La difficile, apparentemente paradossale vicenda vissuta da un pilota che ha salvato quasi tutti i passeggeri di un volo dopo aver gestito con straordinarie capacità un atterraggio d'emergenza dovuto a una probabile avaria tecnica. Alle celebrazioni, gli applausi, i complimenti meritati per un'impresa tanto eroica fa però seguito il duro confronto con una realtà quotidiana segnata da una grave dipendenza dall'alcol. E poiché gli esami tossicologici sembrano dimostrare come anche il giorno dell'incidente il comandante Whitaker (Washington) avesse bevuto e pure assunto cocaina, quella che sembrava una procedura di routine diventa uno snodo fondamentale nella vita del protagonista. Zemeckis, dopo aver...Leggi tutto gestito con la consueta abilità la fase più tesa in volo come in un perfetto catastrofico, rallenta drasticamente il ritmo e affida a uno straordinario Denzel Washington quella successiva raccontando i tormenti, i ripensamenti, i rimorsi e le crisi di un uomo sulle prime incredulo poi conscio di un dramma personale tremendo. Ogni televisore acceso rimanda immagini del suo eroico atterraggio, ma non esistono contatti veri con i media perché il dramma è vissuto in modo profondamente personale, condiviso semmai con un'eroinomane (Reilly) conosciuta in ospedale e con cui Whitaker proverà a ricostruire il primo vero rapporto umano del dopo-crash. E' proprio la sovrabbondanza di elementi estranei a rallentare eccessivamente il ritmo, che nella parte centrale si perde e non trova personaggi sempre validi a cui agganciarsi per riprendersi. Funzionano meglio quelli legati all'incidente (in primis il co-pilota, che mirabilmente riassume in sé l'ambiguità con cui viene affrontato il caso), meno quelli più esterni: se già le lunghe parentesi con la Reilly non entusiasmano, la presenza di un John Goodman sopra le righe quasi in modalità Lebowski sembra essere giustificata più che altro dall'esigenza di vivacizzare il film ma stona non poco con la serietà utilizzata nell'affrontare il racconto. Ben studiate invece le figure dell'abile avvocato difensore (in difficoltà nel capire le sfumature caratteriali del suo assistito) e dell'amico di una vita. Si nota quanto la sceneggiatura sia curata e sappia trattare il tema dell'alcolismo senza abusare coi cliché, anche se poi la regia perde a lungo andare omogeneità per ritrovarsi nel bel finale processuale, dove la forse non sorprendente soluzione è resa con la giusta drammaticità (grazie anche alla straordinaria intensità di Washington). Sfrondato delle sue parti più estranee alla lotta del protagonista con se stesso FLIGHT avrebbe guadagnato in incisività: le quasi due ore e venti sono il segno chiaro di una prolissità evitabile.
Un pilota eroe dedito alla dissolutezza e un salvataggio miracoloso. Dopo una prima parte adrenalinica il film vira sulla riflessione e sul dialogo con discreti risultati. Washington è monumentale in una parte che gli calza a pennello e anche il resto del cast ben si comporta. Il guaio emerge nel finale, in cui si manifesta un'insopportabile retorica infarcita dell'americanismo più becero che trasforma il film da grande a buono.
E’ probabile che il difetto principale del film, oltre alla lentezza e ai ritmi molto bassi, sia quello di contenere al suo interno troppe piste. Si parte con piglio adrenalinico per poi virare pienamente nel drammatico. Fin qui tutto bene, però poi la storia si ingolfa di troppi elementi: è un racconto su un uomo solo e pieno di problemi di vario tipo, ma c’è anche spazio per divagazioni teologico-sovrannaturali, per analizzare il rapporto tra verità e menzogna e pure per un colpo di scena finale forse sensazionalistico ma non del tutto inverosimile. Ha un suo perché, ma è faticoso!
Pilota alla guida di un aereo di linea in avaria riesce a limitare i danni grazie ad una manovra spericolata, dando prova di grande abilità e freddezza. I media sono pronti ad osannarlo come eroe ma le analisi post incidente rivelano che era ubriaco e pure fatto di coca... Che bel film è Flight nella prima mezz'ora: teso, avvincente, da mal di stomaco per come ti piazza in media res. Che film fiacco (ora smetto, ora ricomincio), scontato (anime in pena, famiglia disastrata), assurdo (l'intervento di Dio tirato in ballo al processo) è Flight durante tutto quel che segue. Denzel bravo non basta.
