La prima scena ricorda Lo squalo, solo che qui il responsabile dell’attacco acquatico va sulla spiaggia a completare l’opera. E’ un assaggio di ciò che accadrà molto più avanti, perchè per 30 minuti abbondanti il ritmo rallenta. Poi le cose cambiano (la testa nel secchio) e da quel momento ci sarà un’alternanza di tensione e efferatezze (chiedere alla povera Serena Grandi). L’antropofago si fa desiderare, ma quando appare…Predilige le gole, ma non solo. Grande scena finale. Un buon horror, con quel piacevole retrogusto di pellicola sporca e malata.
Buona prova di cinema horror-spatter. A parte il prologo iniziale un po' poco credibile, per il resto il film si lascia guardare e scorre via bene. Suggestive le location (Grecia), deserte e spettrali, ottime le scene gore, fenomenale la scena del feto (quella che poi ha reso celebre il film). Da notare una giovanissima Serena Grandi qui agli esordi cinematografici con lo pseudonimo Vanessa Steiger.
Horrorazzo molto sopravvalutato. La storia è lentissima e la tensione latita. Pure lo splatter (il motivo per il quale il film è così famoso) si riduce a 4-5 sequenze che non meritano assolutamente la fama che hanno (la scena del feto strappato oggi appare più trash che disturbante). Resta il curioso cast (che comunque funziona piuttosto male) e la discreta regia di Massaccesi. Brutte anche le musiche. Evitabile.
Causa di terribile spaventone da bambino, il che gli conferisce un alone leggendario rimasto intatto col tempo. Ancora efficacissimo, per il senso d'ineluttabilità che hanno le gesta (?) del mostro. A suo modo un classico. Cast delirante: il figlio di Vallone, la sorella della Farrow, la Grandi e Margaret Mazzantini (!) (la ragazza cieca) sotto pseudonimo, e Zora Kerowa!!!
Il soggetto è poco originale, ma l’aspetto che fa funzionare il film è la caratterizzazione del "mostro": non mostrato per gran parte del film, rimangono impressi il suo respiro pesante e la sua prima inattesa suggestiva apparizione. D’Amato dirige con eleganza e sobrietà, non eccedendo giustamente in quantità smisurata di scene gore, curandone però la qualità e firmando un paio di sequenze memorabili. Paga un'eccessiva lentezza, una sceneggiatura debole e un livello di recitazione, a parte quello di Eastman, decisamente mediocre.
MEMORABILE: La prima apparizione di Eastman oltre, ovviamente, alla scena del feto e alla sequenza finale.
Più passa il tempo, più Antropophagus tende a candidarsi come miglior horror diretto dallo scaltro Massaccesi: la struttura confinata in un meccanismo di tensione (in crescendo) insostenibile, che chiude mirabilmente, viene sorretta da un oculato sistema di ripresa che predilige inquadrature in soggettiva, sghembe, sfocate, poco illuminate, mosse e tremolanti.
L'appropriata colonna sonora suggella un meccanismo "de paura" perfetto, grazie anche all'ottima performance di Montefiori (qui pure sceneggiatore).
MEMORABILE: Il mostro viene scaraventato in un pozzo, dal quale riemerge all'inseguimento della superstite...
Film mediocre e noioso che viene considerato un cult, probabilmente grazie ad alcune scene estreme. Siamo lontani dal vero e proprio capolavoro di Massaccesi, Buio Omega, e in questo film quasi Omeriano siamo di fronte ad un mostro che stranamente uccide e che stranamente è diventato tale in seguito ad un episodio traumatico. Da vedere per la sua importanza storica nel cinema bis.
Un film che ha una reputazione quasi leggendaria e francamente mi sono sempre chiesto il perché... D'accordo, le scene splatter sono tra quelle che si ricordano e il film ha una sua follia particolare che lo rende quasi simpatico (vedere il finale); nel complesso, però, mi è sembrato abbastanza noioso e la regìa di D'Amato non basta a sollevarlo dalla mediocrità.
