Sicuramente non è all'altezza dei primi capolavori girati da Ridley Scott, ma rimane un film molto ben realizzato anche se non eccessivamente innovativo nello svolgimento della trama. Il Giappone e i suoi abitanti sono sempre visti attraverso lo sguardo americano, ma il personaggio interpretato da Ken Takakura ha un notevole spessore. A chi piace questo film consiglio vivamente di guardarsi (ma non c'è ancora il dvd in Italia) l'ottimo "Yakuza" di Sidney Pollack. Comunque buono.
Un ottimo poliziesco, condito da tanta violenza e molto cinismo. Michael Douglas è veramente grande nella parte del detective, la sua caratterizzazione del personaggio è fenomenale, e anche Andy Garcia fornisce una discreta prova. Infine da notare l'ottimo lavoro del regista, che ha dato un tocco in più al film con il suo sapiente uso della telecamera.
Sarà pure un po' stereotipato e il finale è eccessivo, ma narrazione e i personaggi non deludono (il poliziotto corrotto, messo all'angolo dalla vita. Il suo giovane compagno, allegro, onesto e inamorato della vita stessa. Il loro corrispettivo giapponese, armato di logica e profondo senso dell'onore. Sato, la carogna che vuole soldi e potere, risultato di una generazione corrotta). Per non parlare dei dialoghi, tra Douglas e il giapponese, ma soprattutto con il Boss ("La pioggia sporca: Voi avete creato Sato"). Davvero notevole.
MEMORABILE: Douglas assiste impotente alla decapitazione; Il taglio del dito durante la riunione dei boss.
Gran poliziesco. Il fattore che spesso separa le pellicole ottime dallo status di capolavori risiede nella mancata rielaborazione del genere e dalla eccessiva linearità della storia. Sono questi in effetti gli unici difetti del film, ma nonostante molti colpi di scena siano un po' telefonati (forse per effetto della caratterizzazione non orginilassima dei personaggi e della trama spesso prevedibile), il tutto è godibilissimo e convincente. Ottimo il cast (Douglas, quasi epico, primeggia), violenza e ironia al punto giusto.
Urbano e frenetico, rielabora numerosi luoghi comuni del poliziesco a soggetto mafioso che, grazie al consumato mestiere di Scott, non scadono quasi mai nel manierismo. Affascinante la fotografia, cupa e adatta alla storia e agli ambienti; professionali le scene d'azione (sparatorie e inseguimenti in moto) e i due interpreti principali (Douglas e il giapponese Takakura).
Robustissimo poliziesco nippo-americano, che ripercorre sentieri già battuti ma con grande compattezza e forza. Un sentore vago di manierismo, del resto costante nell'opera di Scott, pure qui s'avverte, ma è un peccatuccio veniale, specie se poi, accanto ai pur validi Douglas e Gracia, possiamo festosamente salutare vecchie, amate conoscenze come Takakura (trait d'union col classico di Pollack) e Wakayama. Che poi Scott, benchè in declino costante, padroneggi il mestiere, è cosa nota.
Bel poliziesco diretto con bravura da R Scott e dalla peculiare (e non abusata nel cinema) ambientazione giapponese. Se il film presenta qualche lacuna nella sceneggiatura, dalla qualità discontinua, si riscatta parecchio nell'aspetto visivo (splendida fotografia) e nella tecnica sopraffina con cui sono state girate le scene d'azione (ottimo il montaggio). Buona l'interpretazione dei due protagonisti, Douglas e Garcia; bello il commento musicale di Zimmer. Da vedere.
Michael Douglas ispettore, come al solito tormentato, che deve tradurre (ovvero accompagnare) un mafioso giapponese in patria e se lo fa scappare sotto il naso. Al che la polizia giapponese gli farà capire che se ne può anche tornare a casa. Sarà ancora più contento quando il clan mafioso gli ammazzerà brutalmente il collega (Garcia). Storia poco originale con sullo sfondo la compenetrazione tra due culture diverse. È girata con mestiere (si vede la mano di Ridley Scott), ma rivedendolo non regala grosse emozioni.
