Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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B. Legnani: Soporifero, ripetitivo. Un ritmo lentissimo è il problema più grave di questo film, diretto da Salce con correttezza, ma senza la minima accelerazione. Dorelli è il solito garbatissimo interprete, ma non è un cieco verosimile e tanto meno funziona la Giorgi, impacciatissima, forse anche perché fuori parte. La D'Abbraccio è spigliata solo quando è spogliata. Alla fine dei conti quello che convince di più è l'anziano Giacomo Furia. Insufficiente.
MEMORABILE: Il pranzo con la rivelazione finale, unico momento con un po' di brio.
Rambo90: Willis è il detective del titolo, negli ultimi film girati nella sua carriera, a caccia di una banda di rapinatori. Su di loro in realtà si sofferma gran parte della trama, a tratti soporifera anche se girata con una competenza maggiore rispetto agli altri lavori dello stesso regista. Le sparatorie sono buone e Bruce (pur se evidentemente affaticato e poco loquace) ha qualcosa da fare in più. Avrebbero giovato una ventina di minuti di meno, vista la semplicità del tutto, e forse sarebbe stato un onesto B-Movie. Altalenante.
Galbo: Storia d’amore tra Stella e Will due giovani malati di fibrosi cistica costretti ad una rigida distanza fisica per non contagiarsi a vicenda. Film sentimentale “sanitario” a forte rischio di cadere in piena zona "melodramma lacrimevole". Il regista Baldoni sceglie toni misurati, e, complici anche due bravi attori protagonisti e una buona dose di ironia, si mantiene entro limiti accettabili, almeno nella prima parte, laddove nella seconda la pellicola si fa più scontata. Da non vedere se non si amano le storie tristi.
Dusso: Per niente male: commedia gialla (primo tempo commedia secondo giallo con tanto di delitto e ricerca del colpevole) diretta in modo molto intelligente da Pasquale Festa Campanile, con un Dorelli sembre bravo e simpatico contornato da una Villoresi appetitosa ma anche lei molto in gamba. Si guarda con molto piacere.
Nonostante una locandina che sembra colorata e montata esattamente come quelle dei famigerati cinepanettoni, LA POLINESIA E’ SOTTO CASA nulla ha a che spartire con le commedie comiche di De Sica & co. E’ semplicemente la storia di un giovane manager (Gianluca D'Ercole) con trascorsi da surfista dilettante che arriva al limite della sopportazione in un mondo in cui tutto sembra girare intorno alla sua carriera lavorativa. La fidanzata tenta di introdurlo ad ogni costo nella mondanità che conta, lo suocero gli suggerisce cosa fare per avanzare in società e lui, indubbiamente dotato e intelligente,...Leggi tutto diventa un embrione di tycoon stimato da colleghi e padroni. Ogni cosa pare insomma volgere al meglio quando però è lui stesso a capire che per la carriera sta trascurando del tutto la sua vita e i suoi veri interessi. Così, quando due ragazzi arrivano nella sua azienda per vendere un negozio di surf che non rende quanto dovrebbe, in testa gli si accende qualcosa e la direzione del film cambia. Decisioni non facili, il riavvicinarsi di una vecchia fiamma e il ritorno all’amata tavola e la svolta è compiuta. Non serve andare fino in Polinesia per cavalcare le onde perché la Polinesia è, proprio come suggerisce il titolo, sotto casa. Nessuna trasferta esotica quindi, niente palme o caotiche vacanze, solo un salto alla spiaggia vicina armati di buoni propositi: la vita d’improvviso si riaccende, torna l’entusiasmo e cominciano gli attriti con la fidanzata, che lo giudica una specie di bamboccio. Centrato molto sulla buona espressività del suo protagonista, sulla misura e il desiderio di voler raccontare una storia senza mai salire sopra le righe, il film di Saverio Smeriglio e Andrea Goroni sa essere gradevole e sfrutta bene la buona vena del cast. Non si ride affatto, non è nemmeno una vera commedia e quindi chi è stato attratto da una locandina fuorviante ci pensi bene. Questa è la storia di Stefano Redi, ragazzo come tanti, con un sogno realizzabile sufficiente a distrarre dallo stress di una vita non facile per nessuno, a certi livelli. Esemplare nella sua filosofia spicciola, nella sua facile morale, nell’ingenuità con cui viene gestita la prevedibile seconda parte tra surf, onde e amici, il film trova proprio nella sua semplicità e nel realismo con cui la si affronta un punto di forza. Non c’è bisogno di stupire né di inventarsi chissà quali imprevedibili colpi di scena (uno c’è, ma è subdolamente “falso” e in linea con la blanda spiritosaggine del personaggio al quale lo si deve). Se insomma non vi scandalizzate per la banalità dell’insieme e apprezzate chi sa raccontare con un certo garbo storie di tutti i giorni, potreste anche gradire. Regia è spigliata e dialoghi accettabili.Chiudi
Mfisk: Un film bello e divertente che ironizza su tutti i luoghi comuni di Napoli e della sua gente con grande gusto e misura. Purtroppo, o per fortuna, ciò che rimane più impresso nella memoria è Senta Berger, con quel suo vestitino verdolino che... Ma, andando più a fondo, c'è anche un mare di battute azzeccate e di situazioni surreali dipinte con naturalezza. Un solo momento poco azzeccato che rallenta il ritmo: il dialogo tra Manfredi e la Berger a letto.
