Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Pstarvaggi: Da un racconto di Piero Chiara, Festa Campanile trae film molto curioso: una commedia a metà strada tra slapstick, sofisticheria e demenziale. Simpaticissimo Dorelli, funzionale Dufilho, deliziosa la Villoresi, ma anche gli altri non sono da meno (a cominciare da Robutti, finalmente in una parte più corposa del solito e Svampa). La mano degli sceneggiatori Castellano e Pipolo si sente, soprattutto nei riferimenti ai vari tipi di commedia del passato.
Matalo!: Vista la pelata e gli abiti che indossa Cannavale chiamerei questo film "Giornata tipo a Arcore". In verità nulla si deve chiedere a questo passatempo senza idee, con gag risapute ma anche con buone (anche se solite) uscite di Bombolo. Cannavale, che adoro, è invece sottotono. Peccato che si spogli solo l'ottima Gonzales, mentre la cavallona Lentini e la graziosissima Palermo (che ricorda Rosalia Porcaro) mostrano solo qualche lingerie. Dimostrazione filmica degli spaventosi limiti di Ciardo e Ghiani, ha all'attivo la simpatia di Tognella, usato poco.
B. Legnani: Noiosetto prodotto che presenta però una Gloria Guida per la quale non esistono aggettivi adeguati. Ma oltre a lei c'è pochissimo. La parte più interessante è quella iniziale ed onirica, non finissima, ma almeno in grado di discostarsi dalla banalità che arriva quando il film ha virato verso la commedia scollacciata familiare, nel cui àmbito tocca punti infimi (Rossi-Stuart nazi...). Recitato malissimo e alla "buona la prima" (quel limone che cade...), a esclusione di Pani (nel logoro cliché dell'alternativo). Un pallino e mezzo, con generosità.
Superfluo thriller televisivo che mette in scena l'usurato copione della donna in carriera con figlio a carico che comincia a frequentare un uomo in apparenza perfetto ma che forse nasconde qualcosa... Lei è Karen (Matchett), broker di successo ancora in grande forma fisica, attraente al punto che anche il suo capo ci prova. Ma lei tentenna, non ama gli uomini che la soffocano e per questo ha lasciato il marito, il quale ogni tanto passa a prendere il figlio come da decisioni del giudice. Non smania per una nuova avventura, dopo sei anni da single, e quando le si avvicina Denis (Outerbridge) accetta...Leggi tutto la sua corte senza farsi troppo trasportare. Certo lui ha tutto, sembrerebbe: fascinoso, in gamba, servizievole, cortese, ci sa fare col ragazzino... Come resistergli? E infatti Karen, dopo che Denis le ha mostrato la sua collezione di farfalle (ebbene sì!), ci finisce a letto con giusta soddisfazione (per quanto si possa capire...). Tutto insomma va per il meglio finché lui non mette il carro davanti ai buoi, o meglio la bicicletta, che il piccolo desiderava tanto e che lei gli aveva negato per non viziarlo. E allora ecco le prime avvisaglie d'incrinamento nel rapporto, dopo che lui era pure andato a caccia di topi e scoiattoli nella soffitta di lei per capire cosa causasse certi rumori. Da qui finalmente il thriller inizia a mostrare una sua forma, che è quella della persecuzione misteriosa ai danni della protagonista: una volta son fiori consegnati in forma anonima, un'altra telefonate insistenti di chi mette giù il telefono appena lei risponde... Tutto già preventivabile, insomma, per un film che affannosamente prosegue riciclando il riciclabile stando attento a mantenere il ritmo su livelli decenti e azzardando qualche scambio tra Denis e il ragazzino, attratto dalle farfalle (pure lui) e dalla pesca. In tv-movie simili c'è poco o nulla da scoprire di nuovo (anche se fino all'ultima parte resta in bilico il nome del colpevole) e ancor meno da poter apprezzare. Il regista Bert Kish si limita a dirigere il traffico lasciando spazio all'estro della “diva” (non che Kari Metchett risulti troppo simpatica, in un personaggio