Già la prima scena in ospedale è angosciante. Il giovane protagonista ha una vita sentimentale a dir poco originale. Ma come interpretazione viene battuto dalla governante (inquietante e diabolica). È un film crudo, splatter e piuttosto perverso (l'autopsia con tubi, l'estirpazione delle unghie, la vasca con l'acido, il forno). Gli autostoppisti, soprattutto quelli invadenti, dovrebbero vederlo. Bella colonna sonora. Un horror thriller decisamente buono, a tratti notevole.
Copione apparentemente quasi inesistente, con una sceneggiatura approssimativa e dialoghi ridotti all'osso, zeppo di situazioni inverosimili mal concepite e peggio realizzate che spesso oltrepassano il limite del ridicolo. Nonostante tutto il film non è da buttare, anzi: è inquietante e malatissimo. Mescolando sesso, deviazioni edipee e necrofilia, è un film "disturbante", in grado di regalare forti emozioni anche agli amanti del gore estremo.
Necrofilo e estrattivo. D'Amato cava sangue da rape di bassa qualità, dà al film confezione professionistica, bada all'effettaccio e alla dolcezza (pure la scena della manipolazione - che ricorda analoga scena dell'Abbuffata - è macabra, ma con una certa dolcezza). In ambientazione talora da La principessa Sissi (non sto scherzando), innesta tòpoi ammiccanti, fotografa con vividezza e muove la mdp da maestro. Certe belle soluzioni figurative fanno sopportare alcuni momenti attorialmente imbarazzanti, come il pranzo di fidanzamento.
Dando per scontato che chi ama il cinema di genere imparziale non potrà mai essere, va riconosciuto al film di Massaccesi (remake de Il Terzo Occhio, diretto nel 1966 da Mino Guerrini) una tendenza all'estremo e all'eccesso raramente raggiunta da altre pellicole, anche quelle girate da autori più "rinomati" e praticanti - con costanza - l'horror. Massaccesi porta sullo schermo una vicenda angosciante e sconvolgente: la necrofilia e la violenza sono il tema portante della pellicola, che si chiude con un finale da cardiopalma.
La decadenza, lo sporco, il disgusto in un ambiente atipico sono i punti forti del film. Queste sensazioni regnano sovrane, rendendo l'atmosfera di quest'opera unica.
L'andare oltre il mostrabile con il disgusto, tramite effetti gore o col semplice inquadrare il cibo mentre viene masticato (la scena madre del film), si sposa con le ottime interpretazioni degli attori, molto sentite. Un film malsano, che trasuda morbosità e malvagità. Nocivo e spietato. Il miglior film di Massaccesi.
Probabilmente il capolavoro del Maestro. Già dai primi fotogrammi si intuisce che il film ci catapulterà in una vicenda dove regnano sovrani il malessere, l’angoscia e la follia. Il tutto avvalorato da una fotografia capace di rendere agghiacciante anche il più piccolo ed insignificante particolare. Tutto perfetto: dall’espressione perennemente lapidea di Canter passando per le musiche dei Goblin, dal fascino di Cinzia Monreale fino alla magistrale interpretazione di una grandissima Franca Stoppi. Da vedere e conservare gelosamente.
Non male davvero, nonostante l'anti-recitazione dell'esanime Canter e di quasi tutti gli altri, eccettuata l'ottima Stoppi. Massaccesi coniuga felicemente bassa macelleria e citazionismo, atmosfere malate e impassibilità dello sguardo, e regala momenti quasi lirici per i fans del gore. A suo modo è un film sentimentale... Gran lavoro sulla fotografia, così così le musiche disco-pop dei Goblin, che han fatto di meglio. Ultima inquadratura citata affettuosamente se non fedelmente in Kill Bill 1. Evitare proiezioni a tavola
Gustosissimo film dell'orrore di come se ne facevano una volta: splatter a tutta forza, sceneggiatura semplice e lineare (con qualche buco qua e là), musiche, molto buone, dei Goblin. Il tutto arricchito dalla capacità di Massaccesi, qui alla sua opera migliore, di creare un'atmosfera malata ed inquietante che dura per tutta la durata della pellicola. Molto brava Franca Stoppi nell'interpretare il personaggio più malsano del film: quello della governante amante.
Esaltante per gli amanti del genere, va evitato invece dalle anime candide.
Grande horror di Massaccesi. La trama è trasgressiva e allucinante: un ragazzo subisce il trauma di veder morire la fidanzata e per non perderla decide di imbalsamarla e di ficcarla sotto le coperte del suo letto. Il film è pieno di scene efferate da pugno allo stomaco: l'imbalsamazione è mostrata pressoché integralmente, si vede una donna bruciata, unghie staccate, corpi corrosi dall'acido... Colonna sonora dei Goblin.
Macabro e rivoltante, vive momenti di romanticismo estremo e necrofilo e di macelleria pura, supervisionati dall’elegante fotografia e dalla vena più gotica e artigianale di Massaccesi. La sceneggiatura è ingenua e illogica (il pranzo di fidanzamento, l’impresario funebre che entra ed esce furtivamente dalla casa come se nulla fosse) e gli interpeti sono quasi tutti non-attori; se la Monreale, immobile, è relegata quasi sempre al ruolo di comatosa o defunta, la Stoppi eccelle nel ritrarre una Iris glaciale e diabolicamente astuta e infallibile.
MEMORABILE: L'imbalsamazione. Il cadavere fatto a pezzi e sciolto nell'acido.
