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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Scegliere come teatro d'un moderno neorealismo la Roma più degradata è ormai un trend: se ne ricercano accuratamente gli angoli che più comunichino la sensazione di distaccamento da ogni tentazione borghese insistendo su case in disfacimento, muri imbrattati da graffiti d'ogni sorta, intonachi scrostati, erbacce... E' in una periferia quasi irriconoscibile, tra Fiumicino e i suoi dintorni, che si muovono lenti e incerti i protagonisti di questi short cuts altmaniani incrociando casualmente le loro storie e miserie. A cominciare da Francesca (Ronchi), due fanali d'occhi che trasmettono in uno sguardo tutta la...Leggi tutto solitudine di chi si sente ignorata dal marito (Sartoretti), lontana dal figlio e perdipiù con un'infausta diagnosi medica da gestire, una "massa" individuata dalle lastre su cui si dovrà indagare a fondo.

L'unica persona in grado di regalarle conforto è Debora (Thony), l'amica del cuore con cui rinsalderà un rapporto forte e... imprevisto. Suo figlio si trova invece a fare da tramite a un compagno di scuola che vuole portarsi a letto la coetanea Maria (Rebeggiani), ragazzina con tutte le paure di chi esperienza non ha. Solo apparentemente separata è invece la vicenda della prostituta diciottenne Ana (Litvan), che coltiva con Guglielmo (Bentivoglio) un rapporto forse "speciale" ma sogna di uscire col panettiere (Borello) che le dedica mille attenzioni. Un quadro generale costruito non certo per stupire ma per raccontare con estrema semplicità - e soprattutto trasporto e autenticità - emozioni e sentimenti che sono in gran parte femminili (d'altra parte è una donna anche la regista, Giulia Louise Steigerwalt), con i maschi relegati a squallide figure di contorno (i mariti di Francesca e Debora) o a buffi ragazzini; un'unica grande eccezione: Fabrizio Bentivoglio, che con barba imbiancata e look trascurato (Ana lo presenta al panettiere come un amico di suo nonno) ha modo di esibire ancora una volta una recitazione superiore e sentita senza perdere quella teatralità (pur se qui molto contenuta) che ne costituisce da sempre la cifra stilistica.

Affondando il coltello nella piaga della desolazione ambientale, la regista dirige in modo eccellente l'intero cast, che risponde al meglio senza mai salire sopra le righe. Particolarmente centrata - proprio per la dolce, aggraziata interpretazione della Litvan - la figura di Ana: schietta ma mai maleducata, teneramente turbata dai propri dubbi, gentile senza mai perdere un'oncia di credibilità. Il suo rapporto con Guglielmo è un banco di prova per i dialoghi migliori e più vibranti. Rassegnata non meno di loro appare Francesca, il cui cuore il marito rifiuta inconsciamente di scaldare pensando solo alle partite a carte con gli amici o (forse) all'amante. Come non capirla se per curare mali fisici e psichici si concede un'esperienza nuova, soddisfacente oltre ogni attesa? Più singolare la rilettura "leggera" dei film alla KIDS portata avanti parallelamente dal cast di giovanissimi, con le prime esperienze di sesso vissute attraverso gli occhi di un'adolescente introversa e timorosa di fallire la sua "prima volta".

E' lo sguardo profondamente femminile della regista (e autrice unica dello script, non va dimenticato) a restituire prospettive nuove al film optando per un approccio intimista, lontano per una volta da ogni tipo di violenza ed eccesso. Il film si prende i suoi tempi, talora rallenta fin quasi a fermarsi, eppure non si ha mai la sensazione che lo faccia per spocchia autoriale, e la buona colonna sonora di Michele Braga (impreziosita da una bella scelta di brani noti e un paio di interventi della cantante/attrice Thony) aiuta a immergerci in un mondo ovattato, straniante, carico di autentico calore umano. Tra dramma e commedia senza incanalarsi in alcun genere.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 8/05/22 DAL DAVINOTTI
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Markus 8/05/22 11:57 - 3687 commenti

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Opera prima per Giulia Louise Steigerwalt, attrice che per l'occasione passa dietro alla macchina da presa prediligendo la non originale via d'un cinema che racconta - per l'ennesima volta - certa misera periferia romana. Un teatro adatto, conveniente e pratico per strappare umori ed empatia al pubblico. Storie di vita - talvolta banali ma ben congegnate - che s'intrecciano con un gusto amaro, nello stesso tempo dilettevole... che persuade e non poco. Volti e buona interpretazione fanno il resto. Nota di merito per la strana coppia Bentivoglio/Litvan: straordinari.
MEMORABILE: Litvan che definisce Bentivoglio "amico di mio nonno". Lui non la prende bene, evidenziando il fatto che non s'è reso conto di essere invecchiato.