anonimo caratterizzato a colpi di stereotipo) e a lanciare sospetti su chi le gira intorno (la famiglia della sorella, il capo, l'ex marito e via dicendo). L'incipit - che prevede un “venti minuti prima” e poco dopo un ulteriore “due mesi prima” (su cui ci si sofferma, iniziando da lì) - ci mostra un incidente le cui dinamiche scopriremo nel finale senza che nell'attesa ci si incuriosisca troppo per la cosa. Recitazione complessiva nella norma, un discreto lavoro sul personaggio dell' “amico intimo” cui il titolo fa riferimento; un prodotto vedibile ma che certo non entusiasma (scegliendo un eufemismo)...Chiudi
Dave hill: Fantascienza minimalista e sentimentale sul contatto con civiltà superiore e asettica utile a "bacchettare" gli istinti selvaggi e bellicosi della pur unica e vitale specie umana. Road movie giocato sulle divertenti ingenuità del discepolo antropologo che scopre e registra suoni, gesti e sensazioni, amore incluso ovviamente. Si scorge un velato maschilismo allorché Scott preannuncia la nascita del figlio delle stelle (ovviamente maschio), erede delle conoscenze del padre che la madre, utile solo se capace di procreare, non può neppure intuire.
MEMORABILE: La rianimazione del cervo e dell'amata; Amore sul treno; Disco volante planetario.
Giùan: In crociera per raggiungere la sede dei World Music Awards, Alvin e la banda si ritrovano su un'isola vulcanica dove vive sola una ragazza decisamente fuori fase. Terzo episodio della saga che, avendo ormai poco da raccontare sul fronte delle vicende musicali, cala i suoi personaggi fuori contesto e luogo portandoli a rifare il verso alla situazione tipo dell’isola deserta, con relative citazioni da Cast away a Lost. Mitchell imprime al prodotto una certa brillantezza di ritmo e alcune gag (David Cross in costume da pellicano, l’insanità mentale di Zoe) salvano il film dal naufragio.
Puppigallo: Più che un film è un delirio, con un bigfoot alto minimo sei metri!, palesemente schizofrenico, che cammina bipede, ma poi decide di essere un gorilla e cambia postura. In più, ogni volta che calpesta il terreno, sembra che esplodano delle bombe a mano; e c’è chi vuole proteggerlo anche dopo che ha staccato una trentina di teste a morsi. Non ce n’è uno normale; sono tutti dementi riuniti in una sola cittadina (un record). Ridicolo, con dialoghi penosi e effetti pietosi (il mostro fa movimenti assurdi). Così mal concepito che un’occhiata, magari…P.S. Turbigfoot corre come un treno.
MEMORABILE: Alice Cooper calciato via dal palco dal bigfoot, dopo che gli ha urlato "Fatti sotto!"; Il finale sul monte Rushmore in "stile" King Kong...
Renato: Bel film a episodi, genere che solitamente non amo molto. Il cast è di gran livello, ma il film sarebbe da annoverare come una discreta commedia e nulla più se non fosse per l'episodio di Totò e Peppino, alias i cugini Posalaquaglia. Le loro due scene con il padrone di casa e soprattutto la deposizione davanti al giudice come testimoni (doppiamente falsi, peraltro) sono di una comicità tale da far diventare il film uno degli imperdibili in senso assoluto. C'è anche Toni Ucci, in una particina.
MEMORABILE: Totò che canta a squarciagola "il 24 Maggio" vale il film da solo.
Giùan: Il lavoro di Soderbergh continua a muoversi con consapevolezza tecnica e teorica (senza tema di sporcarsi le mani con serializzazione, piattaforme, strumenti) che ha pochi paragoni nell'autorato contemporaneo. Qui, scegliendo un altro luogo e tempo esemplari (la Detroit anni '50), sviscera tra scorciatoie (il cameo di Damon) e incisività (il "rivestimento" tra gangster ed heist movie) un discorso al contempo sul cinema e capitale, in cui il rischio pantografo (troppo grande, troppo piccolo) è dietro l'angolo ma esperito con generosità. Gran Cheadle, gigione Benicio, magnifico Liotta.