MEMORABILE: La lunga sequenza dell'incidente meriterebbe da sola ***!, ma il resto è da coma, fatto salvo il mercante di chicche
Senza attenuanti, l'ultima opera di Zemeckis è sorprendente in negativo: dopo gli straordinari primi 40 minuti, infatti, la trama si appesantisce divenendo il solito drammone con redenzione che non brilla certo per originalità. Ritmi dilatati all'accesso, banalità filosofiche sulle concatenazione causa-effetto e troppa retorica tipicamente americana fanno di Flight una delusione inaspettata. Complimenti vivissimi a chi ha fatto il trailer: ho abboccato come un pesciolino indifeso.
Un primo pezzo, vivido, incalzante, spettacolare. Superato questo pregio, emergono i tipici difetti del cinema pop americano: salta fuori il drammone fatto di personaggi intrisi di stereotipo e con pochi slanci, prevedibili nelle interazioni, come nelle reazioni, nei comportamenti e nelle conclusioni. Diciamo che questa redemption story avrebbe potuto essere vivacizzata ulteriormente assegnando un maggior peso a qualche personaggio di contorno (Goodman, il magnate della compagnia, per citarne due). Ma probabilmente non era nel registro del film.
Un film con un suo fascino, ma sicuramente pieno di difetti: dialoghi troppo lunghi, partenza adrenalinica e prosieguo fin troppo lento e meditabondo, finale telefonato e una durata eccessiva. Eppure l'interpretazione magnetica di Washington, i simpatici siparietti con Goodman, una trama tutto sommato interessante e il tocco di Zemeckis in regia (pur un po' appannato) fanno in modo che si segua fino alla conclusione. Mi ha deluso parzialmente, ma mi ha anche interessato.
Inizia bene, con l'incidente decisamente singolare, soprattutto nella soluzione attuata dal comandante. Ma la vera sfida per il regista viene dopo; e la perde, perchè la pellicola inizia ad arrancare paurosamente, oscillando tra l'inchiesta, che offre ben pochi spunti d'interesse e le tribolazioni alcolico-droghesche del protagonista (pur cavandosela dal punto di vista recitativo, non può non ripetersi, instaurando un rapporto sempre più stretto con la bottiglia e, purtroppo, anche con una disperata cocainomane, piazzata lì per farlo riflettere). Anche il processo finale delude. Mediocre.
MEMORABILE: Il comandante: "La sera prima ho bevuto un paio di birre...è questo che ha fatto scoppiare la coda dell'aereo?"; Lo scambio in chiesa con la hostess.
Non è un disaster-movie. Ergo, le godibili spettacolarizzazioni della primissima parte - che stanno benissimo dove e come stanno - servono solo come forte preambolo (utile all'economia della trama per i vari dettagli e modi del catastrofico incidente) della vicenda che, poi, ci narrerà sì di un "disaster", ma interiore ed esistenziale, con tutti i giusti crismi strutturali e recitativi della cosa! Quindi alla fine risulta appropriato non cedere alla immediata tentazione di attribuire al film due velocità disomogeneizzanti. E che Denzel!
Un avvio folgorante, carico di tensione, arrembante, da gustare col fiato sospeso e la fascinazione che solo sequenze girate con tale maestria possono suscitare. Le scene della picchiata e dello schianto ti restano addosso per tutto il film, come in attesa di altre meraviglie, come se dovessero rivelare un segreto per la loro ridondanza. Invece il contatto con la terra arresta tutto, inizia un nuovo film, dalle diverse sottotrame ma con una rotta ben tracciata, l'alcolismo. Non male, ma nulla di straordinario.
Si passa bene la serata, anche se la seconda parte è migliorabile. Perché dopo la sbornia dell'incidente (esagerata ma efficace) ci si incanala sulla classica storia dell'alcolizzato da redimere aprendo la strada a un finale pacchianamente mieloso. Tra le note positive il ritorno di Denzel ai suoi standard recitativi, lo spassoso Goodman e la scena in ospedale del copilota e della moglie che prima sbugiardano Washigton sulle sue condizioni fisiche ma poi affidano a Dio la loro denuncia.