Bel poliziesco dall'ambientazione quasi totalmente giapponese (Osaka). Protagonista Michael Douglas nel suo periodo di massima forma: uomo incasinato, poliziotto efficace ma per il suo comportamento non proprio ortodosso in rotta coi superiori spalleggiato da Andy Garcia, poliziotto onesto, giovane ed ambizioso che finisce male. Nel film anche Ken Takakura, Yusako Matsuda, Temisaburo Wakayama e la allora fantastica Kate Capshaw. Il film è anche un confronto tra due mondi totalmente diversi. Musiche Fantastiche di Zimmer (I'll be holding on).
MEMORABILE: L'alba dietro la finestra; dal boss; il duello finale.
Solido poliziesco di ambientazione giapponese. Scott porta i suoi fumosi e tetri scenari urbani, quasi fantascientifici, anche in questa pellicola, garantendo un impatto visivo efficace e un'atmosfera adeguatamente "rovente". I personaggi sono molto stereotipati, ma riscattati da interpretazioni di gran calibro (Douglas su tutti, ma anche un Garcia ancora da serie A). Peccato per la superficialità con cui vengono messi a confronto i personaggi americani e giapponesi, degna di un "Danko" qualunque, comunque tante buone scene e un bel ritmo.
Film un po' troppo enfatizzato ma di sicuro valore girato da un grande regista che spazia nei vari generi cinematografici senza problemi. Qui siamo al cospetto di un poliziesco ambientato in Giappone con Michael Douglas ed Andy Garcia protagonisti in una caccia spietata di un boss della yakuza. Molte assonanze con Yakuza di Pollack a cominciare dal grandissimo Takakura Ken che ricopre il ruolo dell'ispettore di polizia giapponese che aiuterà i due yankees nella loro missione. Interessante il titolo e la sua spiegazione in un discorso del film.
Discreto ma c'e di meglio. Tra i punti di forza del film vi sono le ambientazioni e la buona interpretazione di Douglas. Però il film non risulta essere troppo originale e non mantiene una tensione adeguata per tutta la durata. Non insufficiente, ma si poteva fare di più.
Agenti americani scortano un criminale in Giappone, dove rimangono affiancandosi alla polizia locale. Il mestiere (alto) del grande regista c'è tutto, e si vede (e si gode). Quello che manca è qualcosa in più nella storia (e nel modo di raccontarla) per passare dal semplice buon action movie a un film che merita ricordare. E invece niente, a parte qualche bella immagine: siamo nel bel mezzo della solita retorica del poliziesco all'americana, con contorno di stereotipi e di scene madri da lasciare a bocca aperta e cervello vuoto.
A un intreccio poliziesco non molto originale che costituisce la parte più debole della pellicola, si contrappone, grazie alle indubbie capacità del regista, la notevole descrizione di una città dalle atmosfere sporche e livide che ben si confanno al narrato. A ciò va aggiunta la buona prova di Douglas e Garcia, ed ecco che ne esce fuori un prodotto godibile e di grande professionalità.
C'era un tempo in cui Ridley Scott non era assoggettato supinamente alle becere logiche hollywoodiane e sfornava opere originali, innovative e soprattutto molto personali. È questo il caso di Black Rain, film dal ritmo serrato e con un protagonista utilizzato al meglio, in cui c'è anche spazio per qualche riflessione sul rapporto fra oriente e occidente. Da vedere.
Un film che andrebbe visto solo per gustarsi le medesime luci e colori di Blade Runner ma trasferite in un'epoca reale, tangibile, in quella Osaka così multiforme e multicolore da fare spavento anche a due newyorkesi come Nick (Douglas) e Charlie (Garcia). Magistrale in ogni suo aspetto, tra cui la bellissima soundtrack di Hans Zimmer (con il brano "I'll be holding on", cantato da Greg Allman).
Il grande Ridley Scott si pone al servizio del mercantilismo hollywoodiano per realizzare questo poliziesco ad alto costo concepito per sfruttare la popolarità di Michael Douglas. Formalmente ineccepibile e con una fotografia dai toni "freddi" di grande presa, mostra tutto il suo schematismo e la sua superficialità nello scontro fra caratteri e nel confronto fra la cultura americana e quella giapponese. Ovviamente l'orchestrazione delle scene d'azione non delude.
