ruolo di uno dei tanti frequentatori della casa di Michele (Accorsi). L'attore poi prese parte ad una edizione dell'Isola dei Famosi del 2006.
https://it.wikipedia.org/wiki/Luca_Calvani
DiscussioneRaremirko • 6/04/21 21:43 Call center Davinotti - 3863 interventi
Forse il più famoso film di Ozpetek, con due bravi interpreti (Garko quasi non lo riconoscevo comunque) e un tema omosessuale trattato in modo trasgressivo e coraggioso (alla Almodovar).
Io comunque ho parteggiato per tutta la durata per il personaggio della Buy, ben caratterizzato, mentre quello di Accorsi è stato lasciato, forse volutamente, a tratti un pò irrisolto.