"Nemmeno la morte potrà separarci". Questa è la frase chiave del film: una morbosa storia d'amore tra l'imbalsamatore Francesco, la sua defunta Anna e la governante Iris. L'atmosfera è disperata, malsana, decadente, eppure in tutto questo si scorge un tocco di poesia (forse involontario) che rende "Buio Omega" molto più di un banale film splatter: un film d'amore estremo, impreziosito da una colonna sonora molto azzeccata e da interpretazioni scarne ma efficaci. Una pellicola unica nel suo genere.
Di sicuro la vetta di D'Amato. Un film estremo che, se non si è avvezzi al genere, è meglio non vedere, girato con un gusto figurativo non comune. Piace la mancanza assoluta di personaggi positivi e anche le vittime sono il più delle volte ambigue. Bravissima la Stoppi, grandi, come al solito (insolitamente minimali), le musiche dei Goblin. Uno dei gioielli dell'horror made in Italy.
Addirittura meglio del più blasonato Antropophagus, il film di Massaccesi riesce a creare un'atmosfera di assoluto disgusto, perversione, sporcizia e malattia, a partire dalla fotografia sporca per arrivare ai tanti momenti indimenticabili della pellicola, tra cui si annoverano: un'autopsia incredibilmente realistica, unghia strappate, vomitate "live", cadaveri fatti a pezzi e sciolti nell'acido e altre prelibatezze. Notevole la Stoppi nel ruolo della governante perfida e avida, buone musiche dei Goblin. Grandiosamente malsano.
Clamoroso splatterone firmato Massaccesi. Il suo capolavoro? Non posso dirlo giacchè non li ho visti tutti, comunque mi ha davvero impressionato. Film malsano, a suo modo erotico (?!). La sceneggiatura non si affloscia dietro sterili body count tipici del genere ma si affida all'appprofondimento Psycho-logico delle menti deviate dei due protagonisti (Canter imbalsamato, ma bello il giusto: fu anche pornoattore con Moana! - una stratosferica Stoppi). Suggestive, al solito, le musiche dei Goblin. Truculenti gli effetti speciali. Finale super.
Impressionante film splatter. I luoghi e i personaggi servono a rendere la storia più reale e quindi verosimile. Tanti sono gli omicidi ed impressionanti i metodi di sbarazzamento dei corpi. Ottima salsa horror, combinata con un pizzico di Goblin che evidenzia ancor di più lo stampo italiano.
Horror di medio-basso livello. Si tenta di fare qualcosa alla Dario Argento, ma il tentativo è inutile. L'unico punto in comune con i film "argentiani" sono i Goblin, che con le loro musiche tengono in suspence lo spettatore. Le scene di splatter sono molte, ma il film è lento. Discreto.
Un giovane innamorato impazzisce dopo la morte della sua sposa e ne imbalsama il corpo per conservarlo. Determinante a creare un'atmosfera macabra e malata la governante una formidabile Franca Stoppi, matura e ambigua fin quasi al disgusto. Omicidi di giovanii donne seguiti da rituali agghiaccianti. Splatter cult condito dal tocco erotico di più o meno piacevoli nudi femminili e sesso soft.
Poco da dire: il miglior film del povero D'Amato, con l'atmosfera più malata della storia del cinema di genere. La storia è cattivissima, ma sempre di una storia d'amore si tratta. L'amore è ovunque, come la morte ed alcune volte le cose si confondono... Spietato, sudicio e macabro... quasi disgustoso... bellissimo!
Capolavoro splatter del maestro Joe D'Amato, che coniuga tutto ciò che si può trovare in un horror: paura, tensione, grottesco, sangue a fiumi, necrofilia, amore morboso. Il tutto condito da un'ottima colonna sonora dei Goblin. B-Movie per attitudine, ma tra i B-Movies è uno dei migliori e più riusciti. Kieran Canter francamente dimenticabile, ottima invece la Stoppi nel ruolo della governante avida, perversa e psicopatica. Brivido freddo nella sequenza dell'imbalsamazione. Da vedere!
MEMORABILE: La sequenza del pranzo con Iris e la sua grottesca famiglia. L'imbalsamazione.
Nonostante detesti il troppo forte horror necrofilo, c'è da dire che questo film è un must, un superfilm. Dopo, D'Amato non riuscirà più a ripetersi a tale livello. Nonostante gli attori non siano eccezionali (in particolare Kieran), il film punta parecchio su scene e ambienti sporchi, malsani e malati. Da vedere, ma solo se si ha lo stomaco d'acciaio per via di alcune scene un po'... fortine. Stupenda la colonna sonora.
Buon horrorazzo di D'Amato. Suggestive musiche e sangue a secchiate. Canter paranoide, la Monreale inquietantissima, la Stoppi offre un ottima interpretazione. Buone invenzioni visive (la ragazza nella vasca che sembra morta ma in realtà è vivissima), un finale ben fatto (anche il buio usato adeguamente). Da citare lo smantellamento dei corpi. Piacerà sicuramente ai fan del genere, ma non è per tutti: le scene potrebbero scioccare il più sensibile degli spettatori.
Interessante variazione del Massacesi che lascia più di un rimpianto per come avrebbe potuto essere se fosse stato girato con maggior attenzione e attori decenti. A parte la perfida Stoppi, valore aggiunto del film insieme ai tosti sezionamenti dei cadaveri, c'è poco da elogiare e la stessa regia è spesso ingenua e affrettata. E più che vera tensione o paura nella villa si respira un'aria decisamente malsana, rafforzata dal contrasto (ben ideato) tra gli intenti pseudo-romantici dei personaggi e i dettagli raccappriccianti. Finale tirato via.