MEMORABILE: La visita di Cheadle a casa della moglie e del suocero; Il boss nero di Bill Duke.
Mco: Banfi e Vitali in un tipico prodotto della commedia fracassona e "sporcacciona" italiana. Ma di così osè c'è poco o nulla, se si eccettua qualche sparuta epifania pettorale rizzoliana o qualche atteggiamento della divertente (e provocante) Ria De Simone. Si ride, quello sì, secondo i canoni del genere, con fraintendimenti, tradimenti, nascondigli e doppi sensi ("mi fa male il sesso" dice Lino a una Rizzoli stupita, togliendo successivamente una pietra da sotto il sedere). Per inguaribili amanti della serie c nostrana.
Pinhead80: Claude e sua moglie si trovano a dover festeggiare il loro quarantesimo anniversario di matrimonio e le figlie vogliono onorare questa ricorrenza organizzando una festa con tutte le famiglie dei propri mariti. Ciò ovviamente scaturirà tutta una serie di situazioni che vanno dall'esilarante al grottesco. Giunti al terzo capitolo ci si aspettava un ulteriore passo indietro, invece la storia non è niente male e i momenti divertenti sono numerosi. Come al solito il migliore di tutti è sempre Clavier, che dimostra di essere una vera e propria sicurezza. Sorprendentemente divertente.
Siska80: Mavka, giovane e bellissima custode della foresta, ha la sfortuna di innamorarsi di un essere umano: cosa farà, adesso? Cartone senza infamia e senza lode che percorre senza sosta i binari della mediocrità proponendo una vagonata di luoghi comuni: l'amore impossibile, l'inimicizia tra razze diverse, i nemici irriducibili fino a prova contraria, la risoluzione di ogni problema giusto all'ultimo, per concludere con un happy end scontato che indirizza prevalentemente il film a un pubblico di giovanissimi. Grafica e animazione non sono nulla di speciale. Opzionale.
Deepred89: Simpatica commedia, esilissima ma piena di spunti divertenti che rendono il tutto perlomeno godibile. La storiella sentimentale era evitabilissima (anche più di quanto lo era quella del primo film della serie), ma la pellicola, soprattutto grazie al buon cast, si guarda con piacere.
Minitina80: Uno scialbo poliziesco a cui nemmeno De Niro riesce a dare un minimo di personalità. Tutti i personaggi sono tremendamente artefatti da farlo sembrare quasi una pantomima. Superfluo aggiungere quanto ciò si rifletta nell’assurdità di alcune sequenze a cui non crederebbe nemmeno un bimbo o un cinefilo in erba. Herzfeld si addentra in un campo minato decidendo di muovere delle critiche sociologiche, dimostrando, però, di non avere le capacità e rendendo il tonfo ancora più rumoroso. Meglio far finta di non averlo notato e passare oltre.
Noodles: Al suo primo film, Sidney Lumet si mostra subito maestro di cinema e riesce a dare grandissima forza ed efficacia a un testo proveniente dalla TV ma di chiaro impianto teatrale. Quando un film non ti fa staccare gli occhi dallo schermo ed è girato solo in una stanza con sempre gli stessi personaggi, significa che il regista ha fatto qualcosa di grande. Sceneggiatura perfetta (a parte il cambio di idea di alcuni giurati un po' forzato): non c'è un personaggio la cui personalità non sia perfettamente sviscerata. Cast straordinario. Con alcuni punti molto simbolici. Un ottimo film.
Magnetti: Film di avventura ambientato in Canada al limite del circolo polare artico che ha il merito di mettere i bambini-ragazzi di fronte a un prodotto senza computer grafica etc. Qui c'è solo l'avventura con un protagonista credibile e un orsetto memorabile. Gli alti e bassi sono dovuti a un budget non fantascientifico. Il fascino dell'avventura selvaggia al limite delle possibilità umane è intatto.