In un periodo in cui i polizieschi andavano come il pane Scott ancora una volta dimostra di essere regista di razza. Grazie anche alla fotografia molto curata riesce a calare un normale poliziesco in ambientanzioni cupe e catastrofiche che ricordano tanto Blade Runner e alcuni flash di Terminator. La sceneggiatura, niente di che a dire il vero, fa rispolverare a Douglas, vero ed unico mattatore del film, le sue passate esperienze in un telefilm duro come Le strade di San Francisco. Per Garcia invece solo un ruolo da vittima sacrificale.
"Pioggia sporca" è un film inutile perché attorno a una storia semplice e solidissima, di caratteri ben delineati, con una modernità che travalica i suoi vent'anni, ci si limita a filmare e non creare, fino alle parole "the end". Michael Douglas recita al suo solito, in modo mediocre, e bastano due scene per inquadrare la sua inadeguatezza: la morte dell'amico e la scazzotata finale. Andy Garcia è solo una presenza e un nome.
Scott prende un po' (tanto) da Yakuza, lo mischia con le atmosfere fumose e notturne stile Blade runner rendendo il suo stille funzionalmente più grezzo e crea una Osaka straniante: il risultato è un solidissimo poliziesco impreziosito da interpretazioni molto calibrate. Personalmente quando so che c'è Douglas in un film mi metto sul divano sempre ben disposto perché è una garanzia di professionalità e lavori di qualità; e anche qui non tradisce, accompagnato da un frizzante Garcia e dal Takakura trait-d'union filmico e metafilmico. Compatto.
Avvincente e robustamente convenzionale poliziesco diretto da un Ridley Scott capace di mantenere costantemente la tensione e di regalare immagini quasi avveniristiche. Altrettanto bravo Douglas nel dare vita a un personaggio duro, indisciplinato e sprezzante, che trova in Takakura una degna controparte; più ridotto l'apporto di Garcia, il cui destino appare segnato fin dall'inizio e di una Capshaw bellissima ma marginale. La bella fotografia e le buone musiche completano un film che, personalmente, rivedo sempre volentieri.
MEMORABILE: L'incipit a New York; Il significato del titolo; Il taglio del dito; Il finale.
Michael Douglas e Andy Garcia poliziotti Usa in trasferta giapponese sono per Ridley Scott il pretesto per proseguire idealmente una poetica immaginifica che richiama le atmosfere di Blade runner e le contestualizza ai giorni nostri. Quindi cortocircuito tematico e stilistico: in entrambi i casi si parla di una caccia che ha dalla parte dei buoni un outsider (Ford Deckard/Douglas Conklin) e dall'altra un nemico che pare imprendibile, sia esso un replicante o un boss della mala asiatico. In mezzo, una bellissima Kate Capshaw e scene action mozzafiato.
MEMORABILE: La resa visiva di Tokyo; La resa dei conti con inseguimento in moto.
Zone straniere significano zone sconosciute, regolate da norme che possono sembrare eccessive se non assurde, ma alle quali dobbiamo assoggettarci nostro malgrado, soprattutto se il luogo che ci ospita ospitale non è. La mancanza di libertà, l'incomprensione della lingua e dei costumi o semplicemente il disagio per qualcosa di diverso creano rabbia e straniamento, amplificati da una Osaka asettica e umida (perfetta per Blade runner). Il ritmo è buono, bilanciato ottimamente fra dialoghi e azione. Bravo il cast e bravo Scott!
MEMORABILE: "Counting you and me? Eleven million."
Due sbirri Usa (lo scafato in odore di corruzione ed il novellino) devono scortare a Osaka un criminale della Yakuza che, appena toccato il suolo natio, prende il volo .. Poliziesco che anticipa il meglio ed il peggio che spesso si ritroveranno nella successiva produzione del regista: tecnica sopraffina, curata in ogni dettaglio, esaltante per colonna sonora, montaggio, fotografia (stupenda, tale da giustificare ampiamente la visione), ma anche sceneggiatura fiacca, con personaggi assai stereotipati. Douglas fa l'antipatico, Garcia il santino, bravo Takakura ma il migliore è Matsuda.