Un dramma d'amore che sprofonda nell'incubo e nella pazzia. Questo è Buio Omega, un film rozzo, casereccio, ma assolutamente ben girato e immediato. Peccato che la sopracitata storia di fondo passi subito in secondo piano per il livello di violenza e sangue (neppure così alto come si crede... le scene sono e ripugnanti - vedi quella delle unghie strappate e l'autopsia - più che sanguinose) e di una sceneggiatura piatta. Riguardo agli attori, Canter è pessimo, la Monreale inquietante e la Stoppi ottima. Comunque uno dei migliori horror italiani.
MEMORABILE: Il terrificante sorriso luciferino di Iris mentre osserva che Francesco fissa la ragazza sul letto alla quale lui ha dato un morso alla gola.
Film che mette in scena orrori raccapriccianti con taglio gelido e brutale, senza ammiccamenti allo spettatore. Quella a cui assistiamo è un'escalation di follia e perversione che conduce verso zone dove il buio più della mente è completo e senza speranza alcuna. Di fronte ad una simile rappresentazione del "male di vivere" possiamo anche sorvolare su incongruenze di sceneggiatura, recitazione non sempre all'altezza e qualche tempo morto di troppo. Bravo Massaccesi che ha realizzato uno dei migliori horror italiani dell'epoca (e non solo).
Angoscioso, folle, disturbante, eccessivo nelle sequenze splatter, ma è innegabile che un'atmosfera così cupa e malata si trovi di rado. Uno dei pochi film in cui l'inespressività del protagonista è un pregio (ben rappresenta il trauma provato dal ragazzo) - la regia è fredda, glaciale (anche se non di rado si cade nel voyeurismo, viste le molte scene efferate). Pur nella rozzezza di un prodotto di genere, si riesce a rendere la disperazione di un amore che sfocia nella necrofilia: "Nemmeno la morte potrà separarci". Il miglior film di D'amato.
Difficile giudicare questo film, in primis per il genere, che non è né italian giallo, né vero horror; in secondo luogo perché occorre anche immaginarlo senza le scene raccapriccianti che lo caratterizzano. In questo caso tuttavia c'è una storia disperata e macabra sotto e fortunatamente le scene prima citate non restano fini a loro stesse. Forse c'è un po'troppo compiacimento nel mostrare, ma va fatto comunque un plauso alla scelta degli attori, raramente così sgradevoli.
MEMORABILE: La scena della tassidermia del cadavere, con tanto di morso al cuore.
D'Amato è entrato nella leggenda persino più di Fulci, ma a mio parere l'asso vincente è semplicemente quel disimpegno che rendeva i suoi film più commerciali e senz'altro meno impegnativi di quelli del grande Lucio. Lo splatter eccessivo c'è, lo spunto sul tema dei "mad doctors" (Il terzo occhio, ma anche Gritos en la Noche di Franco, per citare un vero pioniere del genere) pure, tuttavia l'abbondante dose di granduignol manda fuori fuoco l'aspetto più sadico e propriamente horror della pellicola. Stesso dicasi per il finale. Comunque da vedere.
Da una sceneggiatura interessante un horror truculento con immagini troppo forti, a tratti disgustose, consigliato solo per gli amanti dello splatter più estremo. Tra le sequenze orride lo svuotamento di un cadavere degli organi interni, lo smembramento e lo sioglimento dell'acido dello stesso. Ditemi voi se questo è cinema... Se questa è la vetta di D'Amato figuriamoci il resto della sua filmografia...
Mai vista una non-recitazione simile. Kieran Canter è totalmente inespressivo e quando non lo è recita (sic) in modo talmente becero da fare pietà. Girato in evidente povertà di mezzi (dietro una certa vasca da bagno si vede una mano spruzzare il sangue!), è poco più che uno spreco di celluloide. Disgustosa la sequenza dell'eviscerazione del cadavere della Monreale. Si salvano solo le musiche dei Goblin in formazione anomala (con Guarini alle tastiere anziché Simonetti).
Se l'intento era quello di far vomitare lo spettatore (come ammette la brava Stoppi, interprete di Iris, il personaggio più interessante del film) bisogna fare i complimenti al regista, operazione riuscita. La sua è provocazione, morbosa e malsana sfida alla capacità di sopportazione. Ma è troppo, credo, per chiunque. Le scene più forti, è vero, sono girate bene, con un realismo sorprendente. Tutto il resto è molto approssimativo. Ripetitiva la musica dei Goblin. Solo per stomaci di ferro.
La trama è clonata da Il terzo occhio, ma "Buio Omega" parte con il protagonista già pazzo e la distorce per renderla il più morbosa, il più disgustosa e il più splatterosa possibile. L'obiettivo dell'intero film, mai dimenticato in nessuna scena, è quello di colpire lo spettatore continuamente e nei modi più disparati. Non ultima la necrofilia, che anzi è il filo conduttore della pellicola. Il ritmo non è serrato, ma il film riesce molto bene nel rendere la morbosità della situazione e dei personaggi. In definitiva ben riuscito.
Morbosa e malata favola macabra dall'originale ambientazione alpina, rappresenta indubbiamente il film più riuscito di Joe d'Amato, uno dei protagonisti assoluti del cinema di genere italiano. Scatenato sotto il profilo della violenza (arti squartati a colpi di mannaia, gole dilaniate a morsi e via dicendo) e decadentemente glaciale nella rappresentazione di un amore più forte della morte stessa. Ottima l'evanescente e nebulosa fotografia. Omaggi a Profondo Rosso (il funerale) e a Lisa e il Diavolo (il rapporto sessuale a fianco della compagna morta).