MEMORABILE: I paesaggi spazzati dal vento ghiacciato
Pessoa: Salemme porta al cinema Lo strano caso di Felice C. che tanto successo aveva avuto 10 anni prima in teatro, stravolgendone parzialmente la vicenda. Sono meno presenti le riflessioni esistenziali e "seriose" per dare spazio agli aspetti più squisitamente comici della vicenda tanto che lentamente la satira diventa una farsa che non punge più. Il testo resta comunque molto valido e quel che ne rimane basta a garantire una visione divertente, calcolando che gli interpreti conoscono bene i rispettivi ruoli, ma chi visto la versione teatrale forse resterà un po' deluso.
Aco: Commedia sentimentale, giallo e thriller. A livello narrativo la storia inizia in media res e la ricostruzione degli eventi è affidata ai protagonisti che, in un’aula di tribunale, con una serie di flashback raccontano quanto è accaduto fino a quel momento. Una scelta che contribuisce a rendere ancora più accattivante una storia molto articolata, ricca di colpi di scena, sostenuta da una buona recitazione dei protagonisti, accurate riprese e una valida colonna sonora.
MEMORABILE: "L'incontro" tra Adrien e Margot in automobile.
Enzus79: Storia che fonde le questioni familiari con lo sport (lotta greco romana). Purtroppo la durata di due ore e più ad un certo punto si fa sentire, e nella seconda parte la storia scivola nei soliti stereotipi. Non mancano, comunque, momenti emozionanti e di buona efficacia. Bene il cast con Nick Nolte (candidato agli Oscar) qualche spanna sopra gli altri. Discreta la colonna sonora.
Azione70: Film apparentemente banale, in realtà esprime una comicità popolare, genuina e non volgare che nel tempo ha conquistato pubblico (e in parte la critica). Il segreto del film sta nella bravura dei due assoluti protagonisti (Mandrake - Proietti, Pomata - Montesano) perfettamente supportati da caratteristi di livello (De Rosa, Carotenuto, Celi). Alcune battute sono diventate di culto (la pubblicità del Vat69, la segreteria telefonica del Pomata, la truffa a Manzotin, la tris di Soldatino, King e D’Artagnan), così come la musica. Da vedere e (ri)vedere con piacere e leggerezza.
MEMORABILE: "Vat 69, solo questo è il whisky maschio senza fischio!".
Rambo90: Seagal è un maestro di kung fu chiamato a liberare una ragazza dai poteri magici rapita da un trafficante di donne. Trama insolita, al servizio di una storia sull'onore e sull'usare le arti marziali per buone cause, scritta da Seagal stesso che per una volta impone regia cinematografica e una certa cura nell'insieme. Ci si diverte: belle coreografie di combattimenti come ai vecchi tempi, un pizzico di ironia e dialoghi sul senso della vita. Qualche ingenuità qua e là ma nel complesso si tratta di una specie di canto del cigno riuscito bene.
Anthonyvm: Wright riecheggia tematiche survivaliste che l'ex-marito aveva già affrontato nell'acclamato (a torto o a ragione) Into the wild. Rispetto a quest'ultimo, l'opera dell'esordiente regista appare più accessibile e scolastica nel suo approccio formativo-intimista, fra lutti da superare e vuoti esistenziali da colmare, con qualche ruzzolone negli stereotipi (il mentore montanaro e le sue lezioni di sopravvivenza/vita, il finale da lacrima annunciato), ma nel complesso meno altezzosa e drammaticamente liricizzata, finendo per centrare diversi momenti di sincero pathos emotivo. Non male.
MEMORABILE: Le difficoltà del vivere nella foresta; L'orso mette a soqquadro la casa; La prima uccisione a caccia; Il ritorno al "mondo civile" nell'ultimo atto.