MEMORABILE: La preparazione del colpo con la processione di questuanti; "Sciascì, whiskey ce n'abbiamo messo" - "E come, no? Il 20%!"
Cotola: Quattro anni dopo il disastroso Occhio Pinocchio Nuti torna al cinema con
un film su una delle sue passioni: il biliardo. Buona occasione per riprendersi non fosse che lo fa in maniera spenta e senza alcuna idea. La storia, infatti, è di rara
pochezza e di una prevedibilità sconcertante. Inoltre non si ride ed alla fine ci si
accorge di aver assistito al solito filmetto inutile. Almeno non è volgare come altre
sue pellicole ma non basta a salvarlo dal naufragio.
Vstringer: Truffa ai danni della regina Maria Antonietta e di un gaudente cardinale ordita dalla spregiudicata Jeanne, discendente dei Valois in cerca di legittimazione, nella Francia dell'immediato pre-1789. Affresco storico dalla regia corretta incentrato su truffa e truffatrice (una sempre brava Swank) che svapora nel finale: in questo senso, le prende di santa ragione nel confronto con le analoghe puntate di Lady Oscar, il cartone animato! Nel resto del cast, sottotono Walken e la Richardson, ottimo Brody.
Galbo: Tra le tante commedie degne di menzione che il cinema francese ha proposto negli ultimi anni di certo non si annovera questa scialba pellicola diretta e interpretata da Tarek Boudali. Non solo una raccolta dei peggiori stereotipi sugli omosessuali e sui matrimoni gay (con il termine checca ripetuto all’inverosimile) ma anche un film privo di regia degna di nota e che avrebbe avuto necessità di interpreti più simpatici per tentare di “agganciare” lo spettatore.
Mco: Una scena esmplifica di per sé il tutto: Abatantuono che, sul carro allegorico, è inizialmente serio (l'indole indotta) ma poi, col tempo, sorride (l'indole che rinasce) e infine ride (l'indole personale è risorta). L'attore mostra la sua bravura anche solo muovendo una mano ma vive tra il se ed il forse, se stesso o altro da sé. Ci si diverte in questo Barbiere, ma si sa in cuor nostro che quell'allegria avrebbe potuto essere totale se solamente il nostro si fosse liberato di un fardello che non gli appartiene totalmente.
Faggi: Mitologia in libertà. L'inizio (prima dei titoli) è tra i più ridicoli nella storia del cinema. Poi si procede tra un'assurdità e l'altra; e tra uno sbadiglio e una sghignazzata è davvero un'impresa alla Ercole arrivare sino alla fine. È sopportabile grazie alla presenza di belle attrici, ma questo è troppo poco per salvarlo dal dimenticabile.
Cotola: È vero, l'unica idea è quella di girare un giallo christiano senza Poirot: mal ne incoglie al regista poiché il ritmo è spento e lento e non interessa minimamente. Del "povero" assassinato e degli altri non importa proprio a nessuno. Noia e sopore regnano sovrani fino alla brutta e sbrigativa spigazione finale. La grande scrittrice merita ben altro trattamento. Il cast non è disastroso.
Nicola81: Western che guarda ai modelli d’oltreoceano, ma tipicamente spagnolo nelle psicologie dei personaggi e nella sua vena drammaturgica. Su una trama tutto sommato semplice Marchent innesta riflessioni più ampie sul conflitto tra vendetta e giustizia, dal quale esce lacerata anche l’istituzione familiare. Paesaggi molto ben ripresi, mentre la sequenza del rodeo è stata allungata oltremisura. Il cast fa il suo dovere, con Fernando Sancho (alle prese anche con un recalcitrante suino) che si sobbarca gli unici momenti di alleggerimento.
Gordon: Discreta commedia in forma di parodia che narra dei tre moschettieri (più ovviamente D'Artagnan) che ormai vecchi e bolsi si riuniscono. il film si fonda sulla vivacità di Favino, Papaleo e Mastandrea (Rubini, essendo una sorta di monaco-moschettiere, non può perdere troppo il contegno), sugli ottimi costumi e sulle riprese dei paesaggi, ma purtroppo è rovinato da una sceneggiatura sfilacciata e da una regia che riduce il film a un insieme di gag. Buone la Gioli e la Buy, poco sfruttato Haber.