Un cult del cinema horror-splatter, realizzato con budget limitatissimo (e si vede) ma con un grande Joe D'Amato che, nonostante tutto, è riuscito a imbastire un film che tutto sommato si regge bene. Memorabile la scena in cui il mostro antropofago (Luigi Montefiori) si mangia il feto di Serena Grandi (in realtà un coniglio coperto di sangue finto) e la scena finale in cui il mostro... Incredibile, solo Joe D'Amato all'epoca, in Italia, poteva osare tanto.
Peccato perché poteva essere un buon film. Invece, dopo un prologo interessante, si perde. E i tanto citati effetti speciali sono realizzati malissimo (si vede che sono realizzati su manichini). L'atmosfera però e più che discreta e le scenografie funzionano alla grande (il cimitero, la villa del cannibale). Variegato il cast (citiamo la Farrow), grossolano il flashback finale.
MEMORABILE: La scena nel cimitero; l'entrata nella villa del mostro.
Joe D'Amato (Aristide Massaccesi) HA DIRETTO ANCHE...
Horror dall'aura leggendaria ma in realtà molto sopravvalutato. La storia, infatti, è un po' stupidotta ed il ritmo è eccessivamente dilatato e noioso. Anche da un punto di vista squisitamente grandguignolesco le cose non sono come molti credono: spacciato per un film ad altissimo tasso di splatter, non è in realtà più sanguinoso della media delle pellicole di quel periodo. Naturalmente non è questo il motivo di un giudizio severo, ma l'insieme è davvero poco convincente e riuscito.
Antropophagus non è soltanto un buon film horror, è anche la dimostrazione di come gli horror oggi non siano fatti con così tanto gusto e con tale buona visione delle cose. Pochissimi mezzi a disposizione (vedendolo oggi ce ne rendiamo conto, forse prima ci si poteva sorvolare) ma suggestive località (la Grecia, spicca su chi era abituato alla Amazzonia del filone dei Cannibal Movies), le musiche che così stonate e così confuse contribuiscono, insieme alle riprese, a rendere una certa tensione non indifferente.
Classico dello Spaghetti-Horror. "Antropophagus" presenta innanzitutto una splendida location, che riesce ad essere spettrale anche alla luce del sole. Il mostro, interpretato dal grande Luigi Montefiori, è un personaggio abbastanza atipico e dotato di un'aura davvero raccapricciante. La sua presenza nefasta può essere avvertita per tutto il film e conferisce un alone malsano alla pellicola. Fotografia a basso costo, non priva di fascino, scene gore memorabili e cast da cinefili. Un must!
Casereccio, turistico cannibalico-splatter diretto da Joe D’Amato. Il budget è ridotto all’osso e il coinvolgimento latita; i momenti migliori sono le sequenze girate negli interni (l’atmosfera gotica della villa e i suoi tetri sotterranei), dove il regista dà un ennesimo saggio della sua abilità di direttore della fotografia, e le apparizioni del ciclopico Montefiori, truccato da mostro deforme diventato antropofago per tragica necessità (il suo flashback ricorda Cyclone).
MEMORABILE: Il feto della Grandi. Il mostro, morente, che divora le proprie interiora.
Uno dei cult assoluti del low-budget made in Italy. Il film nel complesso può essere classificato come un ibrido tra slasher, monster movie e cannibalico ed ha la sua forza nella interpretazione di Eastman e nel mestiere di D'Amato; gli altri interpreti, purtroppo, sono mediocri. Piace la telecamera a mano di Joe, un po' meno gli effetti ed alcune scelte fotografiche (vedi l'effetto notte decisamente fatto male).
Un prodotto complessivamente modesto, con effetti speciali "di plastica" e con performance degli attori solo discrete. Anche l'atmosfera non è poi tanto malata e nemmeno le scene di violenza, a parte e marginalmente quella del feto estratto, sono poi tanto disturbanti. La tensione invece si respira abbastanza spesso, minacciosa a volte, anche se poi la comparsa del mostro sdrammatizza parecchio le cose. Ma la passione viscerale che caratterizza questo film, lascia il segno indelebile dal quale sorgerà il mito di ANTROPOPHAGUS!
