Variazione sul tema de LA SCORTA, ma con un Claudio Fragasso (alias Clyde Anderson, sceneggiatore e regista di sequel horror all'italiana come ZOMBI 3, LA CASA 5, NON APRITE QUELLA PORTA 3) che non può contare su di una sceneggiatura altrettanto valida. Cerca allora di riscattarsi con l’azione, la tensione e va detto che gli riesce piuttosto bene. Complice l'ottima colonna sonora di Pino Donaggio, che col suo respiro internazionale offre una degna cornice...Leggi tutto alle immagini, Fragasso dirige bene un cast zeppo di volti noti (Raoul Bova, Giancarlo Giannini, Ricky Memphis, Rosalinda Celentano, Romina Mondello, Valerio Mastandrea, Francesco Benigno e, in parti minori, Stefania Sandrelli e Tony Sperandeo) riuscendo a dare a ognuno di loro una collocazione ben precisa anche senza approfondire troppo le psicologie. Il viaggio della “scorta” da Palermo a Milano è vissuto come un road movie carico di imprevisti, trappole nascoste in ogni angolo, mentre il ritmo è mantenuto costantemente alto (salvo qualche rara divagazione fuori luogo) nel tentativo di rinverdire i fasti di un genere che in Italia era stato fino a qualche anno prima trainante. E grazie a un’indiscutibile perizia tecnica Fragasso ci consegna un'opera semplice, senza molte pretese ma godibile, animata da personaggi credibili e con qualche non trascurabile punta umoristica nella sceneggiatura di Rossella Drudi. Così, se da una parte l'auto di Bova, Benigno, la Celentano e Giannini è percorsa da nervosismo e scatti d'ira, quella con Memphis, Mastandrea e la Mondello è teatro di scambi di battute in romanesco stretto. Bova non è mai stato così convincente.
Il primo poliziesco diretto da Fragasso è opera di importanza viscerale nel cinema italiano. Non tanto per quello che dice, ma per cosa riesce ad importare: il cinema di Hong Kong alla John Woo. Meglio si farà sia con "Coppia omicida" che con "La banda", ma qui siamo comunque in una zona di guerra dove i proiettili esplodono con una potenza devastante e dove il melò sovrasta sull'azione. Raoul Bova? Si, ma in altri lidi sarebbe stato Chow Yun Fat. Grande, grande Fragasso!
Un film che ti entra dentro fin dalla prima visione e stupisce che a dirigerlo sia Fragrasso, i cui film precedenti (e successivi) erano di serie Z. Bova è alla sua migliore prova, non fa il Robin Hood alla Ultimo, la sua personalità non è identificata da forti ideologie. Tutto il cast è al massimo. Azione, adrenalina, tensione (e qualche battuta) sono gli ingredienti di questo poliziottesco road-movie girato (bene) non nel suo periodo d’oro. Alcuni parallelismi con Da Corleone a Brooklyn.
Quando Fragasso se ne uscì con questo film per poco non venne inserito nella risma dei registi impegnati! Questo per via del tema trattato (mafia) e anche per il fatto che per molti il suo nome era pressochè sconosciuto. In realtà è un robusto e massiccio film d'azione di chiara derivazione poliziottesca in cui si sposano tematiche più importanti come ne La scorta, di cui ne è anche un epigono. L'amalgama c'è e funziona benissimo in tutte le scene d'azione,un po' meno invece durante i dialoghi (ma la coppia Menphis-Mastandrea lascia il segno).
MEMORABILE: La sequenza iniziale col montaggio alternato che presenta tutti i personaggi. Il primo agguato. E tutti i bellissimi movimenti di steadycam!
Raro esempio di film "di genere" italiano girato negli anni '90 (insieme a La Scorta di Tognazzi), affronta temi importanti come la mafia e il duro lavoro dei tutori della legge con un road-movie dedicato al trasferimento di un pentito di mafia tra le due città del titolo. Molto buone ed ottimamente girate le parti più "action". La sceneggiatura latita un po' nelle parti dialogate. Cast funzionale e bene assortito in cui spiccano Giannini, Memphis (forse alla sua prova migliore) ed un bravissimo Mastandrea.