Jandileida: Western molto riflessivo, tutto impostato sui ritmi della grande natura americana e sull'epopea dei primi trappers a stelle e strisce. Pollack esplora con classe e con coraggio vista l'eccezionalità della pellicola nella sua filmografia, non solo, appunto, il sempiterno e fondante rapporto degli americani con il loro territorio ma propone anche una nuova interpretazione del difficoltoso rapporto tra yankees ed indiani, molto più complesso dei paradigmi tradizionali. Bravissimo Redford in un ruolo non facile. Non trascinante ma di sicuro effetto.
Kinodrop: Una testimonianza sulla personalità e sull'impegno civile di Héctor Abad Gómez, professore universitario colombiano dai saldi principi egualitari e perciò, nonostante la sua dirittura morale e familiare, inviso al potere e ucciso a tradimento. Purtroppo i toni della narrazione sono alquanto edulcorati e i tempi molto dilatati e risalta più il ménage familiare tra il laicismo paterno e il bigottismo materno che non le avversità e le opposizioni in un clima dittatoriale nella Colombia degli anni '80. Particolare l'inversione estetica del b/n per il presente e del colore per il passato.
MEMORABILE: La figura di Héctor nel racconto del figlio; L'educazione libertaria; La monaca precettrice; La campagna per la profilassi; Il pensionamento forzato.
Cangaceiro: Degno sequel del primo episodio che si mantiene in pieno nel solco del poliziesco (ci sono infatti diverse uccisioni in più rispetto a 2 anni prima). Bud ci mette il cuore, l'anima e finalmente anche la voce e quando la scena si sposta in Oriente Steno sale in cattedra mostrandoci suggestive panoramiche di Bangkok e Hong Kong a scapito però del ritmo, che rallenta. Sono bravissimi gli attori di supporto, soprattutto Lettieri e De Rosa (e c'è anche Pizzuti!). Riuscito.
Pigro: Grande classico hollywoodiano, con due formidabili assi come Taylor e Newman circondati da un cast superlativo: che volere di più? Tecnicamente, un’ottima riscrittura del dramma di Williams, e registicamente una splendida orchestrazione degli spazi, in un magnifico attraversamento di tutti i piani della villa durante la furibonda e spietata riunione di famiglia tra omertà e falsità. Un cinico film sull’ipocrisia, ma a sua volta ipocrita: tolto il movente dell’omosessualità del protagonista, crolla la chiave di volta della storia.
B. Legnani: Non è certo il miglior film dell'accoppiata Totò-Peppino, ma riserva momenti gustosi. Il film tiene bene per due terzi, fino all'arringa ducesca di Totò, che chiede un "posteggio al sole" e ricorda che "abbiamo pazientato quaranta mesi: ora basta!". Ci sono momenti davvero parodistici, con la Neri che sposa la Ekberg e la Aimée, facendo il bagno nell'appartamento di periferia, ma non sempre azzeccati (la festa finale, con Staiano, è debole). Cameo di Corbucci, che vuole usare il telefono pubblico usato da Peppino.
Ruber: Pellicola che non vanta un soggetto originale né brilla nella sceneggiatura, e il già visto è dietro l'angolo (il rapporto padre/figlio lontani da tempo). Tuttavia, grazie ai buoni interpreti riesce a farsi guardare senza annoiare. Arrivato tardivamente da noi e senza passare in saIa, il film ha nell'inedito duo Timberlake/Bridges il suo punto di forza. Gradevole l'interpreatazione di Kate Mara anche se poteva aver un risalto maggiore. Il regista indipendente Meredith si occupa di produzione, scrittura e regia: forse un po' troppo...
Rigoletto: Grande Lancaster, il suo sceriffo Valdez è l'antitesi del Maddox di Io sono la legge: il tutore delle legge tutto d'un pezzo lascia il posto a uno accomadante nei modi, pacifico, dialogante. Laddove trionfava la legge a ogni costo, ora la fanno da padrone l'etica e la morale. Ma guai a rompere le scatole a Valdez, che si ricorda di essere uno incapace di scendere a compromessi. Davvero un gran bel western, apparentemente crepuscolare ma che si riscopre forte e capace di fare presa. Nel cast da segnalare sia Jon Cypher che Barton Heyman.
Rigoletto: Avendo nel cuore il primo film come buon esempio di comicità italiana applicata al nostro sport nazionale, non riesco ad apprezzare questa seconda pellicola. 25 anni in più si fanno sentire anche sul groppone di uno sanguigno come Lino Banfi, che per quanto bene faccia non ha più lo stesso mordente di allora. In tempi non sospetti dissi che, vivendo in un periodo storico "povero", si finiva sempre per attraccare su porti sicuri: remake, sequel, prequel... ma fatti concreti nessuno. Non è più un problema di mezzi, ma di idee. Tempo perso. *!