Stelio: Caratterizzazione già vista sull'idealtipo coatto, stavolta inserito nel contesto cinematografico del mito americano. Chi paragona Oscar Pettinari a Nando Mericoni non sbaglia; parliamo comunque di un film appena passabile (ma non sopravvalutato come il grande classico anni '50), esaltato dai virtuosismi di Sordi ma poco sviluppato nella storia (per larghi tratti noiosa e ripetitiva) e nelle vicende dei vari personaggi. Ignavo.
Dr.mabuse: Ultra-prodotto film di sci-fi d'azione a sfondo politico che non riesce a soddisfare. L'azione in tempi di digitale non può essere soltanto uno spara-tutto-di-tutti-contro-tutti filmato come se si trattasse di un film di guerra anni '70, in cui il solo valore aggiunto è l'arsenale alla Quake. I temi socio-politici al servizio dell'azione, derivati da letteratura cyberpunk, non possono servire solo a imbastire particine di individui senza scrupoli e senza scelte che si uccidono tra di loro in storie fritte e rifritte. Il casting è semplicemente perfetto, ma un videogioco non è un film.
Markus: Integerrimo e impegnatissimo uomo d'affari non vede altro che il suo lavoro, non accorgendosi che la non molto appariscente segretaria lo ama. Un bicchiere di troppo e la serata "giusta" gli aprirà il cuore. Sentimentale teutonico di vecchio stampo, ma con l'occhio puntato a certe dinamiche del cinema americano per la tv che già allora, nel 2000, propinava l'ovvietà di certe situazioni concepite per render felice una platea perlopiù femminile. Bisogna dar atto alla regista Ute Wieland d'aver improntato la vicenda in forma a tratti convincente.
Ale nkf: I crimini di guerra del titolo sono quelli perpetrati dai nazisti negli anni '40. Seppur questo tema sia interessante non riesce ad appassionare troppo, sia per il fatto che per scagionare il presunto colpevole sarebbe bastato il guanto di paraffina sia perché alla moltitudine di personaggi viene dato poco spazio e ciò finisce col renderli poco caratterizzati. Fatto sta che l'ambientazione merita davvero; così come il finale, del tutto inaspettato.
Donarfio: Primo fortunato capitolo della trilogia firmata Parenti, il film è sprovvisto di una concreta trama e si sviluppa alla stregua di una raccolta di episodi in cui i protagonisti ne combinano una più grossa dell'altra. La stile del regista lo conosciamo e alla lunga diventa tedioso, alcune trovate divertono sul serio (il pieno alle auto del carro attrezzi, l'aspirapolvere), ma tra un riciclo fantozziano e diversi richiami al cinema muto si arriva giusto alla sufficienza. Bello il finale a ritroso.
Siska80: Un'allegra (mica tanto, in effetti) famiglia si arrangia vivendo su una roulotte nel bosco, ma quando un feroce incendio divampa... Poco importa se il lieto fine è garantito, il film è espressamente dedicato a pompieri, vittime e riedificatori: non a caso prende spunto da fatti realmente accaduti e, tramite una serie di effetti speciali riusciti, narra un'avvincente storia di paura, coraggio ma anche di speranza (accompagnata da una musica orecchiabile incalzante), con un ritmo lesto e quel tocco di drammaticità che non può mancare in questi casi. Il cast offre una prova accettabile.
MEMORABILE: La telefonata che si conclude con urla strazianti.
Minitina80: Si può parlare di un thriller piuttosto scarno la cui farcitura d’azione poca giova alla visione d’insieme. Dall’insolita coppia Connery e Zeta-Jones dipartono, infatti, poche faville che si affievoliscono senza scoppiettare mai veramente. Ci sono le astuzie e i cambiamenti di fronte che stimolano appena il palato, ma la durata risulta un po’ eccessiva e finisce per affossare il gradimento. A penalizzarlo ulteriormente ci pensa quel senso esagerato di artificiale e mal assemblato nei gusti che va oltre la licenza cinematografica. Se ci si accontenta, può andare bene una volta.