Lo sceneggiatore di fiducia (spesso anche aiuto regista) di Mattei trova nel genere poliziesco (meglio sarebbe dire "action") il tema ideale per applicare al meglio la conoscenza tecnica, che si manifesta (con preavvisi riscontrabili anche nel discreto Teste Rasate, 1992) con una regia tesa, scattante, solida ed ideale quando messa al servizio di violenti scontri a fuoco o scene d'azione. L'eredità del popolare "poliziottesco" anni '70 passa di qua, con un film destinato ad avere seguito proprio di questi tempi, a 12 anni di distanza...
Distante dai polizieschi degli anni '70. Possiede una certa forza sopratutto nelle molte scene d'azione e i personaggi sono ben tratteggiati e interpretati con intensa passione da un folto gruppo di star, tutte al meglio. In particolare, notevoli le prove di Memphis, Mastandrea, Benigno. Ma la superstar è Giannini, in una parte bellissima. Eccellente cameo del grande Tony Sperandeo. Tra le scene da ricordare: l'agguato girato all'Anfiteatro di Lucca; la sparatoria al ristorante e all'autogrill. Bella colonna sonora.
Pochi anni dopo le terribili stragi di mafia esce nei cinema questo film di denuncia sul tema, caratterizzato da una regia para-televisiva e una forte drammaticità, soprattutto per le uccisioni dei vari poliziotti della scorta trovatisi quasi a loro insaputa in un gioco più grande di loro. La star della pellicola è indiscutibilmente il pentito Giannini, che anche un po' appannato resta 2 spanne sopra tutti gli altri (tra i quali Bova nella sua miglior interpretazione, il sempre bravo Memphis e un Benigno una volta tanto dalla parte dei buoni).
Il film può dirsi riuscito, ma avrebbe potuto essere molto migliore: il difetto non è tanto nella sceneggiatura (banalotta ma spesso efficace e non priva di momenti di gradevole ironia), né nella regia (Fragasso fa quello che può e dirige discretamente nelle scene d'azione), quanto piuttosto nelle divergenti prove del cast. La recitazione spazia dal buono (Giannini, talvolta Bova) al discreto (la Mondello, Memphis) all'atroce (la poliziotta della scorta, la Sandrelli). Alcuni eccessi melodrammatici, inoltre, si potevano evitare.
È il film più apprezzato dal pubblico e dalla critica del caro Fragasso. Poliziesco moderno che non si fa mancare inseguimenti e azione. Grandioso Mastandrea nella parte del poliziotto un po' clown un po' malinconico che vorrebbe ma non può. Inaspettatamente piacevole anche la "gessata" Mondello, più convincentemente macho del solito il discreto "san" Raul Bova, ottimo e credibile: stiamo parlando naturalmente di Giannini.
Discreto mix tra poliziesco e "mafia-movie". Un ragioniere indicato come legato ai mafiosi dovrà testimoniare a un processo, ma la strada fino a Milano sarà lunga. Buona la prova del cast, soprattutto del sempre ottimo Giannini, non sfigurano però neppure i giovani Mondello e Benigno qui nella parte di uno dei poliziotti della scorta. Fanno alcune comparse diversi caratteristi del poliziesco all'italiana. Vedibile.
Sorprendente come il balzo di un paralitico. Fragasso offre una regia tecnicamente valida e corretta, firmando un grande poliziesco che mescola vecchi stilemi anni '70 con una dose più generosa di elementi moderni. Meno impegnato e politicizzato di altre pellicole coeve, il film è un road movie dove l'azione sa cedere il passo al melò, non tralasciando un po' di salutare ironia per spezzare la tensione. Bravi Memphis e Mastandrea, Bova se la cava, ma è Giannini a dominare senza sforzo la scena.
MEMORABILE: "Leofonte, hai visto come muore un tonno?"
All'epoca tenne davvero col fiato sospeso. A rivederlo oggi, si nota una certa piattezza registica e una sciatteria generale (abbastanza tipica del cinema italiano di quegli anni) però funziona ancora, forte di un tema ancora scottante ed attuale. Convincenti anche gli attori, Bova compreso. Non certo un must del decennio, ma da annoverare tra le buone cose del cinema italiano anni '90
Poliziesco e road-movie, il film presenta qualche analogia con i lavori di genere Anni Settanta ma, visto il cast, strizza l'occhio alla fiction televisiva. Tuttavia le scene d'azione sono ben congegnate ed anche la narrazione non presenta tempi morti, anzi il regista mette molta carne al fuoco. Discreto.
