Uno dei film preferiti dal regista stesso, ORGASMO ha cambiato titolo solo all'ultimo momento. Lenzi girò sempre col titolo di lavorazione PARANOIA, e così fu distribuito in America ottenendo notevole successo. Da noi invece si preferì un altro titolo, per non rischiare l'assonanza con la parola “noia” (poi però Lenzi gira il suo terzo giallo della trilogia proprio col titolo di PARANOIA). ORGASMO inaugura Il trittico di Lenzi che si può identificare come giallo/rosa/noir, contraddistinto da tentativi di profonde indagini nella psiche dei protagonisti. Carroll Baker è una bella americana...Leggi tutto che, nella sua villa romana ereditata dal marito morto, conosce un automobilista in panne che le chiede ospitalità (Lou Castel). La cosa si fa seria e il ragazzo resta in villa, portando con sé la sorella. Ben presto si capirà che i due ospiti che hanno intenzione di drogare la padrona di casa e renderla succube così da ereditarne i beni al momento della sua morte. Tutto il film è basato sullo strano rapporto tra i tre protagonisti, mai chiaro fino in fondo così come non completamente chiare sono le intenzioni finali dei due “ospiti”. Girato quasi per intero all'interno dell'enorme villa romana con stile povero ed essenziale da Lenzi, ORGASMO soffre di una sceneggiatura non all'altezza e di dialoghi a lungo andare ripetitivi. Si attende impazienti il finale subendo i continui lamenti della Baker e le espressioni da “furbetti” degli altri due, che la vessano costantemente inducendola all'alcolismo. L'idea non era male, ma in fin dei conti è troppo monolitica e, se si eccettua il finale, priva di colpi di scena.
Morboso (per l'epoca) e lentuccio. Lo trovo inferiore a Paranoia (il migliore) e a Il coltello di ghiaccio. Certo: la Baker è bella e intensa, Castel è bravo, il colpo di scena finale è notevolissimo (ma forse il film doveva chiudersi lì), però ci si arriva stavolta con lentezze e ripetitività che, specialmente a causa dell'abitudine ai più convulsi ritmi odierni, lo rendono meno gustoso delle pellicole prima citate. Fra le cose gradevoli i riferimenti a situazioni pressoché identiche presenti nel notissimo Che fine ha fatto Baby Jane?
Primo esemplare (diretto da Lenzi, che già la Baker presenzia - lo stesso anno - nel film di Romoli, sceneggiato dal grande Gastaldi: Il dolce corpo di Deborah) di un trittico morboso (per l'epoca del girato) per l'insistenza di nudi associati a questioni ereditarie (qua fratello e sorella tentano di indurre una ricca vedova al suicidio per impossessarsi dei suoi beni). Leggermente farraginoso, per via d'una lentezza indotta dal tema narrativo e per dialoghi eccessivamente dilungati, resta esemplare di rilievo nel contesto pre-Dario Argento.
Archetipo e vertice del giallo complottista lenziano, garantisce una tensione senza cedimenti, grazie alla morbosa crudeltà che si insinua nei soffocanti rapporti tra la vittima e i due amanti-aguzzini. La Baker, vedova ricca e fragile e la coppia di giovinastri-seduttori Castel e Descombes costituiscono un bel trio di protagonisti, appoggiati dal sempre ottimo Carraro e dalla scontrosa Brignone. La regia adotta uno stile eclettico e dinamico, con montaggi caleidoscopici e addirittura una parentesi che si richiama al gotico.
Molto deludente! Se Lenzi lo considera il suo miglior giallo io lo considero il suo peggiore. Sì, notevole il colpo di scena finale, ma per il resto c'è poco: una lunga ripetititvità di situazioni che porta lo spettatore ad annoiarsi un po' troppo. Mi aspettavo decisamente molto di più.