La prima parte fa presagire un altro genere di film che sicuramente sarebbe stato più pregnante di ciò che lo succede. Zemeckis non riesce a gestire tutte le piste che getta in un dramma che risulta barocco e ampolloso. L'esercizio di stile (Washington è a ottimi livelli) funziona fino a un certo punto, ma quando cala gli assi (l'alcolismo, il processo...) rivela i suoi grandi limiti. Finale piuttosto tremendo che non osa cercando di salvare capra e cavoli in maniera impacciata. Meno male che a un certo punto si ode "Sympathy for the Devil".
Un film godibile se collocato nella sua giusta dimensione: non "disaster movie" (ma l'incipit è fenomenale e di grande mestiere, degno di un regista come Zemeckis), ma storia altamente drammatica di dipendenze e redenzione. Forse troppo retorico, specie nel finale, ma caratterizzato da una sceneggiatura "robusta" ed un'interpretazione davvero eccellente di tutto il cast.
Sconcertante. Dopo un inizio adrenalinico, girato superlativamente, il film vira verso straviste tematiche del genere caduta-redenzione, per concludersi con un tremendo finale buonista (abbracci, commozione, recupero dei sani valori, riscoperta della famiglia...), da prodotto televisivo per pubblico di bocca buona. Sembra quasi che gli autori del soggetto abbiano immaginato il plot senza riuscire a portarlo a una conclusione coerente e si siano persi per strada. Denzel Washington convince solo quando interpreta il figlio di buona donna.
Ennesimo mezzo passo falso di Zemeckis, che per quanto sia bravo nel tratteggiare tutta la sequenza dell'incidente aereo (tra l'altro già visto in Cast away) è altrettanto scarso nel resto del film. Ma la colpa non è tutta sua ed è da dividere con una sceneggiatura piatta, caratterizzazioni senza un minimo di spessore, cast svogliato e anonimo, personaggi che escono dal nulla, una inutile durata eccessiva e un finale dannatamente posticcio per essere credibile. Insomma, se volevano solo un film di redenzione dovevano puntare su un altro soggetto. *** ai primi 15 minuti, * al resto.
In sostanza è un film sull'alcolismo travestito da catastrofico. Il disastro aereo iniziale è uno strumento per accendere il cupio dissolvi del protagonista, un uomo qualunque schiacciato da vicende più grandi di lui. Zemeckis affronta il tutto con classe, alcune inquadrature rubano l'occhio e molte scelte registiche sono tutt'altro che banali. Washington è il solito fenomeno, non sbaglia un'espressione per questo personaggio inconsueto nella sua carriera. Goodman invece starnazza e giogioneggia troppo nelle sue due scene. Il finale non è dei migliori.
MEMORABILE: Lo sproloquio del malato terminale in ospedale.
Buon film drammatico del tanto celebrato Zemeckis. L'inizio è claustrofobico, spiazzante e di grande impatto. Le scene in aereo sono sicuramente spettacolari così come sono gustosi i momenti leggeri dove spadroneggia il sempre bravo John Goodman. Gigantesca la prova di Denzel Washington. Nonostante una sceneggiatura solida, il film cala in alcuni momenti scontati e buonisti (sopratutto nel finale), ma resta assolutamente godibile. Ottima la frizzante colonna sonora.
L’adrenalinico inizio può essere ingannevole, infatti il film assume in seguito ritmi lenti e tormentati. Il protagonista è un pilota con seri problemi di alcolismo interpretato molto bene da Washington al quale hanno anche gonfiato le guance (almeno così sembra) per evidenziarne la condizione. La figura del protagonista diventa sempre più emergente e finisce per oscurare il resto del cast, ma ciò non influisce più di tanto sulla riuscita finale. Ottimo il doppiaggio!
Buon film grazie soprattutto al talento espressivo di Washington, che dimostra una non comune capacità di calarsi in un ruolo insolito per lui con estrema disinvoltura. Sceneggiatura solida con fasi alterne condita di innesti a volte eccessivamente prolissi e a volte semplicemente ridicoli, anche se sempre su un binario molto stabile. Corte giudicante con atteggiamenti triti e ritriti nei plot a stelle e strisce che, fortunatamente, si riesce ad accantonare in un finale di giusta durata.
Un film che da Zemeckis non ti aspetti. Dopo un inizio scoppiettante, con una scena aerea davvero mozzafiato, si passa a un dramma intimista, doloroso, come il ritorno alla consapevolezza del suo protagonista, un intenso e convincente Denzel Washington. Il buffo personaggio di Goodman alleggerisce la tensione di un film sostanzialmente cupo anche se con un finale di speranza.
