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Homesick: Il peplum ardisce varcare qualsiasi confine spazio-temporale e trasporta Ercole nella terra degli Incas. Nonostante la novità del luogo, la trama procede ligia ai dettami del genere tra usurpatori, legittimi sovrani prigionieri, prove di forza e danze folcloristiche in attesa di caricarsi per l’assedio e la lunga battaglia finale. Pressoché nulli gli agganci storici con la guerra civile incas e la figura di re Athahualpa, interpretato da un Franco Fantasia truccatissimo e quasi irriconoscibile.
MEMORABILE: Il sacrificio del re prigioniero; l’attacco con le catapulte.
Renato: Beh, certo Alfonso Brescia non è Jacques Demy, ma quando Gino e Laura si reincontrano dopo 9 anni sembra quasi di rivedere il finale di Les parapluies de Cherbourg... Tornando seri, è un film sentimentale che risparmia - quasi sempre - i colpi bassi e regala le solite canzoni strappalacrime, più un paio di scene comiche (?) affidate a Benedetto Casillo e Gianni Ciardo. La recitazione di tutti è tremenda, escluso il sempre bravo Biagio Pelligra... Dal regista mi sarei aspettato qualcosa di meglio, ma tant'è.
Enricottta: Film molto scadente ma non esente da alcuni momenti riusciti. Il solito Buzzanca non può fare altro che adeguarsi al nulla del resto del cast. Come tante, troppe commediacce dell'epoca. Il cast è alquanto male assortito: si ricordano un bella Stella Carnacina e Orazio Orlando, sempre stralunato.
MEMORABILE: A Buzzanca, parafrasando Mina, una ragazza canta: "Sei grando, grando, crando come te sei cranto solamento tu!"
Von Leppe: Bella ricostruzione della Roma barocca e dei costumi del Seicento, con colori tra Tiziano e Fellini, anche se la fotografia non è ottimale. Non sono riuscite le atmosfere che dovrebbero essere macabre quando appare il Cardinale Christopher Lee: la luce dei lampi e la sua figura non vengono risaltate come dovrebbero, mentre il bordello (girato al castello di Ariccia) è buono e vengono mostrati nudi. Un tardo film commedia italiano (televisivo) con Sordi anziano, ma che interpreta bene il ruolo dell'avaro. La trama risulta piatta.
MEMORABILE: Un ricco deve essere avaro, sennò diventa povero.
Nando: Commedia con influssi erotici per una vicenda che Festa Campanile tratteggia con mestiere nonostante la trama sia abbastanza poco originale e culmini con un finale ragionato e di discreta fattura. Interessante il cast, con una Blanc che surclassa la Spaak, a parer mio troppo dimessa, appropriati Castel e Rich e poco sfruttato Giuffrè. Azzeccato il commento musicale.
Didda23: Eastwood con uno stile rigoroso e disciplinato ci induce alla riflessione sull'ineluttabilità e la tragicità del destino. Il dramma e la sofferenza trasudano dai pori nei volti scavati e sofferenti dei protagonisti, interpretati magistralmente da Penn, Bacon e Robbins. L'ambientazione grigia e tetra di Boston appesantisce ulteriormente il dolore. Solida e accurata la sceneggiatura di Brian Helgeland (L.A. Confidential). Cinema di gran livello, senza dubbi imperdibile.
MEMORABILE: Le magnifiche interpretazioni degli attori, in particolar modo Robbins.
Lou: Trasposizione impegnativa dal libro di McEwan, con una prima parte estenuante, esageratamente lenta e densa di flashback. I due attori fanno del loro meglio per esprimere i blocchi psicologici che condizionano i loro primi approcci col sesso. Tra le delicate pieghe dello sviluppo narrativo alla fine si arriva a dimostrare quanto l’orgoglio e l’immaturità maschile di fronte al sesso possano condizionare le scelte di una vita.