Leggermente inferiore a Paranoia, ma senza dubbio uno dei migliori rappresentanti del filone del giallo-sexy. Stupenda la Baker (che ci offre ottimi nudi); la Descombes e Castel ottimi torturatori della povera ma non troppo Baker, Carraro avvocato, le doppiatrici Lilla Brignone e Tina Lattanzi. Ottimo il tema musicale, le torture psicologiche che man mano aumentano e i colpi di scena finali. Belle le scenografie.
Sul finire degli Anni Sessanta il thriller gotico all'italiana si apprestava a ceder il passo al giallo e al thriller per così dire "hitchockiani". Il film di Lenzi sta esattamente a metà fra questi due generi e a risentirne di più è senza dubbio l'ambientazione. Tutte le scene, infatti, si svolgono nella villa della protagonista (il classico castello dei film gotici). Ciò conferisce al film una certa lentezza e rende la trama a tratti improbabile. La direzione degli attori è però ineccepibile e il finale è riuscito.
Bel thriller erotico di Lenzi, piacevole ed intrigante per tutta la durata. La sceneggiatura è ben struttutata e scorre senza intoppi fino ad un colpo di scena svelato magistralmente, a cui segue un'inutile postilla. Buona la regia e bravi gli attori. Bella colonna sonora di Piero Umiliani. Alcune idee (come la cena servita alla protagonista: là c'era un topo, qui un ranocchio) sono riprese da Che fine ha fatto baby Jane?. La versione americana contiene scene più spinte, ma è tagliata di gran parte del finale.
Discreto thriller girato da un esperto come Umberto Lenzi. C'è poca azione, così come la suspence, che si sente a tratti, dato che le scene sembrano ripetersi. Gli attori sono tutti bravi anche se, escluso Castel, mi erano tutti sconosciuti. Bella la musica di Umiliani. Bel colpo di scena finale.
Lenzi si dedica ad un'opera alquanto insolita. Una donna ereditata una profonda ricchezza dal defunto marito, fa la conoscenza di due baldi giovani che la tenteranno e la usano per i loro giochi. Tutto per un semplice interesse... Il cast è buono e ricorda lontanamente alcuni film di oggi. Salvabile e da vedere.
MEMORABILE: Quando si è felici c'è più motivo di aver paura degli altri...
Fa parte di una sorta di trilogia (insieme a Paranoia e a Così dolce… così perversa) ed è il migliore dei sexy-thriller lenziani. Pur non essendo particolarmente originale (gli spettatori più smaliziati non dovrebbero metterci molto a capire il “gioco”) il meccanismo funziona ed intrattiene piacevolmente, fino ad arrivare al bel colpo di scena finale. Si è mantenuto molto bene nel tempo. Musiche, tartassanti, di Umiliani. Bravi i protagonisti. Una piccola chicca da recuperare.
Stracult per alcuni, in realtà questo datatissimo giallaccio di Lenzi è prevedibile e fiacco come gli altri del regista. Pur contando il cast su nomi di un certo livello non si segnalano interpretazioni di rilievo e dal punto di vista tecnico siamo sulla sufficienza con sbalzi psichedelici ad oggi visti e stravisti. Meglio un bel poliziottesco.
Non all'altezza delle premesse mereghettiane ma a tratti divertente thriller erotico con Baby Doll patatona alcoolizzata nelle grinfie di due "fratelli" (anche se non lo sono il loro atteggiamento è comunque incestuoso). Castel viene dai Pugni in tasca e anche se il suo personaggio è diverso (credo che Lenzi tenga conto della claustrofobia). Molto modernariato, un che di Baviano e comunque una buona tenuta anche se con qualche ripetizione. Fece scalpore all'epoca, oggi è innocuo ma simpatico con la sua atmosfera da eterno ferragosto.
Dimenticate le torture di Funny Games; gli intrighi de I diabolici; ma anche il pasoliniano Teorema sul sesso come elemento corruttore che mette in crisi la borghesia: il vero capolavoro che riassume tutto ciò è questo titolo cult di Lenzi (famosissimo, ma poco visto) che ha l'unica pecca di avere troppi stanchi epigoni che ne hanno logorato la formula. Colori e musiche stupendi, ma colpisce il furore di una psichedelia acida e malsana, ora insopportabilmente lenta ora troppo veloce. Orgasmo & paranoia: per me i titoli esatti sono entrambi.