Con una efficace colonna sonora di taglio elettronico (opera di Giombini) e sapienti scelte registiche Massaccesi confeziona un film dove la tensione ed il senso di minaccia crescono in un lento ma inesorabile climax fino ad un convincente finale. Come già in Buio Omega il regista riesce a creare un senso di disperazione ed ineluttabilità del tutto peculiari al suo stile che fanno anche di "Antropophagus" un film che travalica i limiti del genere guadagnadosi meritatamente lo status di cult.
Il film è diventato un cult del genere decisamente per la strepitosa interpretazione di George Eastman, che qui sfoggia un'espressività mostruosamente incredibile. C'è poi una giovanissima Serena Grandi ed una bella e provocante Zora Kerova. Saverio Vallone partecipa poco anche se è messo ben in evidenza nei titoli di testa; l'unico elemento che mi ha lasciato un po' deluso è stata la regia di D'Amato, quasi improvvisata e amatoriale. La scena del "feto strappato" è veramente orribile. Film non adatto agli stomaci deboli!
Di film a basso costo si è visto di peggio e il filo logico che il regista segue terrebbe anche, peccato che la solita poca cura nei dettagli, la necessità di guadagnare metri di pellicola (alcune sequenze sono estenuanti) e alcune scivolate nel ridicolo (quello che cade dalla barca, la scena del feto..) lo penalizzino. Non male lo score musicale, attori nella media, il concetto di tensione filmica è tutto da verificare.
Discreto film di un onesto mestierante del nostro cinema di genere. Nulla di eclatante dal punto di vista tecnico (alcuni guizzi di regia non sono male, anche se si esagera con lo zoom, mentre la fotografia è davvero mediocre), splatter ben realizzato, ottime musiche (in particolare il tema d'apertura) - ha il vero pregio di fare uso di un'ambientazione originale, adatta alla vicenda narrata (atmosferiche le sequenze nel villaggio), salvo compromettere parzialmente il tutto a causa di varie cadute nel ridicolo (la scena del feto e il finale).
Premesso che non amo Massaccesi (anzi), ho trovato interessante questo suo lavoro. Se da una parte è lapalissiana l'assenza di soldi e lo si percepisce da una fotografia, ad esempio, ai limiti del risibile e a scene splatter improponibili nella realizzazione, dall'altra rifletto sulla sua portata. Vale a dire che lo ritengo un lavoro che sviluppato da altri con altri capitali poteva veramente emergere. Assolutamente ben orchestrata l'idea della scena finale, così come dannatamente cattiva quella del feto. Mi ha deluso a metà!
Film molto apprezzato nel tempo, opera del multiforme D'Amato, in realtà appare molto datato alla visione odierna, troppo legato a un modo di fare cinema che ha prodotto grandi cose, ma anche molte mediocri. "Antropophagus" mi sembra appunto mediocre e sopravvalutato, la tensione regge solo nella prima scena, poi il tutto diventa sciatto e funzionale solo a qualche sequenza splatter truculenta ma mal realizzata. Il regista punta tutto sul "ripugnante", ma gli manca il vero senso del terrore.
Raccapricciante film del buon Joe D'Amato, ha avuto un seguito apocrifo nel 1982 con il confuso Rosso sangue e addirittura, prima della recente scomparsa del regista romano, si era anche parlato di un possibile Antropophagus 3, che Massaccesi non ha comunque avuto la possibilità di girare. Nel cast spicca Tisa Farrow, sorella di Mia, già interprete di Zombi 2, il bello Saverio Vallone e ovviamente George Eastman -Montefiori - nel ruolo del cannibale. C'è anche Zora Kerowa. Buono lo score di Giombini.
MEMORABILE: Il feto estirpato dal ventre della povera Serena Grandi, il finale.
Aristide ce la fa di nuovo, realizzando un film stranamente consapevole del suo essere low budget, furbo e orchestrato sapientemente. Tensione minima per i primi quaranta minuti, dove si sceglie giustamente di non svelare il mostro, poi il ritmo accelera velocemente fino alle eccellenti scene finali. Montefiori non è serial killer qualsiasi, ma "scimmione senza ragione", mosso dalla disperazione e dalla fame. La pellicola riesce a mostrare anche la tristezza del personaggio, superando molti dei cliché soliti e confermandosi ottima.