Bella favola nera che fin dall'inizio tocca le corde giuste e mantiene molto alta la tensione nello spettatore. Le musiche dei Goblin sottolineano bene ma non spesso i momenti clou. Tanto splatter vecchia scuola ed a tratti parecchio disturbante nei miei confronti; il cast direi che è perfetto; soprattutto molto inquietante Franca Stoppi nella parte di Iris: basta lei da sola per mettere paura. Notevole.
Indubbiamente il miglior horror massaccesiano e anche il più coraggioso. Quella mostrata sullo schermo è una storia d'amore portata all'estremo, torbida, morbosa e dai risvolti inquietanti. I personaggi sono perfetti (un Canter monocorde, una Stoppi allucinata, una doppia Monreale), la fotografia è di altissimo livello e le musiche pop-rock dei Goblin sono, al solito, ottime. Gli spettatori sensibili si tengano alla larga: lo splatter abbonda come non mai, così come il sangue... letteralmente a secchiate! Finale memorabile. Insomma: supercult!
Veramente scioccante, un film in cui ci vengono sbattute praticamente in faccia alcune delle più intollerabili aberrazioni umane quali cannibalismo, necrofilia, amore patologico e sadismo omicida. Di splatter ce n'è tanto ma non è quasi mai gratuito e genera più nausea che paura. Nota di merito ai Goblin che "pestano" dall'inizio alla fine e non c'è tregua nemmeno per le orecchie. Impeccabile la direzione, meglio sorvolare sulle interpretazioni (a dir poco insufficienti) e sull'inutile scena finale. Molto buono.
Francesco ha un'espressione attonita, gesti precisi e lenti: eviscera, brucia e scioglie nell'acido con la freddezza di chi sbriga una pratica burocratica. Ha brevi sussulti di ferocia, meccanici, anche quelli: non c'è in lui alcun edonismo sadico. E' il mordace cane da guardia del corpo imbalsamato di Anna, l'amore per Anna ha cannibalizzato ogni altro sentimento. L'amore malato di Francesco per Anna, e quello di Iris per Francesco, Alfa e Omega delle loro vite avvolte nel buio, dove brancolano come ciechi che si sostengono l'un l'altro. Impressionante, di spaventosa tristezza.
MEMORABILE: Il disgusto più forte l'ho provato anch'io, come Francesco, nel vedere Iris biascicare la minestra! Identificazione nel protagonista: film riuscito!
L'artigiano Massaccesi realizza questo film che tra violenza, necrofilia e cadaveri sciolti nell'acido si dipana dignitosamente. La narrazione è scorrevole e l'inquietante e silente clima che vi si respira non fa che aumentare la tenzione. Finale antologicamente shockante.
Il tema (la necrofilia) già di per sè è tabù; Joe D'Amato ne approfitta per inserire nella storia scene di raccapricciante, anche se non troppo gratuita, violenza. Gratuite piuttosto le scene con Iris che "consola" a modo suo Francesco o che mangia in modo inurbano una zuppa. Recitazioni e dialoghi non eccelsi (bene la Stoppi, Canter un po' statico: è lui o il copione che gli impone una recitazione "sotto" le righe?); eccezionale invece la colonna sonora.
MEMORABILE: L'autostoppista fatta a pezzi e sciolta nell'acido; la ragazza bruciata nel forno; l'inquadratura dall'alto con Francesco, la ragazza e il cadavere.
L'amore necrofilo è un must nel cinema di genere. D'Amato parte da un topos solido sviluppato a "corrente alternata", poetico nelle intenzioni ma "gore" nei fatti. Una commistione affascinante e raffinata, al contempo macabra, orribile ed erotica che la regia e la fotografia sostengono ottimamente ma che attori, nell'insieme, poco credibili vanificano nei risultati. Le musiche dei Goblin, sebbene un poco ripetitive, rendono giustizia all'atmosfera necessariamente malata di questo piccolo gioiello dell'horror italiano, in transizione tra gli anni 70 ed 80.
Uno di quei film per i quali si renderebbe necessaria ed originale una ricerca socio-psicologica (legata allo specifico filmico) sull'attrazione in qualche modo ipnotica che emana. Girato con stile quasi ieratico da Massacesi (tanto più se si considera la materia incandescente tra onanismo incestuoso e necrofilia), allucina ad ogni inquadratura proprio e forse per la sua rozzezza espressiva, capace di sublimarsi e diventare cifra di ripresa. Per gioco (è bello giocar col cinema) dirò che mi ricorda il Pasolini di Teorema e certo Bellocchio.
Massaccesi rinuncia consapevolmente a generare qualsiasi forma di suspense: monta, invece, un'onda anomala di scoperto orrore fisico e psicologico sfruttando a fondo ogni elemento tecnico e narrativo: la ricerca dell'estremo, tra nefandezze e raffinatezze, conduce a soluzioni sbalorditive (il corpo mutilato a colpi di mannaia è un esercizio di regia) e ad altre che appariranno parimenti ingenue o genuine (lo strappo delle unghie, la zuppa). La villa è uno dei luoghi più deliranti mai visti nella cinematografia horror. Canter sonnambuleggia con stolida efficacia; la Stoppi è una sordida virago.
A vederlo oggi prevale il coraggio inaudito di un regista al finire dei 70 di affrontare censure e quant'altro raccontando tutta questa morbosità carnale: dalla necrofilia a un cinismo visivo, rappresentando la pazzia dei due protagonisti non con azione e suspance, bensì con le inquadrature sui volti sconvolti dei bravi attori. Il ritmo è scandito dalla tranquillità delle operazioni di svisceramento dei corpi, dal possesso materiale di carne e dal controllo della situazione psicopatica di turno; collaborano i Goblin a confezionare bene il tutto.