Victorvega: Cast molto molto ricco (tra cui Bentivoglio e Abatantuono, attori feticcio di Salvatores), colori sgargianti e una fotografia eccelsa a immortalare Milano, confezione lussuosa... per cosa? Sembra perfino sprecata tanta abbondanza per questa vicenda che è puro metacinema senza nulla sotto. Sì, insomma, c'è una bel rapporto di amicizia che sboccia tra i personaggi, una storia d'amore (perfino troppo scontata), ma sotto sotto ben poco a giustificare il tutto. La confezione è un plus o un'aggravante? Nel dubbio poniamoci a metà, considerando che c'è qualcosa di buono da salvare.
Myvincent: Balbuzie regali e logopedia all'avanguardia in questo drammatico spaccato sulla casa reale inglese ai tempi di Re Giorgio IV e del suo futuro successore Re Giorgio VI, dopo l'abdicazione del fratello Edoardo VIII, invischiato con nel caso Wallis Simpson. Ne viene fuori soprattutto il ritratto psicologico di un uomo e i suoi tormenti, le sue debolezze, i suoi limiti. Continua così l'opera di umanizzazione nei confronti della monarchia anglosassone, vista ad una distanza sempre più ravvicinata. Ottime interpretazioni, da Oscar...
Sircharles: Commedia di buona caratura, che prende le mosse dal celeberrimo Operazione San Gennaro fra citazioni ad hoc dell'originale e riuscite variazioni sul tema. Una commedia comica travestita da "thriller sgangherato", esaltata dalla verve di un Salemme sul pezzo e ben supportato da Max Tortora. Avrebbe meritato più spazio Serena Rossi, in un momento d'oro sul fronte tv e dall'ottimo rendimento anche sul grande schermo, con recitazione e mimica convincenti. Si ride di gusto, con poche cadute di tono (la gag del riacquisto di Higuain).
Lovejoy: Splendido dramma urbano su tre vite spezzate dall'orrore del passato e del presente. Un presente intriso di violenza e morte. Tre uomini che si confrontano spietatamente tra di loro, con il destino ineluttabile che presenta il conto (falso). Ben sceneggiato e ben diretto da un Eastwood al suo meglio. Ritratto in nero dell'America e dei suoi abitanti. Splendido il terzetto di protagonisti, con il duo Robbins e Penn su tutti. Diverse le scene da ricordare.
MEMORABILE: Il flashback iniziale; il ritrovamento del corpo; sulla veranda; vendetta; la parata finale.
Kekkomereq: In Ghost Ship non succede mai niente di interessante e le poche cose che accadono annoiano mortalmente. I miei occhi hanno resistito quasi fino alla fine (ma la mia pazienza no) e quando finalmente si arriva, il finale colpisce poco poco perché è comunque un finale che ti aspetti, visto in tanti altri film almeno diecimila volte. Una delle scene più riuscite è sicuramente quella dell'omicidio di massa vicino alla macchina d'epoca, che ripaga l'intera visione del film.
Jcvd: Commediola che si regge unicamente su un buon inizio e sui convincenti Law e Diaz, che grazie a Dio rubano la scena spesso e volentieri all'altra coppia. La Winslet infatti perde praticamente tutto il tempo del film a star dietro a un vecchio vicino e non se ne capisce il motivo, mentre Black come al solito interpreta un bambinone con la faccia e le movenze da scemo (davvero irritanti tutti quei gingles musicali che canticchia in continuazione). Peccato perché se ci fossero stati solo Diaz/Law sarebbe stato un bel film...
MEMORABILE: La voglia profonda di uccidere Jack Black quando canta!
Galbo: Giovane donna appassionata di letteratura lavora presso un’agenzia letteraria dove ha modo di entrare in contatto con lo scrittore Salinger. Racconto di formazione incentrato su un mito letterario, parla anche di un importante rapporto lavorativo, quello tra la protagonista e la sua mentore. Il film si fa apprezzare per la curata ambientazione e per la buona prova delle attrici protagoniste, ma i temi trattati rimangono troppo in superficie e il tutto appare un po’ troppo “patinato”, per essere davvero coinvolgente.
124c: Se ci sono delle ragioni per vedere questo sequel degli Addams anni 90, esse sono due: Christopher Lloyd nel ruolo di Zio Fester e Christina Ricci nei panni di Mercoledì, la figlia di Morticia e Gomez. Cercare di non ripetere gli errori del primo film è stata dura, ma senza Mercoledì e Fester, il film sarebbe una noia tanto quanto il primo. La morale è che i veri mostri non sono gli Addams, ma gli altri, le persone normali. Divertente Joan Cusak nella parte della baby sitter assassina.