Marimba69: Vedendo questo film vien da chiedersi cos'abbia portato l'Adriano attore a buttarsi via in quel modo. Siamo ben lungi dalle commedie degli anni '70 (titoli non trascurabili come Bianco rosso e... o Bluff erano onestamente ben altra cosa) ma anche dai "blockbuster" di inizio decennio, quando le commedie di Castellano e Pipolo erano almeno più scoppiettanti e provocavano sorrisi dall'inizio alla fine. Questo "giallettino" annacquato si lascia vedere giusto per la simpatia dei protagonisti (compare anche la brava Finocchiaro!), ma nulla di più.
Homesick: Essendo ideato e diretto da un maestro d’armi e stuntman – il possente Caltabiano – questo sottoprodotto leoniano non poteva che dirigersi verso l’azione: scazzottate (una persino tra le pecore di un ovile) e sparatorie a volontà, con qualche intrusione comica del dinamitardo Dante Maggio e una morte per contrappasso riservata a due malvagi (la ruota…). Il soggetto segue i canovacci tipici del genere e il finale è prevedibilissimo. Monoespressivi sia Ghidra che il giovane Infanti.
Belfagor: Una tragedia narrata con toni ironici: quale stile migliore per una saga familiare? Sfortunatamente, a differenza del romanzo di McCourt, l'ironia manca in questo film, che si riduce così ad una giustapposizione di disgrazie e miserie affrontate senza il necessario distacco. Ci sono le ambientazioni giuste (Limerick, la città più cattolica e piovosa d'Irlanda), la fotografia livida, il cast di un certo livello, ma non si va oltre l'oleografia, a tratti piuttosto lagnosa.
Galbo: Mediocre commedia diretta ed interpretata da Vincenzo Salemme autore ed attore che funziona meglio a teatro rispetto al cinema. Questo film altri non è che la solita commedia degli equivoci che vira ad un certo punto verso la farsa, affidandosi all'estro del momento e alla verve del singolo attore. In particolare più che il protagonista,a funzionare sono sopratutto i bravi caratteristi (come Bucirosso e Casagrande) spesso "soci" dell'attore napoletano.
Daniela: Dopo la fine della guerra civile, un ex ufficiale nordista si unisce ad alcuni fuorilegge reduci della banda del generale Quandrill per vendicarsi di un losco affarista che l'ha fatto condannare a morte con un processo-farsa in quanto aveva contrastato i suoi piani... Western di serie B: la trama, in cui prevalgono i dialoghi rispetto all'azione, è banale, i personaggi sono delineati in modo sommario, la messa in scena è di routine. L'unico elemento di serie A è il cast: conta attori di prim'ordine che però poco possono fare a fronte di una sceneggiatura fiacca e una regia anonima.
Rambo90: Spionaggio più approfondito del solito, con una descrizione dei terroristi più sfaccettata e meno incolore della media di questi film. La trama è intrigante e ci sono un paio di colpi di scena interessanti, supportati da una regia veloce che non esita a inserire tocchi violenti o particolarmente crudi. Bravo Sean Bean, buono il resto del cast. Riusciti anche i combattimenti, per un film sicuramente da vedere.
Homesick: Nel cinema contemporaneo italiano forma e contenuti sono spesso disgiunti; e così, alla ragguardevole tecnica (niente volgarità, regia sciolta e pacata ed attori disinvolti, in particolar modo la rediviva Lojodice) fa riscontro una volatile commediola della serie "vogliamoci bene", che tratta con leggerezza e pretestuosità temi oggi molto discussi come l'integrazione, la prostituzione e le unioni gay, riconciliando tutto al sole della Sardegna. Importuni i numeri canori della Bobulova.
MEMORABILE: La rivelazione di Papaleo in chiesa; il discorso della Lojodice durante la celebrazione dell'unione gay.
Digital: Il comandante di una nave, dopo aver fatto tappa in un piccolo villaggio dell'Alaska, intende ripartire prima che il ghiaccio glielo impedisca. Due delinquenti tenteranno di ostacolarlo... Robusto avventuroso dei fifties dall'ambientazione accattivante che si segnala per un villain decisamente spregevole come Steve Cochran, laido erotomane pronto a tutto pur di entrare nelle grazie di Marcia Henderson. La storia, anche se priva di originalità, procede speditamente, garantendo così uno spettacolo più che gradevole.