L’immagine finale, pur sbalorditiva, è talmente pretestuosa da rendere evidente, a ritroso, la pretestuosità dell’intero film. Che tratta una storia fascinosamente gotica (l’imbalsamatore che conserva l’amata morta) come pura imbastitura per dare evidenza a ciò che interessa davvero: sequenze splatter o semplicemente raccapriccianti. Non c’è pathos e neanche perversione in quel disperato sentimento: solo gelida meccanica, che serve per mostrare sangue a litri, senza che questo, alla fine, sia neanche così impressionante.
Joe D'Amato sta alla regia come Nanni Moretti sta alla recitazione. Buio Omega non appartiene al genere horror, ma al genere squallor, dove la rappresentazione del raccapricciante non passa attraverso filtri estetici, né dal punto di vista formale né da quello contenutistico e non provoca nello spettatore un sentimento di paura ma una reazione fisiologica di sconcerto e nausea. Deprimente, soprattutto per difetto di qualità.
Uno dei migliori horror di Joe D'amato, una di quelle pellicole forti e malate che ci fanno rendere conto di cosa ci avrebbe regalato questo regista se avesse avuto i budget di Tarantino. Ricco di splatter con scene a tratti disturbanti. Il personaggio della nutrice, poi, è altamente inquietante. A un certo punto la trama diventa ripetitiva, ma verso il finale si riprende con qualche grottesca trovata e la scena di chiusura è (per il pubblico di quegli anni sicuramente) da infarto!
MEMORABILE: Il drenaggio della polpa; Le unghie strappate; La nutrice che seppellisce poltiglia umana poi tranquilla si mette a mangiare; Gli invitati al pranzo.
Una sorta di remake de Il terzo occhio. Film che mescola amore, sesso e morte, assai malsano e repellente dato il tema (la necrofilia). Sicuramente alla fine della storia si rimane scumbussolati e il tutto fa presupporre che il film abbia lasciato il segno... ma non so quanto positivo! Per stomaci forti.
Rozzissimo, truculento, disturbante, proibito, scorretto e terribilmente romantico. Horror/splatter puro in linea con le tendenze dell'epoca, senza le contaminazioni alle quali D'Amato ha abituato i suoi ammiratori riesce a coinvolgere nonostante l'inadeguatezza degli attori (a parte la Stoppi e la Monreale), aiutato anche da una bellissima e ossessiva OST firmata Goblin. Forse il capolavoro di D'Amato, viscerale nel vero senso della parola.
Horror da battaglia condito da splatter ed elementi macabri, ma di fattura decisamente bassa e grezza. Se non fosse che ad alcuni è venuto in mente di rivalutare il lavoro di D'Amato (solo un onesto mestierante e niente di più) non sarebbe dissimile da tanti altri prodotti. Gli appassionati lo troveranno gustoso, ma ciò non toglie che sia una pellicola di fascia B o Z (se preferite).
Racconto strampalato come lo potrebbe scrivere un ragazzino affascinato dall'horror, con una sua assurda logica e tanta inutilità. Basato su una fotografia elementare, una ricerca dell'orrido fino a sfiorare se non raggiungere il ridicolo, un doppiaggio scadente e un commento musicale appena passabile dei Goblin, si giunge al finale non senza difficoltà. Sufficientemente macabra la governante, semplicemente odioso il protagonista. Da vedere così, giusto per chiedersi il perché sia un film considerato importante e cercare di darsi una risposta.
Attenzione! Sarebbe molto ingenuo valutare bene o male questo film solo per la ferocia di certe scene senza accorgersi che la medesima non è fine a se stessa, bensì condizionata dall'aggressività per paura di chi avrebbe potuto evitare di trovarsi lì in quel frangente. Anzi, il bello sta nel fatto che tale terrore non è del tutto giustificato, anche perché il crimine di partenza è acqua di rose rispetto a quel che segue... L'evoluzione del secondo omicidio è sconvolgente, lo sguardo di Cantier è azzeccato, ma la sua forza è che è un film di poche parole...
MEMORABILE: Anche la lotta con la governante è epocale.
Di riffa e di raffa un D'Amato non spiacevole, nonostante certe grossolanità. E non per le scene gore (quella della tassidermia iniziale è molto buona). Penso al finale, tagliato con l'accetta (della Stoppi?), a certe sciatterie (il pranzo di matrimonio). Ma la malsanità c'è tutta e anche il sangue e le budella sembrano trovare un compiuto perché nell'economia malata del film. Carter non recita granché, ma ha l'aspetto da bambino buono e bello che mette tenerezza, mentre apre la pancia della Monreale o stacca le unghie dell'autostoppista. Inquietante.
MEMORABILE: L'orrida Stoppi che macella l'autostoppista. La Monreale (ancora oggi bellissima).
L'edipismo incestuoso e l'imbalsamazione, temi dell'hitchcockiano capolavoro qui vengono amplificati e moltiplicati in spettacolarità orrorifica iperbolica grazie agli effetti speciali e alla colonna sonora superbi. La figura del doppio si aggiunge nella vicenda reso dalla presenza-assenza della Monreale, diafana ed esangue, vittima e vampira, creatura post-espressionista alla Caligari-Metropolis. Impeccabile la Stoppi, crudele dominatrice psicologica e mentale complice di un Canter carnefice, sottomesso, remissivo e schiavo delle proprie insane manie.
MEMORABILE: "Corpo dentro un letto sangue maledetto, corpo in una tomba non farà più ombra, corpo di una morta la vita ti andrà storta..."