MEMORABILE: Il prologo dove i due ragazzi tedeschi muoiono, girato ottimamente; l'attesa spasmodica nella soffitta.
Bella l'atmosfera da bassa stagione tra le isole greche sotto il cielo grigo e il paesino disabitato, creano una bella cornice alla vicenda di sangue (anche se c'è un errore: si parla del 7 giugno passato da più di un mese, quindi siamo in piena estate?). Certo non c'era la volontà di uscire dal genere, dalla exploitation dello slasher, ma il film è ben riuscito e va oltre. Joe D'Amato ha uno stile minimale e al risparmio ma le location italiane sono ben sfruttate per ricreare la Grecia.
MEMORABILE: Montefiori cammina nelle catacombe dall'atmosfera umida con il fumo che esce dalla bocca.
Film che si può tranquillamente inserire nel filone dei "cannibalici", Antropophagus rimane un'opera interessante che si contraddistingue per alcune scene veramente ben fatte e ben riuscite (quella del feto e il finale su tutte) e per una lentezza che, soprattutto nella prima parte, appesantisce e non poco il tutto. In pratica ci si "diverte" da quando Eastman (ovvero Montefiori) entra in scena e comincia a macinare efferatezze una dietro l'altra. Bella la lugubre ambientazione. Rimane una pietra miliare del cinema di genere.
MEMORABILE: L'estrazione del feto di Serena Grandi da parte di Montefiori. La scena finale.
Esempio lampante ed epigono (se mai di un ennesimo ce ne fosse il bisogno) di come il cinema italiano di genere degli anni 70 avesse quel coraggio e quella volontà di azzardare che oggi manca perfino al cosiddetto cinema d'essai. Struttura classica Hawksiana del gruppo chiuso in un esterno (l'isola), effettacci misurati, tensione palpabile. Considerato il prodotto anche gli attori non demeritano: curiosa la Grandi pre Brass incinta. Ridicolo Montefiori Bestia cannibale. Aridatece Aristide!
MEMORABILE: I titoli di testa con la coppietta tedesca che corre per le strade della città e ovviamente il finale col flashback antropofago.
Assurto col tempo a vero e proprio cult, questo horror di Massaccesi si fa apprezzare soprattutto per l'atmosfera che pervade l'ultima parte, con la minacciosa presenza della villa e il ritrovamento degli scheletri, per non parlare delle scene splatter (l'estrazione del feto è memorabile) che vedono impegnato il mostro (interpretato da Montefiori). Nel complesso risente di un'approssimazione generale che stufa un po' (soprattutto nella prima parte).
Film con alti e bassi del buon Joe D'amato. Ambientato in una grigia e poco ospitale isoletta greca, presenta un buon cast che comprende il feticcio Eastman, Tisa Farrow e Serena Grandi. Effetti speciali davvero ridicoli (in una famosa scena si vede benissimo l'uso di un pollo fatto passare per feto) ma tutto sommato film più che vedibile.
Come Venerdì 13 low budget ma riuscito, con una recitazione nell'insieme dignitosa (perfino quella della Grandi e questo la dice tutta) e con una storia che prende da subito. È infatti la trama il punto forte con le ambientazioni isolane o comunque marinare, coadiuvata da una buona soundtrack che contribuisce alla suspence. Buona anche l'idea della presenza malefica che fà da contrasto alla solarità estiva. Ottimo il montaggio per uno dei gore italiani da rivalutare.
Piuttosto zozzo e malsano, ma anche girato alla meno peggio. Lo zio Aristide sopperisce ai limiti di budget e più che la bassa macelleria con feti e budelli estirpati conta molto la putrida atmosfera, che sia di un villaggio fantasma greco, delle grotte, del cimitero, di magioni polverose, lampi e tuoni, sole battente in mare aperto, cantine sudice con botti contenenti sopravvisute. Massaccesi mutua lo slasher americano e crea un disturbante apologo apocalittico cannibalico (con schegge impazzite quasi da post atomico). Marciscente e lurido quindi cult.