Un ottimo poliziesco, appassionante e con personaggi ben delineati. Nello stile, più che di Ridley Scott, del fratello Tony, con una bella fotografia e un'atmosfera volutamente fumosa e sporca. Bel lavoro da parte del cast, con Douglas e Garcia ben assortiti ed entrambi perfettamente calati nei rispettivi personaggi; ma anche Takakura non è assolutamente da meno. Buona la colonna sonora, incalzante il finale.
Due poliziotti sono costretti a scortare un pericoloso criminale in Giappone ma, giunti all'aeroporto di Osaka, se lo lasciano scappare. Ottimo poliziesco ambientato nel controverso mondo della "Yakuza", la terribile e spietata mafia giapponese. Scott, maestro nei serrati film d'azione, si affida ad attori di successo e gli cuce addosso due ruoli in antitesi, rude e disincantato per Douglas, misurato e idealista per Garcia. Il connubio funziona bene e la trama non appare mai scontata. Ottime scene adrenaliniche.
Davvero un ottimo poliziesco, diretto dal maestro Ridley Scott e costruito su un'ottima fotografia, che raggiunge il suo apice nelle bellissime inquadrature in Giappone, ove tutto pare fumoso, buio, sporco. Buona prova del cast, ove la fanno da padrone Michael Douglas e Ken Takakura. La sceneggiatura non è affatto male ma a tratti, specie nella seconda parte, pare un po' forzata. In ogni caso una pellicola notevole, consigliata agli amanti del poliziesco. Per i fan di Michael Douglas sarà invece un vero e proprio cult.
MEMORABILE: La gara in moto iniziale; Douglas lotta con il giapponese nel deposito di carne.
Bel poliziesco di Ridley Scott, che come recita il titolo gioca duro e sporco. Ottime l'ambientazone e la fotografia. La storia non è delle più originali ma appassiona grazie al buon feeling tra i due poliziotti Douglas-Garcia e il giapponese Takakura. Forse esageratamente lungo, certi passaggi scontati si potevano evitare.
Incredibile poliziesco firmato Ridley Scott che riesce con l’arte e il mestiere che gli appartiene a valorizzare un copione semplice e lineare. I primi minuti già dicono tutto con una fotografia grandiosa e una bellissima "I'll Be Holding On" in sottofondo. Che dire poi di Michael Douglas, autore di un’interpretazione che trasuda una professionalità non comune. Anche il resto del cast funziona a meraviglia e che ci si trovi a New York oppure a Osaka poco cambia: si rimane talmente coinvolti che sale la voglia di rivederlo.
Un film di gangster tosto e piacevolissimo da seguire. La metropoli giapponese è fotografata come "sporca" e inospitale, violenta e pericolosa; di notte soprattutto. Il crimine non è "comune" ma qui c'è la Yakuza, alle prese con un giovane ribelle che si oppone ai "tradizionali" giapponesi. La sceneggiatura è semplice ma Douglas è nel suo tempo migliore e carica del dovuto carattere il suo personaggio: un poliziotto "oscuro" che potrebbe essere anche "sporco" come la pioggia che viene dalla guerra di tanto tempo fa. Esagerato, "semplificato" e grezzo.. Bello!
Un poliziotto accusato di aver rubato del denaro si ritrova coinvolto in un intrigo internazionale che lo porterà sino in Giappone. La sceneggiatura è tutto un insieme di quelli che sono gli stereotipi americani sul genere. Questo è il punto di debolezza di un film che altrimenti sarebbe godibile. Non bastano le buone interpretazioni degli attori per risollevarlo dalla mediocrità del copione. Da menzionare invece la bella colonna sonora.
Un criminale, appena rientrato in Giappone, riesce a scappare; ai due poliziotti yankee che lo hanno accompagnato rimane un mesto rientro a casa o rimanere per salvare l'onore. Poliziesco teso e ben congegnato da Ridley Scott, che si avvale di due protagonisti (Douglas e Garcia) in ottima forma. L'ambientazione nipponica offre nuovo sapore e una più che discreta colonna sonora rendono il film appassionante e coinvolgente. Da segnalare l'efficace prova di Takakura.