La quintessenza del macabro e del morboso secondo il Maestro. Disturbante e con una fotografia gelida e iperrealista (precisa per le esigenze dello script). La Monreale è perfetta, fisicamente adattissima al ruolo (difficile immaginare un'altra al suo posto). Film che non può essere liquidato come d'exploitation all'italiana e niente di più. È un esperimento sul cinema e i suoi confini, decisamente illimitati. Celluloide tossica ed estrema. Buia. Imperdibile.
Le vasche ricolme di cadaveri da sciogliere con l'acido, la bellezza angelica di Canter che stride con la sua anima deviata, l'amore per i corpi imbalsmati, da adorare come macabre Barbie, sdraiate, pallide sul talamo della morte. Paesaggi bucolici nord europei contrapposti a unghie strappate, cuori estirpati, morsi che lacerano carni, passioni e "possessioni" morbose e sottaciute (Iris, la governante, vera e propria mater della crudeltà e della follia). Lo zio Joe licenzia il capolavoro della necrofilia che tanfa di crisantemi putridi con fiochi e raccapriccianti barlumi di poesia.
MEMORABILE: Le poche uscite di Canter (in disco o sul suo furgoncino Fiat 850); La pazzia di Iris che esplode nel folle e apocalittico finale; La storta al piede.
Con quattro soldi e qualche attore di risulta il buon Massaccesi, prima della definitiva dissoluzione artistica, organizza il proprio capolavoro. A sorprendere sono due cose: la capacità di mettere a disagio evocando un clima malsano; la certezza che sotto un'apparenza splatter di serie B si alluda a precise pulsioni della psicopatia postmoderna. Un film come questo, insomma, ha più significato di qualunque altro horror attuale, superficiale e fracassone. Di rilievo le musiche dei Goblin.
Quest'horror è il frutto dell'eredità del cinema di genere italiano dell'epoca e condensa alcuni elementi tanto cari agli aficionados come me di queste opere: splatter, cannibalismo, casa dall'atmosfera malsana, necrofilia, erotismo e tanta morbosità. Chi meglio di Joe D'Amato poteva addensare questi elementi e proporci un vero e proprio cult movie? Il personaggio che si eleva su tutti è quello interpretato dalla bravissima Franca Stoppi, che riesce a mettere ansia anche solo con la sua presenza in scena. Un delirio di sangue e frattaglie.
E sul finire dei '70 Joe D'Amato confeziona questo mirabile insieme di immagini gotiche con tutto il campionario di splatter, cannibalismo, necrofilia in un ambiente fantasticamente malato e malsano. A suo modo una pietra miliare. Bella l'ambientazione inconsueta, non supportata adeguatamente da un cast all'altezza (con la naturale eccezione di una straordinaria Franca Stoppi). Per amanti del genere
In definitiva una storia d'amore, quella così ben rappresentata in questo film evidentemente dedito a un'esigenza produttiva di fare del cinema di bassa macelleria. Joe D'Amato, particolarmente ispirato, riesce quasi intrinsecamente a dare alla sua opera una poetica talvolta insperata e ben calata in un'atmosfera di perversione che, a conti fatti, non disturba la mente del sanissimo spettatore. La location altoatesina, le ottime musiche e i buoni effetti speciali riescono a fornire alla pellicola una convincente accuratezza formale.
Imbalsamatore cui muore la fidanzata si fa prendere la mano. Un po' come Massaccesi, che sciorina senza freni il suo repertorio splatter. Azzecca l'atmosfera morbosa, strappa quella casa sui monti dal caldo abbraccio della civiltà; lì però la raggelante, silente routine di Francesco si fa fin troppo distaccata. Si scarnifica il cinema rivelando la fragile ossatura d'un corpo in celluloide che arranca; se ne distilla il sangue riattivandone la circolazione attraverso la normalizzazione dell'orrore, buona chiave di lettura per salvare l'originalità dell'opera (al nero; e al rosso).
MEMORABILE: Le musiche dei Goblin, che da un altro mondo quasi si annettono il film sancendone la prepotente indipendenza da ogni modello.
Capolavoro di Massaccesi e uno dei più brutali e malati horror prodotti in Italia. L'amore che supera le barriere della morte, diventa ossessione, follia e depravazione; la necrofilia come si era vista soltanto poche volte al cinema e mai in un contesto tanto sanguinario e violento. D'Amato ha sempre avuto una predilezione per il connubio di eros e thanatos e il film in questione è la perfetta sintesi della sua macabra poetica. Canter è monoespressivo ma stranamente efficace. Ottimi effetti ultragore e belle musiche dei Goblin.
MEMORABILE: La scena dell'imbalsamazione di Cinzia Monreale; L'omicidio e smembramento dell'autostoppista; Il perfetto finale.
Più che un horror, un'aggressione ai nostri sensi fra scene splatter, esplosioni di follia e l'ossessiva colonna sonora firmata dai Goblin e spesso svincolata dagli eventi sullo schermo. Con tutto ciò che viene mostrato, sorge il dubbio che si tratti di un'operazione scioccante e morbosa studiata a tavolino ma l'approccio freddo e tanatologico conferisce al tutto uno stile insolito. Come spesso capita in questi film il cast non è la componente migliore, con l'eccezione di Franca Stoppi nel ruolo della governante psicotica e manipolatrice.
MEMORABILE: L'imbalsamazione; La cremazione; Il cadavere fatto a pezzi e disciolto nell'acido.