MEMORABILE: Mercoledì nei panni di Pochaontas, assieme al fratello Pugsley e ad un amichetto, mettono in subbuglio un campo estivo durante una recita.
Galbo: Partendo da uno spunto assai poco originale su basi pseudoscentifiche (la terra minacciata da catastrofi naturali) un film a metà tra fantascienza e "disaster movie" dalla realizzazione piuttosto scontata. Anche gli interpreti (il cast è ricco di nomi pretigiosi) recitano svogliatamente e il film si trascina stancamente verso un finale consolatorio anche questo assolutamente nella norma.
Lebowski: Buon seguito di una delle poche saghe sopportabili di teen horror. Il giochino è sempre quello ma funziona ancora, anche perché la morte in persona è un killer molto più inquietante che non un'improbabile Jason o Freddy di turno. Merito soprattutto della regia di Ellis, che riesce a rendere interessanti e imprevedibili le scene di suspense, scombinando la rigida ripetitività del body count (dimostrerà altrettanta abilità anche in future occasioni). Riscattando così l'insipidità del cast (a parte la bella Ali Larter) e la sceneggiatura confusa.
MEMORABILE: L'incidente iniziale; il tizio affettato dai cavi.
Daniela: Quando una studentessa scompare misteriosamente, il principale sospettato è un professore di filosofia con qualche ombra nel passato, una memoria labile, nessun alibi. Mentre un poliziotto lo tampina, anche la moglie comincia a nutrire dubbi... Thriller senza infamia ma anche senza lode: il cast offre una prestazione professionale ma la regia è anonima, il ritmo fiacco, la sceneggiatura non riesce a coinvolgere nonostante la presa di un soggetto tante volte declinato al cinema come quello dell'innocente (o presunto tale) in trappola.
Redeyes: Family Mills al completo. Buon sangue non mente e così anche la figlia in bikini aiuta papino nella pulizia etnica. Un campo rom in traferta turca, fra partite di calcio e corse sui tetti. Notevole la fuga col buon Mercedes 190 della figlia non ancora patentata. La storia ha perso il suo fascino, se lo aveva, ed è poco più che l'ennesimo modo di esaltare il Neeson action-man. Lotte ridotte ad allenamento, e un super uomo. Ci sarà un terzo capitolo? Chi vendica chi?
MEMORABILE: La fuga della figlia in Mercedes 190; La granata lanciata sotto l'unica auto parcheggiata nel raggio di 400 mt.; Il papà allocco nell'ultima scena.
Katullo: Onesta caccia alla donna nel segno dei predecessori più o meno illustri tanto in voga durante i '90. Ormai Tommy Lee Jones sembra condannato al ruolo di inseguitore incallito, qui anche carceriere depresso. Ashley Judd è davvero bella, e nemmeno così sprovveduta nella parte della madre ostinata e senza macchia. Anche la sceneggiatura può starci se non si cadesse, specie verso il telefonato finale, in qualche banalità di troppo. Di innocente è presente più che altro un rimpianto femminismo di altri tempi, più rea è la confezione, un tantinello rituale. Senza infamia e senza lode.
Urraghe: L'intimità di due amici raccontata per vent'anni (1989-2011) nello stesso giorno (15 luglio). Gli alti e i bassi di due vite parallele che non si allontanano mai. Uno spunto morbido per raccontarci due personaggi principali forse un po' stereotipati ma sorretti dall'ottima prova degli attori (belli e bravi) e da un buon ritmo di regia. Inesistente la colonna sonora. L'insieme regge e ti fa sorridere delle scelte della vita e del tempo che passa (il che non è poco). Da vedere con una tisana in mano.
MEMORABILE: "Ti amo ma non mi piaci più... mi dispiace!".
Galbo: La grande passione italica, il calcio, è sullo sfondo di questa piacevole commedia di Leone Pompucci che non ha avuto un grande riscontro di pubblico e merita una riscoperta. Non si tratta di una vicenda molto originale ma è raccontata con garbo e con grande attenzione alla caratterizzazione dei personaggi. Si parla di amicizia e di rimpianti per le mancate occasioni della vita. Molto bravi gli attori.
Camibella: Un ex poliziotto ha messo una bomba su un autobus la quale esploderà se esso scenderà sotto le 50 miglia. Film adrenalinico oltre ogni limite, esagerato e senza freni ma che in ogni caso tiene incollati alla poltrona. Certo è inverosimile, ma in fondo è solo puro entertainment, con scene d'azione di ottima fattura. Reeves e Bullock fanno scintille ma è Hopper il vero campione.