MEMORABILE: Eastman, nel flashback, naufrago impazzito sul canotto, in mare aperto e sole a picco, con cadavere di moglie e figlioletto, non si scorda più...
Malato, talmente malato da essere geniale. Interpretato da una giovanissima e irriconoscibile Serena Grandi, dalla sorella di Mia, Tisa Farrow (ci pensate che Mia ha fatto Rosemary's baby e Tisa questo?), dall'attore feticcio di Joe D'Amato, George Eastman e da altri attori più scialbi. Una fotografia orribile, quasi da filmetto delle vacanze, eppure con tocchi splatter "da paura". Piatto per tutti i primi 50 minuti, con lunghe e interminabili scene, poi diventa uno slasher interessante con raccapriccianti scene realmente vomitevoli.
Insieme a Rosso sangue la mia pellicola preferita di Massaccesi. La storia è semplice, magari non totalmente coerente ma funzionale alle gesta di un Montefiori, qui anche sceneggiatore, che troviamo nei panni di un pazzo sanguinario. Musiche efficaci, belle le immagini sbiadite o tremolanti, ottimo il livello di trash (la povera Serena Grandi e il finale lo dimostrano).
Una delle migliori prove d'autore di Massaccesi, che mette insieme un lavoro originale a partire dall'insolita ambientazione greca e diretto con un mestiere sopra la media. Non mancano alcune cadute, fra cui gli effetti speciali non sempre all'altezza della follia splatter, ma la tensione è ottima e l'atmosfera risulta davvero particolare. Il film vanta inoltre un certo numero di scene diventate culto nel tempo. Anche gli attori, una volta tanto, non sono male. Musiche da collezione.
MEMORABILE: Il mostro che si divora gli intestini.
Abbiamo un tizio che rimasto troppo tempo in solitudine al largo in un'isola, dopo aver ucciso sua moglie scopre cibandosene un'attitudine al cannibalismo. Ne farà le spese un gruppo di ignari turisti. Nella parabola del cinema di genere italiano questo film rimane tra quelli trascurabili. Storia di per sé inconsistente e che funge da puro pretesto per un'ondata di splatter pornografico, il tutto corredato da una messa in scena che è poca cosa. Tra le tante crudezze gratuite, la scena dell'estirpazione del feto risulta davvero pessima.
Buon esempio di slasher all'italiana firmato dal grande Massaccesi: al solito canovaccio del sottogenere allora in voga vengono qui aggiunti elementi di cannibal e zombie movie. Malato, folle e delirante come un sogno febbrile, ha tuttavia qualche momento di calo (poco mordente in alcune scene) che tuttavia poco influisce sul prodotto finale. Non un capolavoro come Buio omega ma un film più che buono diretto da un mago dell'oltranzismo cinematografico come D'Amato. Particolari e interessanti le musiche di Giombini. Montefiori nella leggenda.
MEMORABILE: Più che le numerose scene splatter, segnalerei il flashback con Montefiori e famiglia naufraghi: davvero malato.
Film che gode della fama di cult ma che in realtà si consuma lentamente verso una conclusione prevedibile (ma la trama conta poco) e soprattutto senza veri guizzi registici: il prodotto finale è davvero spaventoso. Joe D'Amato ha un gusto estetico estremamente elevato per quanto riguarda gli ambienti e le riprese, ma in questo film questa sua qualità si riscontra quasi unicamente nell'ultima parte. Attori mediocri che interpretano personaggi piuttosto anonimi. Poco splatter e non molto credibile il mostro.
Da un certo punto di vista sopravvalutato... ma che bello partecipare a questa sopravvalutazione! Se il film è divenuto per certi versi di culto lo è per meriti che possono apparire nascosti, ma il risultato è indubbio. La storia procede dritta dritta, incalza e appassiona. Anche tutte le imperfezioni o mancanza di credibilità acquisiscono un certo fascino che le fa apparire gradevole in ogni caso. Montefiori trasformato è poco credibile, il villino si fatica a immaginare in un'isola greca. Ma tutto è fantastico così.