Nicola81: Agente inglese caduto in disgrazia si vede affidare un'ultima rischiosissima missione: rintracciare uno scienziato russo evaso da un campo di prigionia in Siberia. Bel film di spionaggio che, a differenza di molti prodotti analoghi, può vantare una storia perfettamente comprensibile e un ritmo piuttosto sostenuto. Collinson dirige bene le scene d'azione, ma è anche capace di infondere una leggera ironia, come dimostra il gustoso finale. La coppia Baker/Chaplin interagisce al meglio e anche i comprimari funzionano. Ok fotografia e musiche.
Nicola81: Nonostante qualche eccesso melodrammatico, chiaramente figlio del periodo della sua realizzazione, si tratta di un thriller ben articolato e piuttosto coinvolgente, che specialmente nella seconda parte fa registrare una notevole tensione. Bella confezione e gran cast: la Turner e Quinn sono due amanti diabolici e ipocriti quanto basta, ma in fatto di antipatia non scherzano neppure il subdolo Basehart e il dispotico Nolan (forse i migliori del lotto); la Dee è la solita brava ragazza, mentre Saxon qui ha tutte le ragioni per essere corrucciato.
Rigoletto: Benchè siano sempre esistiti, i film a carattere religioso - kolossal inclusi - sono esplosi negli anni '50, imponendo all'attenzione del grande pubblico capolavori cinematografici importanti (anche se pochissimi possedevano la scintilla divina di una spiritualità importante). Questo film sulle apparizioni di Fatima scorre via placido e senza increspature, non riuscendo a rievocare il successo e la qualità artistica di Bernadette. Pazienza, non sempre si centra il bersaglio. Si salva solo Gilbert Roland, simpatico viveur pieno di furbizia.
Pessoa: Questa volta Salemme rinuncia del tutto alla critica sociale che aveva caratterizzato le sue prime opere e mette in scena una commedia cercando l'umorismo della tradizione napoletana, stigmatizzato dal "personaggio di pietra" al balcone che non a caso si chiama Eduardo. Il testo ha il merito di proporre battute a raffica originali, spesso calembour o giochi di parole, che quasi sempre colgono nel segno. Lo stesso Salemme si conferma grande attore sul palco, ma l'apporto del cast non è tutto dello stesso livello e si sente parecchio la mancanza dei fidi Casagrande e Buccirosso.
B. Legnani: Western più spagnolo che italiano che cerca, senza riuscirvi, vie umoristiche in mezzo agli ammazzamenti. Girato male e mal recitato (i doppiatori, fra i quali Barbetti e Bellini, salvano qualcosa), ha una trama (chiamiàmola così) che fa della coincidenza il motivo principale. Le si affiancano adulti che cadono in trucchi cui resisterebbe pure un bimbo. Come se non bastasse ci sono biciclette col cambio e si intravedono dei guardrail. Da segnalare, a coronamento di edificio, dialoghi italiani sbagliati ("oro in mio potere", anziché “in mio possesso”) e l’assoluta assenza di potenziali vedove nonché di personaggi chiamati Epidemia.
Cotola: L'incredibile e bizzarra storia delle Stars, gruppo musicale al femminile del '68 formato da cinque giovani donne che furono mandate, a loro insaputa, a Saigon a suonare per le truppe americane. Il merito è sicuramente quello
di aver fatto conoscere una storia umana e professionale che meritava di essere raccontata. I toni sono meritoriamente lontani dalle celebrazioni e, per ovvi motivi, anche dall'agiografismo. Viene così fuori la personalità di quattro
donne (una delle cinque ha rifiutato di partecipare al film) che forse non hanno avuto ciò che meritavano, ma hanno trovato la loro strada.