MEMORABILE: La martellante canzone "Just tell me"; Castel che si rivolge alla Baker ormai sfinita: "Mi spiace, è tutta colpa del whisky".
Reperto giallo erotico con tutti i crismi del periodo, sia sul versante morboso (le protagoniste che disdegnano l'uso di reggiseno e scarpe per quasi tutto il film e lambiscono il saffismo) che su quello sociale (la musica a palla, i balli forsennati). Lenzi si fregia della prova dignitosa del cast inscenando una trama ben svelabile dai più scaltri ma comunque mantenendo un livello qialitativo più che gradevole. Lou Castel sicuramente merita per il suo sguardo da farabutto scolpito in volto.
Gotico-pop con poche ombre e molti psichedelici flash, punte di sadismo acuminate ma, nell'insieme, niente di inedito o di inaudito. L'averlo visto dopo Un posto ideale per uccidere mi ha probabilmente guastato la sorpresa finale: le due storie sono veramente simili, anche se certo questo è un film molto migliore, meno piatto nello svolgimento, più solido nelle caratterizzazioni, superiore nelle interpretazioni. Carrol Baker mi diverte: sembra Doris Day sotto acido e senza reggipetto! Martellante e fluttuante, un trip, ma naif!
MEMORABILE: Mi sono piaciute le caratterizzazioni delle due vecchiette, zie della Baker. E la governante è molto gotica!
La storia non è niente male. Ben congegnata e con un finale buono e insospettabile (a meno di non avere una mente portata a vedere più avanti). La realizzazione invece non è un granché: gli interpreti sono anche credibili, ma sono i particolari a deludere e le scene di sesso così ingenue rispetto invece all'apertura del sesso a tre, piuttosto avanti per l'epoca. Ingenue anche le scosciate, esibite ad ogni piè sospinto. Colonna sonora non proprio azzeccata. L'incipit lasciava sperare di più.
Un giallo costruito sulla figura di una ricca vedova. Non sembra molto originale e nel primo quarto d'ora di film siamo ingannati da un'apparente lentezza, ma è con l'evolversi degli eventi che ci si appassiona sempre di più e il climax viene a naturale sostegno di tutto il racconto. La torbida storia è vista da un'angolazione che mette in pieno risalto la morbosità, l'ossessività, la paranoia, il delirio. Questo grazie soprattutto alle ottime interpretazioni degli attori che, con la loro abilità, ci conducono lentamente alla sorpresa finale.
Da un film moralmente così estremo potranno scaturire un'infinità di spunti interpretativi e conclusioni agli antipodi. D'accordo, forse chi lo vede prima di altri film dello stesso regista lo potrà apprezzare più facilmente. Personalmentwe dico che più infimo di così non lo si poteva fare e se paragonato non solo con Paranoia, Così dolce così perversa, Il dolce corpo di Deborah o Un posto ideale per uccidere, ma perfino con Il sorriso della iena, ne esce letteralmente a pezzi, anzi polverizzato. E il titolo ci sta come un calcio in bocca... Vergogna!
Il noir piccante è senza dubbio il genere in cui Lenzi ha maggiormente lasciato la sua impronta, ne fa fede questo primo episodio della trilogia con Carrol Baker. Il whodunit dell'intreccio non è proprio da enigmisti cervelloni e il gioco al massacro poteva esser meglio studiato, ma a intrattenere spassosamente ci pensano l'atmosfera indovinatissima della villa e le interpretazioni della coppia di ragazzacci viziosi Castel - Descombes, come quella dell'infido Tino Carraro. Fa piacere poi vedere due "voci" come le Signore Lattanzi e Brignone.
MEMORABILE: Le musiche di Pietro Umiliani e la canzone di Wes che diventa una vera arma impropria ai danni della povera Baker.