Uno dei vertici di Joe D'Amato e sua migliore prova (insieme a Buio omega) nel campo dell'horror puro. L'autarchico duo Massaccesi/Montefiori (regista/produttore il primo, protagonista sceneggiatore il secondo) riesce a prendere in mano il filone cannibalico senza adeguamenti pedissequi e anzi imponendo una cifra personale e indovinata. Merito di un'ambientazione (una deserta Sperlonga spacciata per isola greca) insolita e credibile, ma anche di un genio artigianale capace di trasformare i limiti produttivi in punti di merito.
MEMORABILE: Il flashback di Eastman naufrago con la sua famiglia.
La straniante elettronica di Giombini e l'artigianato spesso raffazzonato di Massaccesi lasciano presagire un'opera malsana degna del notevole Buio omega. Stavolta, però, si ha un fallimento. Il cast (la cui resa risulta, diciamo così, discutibile) è troppo numeroso e la storia si perde in psicologie e dialoghi da quattro soldi per più di un'ora (anche perché chi di dovere - il protagonista adombrato nel titolo - mostra d'avere scarso appetito). E il finale non riserva memorabili colpi d'ala.
Passato alla storia come uno dei film più splatter e controversi della storia del cinema horror devo ammettere di essere rimasto un po' spiazzato, perché di scene realmente forti ce ne sono solo due o tre, della durata di pochi secondi; e questa è una bella sorpresa, perché Massaccesi predilige la cura della trama e dell'ambientazione alla violenza gratuita. La sceneggiatura è solida e il livello recitativo del cast non è affatto male. L'atmosfera di marcio, di desolazione e abbandono dell'isola e del paese sono il pezzo forte. Notevole!
MEMORABILE: La terribile e spaventosa scena del feto.
Tolte quelle due o tre scene che hanno reso questo titolo leggendario (e parliamo di un paio di minuti di girato), il resto è quanto di più noioso si possa trovare nel genere: dialoghi a dir poco risibili messi in bocca a dei non-attori capitanati da Tonno Vallone (solo il fatto che sia lui il protagonista dice più di mille parole). Interminabili minuti di nulla intervallati con estrema parsimonia da quel poco di buono (leggasi splatter) che vale (?) la visione del film. Incredibilmente cult in tutto il mondo... Bah.
Uno dei rari casi in cui D'Amato rinuncia al binomio eros & thanatos e mette in scena un horror "puro". Se da una parte cala la componente sessuale, dall'altra si eccede con la violenza, che è anche la ragione per cui questo titolo è ricordato dagli appassionati. La trama è molto esile, richiama altri film della decade precedente (Perché il dio fenicio continua a uccidere è un esempio), ma è ben costruito e ricco di sequenze memorabili che hanno fatto la storia del genere. Noiosetto nella prima parte, rimonta alla grande nella seconda metà.
Collocato tra Buio omega e Rosso sangue, questo horror dell'allora poliedrico e prolifico Joe D'Amato si segnala come tra i migliori esempi del genere (almeno tra quelli a basso budget). Pellicola assai truculenta - ambientata in Grecia - dotata di un certo fascino e buone dosi di tensione e morbosità (la famigerata scena del feto umano ingurgitato con avidità!) che, intrinsecamente, iniettano nello spettatore una certa brama di ludico splatter. A suo modo un classicone.
Un horror sopravvalutato. L’unica cosa che si salva è la musica di Giombini: molto inquietante, quasi mette più ansia delle scene stesse. Per il resto un cast di poco noti fuorché la Grandi. Bella la scenografia. Ritmo molto lento e noioso. Delle scene si salvano solo il finale e la celebre scena del feto. Chissà perché c’è una sorella di Mia Farrow in questo discreto horror. D’Amato sa fare di meglio.
MEMORABILE: La musica che ascolta Mark Logan a inizio film con tanto di enormi cuffiettone.