G.Godardi: Pieraccioni tenta di evolversi e prova a fare un film cattivo. Purtroppo la vena cinica non è proprio nelle sue corde e alla fine risulta ancora più buonista del solito. Da gran volpone che è ci infila dentro anche la Barbera fresca di successo di Zelig, e il solito contorno di bellezze femminili. Per tornare al successo non ha fatto altro che fare un passo indietro rispetto alla sua vecchia formula, riverniciandola con una dose di finto cinismo. Il pubblico c'è cascato ed è accorso a vederlo. Ancora più bionico del film precedente. Si diverta chi può.
Siska80: L'intreccio è simpatico ma è palesemente la versione "felina" del romanzo "Il principe e il povero" di Twain, con i due strambi sosia che si scambiano le parti. Già il cartone animato non era granchè, ma almeno aveva una sua coerenza formale: qui, al pari di Chi ha incastrato Roger Rabbit? vengono maldestramente mescolati esseri in carne e ossa e personaggi digitali. Finale un po' frettoloso con scena romantica annessa. Il bel gattone rossiccio qualche sorriso lo strappa comunque.
Enzus79: Tratto dall'omonimo romanzo di Pascal Mercier. Film infarcito di flashback che sono la colonna portante della storia, dal momento che il presente risulta abbastanza inverosimile e fantasioso. Non ci sono momenti indimenticabili o che almeno possano garantire emozioni allo spettatore e i personaggi non trasmettono alcuna empatia. Jeremy Irons convincente. Buona la fotografia.
Anthonyvm: Eastwood torna alle donne pericolose di Brivido nella notte e punta al rape and revenge, con un'enigmatica Sondra Locke (perfetta per il ruolo) in vena di rivincite zarchiano-ferraresche. Finché la vicenda ruota su di lei e sul comprensivo Callaghan (anche se il rapporto fra i due avrebbe meritato scambi di battute più incisivi) i conti tornano; non va altrettanto bene coi subplot superflui, fra malavitosi e bulldog combina guai che lasciano il tempo che trovano. Il finale al luna park è deturpato dalle risate del "final boss" degne di un cattivo dei fumetti. Scorpio è lontanissimo.
MEMORABILE: Flashback del doppio stupro; La silhouette del redivivo Callaghan che avanza spettralmente verso i manigoldi; Infilzato sull'unicorno della giostra.
Undying: Ovvio che nessuno ci crede: come mai potrà, la bella mogliettina del titolo, aver preservato la sua "dote"? L'ironia viene offuscata dalle belle presenze sceniche, sia femminili (la Fenech e la Baker, quest'ultima pur in avanzata età) sia maschili (Lovelock). Montagnani è alla sua massima forma ed il bravo Gammino (una delle migliori voci di doppiatore italiano) sostiene dignitosamente la parte. Un film da vedere in relax, senza porsi troppi patemi e senza volere trovare il classico "capello". Più erotico, comunque, che comico.
Noodles: Film classico per famiglie, con una fortissima dose di sentimento e zucchero. Ai cinici non piacerà, per i sentimentali sarà una buona occasione per versare qualche lacrima e per i nostalgici ci sarà invece la possibilità di rituffarsi in un cult anni '90. La storia è semplice e scorre, gli attori non sono male, ma resta comunque una pellicola adatta a un certo tipo di pubblico, priva di qualche spunto cinematografico o narrativo veramente degno di nota. Bello il finale. Guardabile.
Von Leppe: Diretto in modo convenzionale, sembra ispirarsi a film come In compagnia dei lupi con influenze da Tim Burton: fiabesco nelle ambientazioni montuose, ambientato in un'epoca antica non troppo definita e con qualche trovata pacchiana. Riuscita la trama da giallo e importante la presenza di Gary Oldman, che recita con enfasi il suo ruolo da inquisitore né buono né cattivo. Lascia a desiderare, perché si prova la sensazione che avrebbe potuto essere migliore. Atmosfere artificiose, ma gradevoli.
Galbo: Costretta alla coabitazione da motivazioni contingenti, una coppia mette a dura prova la reciproca sopportazione. Non tutte le commedie francesi riescono col buco. Questa in particolare, sebbene possa contare sulla simpatia degli interpreti, è scontata, con una sceneggiatura che annovera molti dei possibili luoghi comuni legati ai non impeccabili ménage matrimoniali. La prima parte è più riuscita della seconda sul versante umoristico.