Arduo valutarlo. Affianca cose notevoli (ritmo serrato, ottima regìa d'azione, interpretazioni buone di Giannini, Bova, Memphis, Mastandrea) a talune brutte (Sandrelli fuori ruolo - forse nella sua prestazione peggiore -, scarse la Mondello e la Celentano, forzature di trama che bisogna fingere di non vedere, incongruenze geografiche pacchiane come il riconoscibilissimo anfiteatro di Lucca messo in Sicilia, Lucca in cui si torna palesamente dopo: si vede l'Hotel Guinigi!). Spaghettosi primi piani e dilatazioni dei tempi d’attesa. Cosa ne sarebbe uscito con trama e dialoghi come si deve? Così vale **, ma va visto.
Sicuramente uno dei più riusciti nel suo genere, tra quelli made in Italy. Sceneggiatura tutto sommato gradevole senza scopiazzature inutili. Buona anche la regia e le prove di Memphis, Benigno e Mastandrea. Meriterebbe tre pallini, ma ne levo mezzo per via del finale (chiassoso e pomposamente inutile). C'erano altri metodi per enfatizzare la suspense finale e il raggiungimento dell'obiettivo: è stato scelto sicuramente il meno adeguato ed il più "impossibile".
E così anche Fragasso trovò il suo posto nel mondo, dopo la brusca rottura con l'horror. Dirige un road-movie action dal ritmo sempre elevato, tentando intelligentemente di nascondere un soggetto (di nuovo della moglie, la Drudi) abbastanza banale e superficiale. Il cast maschile è davvero in ottima forma, perfino Memphis sembra saper recitare bene, a tratti (roba da non credere). Stendiamo invece un velo pietoso su quello femminile. Film avvincente e da vedere, anche se dovremmo imputargli di aver lanciato Bova come attore "serio".
Valutandolo solo dal punto di vista dell’intrattenimento e del divertimento, il risultato è buono. Poi però entrano in gioco altre “categorie di estetica cinematografica” ed il discorso cambia: non parlo solo di qualche pausa (fisiologica) o di alcune inverosimiglianze contenute nella sceneggiatura (di grandi proporzioni) ma anche di prestazioni attoriali (certo, non tutte) per nulla all’altezza. Facendo una sorta di media si può dire: mediocre, ma con un suo perché.
Probabilmente siamo al cospetto del miglior film di Fragasso che riesuma il cinema di genere (in questo caso il poliziesco) e lo riporta su buoni livelli. La godibilità - nonostante in alcuni punti vi siano delle incongruenze - non viene meno e gli attori offrono buone performance, a partire da un giovanissimo Raoul Bova fino ad arrivare al vecchio lupo di mare Giancarlo Giannini. Dodici anni dopo si tenterà la carta del sequel, ma con risultati a dir poco modesti.
Dopo un buon incipit dove spicca un ottimo, come sempre, Tony Sperandeo, e dove già si comincia a intuire di che tipo sarà l'approccio a un tema così negativamente importante quale la mafia, quello che segue è un susseguirsi di scene che non hanno nessun merito se non quello di tentare di ipnotizzare il pubblico con sparatorie fracassone poco credibili e dialoghi dialettali al limite dell'inascoltabile. Coinvolti nel disastro attori anche degni ma che, pur provandoci, non riescono a rendersi credibili, costretti in una povera sceneggiatura.
Nonostante i limiti della sceneggiatura, la pellicola presenta buone trovate come le scene di azione che fanno capire ancora una volta come in Italia si possano girare sparatorie verosimili senza spendere un capitale e senza troppi effetti speciali. Fuori ruolo il cast femminile, Celentano in primis, con una buona prova da parte di tutti gli altri attori. Film di una vita per Benigno.
MEMORABILE: La scorta in tribunale con tutte le forze dell'ordine.
Piuttosto televisivo questo road-poliziesco, che malgrado tutto si fa apprezzare, anche se dopo la metà inizia a divagare troppo. Irritanti alcune pecche: a esempio, la scorta che si ritrova automaticamente dalla Sicilia alla Calabria a tempo di record senza passare lo Stretto. Molto incisivo Benigno, divertenti i due "romani", spaesata la Celentano, eccessiva la Mondello. Giannini forse sprecato, ma di classe superiore. Sperandeo fa il suo solito personaggio con professionalità.