Morbosità a palate? Check. Oltraggiosa trattazione di un tema tabù? Check. Finale a sorpresa? Check. Soundtrack d'autore? Check. Capolavoro artigianale? Ecco che la spunta sbiadisce. Non c'è due senza tre, ma il resto dei numeri bisogna guadagnarseli; e non è versando del sangue in più o spingendo l'acceleratore sul macabro che si confeziona per forza qualcosa degno di essere ricordato. A mancare qui è tutto il resto: la credibilità logica, la regia, l'immedesimazione attoriale, i tempi narrativi. D'Amato diresse pellicole coeve assai migliori.
Senza ambizioni di sorta, D'Amato si prefigge l'obiettivo di intrattenere lo spettatore con un'atmosfera malsana quanto asettica e glaciale; la stessa autopsia condotta sulla Monreale sembra assurgere a massima rappresentante del contesto narrato. Né gli attori né l'originalità sono di casa, qui; è Massacesi a indovinare la forma con soluzioni visive indubbiamente raffinate e decretare lo stato di cult che il film si è ritagliato nel corso degli anni. Film macabro fino al midollo, ma con una sua peculiare vena di romanticismo.
MEMORABILE: Franca Stoppi che "allatta" il protagonista per consolarlo; L'autopsia; La mattanza di fianco alla vasca; La sorella di Anna.
Malato, gore, gotico e inquietante. Con queste parole si può riassumere l'opera più estrema (insieme ad Antropophagus) di Joe D'Amato. Tralasciando alcune debolezze o facilonerie nella trama, il film - complice anche una bella ambientazione in quel del Sud Tirolo - sprizza un'atmosfera malsana da ogni poro. Malato il protagonista, ma ancor più "tetra" la seduttrice Stoppi. Buona la presenza gore che sicuramente sarà gradita agli appassionati. Una chicca di genere (horror e thriller) da riscoprire.
Buon film dal sapore morboso malgrado una trama ridotta all'osso e omicidi che sembrano più che altro gratuiti. Lo splatter fa la parte del leone, anche se per la maggior parte gli effetti speciali sono acquisti di macelleria. Non manca un certo gusto per l'ambientazione: una villa stile castello sulle Alpi del Trentino. Cinzia Monreale con la sua magrezza è adatta alla parte della morta imbalsamata oggetto dei desideri necrofili di Kieran Canter, e pure lui rende bene nel ruolo che interpreta.
Gemma di rara perversione nell'Italia di fine Settanta. Francesco vive con la domestica di famiglia e tiene il corpo dell'amata Anna nella camera da letto come pegno d'amore eterno. Da qui la pazzia si fa endemica e il casolare diventa ricettacolo di una violenta degenerazione. Fotografia statica e descrittiva - soprattutto nei passaggi più splatter; trama basilare che scorre senza (troppe) illogicità di sorta tipiche del genere e un'aura maledetta che fa quasi vacillare; musiche dei Goblin a tratti di un'invadenza unica. Ad ogni modo una tappa obbligata.
MEMORABILE: Lo "svuotamento" di Anna; La macellazione del turista; Il morso di Francesco; Il confronto con la domestica.
Una storia d’amore e di pulsioni antisociali, in cui Massacesi ci regala una regia presente, fatta d’immagini claustrofobiche, sghembe, ma curate nei minimi dettagli. Lo scenario è suggestivo, il gore abbondante e i personaggi (osservati quasi con distacco) sono un agglomerato di repressioni monomaniache e follia disordinata. Franca Stoppi è sicuramente tra gli psicopatici outsider più riusciti del cinema italiano.
Thriller/horror di Massaccesi, rappresenta uno dei vertici del suo artigianato, che qui risulta essere molto efficace, sebbene un po' rozzo. Il regista riesce a creare un'atmosfera di malsana tensione, tratteggia molto bene il rapporto perverso che lega il protagonista con la governante/mamma e punta su effetti splatter grezzi ma non per questo meno impressionanti. La Stoppi risulta essere realmente inquietante, Canter incarna bene il maniaco con l'hobby della tassidermia (Psyco insegna). Qualche calo di ritmo qua e là, ma è un film che merita rispetto. Astenersi deboli di stomaco.
MEMORABILE: La lunghissima imbalsamazione della Monreale; La lotta tra la Stoppi e Canter.
Eros e Thanatos in danza macabra, amore talmente carnale e profondo da diventare cannibalismo e necrofilia. Antesignano etero di Jeffrey Dahmer, il protagonista vorrebbe con la tassidermia (millenni primi ci provavano gli Egizi) eludere e ingannare la morte del suo unico amore vero. Non può e questo film altro non è che un canto del cigno, una delle più tristi e disperate storie d'amore mai messe in scena. Del protagonista come della sua ex-tata. Ottimi effetti speciali per l'epoca, quasi insostenibili, a rigore tra i più crudi "gialli all'italiana" di sempre.
La semplicissima storia pare costruita più per esibire nefandezze che non per altro: delle ingenuità ci sono, eppure il film resta impresso a causa del disturbante sentore di macabro costantemente emanato. Il protagonista (espressivo solo a tratti, ma in questo contesto ciò non stona) è insano, la sua governante (un'inquietante e capace Stoppi) morbosa, il magnifico castello non racchiude altro che male e marciume, atti nauseabondi divengono freddamente ordinari; e più si va avanti, più il sangue e la pazzia aumenteranno. Un po' lento, ma decisamente difficile da dimenticare.
MEMORABILE: La musica che accompagna il funerale (poi scippata da Mattei); Teodora s'imbatte nel cadavere della sorella seduto nell'oscurità; Il finale.
