Al di là del (comunque buono) valore cinematografico in sè, questo film di Makhamalbaf vale come uno straordinariamente potente documento di denuncia della condizione della donna (veramente ai limiti della società) nel tormentato paese asiatico. Per dimostrarlo il regista sceglie una storia semplice (il ritorno a casa per necessità famigliari di una donna afghana) ma molto efficace, filmata in maniera essenziale ma evocativa e con una bravissima protagonista femminile. Da vedere.
Afgana emigrata in Canada rientra clandestinamente nel suo paese per raggiungere la sorella durante il regime talebano. Un film forse volutamente elementare e minimalista per far risaltare il contenuto di denuncia delle condizioni di vita nell'efferato regime. La scena delle protesi di gambe che scendono dal cielo è straordinaria, ma è l'unica davvero potente e, per così dire, sintetizza filmicamente l'intera opera.
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