Belfagor: Il grande romanzo di Dumas è inevitabilmente destinato a soffrire dei tagli a ogni trasposizione, ma questo non giustifica la sostanziale sciatteria di questo adattamento. Caviezel e Pearce non s'impegnano più di tanto, col risultato di non coinvolgere fino alla fine, mentre il lavoro del cast secondario (specialmente di Harris) si apprezza maggiormente. La fotografia e gli scenari sono di buon livello, ma il risultato complessivo è quello di un'opera priva di nerbo, oltre che di cuore.
Elsup: La storia di per sé non mostra niente di originale, ma la commedia risulta godibile e divertente. I personaggi sono caratterizzati molto bene, soprattutto quello interpretato da Philip Seymour Hoffman, che fa la parte dell'amico filosofo ma fuori di testa. Ben Stiller, come al solito, con la sola sua interpretazione riesce a regalare sorrisi.
MEMORABILE: Quando credi di mangiare degli innocenti salatini, in realtà ingerisci dei batteri potenzialmente micidiali da circa trentanove zozze mani di estranei.
Nancy: Una buona idea vagamente di genere sta alla base di un film indubbiamente notevole. I primi venti minuti sono un crescendo di drammaticità: emozionanti, coinvolgenti e anche cattivelli. Il film cala però nella seconda parte, dove si svela una bravissima Michelle Williams ma dove il melenso e il lacrimogeno regnano sovrani, come pure la depressione (che pure ci stava). Le lettere a Bin Laden sono un esempio lampante di questa melancolìa dominante che risulta un po' banale. Il finale, che poteva essere notevole, è invece abbastanza tronco. Peccato.
MEMORABILE: La scena di sesso tra Williams e McGregor con la televisione in sottofondo....
Daniela: In una prigione c'è una cella destinata a detenuti con carichi sulla coscienza particolarmente pesanti. Ci finisce rinchiuso per un errore giudiziario un giovane avvocato, già disposto a tutto pur di vincere le proprie cause... Trasposizione galeotta dei topoi tipici delle case infestate, con qualche pregio formale dal punto di vista della confezione ed un cast potenzialmente interessante (Balfour sembra uscito da un quadro di El Greco, Greenwood fa il direttore sadico ed ambiguo, Rooker il solito violento fuori di testa) ma poco convincente nella trama e nella definizione dei personaggi.
MEMORABILE: "Lei è il diavolo... o Dio?" e sì, bella domanda
Giacomovie: Lavoro d'impronta psicologica sui torbidi e demoniaci istinti che possono covare in una donna e sui capricci erotici dati dalla sua irrequietezza. Si tratta di un film che va sul complesso anche se non si allontana molto da uno sviluppo generico. La Morante, mai così generosa nel mostrarsi fisicamente, si adatta con bravura ad ogni risvolto del suo personaggio, con una recitazione convulsa e una vocalità nervosa ed irrequieta. Deriso l'istituto del matrimonio.
MEMORABILE: “Gli amanti malati di nostalgia godono di una felicità oscura”.
Siska80: Aiuta il marito ad evadere, quindi in carcere ci finisce lei con tutte le (brutte) conseguenze che ciò comporta. Prison movie da inserire nella vasta serie di produzioni mediocri a tema: l'altisonante nome della Marceau (la quale fornisce una prova comunque convincente) non basta a salvare la baracca. Fotografia e regia sono di stampo televisivo, L'interessante idea di base si perde nei soliti luoghi comuni (le detenute che si confidano le rispettive traversie, le insubordinazioni, le risse, il linguaggio scurrile generale). Anonimo e deludente, ma almeno di breve durata.