Giallo complottista ben diretto da Lenzi (che nel giallo e nel poliziesco ha dato il meglio di sé). Bellissima la Baker, in parte Castel e la Descombes, mefistofelico Carrari nel sorprendente sottofinale. Forse il ritmo non è dei migliori ma la storia appassiona e la componente erotico-morbosa viene trattata da Lenzi con grande raffinatezza estetica. Un discreto film purtroppo penalizzato dal titolo, come sottolineato da Lenzi stesso.
MEMORABILE: Carrari che soccorre la Baker precipitata dal tetto della villa...
Discreto giallo pre-argentiano diretto dallo specialista Lenzi. L'idea non è male, anche se viene sviluppata con un ritmo troppo lento e ripetitivo, col rischio concreto di generare una certa noia nello spettatore. Anche la sceneggiatura si perde un po' in dialoghi non sempre all'altezza della situazione, ma bisogna dire che sostanzialmente la trama si lascia seguire con interesse, anche grazie ad interpreti, pur non eccezionali, adeguati. Azzeccato il prefinale. **!
Un autentico gioiellino degli anni Sessanta, estremamente all'avanguardia per titolo e contenuti, che vede una magnifica villa come covo di perversioni e ricatti ai danni di una signora benestante. Un film sorprendentemente autentico e vivace, dove regnano sovrani il piacere sessuale e la bramosia di denaro. Colori intensi e una Baker in grande forma gli altri ingredienti. Il finale è quantomeno spiazzante. Morboso, incestuoso, accattivante e ovviamente perverso.
Interessante giallo lenziano incentrato sulla figura della bella Carroll Baker (interprete anche degli altri due giallo-erotici di Lenzi), qui nei panni di una vedova milionaria resa instabile psicologicamente dalla venuta di una coppia di crudeli e viziosi inquilini, Castel e la bella Descombes. Delicata rappresentazione del morboso rapporto a tre, bella interpretazione di tutto il cast e bel finale a sorpresa.
MEMORABILE: L'avvocato che arriva nel momento topico del film e quello che ne segue. Splendido.
Interessante giallo dal sapore psichedelico e vagamente hitchociano ben diretto dal buon Umberto Lenzi. L'idea di un'affascinante e giovane vedova può sembrare banae, ma lo spunto viene fatto proseguire abbsatanza bene e la suspence ben convive col torbido e l'erotismo. Il ritmo blando è il punto debole, ma il finale è altamente soprendente. Bravissimi gli interpreti, a partire dalla splendida Carrol Baker, ma anche Carrari e Castel non gli sono da meno. Meno convincente a mio avviso la Descombes. Da vedere assolutamente.
Carrol Baker, la bella icona lenziana, inaugura una trilogia sexy/thriller sfolgorando tutta la sua avvenenza e fotogenia. La trama non è male e si sviluppa in un crescendo di tensione, ma si stiracchia fino alla ripetitività, guizzando fortunatamente in un finale da "bocca aperta". Bella l'atmosfera "internazionale", che contraddistingue tipicamente il cinema di Lenzi, grazie anche a un cast appropriato.
Lenzi fonde in un unico film il giallo e il rosa ottenendo un risultato decisamente notevole: alcune scene sono girate in maniera magistrale e gli ultimi dieci minuti della pellicola regalano colpi di scena a non finire. In alcuni punti il film ricorda addirittura il bellissimo Che fine ha fatto Baby Jane? e in una particolare sequenza sembra anticipare una scena dell'argentiano Tenebre. Un piccolo difetto è rappresentato dalla prolissità della sceneggiatura, anche se funzionale a creare un clima di allucinante claustrofobia.
MEMORABILE: I continui insulti di Peter nei confronti di Katrine.
Tensione claustrofobica in una prigione dorata, un lento sprofondare negli inferi della mente. Depravazione, vizio e una giusta pena del contappasso per tutti. Un buon film, una regia ben calibrata e attori al meglio delle loro potenzialità. Se devo trovare un difetto sicuramente nel movente dei delitti, più adatto alla Signora in giallo che a un thriller lenziano.