Partenza da groppo in gola per il film di Zemeckis, con un Denzel sempre sugli scudi e una sequenza aerea che dà le piste a parecchi kolossal con disastri vari come protagonisti. Tesissima e da cardiopalmo anche la regia, che regala sequenze da apnea fino al momento dell schianto. Poi purtroppo parte un altro film, che da asciutto e compatto inizia ad affastellare personaggi (la tossica, lo spacciatore di Goodman) e si sbriciola sotto un velo di retorica che visto l'incipit non meritava. Ottimi momenti di cinema, ma alla fin fine incompiuto.
MEMORABILE: La favolosa scena dell'atterraggio di emergenza; Denzel solo nella camera d'albergo.
Un film confezionato bene, con un buon Denzel Washington e una regia solida. La parte migliore, però, dura appena mezz'ora ed è quella iniziale, perché per il resto il film si trascina in maniera piuttosto prevedibile verso un finale retorico ai limiti del fastidioso. La parte sulla redenzione e sul senso di una tragedia così casuale poteva essere approfondita di più. Durata eccessiva.
Se si considerasse solo la prima ora sarebbe un film da almeno quattro pallini, ma giudicandolo in toto è una mezza delusione. Troppi alti e bassi e le scene cosiddette drammatiche risultano abbastanza banali. Detto questo, la regia di Zemeckis è ottima, così così la prova di Denzel Washington, brava la Reilly.
Solido Zemeckis che fa respirare al solito la grande atmosfera delle migliori storie americane, farcite di trionfi, cadute e redenzioni. Quello che non manca mai (se non nell'ultima mezz'ora) è il ritmo (tra l'altro la scena del disastro aereo ha un impatto veramente grandioso). Il sopracciglio magari si alza per il personaggio della Reilly infilato veramente a forza e causa anche di un certa dilatazione melensa, che toglie vigore alla storia. Denzel è la consueta grande sicurezza e anche il resto del cast regala buone prove. Classico.
Il film è appassionante e scorrevole, nonostante si prenda spesso dei tempi molto lunghi, rimane coerente col personaggio del pilota, impersonato benissimo da un Washington in stato di grazia; ma Zemeckis dirige bene l'intero cast e di certo ci rende qualche bellissima scena (quella dell'incidente). Il disastro per me è rappresentato unicamente dagli ultimi 10 minuti, colmi di un irritante e inutile retorica buonista che dopo l'epica scena mattutina con Goodman risulta più che fuori luogo. Peccato, se non fosse per questo meriterebbe di più.
Orripilante. Niente a che vedere con film catastrofici o simili come potrebbe sembrare guardando il buon inizio: quasi subito suona la solita musica del personaggio che si redime, mentre il finale è mieloso, tipico di certo cinema americano. Buono il cast, ma spesso dei buoni ingredienti non vogliono dire per forza che il prodotto finale uscirà bene...
Parte veloce, rallenta, quasi si ferma, poi si imbatte in uno snodo assurdo, in pieno contrasto con quanto lo precede (mi riferisco al frigobar), per chiudere con un colpo di scena che tutto è tranne che una sorpresa ed una sotto-conclusione melensa (prevedibile a sua volta). Resta in mente per prima cosa l'ottima mezzora iniziale, ma poi si pensa a quanto c'è di eccessivo (la drogata, per esempio), di tirato per le lunghe, di illogico. Peccato.
Ottimo film di Zemeckis, tratto da una splendida e originale sceneggiatura. Se infatti all'inizio può sembrare un classico lavoro hollywoodiano sulla caduta di un aereo, con tutto quello che ne segue ed effetti speciali fatti come si deve, ben presto ci si rende conto che è solo un espediente, e che si parla di tutt'altro: di alcolismo. Il cast è di prim'ordine e ben diretto e il finale emoziona. I 130 minuti di durata filano via come il vento. Notevole John Goodman in un piccolo ruolo di alleggerimento.
MEMORABILE: La spettrale apparizione del ragazzo con il cancro sulle scale dell'ospedale.
Incredibile la resa visiva e il coinvolgimento emotivo che il film riesce a tirar fuori nella parte inerente l’aereo, una sequenza dal forte impatto in cui traspare tutta la bravura di Zemeckis. In seguito cambia pelle, trasformandosi in un percorso morale di salvazione il cui esito non è proprio scontato. Dopo la folle corsa iniziale il ritmo scende di colpo, portando a qualche momento di apparente noia, motivo per cui questa parte poteva essere ridotta, seppur di poco. Malgrado sia ben fatto, si guarda una volta soltanto per l’eccessiva durata.