MEMORABILE: Benigno in carcere con Pasquale Anselmo; La metafora dei tonni.
Le premesse erano buone (a cominciare dal titolo, da una parte del cast e dal tema trattato), ma dopo poco ci si accorge che il lavoro del regista, pur generoso, è invero modesto. Troppe ad esempio le sparatorie in stile americano (delle quali quella a Lucca è abbastanza pacchiana) mentre gli attori, per quanto discretamente assortiti, non sempre si integrano a dovere. Fa purtroppo rimpiangere i polizieschi di vent’anni prima...
Affrontare la tematica della criminalità organizzata a metà anni '90 non era certo facile e Fragasso ci riesce con buonissimi risultati, migliori del precedente La scorta di Ricky Tognazzi. Ottimo cast: Giannini è una sicurezza, eccellente Memphis mentre Bova è alla sua prima, grande interpretazione. Le scene delle sparatorie sono ben costruite (su tutte quella della piazza "anfiteatro" di Lucca, spacciata per località siciliana). Nel cast anche Stefania Sandrelli e un giovane Mastandrea.
MEMORABILE: "Leofonte, hai visto come muore un tonno?" Francesco Benigno alias Saro Ligresti rivolto a Giancarlo Giannini, alias Turi Leofonte.
Tentativo solo parzialmente riuscito da parte di Fragasso di riesumare il poliziesco italiano. Più che La scorta, il modello di riferimento mi è parso Da Corleone a Brooklyn, ma qui la sceneggiatura è molto più stringata e il film vive quasi interamente sulle sequenze d'azione e sulle sparatorie, dirette con una bravura e un ritmo innegabili. I personaggi, però, hanno scarso spessore e il cast, se escludiamo il bravo Giannini, non brilla particolarmente, con un versante femminile su cui è meglio stendere il fatidico velo pietoso.
Uno degli ultimi esempi di cinema di genere italiano ad aver funzionato. Una storia semplice ma capace di catturare l'attenzione grazie a un ritmo serrato e un bel gruppo corale di protagonisti, ognuno con la sua personalità e la sua azzeccata caratterizzazione. Giannini ottimo, Bova sorprendente e la coppia Mastandrea-Memphis a regalare qualche stralcio di ironia. Buona la regia, soprattutto nei momenti action, con un paio di sparatorie davvero ben girate. Notevole anche la colonna sonora. Da vedere.
Ottimo poliziesco-action di Fragasso. Parte come film di denuncia su Cosa Nostra, con riferimenti su fatti eclatanti del periodo come il pentimento di Buscetta o gli omicidi di Falcone e Borsellino e successivamente il regista devia il tutto sul puro intrattenimento d'azione con sequenze alla John Woo e debitrici di molto cinema di Hong Kong. Esempio di come anche in Italia si possa coniugare in maniera eccellente l'impegno civile col cinema di genere. Ottimi gli attori, perfetti Giannini e Bova, molto bravi Mastandrea, Benigno, Memphis e la Mondello.
Nel provare a riscaldare il trono lasciato vacante da Damiani e chi per lui, Fragasso ci mette anima e core, ma come prima se non più, la gestione del nazional-popolare scade nel grottescume, e quest’ultimo nel tamarroide e nel truzzismo: cast pensato guardando allo stracult (Giannini recita di rendita, Mastandrea anche meno espressivo che al MCS), sgranocchiante improponibilità che allappano il cervello, dritte dal dizionario Script-Macchietta/Macchietta-Script, ma che avanza fiero come il mucchio selvaggio. Avanzi mèlo velati di muffa, ma va riconosciuto che il senso per il genere è spiccato.
MEMORABILE: “No tu' padre-tu' padre; tu' padre in quanto er padre tuo”; il refrain di tonni e pesci spada.
Tentativo non riuscitissimo di Fragasso di riportare sugli schermi i fasti del poliziottesco. La fattura è troppo contaminata dalle logiche della produzione televisiva e nonostante un'ottima prova di molti elementi del cast (Giannini, Mastandrea, Benigno) tende troppo al modello fiction, con una sceneggiatura volatile e un ritmo piuttosto blando. Buona la regia nei momenti d'azione, un po' statica nel resto del film. La Sandrelli siciliana così come altre amenità della vicenda sono poco credibili. Resta comunque un prodotto onesto e guardabile.