Buonissimo horror dell'indimenticabile Massaccesi. Nonostante la nomea di film particolarmente sanguinolento (venne addirittura bandito in alcuni Paesi) ci si aspetterebbe, ça va sans dire, più sangue (che comunque non manca!). La tensione è in crescendo fino a sfociare nel memorabile e scioccante finale. Nel cast vi sono anche una giovane Margaret Mazzantini e una irriconoscibile Serena Grandi. Buona la regia e gli effetti. Leggendarie alcune scene come quella del feto. Un cult.
Sopravvalutato e osannato film low budget di Joe D'Amato che racconta una storiellina semplice e con poca logica. Al film manca una vera e propria tensione e gli attori (tolti la Farrow e Eastman) danno del loro peggio. Il tutto poi risulta pesante e poco scorrevole, al contrario di come dovrebbe, ma i trucchi sono ben realizzati ed è innegabile il senso di marcio e inquietudine che D'Amato riesce a trasmettere in tutto il film.
Il solito gruppo di amici nel solito villaggio disabitato, in compagnia del tipico "mostro" - quasi letteralmente: l'uomo qui è trasfigurato dalla dannazione. Si apprezza lo sforzo di una trama meno scontata del solito - ma in alcuni punti fallace -, che regge bene fino al calo di ritmo pre-finale. Nell'ultima mezz'ora il film riemerge con un'aura sempre più funerea - grazie anche alle musiche - e regala un autentico incubo. Per certi versi migliore del precedente Buio omega, soprattutto per una più attenta costruzione atmosferica e una fotografia più inventiva.
MEMORABILE: Il ritrovamento della ragazza cieca; L'estrazione del feto nella cripta.
Cadere nell'acqua per riemergerne morti o, peggio ancora, mostri: l'esterno che disorienta (inquietante Ponza, trasformata per l'occasione in una sperduta isoletta greca, disabitata alla luce del sole), l'interno che inganna e imprigiona (interni di case e ville, stanze segrete, pozzi). Più dello splatter ammorba l'atmosfera: un microcosmo paradisiaco in cui lasciano ogni speranza coloro che entrano. È ozioso stare a cavillare sulla risibilità di recitazione e cura tecnica: anche nel suo periodo d'oro D'Amato non è mai stato un sommelier del nitrato d'argento. Ma tanto basta.
MEMORABILE: Testa nel secchio; La bella citazione del Suspiria argentiano nella villa; Il mostro riemerge dal pozzo.
Come ha raccontato in un'intervista, Montefiori scrive il copione basandosi sul soggetto della famiglia in una barca alla deriva nel bel mezzo dell'oceano. Nasce cosi uno degli horror più splatter e gore della cinematografia italiana, cult movie per chi lo vide in tv o vhs negli anni '80 o '90. Massaccesi dal canto suo spinge al massimo con la brutalità tra colpi di mannaia in piena faccia, teste mozzate, feti estirpati e cannibalismo. Buono il cast e suggestiva l'ambientazione dell'isoletta greca, ma immersa in un'atmosfera cupa e autunnale.
MEMORABILE: Il look del mostro cannibale interpretato da Montefiori.
Massaccesi dirige un horror povero di mezzi ma che può contare su una buona atmosfera e che possiede una sua rozza efficacia: si punta tutto su effettacci splatter con due o tre scene che sono passate alla storia del genere. Il cast, se si esclude l'inquietante presenza del monumentale Eastman, è anonimo ma lo zio Aristide sa quello che fa e riesce anche questa volta a portare a casa un film più che dignitoso. Curiosa la presenza della Mazzantini in un contesto simile, il finale è talmente assurdo che sfiora l'autoparodia.
MEMORABILE: Il feto; Il finale; Il flashback del naufragio (il top assoluto); La Kerowa che legge le carte alla Grandi; La soffitta.
Celebrato come un B-movie inzaccherato di sangue e budella, è in realtà un virtuoso esercizio di regia che dalle dinamiche elementari dello slasher trae una tensione ininterrotta e un climax esiziale davvero spaventoso. Lo splatter irrompe episodico, ma con gusto figurativo spregiudicato - per quanto non sempre supportato da effetti pratici all'altezza. Il paesaggio abbacinante e riarso dell'isola è l'anima stessa del mostro, la cui presenza incombe, come un relitto, in ogni dove. Regia di grande impatto, efficace anche nella direzione dei giovani interpreti.