Forse avrebbe dovuto intitolarsi "Drink" invece che "Flight" questo film di Zemeckis, che usa l'espediente di un incidente aereo alquanto irrealistico per parlare della dipendenza da alcool. La sceneggiatura, ricca di eccessi, si rivela accattivante e, a parte qualche lungaggine, cattura l'attenzione dello spettatore. Ottima come sempre la prova di Washington.
Film che gioca con la coscienza dei protagonisti e degli spettatori. Le regole vanno rispettate sempre oppure si può trasgredire, di tanto in tanto? Dire la verità è sempre necessario oppure è possibile cavarsela raccontando una mezza verità? Fino a che punto si può mentire a sé stessi e agli altri? E, invece, bisogna prendere atto che abbiamo bisogno dell’auto del prossimo per cambiare? Stupenda l’interpretazione di Denzel Washington.
MEMORABILE: La sconcertante professionalità del pusher che rimette in piedi Whip per consentirgli di affrontare il processo.
Si parte insieme all'aereo che balla e cade. Poi il film diventa una sorta di rovescio della medaglia della storia di Sully: il comandante è un eroe per sbaglio, visto che pilotava ubriaco. Per un'oretta lo vedremo quindi alle prese con birra e vodka in una sorta di discesa negli inferi dell'alcolismo, talmente tirata per le lunghe che finisce per annoiare, nonostante l'impegno di Washington per renderla credibile. Poi la redenzione finale che ti fa capire che Zemeckis non aveva in mente l'elogio del talento a prescindere dalle cattive abitudini, ma un banale pistolotto morale.
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DiscussioneDusso • 31/01/13 10:43 Archivista in seconda - 1879 interventi
I primi commenti Davinottiani mi stanno spingendo per non andare a vederlo e optare per altro...
Ne vale la pena solo per i primi 40 minuti. Il resto è abbastanza anonimo e la noia fa presto capolino. Non si discosta dal tipico drammone americano con redenzione. Vista la dovizia tecnica avrei preferito un disaster movie tout court, però non avrebbe fatto passare Zemeckies come "un regista d'autore". Maledette velleità artistiche!
DiscussioneDaniela • 31/01/13 17:09 Gran Burattinaio - 5941 interventi
Didda, nel tuo commento la visione del "pesciolino indifeso" che abbocca all'amo mi ha fatto sorridere e ricordare analoghi casi personali.
E' un fatto che alcuni di questi tizi confeziona-trailers sono davvero bravi, riescono a condensarci tutto il buono creando aspettive poi spesso frustrate...
DiscussioneZender • 31/01/13 18:40 Capo scrivano - 48372 interventi
Confermo, ha fatto tenerezza anche a me Didda in versione pesciolino indifeso :) E confermo che in effetti certi trailer valgono spesso molto più del film.
DiscussioneDaniela • 1/02/13 11:23 Gran Burattinaio - 5941 interventi
Didda23 ebbe a dire: Del resto è il mio segno zodiacale...
in effetti, in campo zodiacale i pesci si prestano, metaforicamente parlando...
un toro cui viene sventolato sul naso un drappo rosso o un leone di fronte ad una gazzella zoppa avrebbero suscitato minor tenerezza. Però anche una vergine adescata con l'inganno poteva andar bene :o)
Io sono stato più tenero nel giudizio, mi sono sentito preso in giro solo negli ultimi 10 minuti.
Anzi per la verità anche durante la scena dell'incidente in volo e quel volo rovesciato che mi sembrava fantascienza.
Però documentandosi scopro che l'incidente è realmente accaduto, che pure un certo tipo di manovre sono state messe in atto dal pilota ma ovviamente.. con esiti diversi:
http://it.wikipedia.org/wiki/Volo_Alaska_Airlines_261
Contento per te, caro Capa! Sinceramente la seconda parte l'ho trovata insostenibile (forse perché mi aspettavo qualcosa di diverso), piena di luoghi comuni sull'alcolismo. Poi le divagazioni filosofiche ( la concatenazione causa effetto) mi sono sembrate puerili e poco profonde. Col tempo mi ricorderò solo la scena dell'incidente, davvero girata abilmente!