Noodles: Film che si può anche guardare, ma lo si dimentica alla svelta poiché non aggiunge nulla al filone thriller, niente di nuovo proprio. Soliti personaggi, solita banda di cattivi, solite situazioni. Inoltre il concetto della mamma pronta a tutto per salvare i figli viene ripetuto allo sfinimento diventando stucchevole. Fioccano i dialoghi pessimi e le situazioni scontate, in alcuni casi poco credibili. E anche il ritmo è un problema, lento e senza sussulti. E un thriller non può andare così. Mediocre anche la recitazione. Non orrendo, ma del tutto inutile.
Kekkomereq: Fortunatamente in Italia hanno scelto una brava doppiatrice, perché la vera voce di Fran Drescher è inascoltabile. Le risate ci sono, ma sono di più i luoghi comuni e i vari clichè delle solite storie principesche. La Drescher non si scosta molto dal personaggio interpretato ne La tata, mentre Timothy Dalton è davvero tagliato per il ruolo. Consigliato alle ragazze che si sentono ancora delle principesse.
Stubby: Secondo episodio girato dal re dell'action Hongkonghese John Woo, e si vede. Storia che lascia il posto all'azione pura e soprattutto all'adrenalina con scene assolutamente inverosimili ma di un certo fascino (lo scontro a cavallo delle motociclette). Sicuramente i puristi storceranno un po' il naso, di fronte a tutto ciò, ma il film non è affatto male.
Luckyboy65: 1) Angelina è bionica e lo sapevamo. 2) Johnny è grasso come un maiale ma di sicuro non mi rappresenta un prof. di mate. 3) Il colpo di scena finale lo si capisce sin dalla scena iniziale. Tutto questo lo posso sopportare. Ma vedere la stazione di Santa Lucia e l'aeroporto Marco Polo trasportati in laguna di fronte a San Marco e l'hotel Palazzo Barbarigo spacciato per il Danieli non lo posso sopportare!
Parsifal68: Giovane avvocato viene ingaggiato da un prestigioso studio legale di Memphis ma quando sembra che la sua carriera stia per spiccare il volo, scoprirà di essere invischiato in loschi affari legati al riciclaggio di denaro. Il ritmo è serrato, la trama è avvincente anche se un po' arzigogolata; tutto sommato un film godibile nel quale Pollack ci mette tutto il suo mestiere. Cruise è bravino, anche se recita con poca varietà espressiva, ma c'è Hackman ed è sempre un piacere.
Mdmaster: Non ho mai adorato Howard come regista e qui fa poco per farmi cambiare idea, scodellando il classico drammone moderno che piace a tutti e cerca di non offendere nessuno. Crowe è così così: insignificante nella prima parte, va poi in crescendo; la povera (e sempre bellissima) Connelly fa quel che può, bravo Harris come al solito. Certo, non esistono tanti film del genere dedicati a un matematico e questo è sicuramente un merito, ma non riesco a trovare molte altre qualità, anche a causa dell'eccessiva durata.
Xtron: Noioso film erotico tedesco con qualche sprazzo di comicità. Alcuni personaggi sono molto caricaturali e alcune scene troppo demenziali (ad esempio l'allucinante partita di tennis in doppio o lo zio che suona nudo il pianoforte). Rimangono impressi le belle location (tra cui alcune anche italiane) e il bel corpo della Kristel, galvanizzata dal successo mondiale di Emmanuelle.
Silvestro: Un film ben realizzato, in cui emerge la regia asciutta ed efficace di Eastwood. Forse manca l'elemento che renda indimenticabile la pellicola, forse alcune sequenze sentimentali potevano essere evitate, ma viene mantenuto sempre un buon livello di suspense con alcune scene di ottima fattura. Inoltre la figura del cattivo è davvero molto interessante. Nel complesso un buon film.
Markus: Le peripezie del commissario Giraldi stavolta coinvolgono il mondo dei bolidi della Formula 1. Mero espediente per spremere un'ormai consunta serie e un Tomas Milian al quasi capolinea in questo ambito. Gli Anni '80 premono e la formula giallo più commedia volgare, che Bruno Corbucci ha portato avanti per anni con immutato successo, inizia francamente a vacillare: non si ride, non sorprende e non suscita più entusiasmi; anche l'attore cubano appare stanco e poco incline alla buona resa attoriale. Qualche discreta scena d'azione.
Alex1988: Western avventuroso sulla scia del Mucchio selvaggio ma dai toni molto più scanzonati anche se non mancano le morti brutali (tipiche del western, in particolare dello spaghetti western, al quale questo sembra rifarsi in qualche modo). Ben disegnati i caratteri dei tre protagonisti. Cadute di tono, specie nella storia d'amore tra l'indiana e l'irlandese ma, nel complesso, riesce a divertire lo spettatore.