Manuale su come auto-distruggere una ricca americana fresca di vedovanza, che si è ritirata in Italia fra cocktail letali di whisky e bei toy boy che la seducono e poi la maltrattano. Thriller di Umberto Lenzi con una Carroll Baker ancora piacente (vedi le scene di nudo e sotto la doccia) che dà il massimo proprio quando viene schiaffeggiata, o legata a letto con un cerotto in bocca. Notevoli anche Lou Castel (il toy boy che la ama e la maltratta) e Tino Carraro (l'avvocato americano che la corteggia). Tensione ed erotismo soft resi al massimo.
Girato con estro, vivacità e invenzioni visive; mirabilmente fotografato. È un prodotto lenziano DOC, che conquista subito, anche se la parti migliori arrivano dopo qualche accenno di mistero, sentimentalismi, bevute di J&B, serate in discoteca e trasgressioni varie. Ma niente del suddetto è gratuito perché funzionale alla sceneggiatura (al complotto man mano che si manifesta). Prodotto notevole e godibile che ha conservato il fascino di quel nostro cinema (d'intrattenimento) "che fu".
Non fu il capostipite del filone giallo-erotico-morbosetto di ascendenze francesi, ma ne rimane il titolo forse più emblematico anche se chi - per ovvie ragioni anagrafiche - vi approda con già un bagaglio di genere non va incontro a troppe sorprese. Però l'atmosfera e gli interpreti funzionano a meraviglia. Ottima colonna sonora di Umiliani, Ugo Moretti collabora inn sceneggiatura, Bertrand Tavernier nientemeno assiste Lenzi.
Giallo erotico lenziano al massimo livello impreziosito addirittura da alcune suggestioni gotiche. Tra colori vivacissimi e solari musiche Bossa Nova si snoda la storia della ricca e bellissima vedova (Carroll Baker) tenuta segregata in casa da due giovani fratelli fuori di testa. Particolarmente ardito nel suo genere, il film presenta una costruzione lenta, morbosa e sempre più ossessiva e claustrofobica che culmina in uno dei migliori twist lenziani di sempre. Un film raffinato e ben costruito che meriterebbe maggior attenzione.
Un tuffo negli anni 70 tra colori sgargianti, luci psichedeliche, pillole per dormire, pillole per eccitarsi, promiscuità varie, alcolici a profusione e feste "twentyfourhours". Il fatto è che tutto questo bighellonare per buona parte del film finisce per annoiare, perché oltre ai soprusi e alle angherie nei confronti della Baker da parte dei due fannulloni, non succede granché. E risulta molto forzato il perpetrarsi delle violenze sulla bella vedova impotente che sfiorisce di giorno in giorno. Non male il finale e le atmosfere, che alzano la media.
Thrillerone lenziano coi controfiocchi girato in maniera davvero eccelsa e interpretato alla perfezione da un cast estremamente in parte (su tutti la splendida Baker e il crudelissimo duo Castel-Descombes). Tesissimo e con molteplici colpi di scena, si lascia seguire con vero piacere grazie all'eccellente ritmo e alla squisita colonna sonora composta dal maestro Umiliani. Un vero gioiellino!
Il solito giallo con finale beffardo alla fin fine (e assai telefonato). Complotto, eredità, sorpresa: nulla di nuovo sotto il sole. A convincere c'è una batteria d'attori di vaglia: ben assortita la coppia criminale, brava la Baker col suo biondo fascino burroso. Lenzi gira con pulizia, senza genio e con qualche trovata azzeccata (l'ossessionante motivetto). Pallide suggestioni psichedeliche aggiungono colore allo sforzo. Inferiore ad altri titoli di Lenzi.
Un thriller morboso particolare, con uno svolgimento prevedibile e un finale che invece prevedere risulta davvero molto difficile. L’ultimissima parte, dopo il colpo di scena, appare un po’ forzata e forse non necessaria al fine di assicurare credibilità alla vicenda, ma serve come elemento di ulteriore rottura con quello che sembrava ormai definitivo. Sceneggiatura senza intoppi, ma estremamente ripetitiva per tre quarti del film. Scene sexy ardite per l’epoca e attori tutti in parte nei ruoli. Un buon film, solo per adulti.