MEMORABILE: Ariette emerge da un barile, lorda di sangue; Il mostro nel buio dietro la porta; Il suicidio nella tromba delle scale; Il feto eviscerato; Il finale.
Horror schietto e violento, quasi “abbozzato”, completamente antididascalico e proprio per questo sorprendentemente terrorizzante. Cosparso da sensazioni quasi primordiali, è un film giocato sul contrasto tra la ruvida, artigianale violenza visiva e il senso di abbandono e antichità dello scenario fantasma. Immersivo il sonoro di Giombini, eterea la Farrow, allucinata la Mazzantini. Da riscoprire.
Il lato vincente di questa pellicola cult di Joe D'Amato è quella di non essersi limitati a spargere sangue e budella per tutto il film in maniera insensata, ma di avere accompagnato la componente splatter a una trama interessante e soprattutto ad atmosfere davvero inquietanti e malsane, sia per quanto riguarda il paesino dove si svolge la vicenda sia per le parti interne. Lo splatter comunque domina. La celeberrima scena del feto è solo una delle tante parti estreme in tal senso. Cast non eccezionale ma funzionale alla vicenda. Nota di merito anche per la OST. Buono.
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HomevideoXtron • 29/02/12 17:36 Servizio caffè - 2193 interventi
HomevideoJurgen77 • 20/12/12 16:12 Servizio caffè - 63 interventi
Evitate accuratamente l'edizione DVD "low cost" americana con il titolo "The Grim Reaper". La colonna sonora è diversa rispetto all'edizione italiana, le scene più estreme sono tagliate e il doppiaggio è penoso.
Zender ebbe a dire: Ammazza che dittico: suppongo che il rinfresco sarà successivo e non precedente... Ah ah ah e speriamo non sia servita la...pietanza che ama Montefiori nel primo film...;-)
Mdmaster ebbe a dire: Io l'ho trovato proprio... bello! Mi fa strano dirlo, ma alcune sequenze sono di un'originalità unica, superando gran parte degli slasher (anche perché alla fine potremmo definirlo un precursore) anni ottanta molto più blasonati. Su tutti, la scena in cui la telecamera indugia per un secondo sul morto appoggiato sulla sedia, in cucina, e subito dopo la tipa passa davanti alla porta e il corpo le cade ai piedi.
E' uno shock 'classico' per lei, ma doppiamente per lo spettatore che avrebbe pensato giustamente non sarebbe successo nulla. Spettacolo.
Il film viene salvato solamente dalle musiche di Giombini : Il trailer anglofono mette un ansia....poi però il vero film delude. Molto meglio il successivo Buio Omega.
DiscussioneRaremirko • 7/09/19 21:14 Call center Davinotti - 3863 interventi
Carlitos ebbe a dire: Mdmaster ebbe a dire: Io l'ho trovato proprio... bello! Mi fa strano dirlo, ma alcune sequenze sono di un'originalità unica, superando gran parte degli slasher (anche perché alla fine potremmo definirlo un precursore) anni ottanta molto più blasonati. Su tutti, la scena in cui la telecamera indugia per un secondo sul morto appoggiato sulla sedia, in cucina, e subito dopo la tipa passa davanti alla porta e il corpo le cade ai piedi.
E' uno shock 'classico' per lei, ma doppiamente per lo spettatore che avrebbe pensato giustamente non sarebbe successo nulla. Spettacolo.
Il film viene salvato solamente dalle musiche di Giombini : Il trailer anglofono mette un ansia....poi però il vero film delude. Molto meglio il successivo Buio Omega.
Si, e più che altro ai tempi l'autofagia non era poi così diffusa al cinema italiano...
La curiosità c'è, però andare a toccare dei cult del genere è sempre operazione rischiosa, in quanto irriproducibili per mille motivi. Le premesse dell'intervista non mi entusiasmano, ma - come sempre -staremo a vedere.