Nando 26/09/22 23:06 - 3814 commenti

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Pellicola di formazione in cui si analizzano le vicende di alcuni personaggi decisi a cambiare la propria vita che trascorre in maniera apatica e poco soddisfacente. La narrazione è discreta e si avvale di un valido Bentivoglio ben coadiuvato dalla Ronchi. Si osservano le vite di una moglie trascurata, di un medico solo e di un'adolescente alle prese con la conoscenza del sesso. Buon film.

Galbo 8/01/23 07:21 - 12393 commenti

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Un buon debutto della regista Steigerwalt, una commedia corale in cui la scrittura è molto curata, così come la caratterizzazione dei personaggi. Se il filo conduttore è la storia di Francesca (ottima la prova della Ronchi così come quella degli altri attori, Bentivoglio in primis), la regista riesce a condurre con sicurezza tutte le “sottotrame” del film con una grande capacità di coinvolgimento dello spettatore. Buoni i dialoghi e l’ambientazione. Un buon film.

Achab50 11/11/23 11:36 - 78 commenti

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Davvero un buon film che parte in maniera piuttosto frammentaria per la quantità di personaggi coinvolti ma che con una rimarchevole abilità registica finiscono per costituire una solida trama. Come giustamente già osservato è quasi un ritorno al neorealismo, aggiornato alla situazione attuale. Bella prova di tutti gli attori, che recitano quasi per sottrazione. Fotografia volutamente dimessa e scene prevalentemente notturne che contribuiscono a creare complicità. Bel risultato che ci dà speranza per il depresso cinema italiano.
MEMORABILE: Il marito che beve il succo di pera al Pronto Soccorso, che è uno dei punti di svolta del film.

Capannelle 18/11/23 18:15 - 4411 commenti

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Volendo essere pignoli il film della Steigerwalt attinge a piene mani dal solito repertorio della periferia romana, per niente sottaciuto quando i protagonisti si chiamano per nome (ciao Frà, ciao Dè e via così). Ma ha il merito di non scadere nella burinaggine, nel degrado programmatico o nelle scene di facile violenza. Lasciando così modo allo spettatore di gustarsi la genuinità dei protagonisti, sia adulti che adolescenti. Tre palle quasi meritate.
MEMORABILE: Bentivoglio trattato come un vecchio; Il corso accellerato di educazione sessuale.

Paulaster 29/11/23 18:01 - 4419 commenti

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Tra solitudini e incertezze si intrecciano tre storie nella periferia romana. Niente di nuovo salvo la delicatezza nel trattare i personaggi e nel dare a ognuno la possibilità di rivalsa. Film di respiro ottimista che non nasconde una realtà povera, soprattutto di sentimenti. I maschi son tratteggiati nei loro difetti e le femmine sussurrano la loro voglia di partecipare in questo mondo. La Ronchi esprime al meglio gli stati d'animo e Bentivoglio è senza sbavature. La parte coi ragazzini fa da corollario e non era necessaria.
MEMORABILE: Gli effetti dello spinello; Gli uomini sono miserabili; Il tradimento scusato se fosse una donna.

Furetto60 4/02/24 18:54 - 1194 commenti

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Sullo sfondo della degradata periferia romana (gran lavoro della fotografia che riesce a magnificare squallide location), quattro storie sentimentali si incrociano partendo da situazioni di insoddisfazione personale, alcune incancrenite, alla ricerca di una redenzione impossibile, favolistica. In questo film, tanto delicato quanto bello, in cui ognuno dà il meglio di sé, spiccano le prove della Ronchi e di un monumentale Bentivoglio.
MEMORABILE: Il bacio attraverso la pellicola di plastica.

Xamini 4/04/24 17:52 - 1252 commenti

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Periferia romana, storie e drammi di varia fatta si intrecciano talora incrociandosi, condotte da una sensibilità squisitamente femminile. Il compito di alleggerire il tutto spetta al volto intenso ma capace del guizzo di ironia in qualsiasi momento di Barbara Ronchi, mentre la scrittura e l'interpretazione del personaggio affidato a Tesa Litvan (qui contrapposta a un Bentivoglio impeccabile) è il punto forte, per autenticità. Ne risulta una buona commedia a trazione femminile, intrisa di quel velo di amarezza che dalle nostre parti non guasta affatto.
MEMORABILE: Ana e la rivelazione; Dialogo a quattro in sala d'attesa.

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