MEMORABILE: La radiolina ossessiva; L'incredibile mutamento del viso di lei.
Più che un sexy-thriller, un ferocissimo apologo (mascherato da giallo) antiborghese (siamo nel 1969, d'altronde) ma anche contro l'ipocrisia, se non proprio la malvagità, di certa amorale contestazione giovanile (I pugni in tasca, anche grazie a Castel, non è poi tanto lontano). Cattivo, sadico e brutale ma mai volgare, e al tempo stesso graziato da una regia e da una fotografia assai eleganti, fotografa alla perfezione un'epoca senza alcuna ipocrisia e tuttavia non è assolutamente datato. Forse il primo film del Lenzi "autore" e tra i migliori (e meno ricordati) degli anni '60.
Non male questo thriller erotico, genere sempre nelle corde di Umberto Lenzi. Ma sarebbe stato molto meglio se il ritmo fosse stato più veloce, perché nel film ci sono alcuni rallentamenti senza senso e quando il ritmo cala ecco che si comincia a utilizzare sempre le stesse idee, rendendo l'opera ripetitiva. Fortunatamente a salvare il tutto c'è un ottimo cast (l'elegante Tino Carraro su tutti, ma anche la coppia Castel-Descombes, tanto bravi da risultare odiosi) e delle idee assolutamente valide, come la persecuzione a suon di musica. Colpo di scena leggermente telefonato. Buono.
Non entusiasmante ma più che discreto thriller sexy lenziano, fortemente caratterizzato dalla presenza della sensuale Baker, che verrà comunque sfruttata meglio - se non altro a fini gialleschi - nel successivo Paranoia. L'iter seguito dal regista è quello dei complotti borghesi di matrice clouzotiana o aldrichiana (con citazioni dirette sia di Baby Jane sia della dolce Carlotta), con maggior insistenza sull'insalubre tensione erotica (anche saffica) fra i protagonisti. La ripetitività è il grande neo dello script, che comunque si ripiglia in un bel finale, prevedibile ma azzeccato.
MEMORABILE: La Baker tormentata dalle pettegole zie che la assillano per l'eredità; La Baker trova Castel a letto con la "sorellina"; Il doppio twist conclusivo.
Primo giallo targato Umberto Lenzi, che dall'apripista di Guerrieri eredita la splendida protagonista e il plot complottista, aggiungendovi però maggiore carica morbosa e antiborghese. Il regista esagerava nel considerarlo il suo film migliore, perché la sceneggiatura è globalmente ripetitiva e il ritmo non certo spedito, ma il beffardo colpo di scena conclusivo ne risolleva le sorti. Baker ottima anche nell'abbrutimento, Castel credibilmente odioso, l'ambiguo Carraro e l'arcigna Brignone ci mettono la classe, la Descombes il fisico e lo sguardo. Funzionali le musiche di Umiliani.
MEMORABILE: La notte di tregenda; Il finale.
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Il Dandi ebbe a dire: Fauno ebbe a dire: Per il Dandi. Grazie della segnalazione, ma io non leggo certe riviste e non seguo altri programmi, quindi interpreto alla lettera ciò che leggo sullo schermo della mia tele.
Questa credo di averla letta su wikipedia o su imdb.
Bravo Il Dandi, in effetti è scritto proprio su Wikipedia:
Bertrand Tavernier figura nei crediti come aiuto regista, ma in realtà non ha mai lavorato al film
Il fim è stato trasmesso ieri sera da RaiMovie in maiera a dir poco orrenda! Video rimpicciolito al centro e quattro enormi bande nere ai lati, cheper vedere il film bisognava mettersi il lentino!
Quello che ho visto io su Raimovie è lo stesso master del dvd, con le stesse identiche spuntinature. Se vi sembra più luminoso è solo per l'emissione del canale. Dura qualche secondo meno del dvd.