Epico e appassionante, questo film di Scott si rifà nella fotografia al suo celebre Blade runner e torna dalle parti di una metropoli (ora proprio in Giappone) confusa, fredda e spietata. Amicizia virile, onore, corruzione, orgoglio. C'è davvero di tutto e il tutto è dosato con sapienza, senza eccessi, in un ritmo incalzante e davvero efficace. Douglas, in uno dei ruoli della vita, dà volto a un poliziotto tormentato e decadente cui fanno da contraltare un solare Andy Garcia e un composto Ken Takakura. Da vedere.
Secondo poliziesco diretto da Scott dopo il più elegante e misurato Chi protegge il testimone. Un discreto esempio di poliziesco urbano d’azione in cui il regista recupera molte delle suggestioni visive di Blade runner trasformando Osaka in una metropoli futuribile al neon. Il contrasto culturale tra oriente e occidente sembra richiamare Yakuza ma senza la profondità del classico di Pollack. Quello di Scott è un cinema decorativo che si risolve soprattutto sul versante estetico grazie alla splendida fotografia del futuro regista Jan de Bont.
MEMORABILE: La decapitazione di Garcia; La sparatoria tra i vigneti; L’inseguimento finale tra Nick e Sato; La restituzione finale delle matrici.
Un poliziesco che può contare su alcuni punti di forza: un grande attore come Michael Douglas, la mano sapiente di un regista del calibro di Ridley Scott e le musiche di Zimmer. Insomma, gli elementi per un bel film ci sono tutti e nonostante la sceneggiatura perda qualche colpo (soprattutto nella parte centrale) il risultato finale è un prodotto cinematografico di buona fattura.
Grande action anni '80: l'accoppiata Douglas/Garcia funziona come un meccanismo svizzero, tra sospetti loschi e ironia, non da meno quella tra Conklin e Matsumoto nella seconda parte fino all'epilogo. Ambientazione nipponica di prim'ordine, con relativi interpreti in stato di grazia (Matsuda da Oscar). Il poliziotto in odore di illecito è un eroe metropolitano pieno di guai, che iniziano con la solita separazione coniugale, ma l'erede di Kirk in quegli anni si guadagnava a pieni voti pregi e fortuna, mitigando anche la fama del genitore. Due ore del miglior Scott possibile.
MEMORABILE: Conklin che va a prendere il figlio in moto; Lo "stiracchiamento" in aereo; Il crescendo della ost nel covo dei cattivi: "Ti vendicherò Charlie!".
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MUSICA:
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La regia doveva essere inizialmente affidata a
Paul Verhoeven.
Fonte:Imdb
MusicheTomastich • 10/07/11 12:41 Call center Davinotti - 117 interventi
Hans Zimmer mette in piedi una colonna sonora che riesce a trasformare in musica le scene del film di Ridley Scott in maniera sublime. Si è parlato di "Blade Runner in chiave poliziesca" !!
CuriositàBuiomega71 • 13/04/15 17:11 Pianificazione e progetti - 25004 interventi
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv ("I Filmissimi", lunedì 8 marzo 1993) di Black rain - Pioggia sporca:
CuriositàDaniela • 14/07/15 09:22 Gran Burattinaio - 5887 interventi
Ridley Scott ha dedicato il film allo sfortunato Yûsaku Matsuda, l'attore che interpreta il cattivissimo Sato, ruolo in origine proposto a Jackie Chan (!).
Matsuda, già affetto da un tumore alla vescica durante le riprese, morì pochi mesi dopo l'uscita del film nelle sale, a soli 39 anni.
HomevideoRocchiola • 13/04/19 10:19 Call center Davinotti - 1224 interventi
Disponibile in DVD Paramount nella vecchia colla "Widescreen collection". Un prodotto vecchiotto ma abbastanza buono anche se ci si chiede come mai in Italia non sia uscito il bluray che all’estero esiste dal 2007. Se non escono film commerciali come questo siamo finiti!!!