Incursione drammatica della regista de Il diario di Bridget Jones. L'esperimento è riuscito, ma solo a metà, in quanto il soggetto e la sceneggiatura (ripresi da un libro di Chris Cleave) appaiono svolti in maniera scolastica e la regia, che pure vive di momenti molto belli e visivamente d'impatto, per il resto svolge il compitino senza infamia né lode. Tuttavia la storia originale è molto forte, ed è supportata da una interpretazione intensissima della Williams che rialza il voto finale del film.
Una buona idea vagamente di genere sta alla base di un film indubbiamente notevole. I primi venti minuti sono un crescendo di drammaticità: emozionanti, coinvolgenti e anche cattivelli. Il film cala però nella seconda parte, dove si svela una bravissima Michelle Williams ma dove il melenso e il lacrimogeno regnano sovrani, come pure la depressione (che pure ci stava). Le lettere a Bin Laden sono un esempio lampante di questa melancolìa dominante che risulta un po' banale. Il finale, che poteva essere notevole, è invece abbastanza tronco. Peccato.
MEMORABILE: La scena di sesso tra Williams e McGregor con la televisione in sottofondo....
Sharon Maguire, dopo il successo commerciale a livello planetario de Il diario di Bridget Jones, tenta la via del drammone con risultati più che soddisfacenti: in effetti la sceneggiatura dosa alla perfezione la tensione narrativa e il crescendo emotivo è sviluppato con dovizia. Pregevole l'intuizione di strappare le lacrime senza il solito escamotage dell'utilizzo della retorica. Monumentale la prova della Williams, che dona letteralmente anima e corpo (intensa la scena erotica con McGregor) al progetto. Buono.
Non me ne vorrà per il giudizio la Williams, che recita da par suo e limitata solo da uno script bizzarro, ma quasi ogni momento topico del film è girato con superficialità. Anche gli ometti non riescono, non possono rinvigorire una trama discutibile dove non mancano scivoloni, incongruenze logiche e sentimenti trattati ora col giusto tatto, ora in maniera scolastica.
La regista di Bridget Jones cambia genere ed opta per un dramma ambientato nell'epoca cupa degli attentati terroristici, in un film che vuole anche essere una sorta di ode dell'amore materno. Accettabile nella prima parte, perde rapidamente quota nella seconda dove, nonostante l'indiscussa bravura della protagonista, anziché la tensione emotiva prevalgono toni lacrimevoli e la regista si rivela palesemente inadatta. Alcuni momenti poi sono involontariamente ridicoli. Evitabile.
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