Uno dei film splatter più estremi di tutti i tempi, e non solo nell'ambito del cinema italiano. Per apprezzarlo è necessario un enorme gusto del macabro e uno stomaco fortissimo, perché alcune parti risultano molto fastidiose. È un film che punta principalmente a disgustare lo spettatore, e ci riesce benissimo. Joe D'Amato ci mette tanto del suo, ma a differenza che in altri suoi film qui la trama è praticamente inesistente. Ci si deve concentrare per forza sul fattore visivo. Che è straordinario, ma non per tutti. Nel cast spicca solo Franca Stoppi. Esperienza forte.
Non perfetto dal punto di vista narrativo, ma ci sono molti spunti geniali e forti in un film in cui il tema principale è il rapporto tra Eros e Thanatos. Per non parlare di alcuni attori veramente ottimi come Cinzia Monreale e Franca Stoppi, perfetta nel suo ruolo di donna malata e letale. Ottime scene di violenza e gore ma meno per le musiche dei Goblin, che c'entrano ben poco con la storia toccante e allo stesso tempo terrificante. Alcune meccaniche sono forzate o poco chiare, ma rimane un film eccezionale, da vedere assolutamente.
Disturbante e malsano dramma a tinte forti, tra le opere migliori di Massaccesi. Sesso, splatter, pazzia, morbosità, necrofilia e un pizzico di poesia sono mischiati e ben gestiti dal regista all'interno di un film caratterizzato da un ritmo lento quasi avvolgente. D'Amato in anticipo sui tempi tocca alcuni argomenti tabù e non cade mai nel trash o pecca di faciloneria. Notevole dal punto di vista splatter, azzeccata la fotografia, riuscito il finale.
Film cupissimo, sordido, che mette a disagio eppure affascina. È ispirato a un vecchio e audace film che D'amato rivisita da par suo sporcandolo con insana violenza psicologica e splatter incredibilmente brutale. I personaggi sembrano provenire da una fiaba nera come la pece: il principe azzurro è nero dentro, la principessa non si risveglia e la cenerentola sogna un riscatto sociale impossibile. Indimenticabili il volto da bambino di Canter e il corpo diafano della Monreale.
MEMORABILE: L'autostoppista; Il pranzo di fidanzamento; Il galateo a tavola di Iris; Scontro all'ultimo sangue.
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Geppo ebbe a dire: Una domanda: c'è una differenza tra la versione originale di BUIO OMEGA che uscì nel 1979, e la versione che uscì di nuovo nel 1987, titotala IN QUELLA CASA BUIO OMEGA?
Il film quando uscì nel 1979 (come Buio Omega) era nella versione tagliata che cita Buio. La censura oltre allo svisceramento della Monreale chiese il taglio di altre due scene (cit: - La scena in cui il protagonista uccide Lucia; - La scena in cui il protagonista uccide la governante) ma non saprei se poi vennero effettivamente effettuati (vediamo che ci dice Buio).
La riedizione (In quella casa Buio Omega) del 1987 ripristinava invece la versione integrale e venne sfruttata da Lamberto Forni per la prima edizione homevideo integrale del film.
Deepred89 ebbe a dire: Geppo ebbe a dire: Una domanda: c'è una differenza tra la versione originale di BUIO OMEGA che uscì nel 1979, e la versione che uscì di nuovo nel 1987, titotala IN QUELLA CASA BUIO OMEGA?
Il film quando uscì nel 1979 (come Buio Omega) era nella versione tagliata che cita Buio. La censura oltre allo svisceramento della Monreale chiese il taglio di altre due scene (cit: - La scena in cui il protagonista uccide Lucia; - La scena in cui il protagonista uccide la governante) ma non saprei se poi vennero effettivamente effettuati (vediamo che ci dice Buio).
La riedizione (In quella casa Buio Omega) del 1987 ripristinava invece la versione integrale e venne sfruttata da Lamberto Forni per la prima edizione homevideo integrale del film.
Le prime due scene che citi paiono esserci nella vhs della Star, mentre quella del cuore addentato dal bel Kieran è troncata di netto
HomevideoZender • 23/01/18 17:35 Capo scrivano - 48839 interventi
Uscito in America il bluray della Severin. Region free, audio italiano e sottotitoli escludibili. In tutto e per tutto uguale a uno dei nostri insomma. E' forse il primo che toglie dall'immagine del film la patina giallastra che tutti conosciamo: i bianchi sono bianchi veri insomma. Questo però comporta meno "morbidezza" nei contorni e un'immagine che pare talvolta fin troppo schiarita. La definizione non è il massimo (ma è il materiale d'origine il problema)... Allegato c'è il cd di Buio Omega dei Goblin:
Come si evince dal post sulla sezione tv, Rete4 nella notte tra il 28 febbraio Rete4 ha trasmesso il film, in una versione ultracut (72'39") grossomodo corrispondente alla copia vm14 approntata nel 1987.
Il titolo del film riportato nella versione Rete4 farebbe pensare ad un master discendente dalla prima edizione del film, la quale, come scritto pagine dietro, uscì nel 1979 col titolo Buio omega, in versione tagliata.
In realtà, tale titolazione non è che una versione ritoccata digitalmente del titolo della riedizione integrale di fine anni '80 In quella casa Buio omega, come si evince dall'immagine sotto (il master della riedizione è reperibile in vhs per la LF, in dvd per la Next Video e in bluray per la Cinekult). Il "Buio omega" del master Mediaset altro non è che un gioco di fotoritocco approntato dalla stessa emittente.
Come prova riportiamo l'immagine, proveniente dalla vhs Star Video, del vero titolo della prima edizione del film.