Galbo: Film drammatico prodotto da Netflix, è basato sulla disgregazione di un nucleo familiare che si accentua alla morte della figura paterna. I due protagonisti (il fratello e la sorella appunto) sono personaggi ben scritti e assolutamente realistici, meno lo è la sceneggiatura che mostra più di un vuoto narrativo fino ad un colpo di scena prefinale (che tanto sorprendente non è) e un finale che forse banalizza troppo la storia. Buone le interpretazioni dei protagonisti, Preziosi e la Pandolfi.
Stubby: Di salvabile vi è solamente l'interpretazione di Will Smith, il resto lo boccio in blocco. Sono uscito dalla sala piuttosto scocciato: un film lento a tratti noioso con delle "trovate" piuttosto insulse. La New York deserta non mi ha impressionato (meglio la Londra di 28 settimane dopo), l'uso del digitale è esagerato e usato male. Sequenze assurde, i flasback non svelano praticamente nulla di ciò che è accaduto... Secondo me vi sono pure dei tagli che probabilmente rimpolperanno il dvd in uscita (che per quanto mi riguarda potrà tranquillamente rimanere dov'è).
Galbo: Perseguitata da un marito violento, una giovane donna cerca una sistemazione per sé e per le sue bambine. Dalla regista Lioyd un film dall'impatto drammatico e di grande attualità. La regista affronta il tema della violenza domestica e del riscatto personale in modo sobrio, privilegiando il percorso interiore della protagonista, interpretata da una convincente Clare Dunn, autrice peraltro del soggetto e della sceneggiatura.Sebbene alcuni passaggi sembrino forzati, il film ha il merito di non cercare il lieto fine a tutti i costi preferendo una conclusione più amara ma realistica.
Samuel1979: Film TV dedicato all'imprenditore siciliano Libero Grassi, uomo coraggioso ucciso dall'omertà e dall'indifferenza dello Stato. Il regista evidenzia soprattutto l'assenza di una partecipazione popolare, poiché i palermitani sentivano estranea alla loro coscienza l'azione dell'industriale catanese. Intensa la prova di Chiaramida nei panni di Libero e quella di Vassallo in quelli del cronista.
Markus: Il film ruota attorno alla goffa quanto dilettevole figura di una giovane e graziosa poliziotta raccomandata in una squadra speciale. Si riunisce ancora la coppia Alice Pol e Dany Boon (già vista in Supecondriaco) per una divertente commedia dotata, specialmente nella prima parte, di serrato ritmo che assicura dinamiche già viste ma sempre funzionali (in primis, l’incapacità della Pol nelle scene d'azione) per poi incappare in una seconda parte decisamente meno entusiasmante. La regia di Boon è come spesso gli capita altalenate, ma la confezione è ricca.
MEMORABILE: La Pol viene salvata da un quasi annegamento e una volta tirata fuori un poliziotto le porge una bottiglia d'acqua.
Siska80: Divertente film in cui l'affiatata quanto improbabile coppia protagonista interpreta due agenti sosia, rispettivamente la donna di un boss malavitoso e la guardia del corpo di quest'ultimo (Vitali!). Degno di nota anche il cast di contorno (principalmente Maccione, Rizzo e la Peters nel ruolo della tata pronta a tutto per la "padroncina"). Mix azzeccato di humour e poliziesco con delle scene d'azione (ovviamente surreali) con una conclusione degna.
Bubobubo: Buono, soprattutto nel non facile scandagliamento di una psiche femminile complessa e piagata da una serie di profonde delusioni esistenziali. Non è probabilmente casuale che i risvolti thriller siano tanto più riusciti quanto più legati al vissuto personale della protagonista e che il finale, tonitruante e graficamente roboante, sia probabilmente il punto meno interessante dell'intera operazione. Impianto narrativo adeguato e soluzione coerente del mistero. Emily Blunt in parte.
Ale nkf: Commedia romantica con trama abbastanza scarsa, il classico film per famiglie in cui l'amore trionfa sempre. Nonostante ciò, fin dalle primissime battute si può notare il buon feeeling della coppia Grant-Barrymore. I personaggi secondari sono ben caratterizzati: in prima fila c'è l'amica Sophie che in alcune scene rende davvero comica e appassionante la commedia.