MEMORABILE: L'uccisione a sangue freddo di un bambino.
Maxx g: Il penultimo film di Pakula non ebbe una grande programmazione nelle sale e a torto perché è un thriller che sa far tenere il fiato sospeso, nonostante il tessuto narrativo piuttosto scontato. In sostanza si poteva lavorare di più e meglio, anche con il personaggio di Forrest Whitaker. Luciferino Spacey, doppiato magistralmente da Carlo Valli, mentre Kline dimostra di essere a suo agio anche in pellicole non brillanti. Sufficienza piena, anche se poteva essere realizzato meglio.
MEMORABILE: Il momento in cui Kline entra nel letto della bionda; Il finale.
Stubby: I primi due episodi erano davvero divertenti, col terzo la scintilla stava scemando di brutto; questo non è altro che uno spin off con il fratello di Stiffler, ma fatica e parecchio a ingranare. Scene divertenti ve ne sono veramente pochissime e quasi tutte scopiazzate dagli originali. Si guarda ma rimane poco nella memoria.
Ruber: Pellicola che non vanta un soggetto originale né brilla nella sceneggiatura, e il già visto è dietro l'angolo (il rapporto padre/figlio lontani da tempo). Tuttavia, grazie ai buoni interpreti riesce a farsi guardare senza annoiare. Arrivato tardivamente da noi e senza passare in saIa, il film ha nell'inedito duo Timberlake/Bridges il suo punto di forza. Gradevole l'interpreatazione di Kate Mara anche se poteva aver un risalto maggiore. Il regista indipendente Meredith si occupa di produzione, scrittura e regia: forse un po' troppo...
Valcanna: Interessante pellicola coreana sulla sempre calda figura dello zombi. Eccellente sul piano visivo, le masse di zombi che si accalcano piuttosto che i militari contagiati che cadono dal cielo storpiandosi a terra colpiscono piacevolmente lo spettatore. Yeon Sang-Ho riesce a tracciare, tra la furia degli attacchi, anche una descrizione abbastanza profonda dei vari protagonisti. Nota di merito per la bambina, semplicemente sublime. Meritevole di attenzione.
Kanon: Rien a faire. Nulla può l'improbabile coppia di stelle cadenti Andrews-Mastroianni dinanzi a simili po(r)chade. Un prêt-à-porter dei clichés: l'italiano gran viveur, guicciardinesco latin lover (inde)fesso tra ma(s)chi(li)smo e mammismo e l'inglesina self control, pragmatica ed algida da tè delle cinque. Svaporata farsetta di trombati che finiranno... ci siam capiti. Sullo sfondo aleggia una torre Eiffel che assume - alla luce di tutto questo - inquietanti simbolismi fallocratici. Champagne annacquato. Prosit!
MEMORABILE: Mastroianni che spara un rutto in faccia alla Andrews.
Ira72: Mamma e figlia partono per una tranquilla vacanza termale che riserverà loro due storie d'amore: la prima dolce, amara e ricca di disillusione, la seconda fresca e pura come accade nelle prime cotte adolescenziali. Una produzione francese poco conosciuta, anche perché priva di originalità e piuttosto lenta. Non fosse per le atmosfere anni 70 e per la cinepresa che indugia continuamente (e comprensibilmente) sul volto della Schneider, ci sarebbe poco da apprezzare, cast di contorno incluso.
Siska80: Atipico è il termine perfetto per definire questo film che tratta un argomento scottante da una prospettiva differente: come reagire al dolore per la scomparsa misteriosa di una figlia? Non si tratta di un thriller con un colpevole da stanare, né la protagonista si mette a indagare per conto proprio come si è visto altrove tante volte; Debra semplicemente stringe i denti e va avanti, allevando il nipote e trovando anche un nuovo amore. Storia verosimile ma poco interessante nella sostanza, salvata in parte solo dalla bravura della Miller e dal finale cupo che chiude il cerchio.
Cotola: È vero, l'unica idea è quella di girare un giallo christiano senza Poirot: mal ne incoglie al regista poiché il ritmo è spento e lento e non interessa minimamente. Del "povero" assassinato e degli altri non importa proprio a nessuno. Noia e sopore regnano sovrani fino alla brutta e sbrigativa spigazione finale. La grande scrittrice merita ben altro trattamento. Il cast non è disastroso.
Markus: Per l’esordio alla regia cinematografica, Duccio Camerini sceglie una pochade di stampo teatrale (campo artistico a lui consono fino allora) ma, nonostante la presenza del nome di richiamo Stefania Sandrelli (con altri buoni attori e caratteristi) incappa nel difficile barcamenarsi tra diversi personaggi e scene che prevedono ritmi differenti dal palcoscenico, facendo sostanzialmente leva solamente sul talento degli attori. Complessivamente non un brutto film, ma una trama così arzigogolata doveva prevedere a mio avviso una regia più esperta.