Notevole mafia-action-road movie fragassiano con un bravo Giannini e una già stagionata ma sempre bella Sandrelli. Cast giovane di comprimari con Bova, Benigno, Memphis, Mastandrea, la Celentano, la Mondello, La Rocca, Calissano. Un infinità di caratteristi del nostro cinema di genere a completare il personale. Per i tempi lo spettatore rimaneva davvero senza un attimo di respiro, col fiato sospeso fino alla fine.
MEMORABILE: Sparatoria al ristorante con Bruno Di Luia, Omero Capanna. I cattivi in genere; La grande abbondanza di Alfa.
Il genere poliziottesco, così in voga negli anni 70, sembra riprendere vita in questo film anni 90 che affronta il tema del pentitismo. C’è un viaggio da Palermo a Milano che deve essere compiuto a tutti i costi, affinché si dia finalmente una bella mazzata ai boss mafiosi. Il cast è quanto mai ricco e spicca, senza ombra di dubbio, l’immediatezza di Mastandrea, Memphis e Benigno. Solo Bova risulta un po’ incerto. Qui e là prevale una direzione da fiction, ma fortunatamente riportano al grande schermo i siparietti dei due “romanacci” e il finale ad effetto.
Scorta deve accompagnare un testimone al processo. Dovrebbe essere un film civile (a tratti lo è) in cui vengono inseriti stilemi più western che polizieschi (speroni compresi). La strage iniziale basta e avanza, dopodiché si registrano situazioni al limite della credibilità: basti dire pistole contro mitragliette per dirne una. Bova ha dalla sua la prestanza fisica e non dispiacciono i siparietti tra Memphis e Mastandrea. Gli altri ruoli mostrano delle mancanze di esperienza o son disegnati male (Sandrelli su tutti). Non male l'ingresso a Milano.
MEMORABILE: I tonni; I tradimenti assortiti, non chiariti poi; Il passaggio in Piazza Duomo.
Il maggior successo nella filmografia di Claudio Fragasso è un action molto ritmato, con situazioni paradossali (tipo il killer claudicante o il finale) ma comunque avvincente, ben recitato, coinvolgente. Ottimi interpreti, con Bova che si candida a diventare quello che poi è diventato e cioè il principe per questo tipo di film. Uno dei primi ruoli importanti per Valerio Mastandrea.
Forse la miglior regia di Fragasso, che dei film "di genere" ci ha fatto una carriera ma con risultati spesso mediocri, a differenza di molti altri suoi colleghi che con la stessa povertà di mezzi hanno realizzato veri e propri "cult". Il regista stavolta si trova a proprio agio in quel filone così tipico Anni '90 del mafia movie post strage Falcone e Borsellino che ha puntato il focus sui poliziotti anziché sul mafioso. Cast di stelle e stelline: chi navigato e chi no (alcuni fuori ruolo); tuttavia, al netto di qualche eccessiva teatralità, la pellicola scorre veloce e convince.
Probabilmente l'ultimo grande film italiano di genere. Un road movie dal ritmo teso e serratissimo, impreziosito da una colonna sonora memorabile di Donaggio. Azione e conflitti ben girati. Il cast corale è decisamente in parte, eccettuata una pessima Sandrelli in salsa sicula (per fortuna poco in scena). Girato prevalentemente nei dintorni di Lucca. Iniziali parentesi mafiose sopportabili, per fortuna limitate. Approfondito nello spessore dei personaggi, scatenato e a tratti commovente. Quasi perfetto.
MEMORABILE: L'agguato in piazza Anfiteatro; La sequenza al ristorante; Gli speroni; La sparatoria in autogrill; Il chiarimento; La camminata scortata nel finale.
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l'attore Francesco Benigno ha raccontato nella trasmissione "Il senso della vita", quanto in questo film fosse imbottito di psicofarmaci. L'attore Palermitano ha inoltre dichiarato di essere stato aiutato enormemente da Raoul Bova, nei suoi momenti di forte depressione.
Durante la festa in cui Chiara (Mondello), viene a conoscenza che lei e la sua famiglia saranno trasferiti al più presto in un località sconosciuta, viene trasmesso il brano "Excessive Love" dei Novecento del 1986