Jena: Il tema della mummia era già esaurito col secondo episodio; qui si comincia a grattare il fondo. Si pensa bene di trasbordare il tutto in Cina: anche loro pagano il biglietto e sono pure tanti, quindi meglio buttar dentro anche un po' di personaggi cinesi e la consueta storia del primo imperatore della Cina. Per il resto trattasi della solita versione di serie B di Indiana Jones, con profluvio di effetti speciali (belli quelli della quadriga dell'imperatore), azione non stop e trama scontata. Fraser è il meno peggio, il resto è contorno.
Galbo: Primo film davvero noto e importante di Pedro Almodovar, è la storia di una ragazza che coltiva marijuana sul balcone e viene per questo sessualmente ricattata da un poliziotto. Tutto il mondo surreale, ironico e grottesto del regista iberico viene concentrato in un film spassoso e divertente che mette alla berlina la società spagnola contemporanea.
Undying: Remake ciclico, con cadenza - anno più anno meno - ventennale. La storia è la solita, ma questa volta il "virus" esogeno che infetta gli umani, creandone cloni all'apparenza uguali, deriva dall'esplosione di una navicella Shuttle. La lentezza del narrato è aggravata dal sub-plot della maternità (rappresentata dalla protettiva e brava Nicole Kidman). Anche gli effetti speciali sono modesti e rari ed il senso ultimo del film, ovvero dell'aspetto umano deleterio surclassato dalla "razza" d'invasori con tendenze al tutt'uno della specie, si perde in un finale action al limite del risibile.
Ishiwara: Quanto a credibilità siamo sullo scarso, con un Crowe che passa da fesso-gabbato-da-tutti a genio della fuga che prevede e cronometra ogni movimento al decimo di secondo. Tuttavia la spettacolarità della fuga vale da sola tutto il film. L'aspetto processuale è fin troppo banale e la spiegazione finale posticcia e buonista: sarebbe stato meglio lasciare il dubbio sull'innocenza della moglie. Comunque Crowe si comporta egregiamente, mentre il resto del cast fa poco più che tappezzeria. Se non lo si analizza troppo è un buon film, che scorre bene.
MEMORABILE: La fuga; lo sventato salto dall'auto in corsa.
Metuant: Come slasher resta abbastanza nei canoni, concedendo molto sangue e violenza gratuita tipica del genere mista a una logica spesso ignorata e fin qui ci siamo; quando però si va a guardare oltre si nota un voler sorprendere lo spettatore più di una volta, specie riguardo l'identità del folle assassino, identità che in realtà non è per nulla difficile da capire, misto a un'antipatia verso praticamente tutti i protagonisti che non fa bene al film. Da vedere solo per il 3D.
Bruce: Di sicuro meno efficace del primo della serie. Clint, sempre eccezionale (ci mancherebbe!), stavolta non ha un nemico da agguantare, ma un gruppo intero di poliziotti ancor più cattivi e giustizieri di lui. Il film non è esente da pecche, vi sono evidenti cadute di ritmo e a tratti sembra di assistere ad un telefilm.
Schramm: Quando un film funziona oltre la tensione parodistica del modello di riferimento, scoppia l’incredibile. Se poi questo viene addirittura scavalcato e distanziato in termini di pregnanza, l’incredibile sconfina nell’ineffabile. Ed ecco che nel filtro di un Franchi mai così commoventemente clownesco (ma grandiosa è anche la para-debordiana Valeri) viene torrefatta una qualità di thanatos (dato anche dalla castigazione dell’eros) d’aroma più sopraffino di quello bertolucciano, che manda a carte 48 un cine-secolo di amor cortese per anime belle, e chiarisce perché fu una top-hit di Bene.
Galbo: Al di là del (comunque buono) valore cinematografico in sè, questo film di Makhamalbaf vale come uno straordinariamente potente documento di denuncia della condizione della donna (veramente ai limiti della società) nel tormentato paese asiatico. Per dimostrarlo il regista sceglie una storia semplice (il ritorno a casa per necessità famigliari di una donna afghana) ma molto efficace, filmata in maniera essenziale ma evocativa e con una bravissima protagonista femminile. Da vedere.