Un padre (Gibson) troppo preso dal lavoro, una moglie (Gilsig) insoddisfatta e due figlie la cui maggiore, Jane (Vandenbygaart), diciassettenne, ha un incidente d'auto con papà mentre questi, al volante, è sciaguratamente distratto da una telefonata. Risultato? Lui non si fa nulla, lei si infortuna alle gambe e dopo due mesi di ospedale ancora zoppica. Quando esce, i genitori si sono allontanati e mamma ha già cominciato a spassarsela con un biondo palestrato, Brian (Cor). Jane non la prende bene e, soprattutto, non vede affatto di buon occhio il nuovo amichetto di mamma,...Leggi tutto che invece la piccola Tilly (Larratt) trova molto simpatico. Non le ci vorrà molto per capire che l'uomo, un po' troppo giovane per la pur bella signora, ha qualche mira non troppo “sana”. Mamma però non ne vuol sapere e, convinta che Jane sia semplicemente irritata per la situazione, cerca di ricostruire il rapporto con lei. Jane allora si confida con l'amica Karli (Szymanowicz) e inzia a studiare meglio quanto sta capitando facendo alcune scoperte.
Thriller televisivo canadese girato come sempre perlopiù al femminile, con personaggi maschili o infidi o, nella migliore delle ipotesi, sciapi (il padre). Il ruolo della protagonista se lo guadagna Jane, l'unica che pare avere la testa sulle spalle e che, per quanto non sempre impeccabile nelle indagini, mostra una certa solidità mentale e la capacità di vedere le cose prima degli altri. E' suo il personaggio tratteggiato meglio e brava è la Vandenbygaart a dargli vita con buona spontaneità (anche se forse in questo viene persino superata dalla piccola Larratt, dolcissima in un ruolo marginale). Basandosi su una sceneggiatura senza grosse sorprese il film procede inevitabilmente piuttosto piatto potendo contare su una recitazione comunque discreta da parte dell'intero cast.
Rispetto alla media può anche contare su un'ultima parte piuttosto tesa che se non altro giustifica la catalogazione nel genere “thriller”. Anche nelle scene precedenti, tuttavia, la tensione non è del tutto assente, forse per via di un'investigatrice che cammina con le stampelle e non ha quindi grande possibilità di muoversi velocemente quanto vorrebbe. Nel complesso niente che valga troppo la visione, ma un tv movie decente che intrattiene mantenendo il poco che promette. Curioso che, quando Brian, mamma e Tilly vanno al cinema, nessuno ci dica a quale film stiano assistendo in sala, lasciandoci nel dubbio: i cartelloni annunciano LIMEHOUSE GOLEM, LUCKY e LA RAGAZZA DEI TULIPANI; considerato che c'è una bimba si suppone l'abbiano portata a vedere il terzo, per quanto beccarsi a quell'età un drammone in costume...Chiudi
Reeves: Uno spaccato piuttosto insolito del clima da guerra fredda durante il dopoguerra italiano, con un poveraccio conteso tra estrema destra ed estrema sinistra, falsi attentati, vere risse ed equivoci vari. Il ritmo è abbastanza sostenuto e i caratteristi fanno la loro parte (Viarisio come leader neofascista è bravissimo), ma il protagonista Umberto Spadaro è forse un po' troppo debole per caricarsi addosso il peso del film.
Lucius: Mai titolo intriso di pessimismo fu più adatto di questo, che nelle intenzioni vorrebbe essere un omaggio alle migliaia di immigrati in cerca di fortuna in una terra (guarda un po' il Sud America) per antonomasia eden di chi cerca l'Eldorado. Il problema è che è la produzione in primis a essere disperata a tal punto da far immergere il film in un colore sbiadito, un'atmosfera di miseria, una totale assenza di speranza che porta lo spettatore verso un finale ineluttabile. Le musiche sono incommentabili. Pessimismo allo stato puro.
Paulaster: In una zona cuscinetto balcanica un lattaio sarà promesso sposo ma si invaghirà di un’italiana. Similitudini con Gatto nero gatto bianco nell’inizio grottesco e al matrimonio, dove Kusturica sembra non riesca a farsi uscire dalla testa la guerra. Critico verso i “liberatori” e con gli animali (simboliche le oche insanguinate o il serpente che beve il latte), uniche figure con cui si possa avere ancora un rapporto. La Bellucci è una bella signora ma la sorpresa è la Micalovic. Gli effetti speciali non si addicono alla storia.
MEMORABILE: La pecora che salta in aria; La Micalovic che beve al locale; L’orologio impazzito; L’inquadratura dall’alto nel finale.