Tarabas: La Bella e la Bestia meets L'uomo di Atlantide. A furia di mischiare generi, Del Toro si perde tra fantasy, romance, spionaggio, scene di violenza (e di sesso) un po' gratuite. Ne Il labirinto del fauno l'ibridazione convinceva, dato che consentiva una lettura della storia su diversi piani. Qui la narrazione è unidirezionale, tutto avviene sullo stesso piano narrativo e mi ha convinto molto poco. Resta un film girato con grande abilità e indubbio gusto visivo, ma piuttosto superficiale e abbastanza scontato.
Bubobubo: Destino patrigno e imperscrutabile, quello che indirizza le sorti di tre improbabili triangoli amorosi. Denso di dialoghi verbosi e a tratti innaturali è il primo, incentrato su una fotografa che torna a fare i conti con lo storico ex ora in contatto con l'amica modella. Affilato nello sviluppo il secondo, in cui una studentessa matura è spinta dal giovane amante a incastrare (suo malgrado!) un severo professore. Originale e profondo il terzo, storia di un'amicizia saffica tra due donne propiziata da un sorprendente scambio di persona. Nel complesso il risultato è comunque modesto.
MEMORABILE: Il finale del secondo episodio; Rivelazione in cucina (terzo episodio).
Belfagor: Sì, Twilight meritava eccome di essere parodiato, ma sarebbe bastato dare un'occhiata su Facebook per trovare qualcosa di più originale di questo film piatto e banale, in cui le uniche parti divertenti o durano un istante o sono citazioni di altre parodie ben più riuscite. Più che Friedberg/Seltzer ci vorrebbe un'Alka-Seltzer, vista la quantità assolutamente gratuita di rutti, flatulenze e scatologie varie. Eppure, per quei due o tre colpi mandati a segno, il film si piazza un gradino sopra Epic (Fail) e Disaster (di fatto) Movie.
MEMORABILE: "Jacob, perché ti sei tolto la maglietta?" "Nel contratto c'è scritto che devo farlo ogni dieci minuti".
Xamini: A suo modo autobiografica, questa declinazione moderna della follia visionaria di Cervantes. Gilliam racconta di sé e del Don Chisciotte, cogliendo in pieno lo spirito del primo romanzo moderno e producendo una meta opera la cui quota di surreale supera qualsiasi soglia. Realtà e finzione non fanno che mescolarsi rendendone difficile la visione, se condotta con un approccio razionale. Ma L'uomo che uccise Don Chisciotte comunica piuttosto su altri canali, in cui la materia filmica eccelle e idealmente passa il testimone del cavaliere errante e sognatore allo spettatore che sa accoglierlo.
Ronax: Girata all'apice del fulgore cinematografico della Villani, qui affiancata dal divo hard Harry Reems, la pellicoletta si srotola condita da dialoghi di rara stupidità e perennemente indecisa fra i toni della commedia brillante e i classici stilemi della farsaccia nostrana. Rigo cerca di nobilitare l'informe brodaglia con una certa cura formale ma è uno sforzo vano quando si ha come materia un nulla che le forme generosamente esibite della bella Carmen e di altre ignote figuranti non riescono assolutamente a colmare.
MEMORABILE: I commenti di Reems mentre sta guidando e scorrono i titoli di testa e il cui (doppio) senso appare chiaro quando l'auto si ferma.
Noodles: Parte come un peplum discretamente interessante, salvo poi perdersi tra tentativi di comicità imbarazzanti e intenzioni pruriginose che lasciano il tempo che trovano. Insomma, non c'è praticamente nulla che possa salvare il film, se non l'ambientazione e lo spunto iniziale, che avrebbe meritato una deriva diversa da questa. Cast piuttosto mediocre, peccato aver relegato la brava e bella Helga Liné a ruolo di contorno lasciando più spazio ad attori meno meritevoli. Sotto una sceneggiatura disastrosa si intravedeva qualche discorso di grande attualità.