Ale nkf: Le avventure di Asterix e Obelix mi hanno da sempre appassionato e anche se questo lungometraggio animato non sarà da annoverare tra gli episodi migliori, è comunque più che godibile grazie ad un'animazione ricca di colori vivaci e buona nel complesso, ad alcune gag (soprattutto quelle che riguardano il popolo dei Britanni) davvero simpatiche e ad un doppiaggio più che discreto. Insomma, un'occhiata gliela si può indubbiamente dare.
Lupoprezzo: Pian piano il giovane regista Ben Affleck si sta facendo sempre più convincente; per l'attore lasciamo il giudizio ancora sospeso, anche se in questo caso la sua granitica espressione è congeniale alla vicenda. Intrigante dramma politico, incentrato su fatti realmente accaduti in Iran nel 1979, teso e ben gestito sia in sceneggiatura che in cabina di regia. Da segnalare l'irruento parossismo che ci catapulta in mezzo alla vicenda, una spasmodica partenza in media res da cardiopalma (forse, con il finale, il miglior momento del film). Promosso.
Sabryna: Classica commedia per tutta la famiglia sul tema del ballo, sempre di moda. Richard Gere è l'istrione che tiene su la baracca; Jennifer Lopez è quasi inesistente per tutta la durata del film, imbronciata e chiusa nel suo personaggio. Si ride, comunque, soprattutto nella prima parte con Gere e nella seconda con Stanley Tucci, formidabile nel suo doppio ruolo di impiegato/ballerino. Carino e zuccheroso.
Puppigallo: Mediocre western con personaggi troppo stereotipati; a eccezione del killer, che attende l’esecuzione più travagliata e ostacolata del mondo (se non altro, coi suoi modi e il pragmatismo, smuove un po’ le acque della banalità). Il ritmo però è troppo altalenante, le parole volano spesso più dei proiettili e le belle di turno, che quando tentano di fare qualcosa quasi sempre combinano disastri, non aiutano a rendere realistica una pellicola piuttosto hollywoodiana. Nota di demerito per la colonna sonora modello base (chitarra suonata da un attore), che alla lunga deprime.
MEMORABILE: Il vecchio, che vuole la stella di aiutante, imbraccia il fucile, e il vicesceriffo: "Ma se non sai neanche da dove esce il proiettile".
Giacomovie: Panariello si fa in quattro (personaggi), ma a differenza di Verdone non ne azzecca uno; anzi, per la pochezza di idee e l'inconsistenza degli sketch fa rimpiangere il peggior Vitali. Un film dalle pretese comiche che non riesce a tirar fuori nemmeno la comicità involontaria è un pieno fallimento. Magra consolazione le scollature della Arcuri. Tra i peggiori film che ho visto, questo è tra i primi in classifica.
Superfluo thriller televisivo che mette in scena l'usurato copione della donna in carriera con figlio a carico che comincia a frequentare un uomo in apparenza perfetto ma che forse nasconde qualcosa... Lei è Karen (Matchett), broker di successo ancora in grande forma fisica, attraente al punto che anche il suo capo ci prova. Ma lei tentenna, non ama gli uomini che la soffocano e per questo ha lasciato il marito, il quale ogni tanto passa a prendere il figlio come da decisioni del giudice. Non smania per una nuova avventura, dopo sei anni da single, e quando le si avvicina Denis (Outerbridge) accetta...Leggi tutto la sua corte senza farsi troppo trasportare. Certo lui ha tutto, sembrerebbe: fascinoso, in gamba, servizievole, cortese, ci sa fare col ragazzino... Come resistergli? E infatti Karen, dopo che Denis le ha mostrato la sua collezione di farfalle (ebbene sì!), ci finisce a letto con giusta soddisfazione (per quanto si possa capire...). Tutto insomma va per il meglio finché lui non mette il carro davanti ai buoi, o meglio la bicicletta, che il piccolo desiderava tanto e che lei gli aveva negato per non viziarlo. E allora ecco le prime avvisaglie d'incrinamento nel rapporto, dopo che lui era pure andato a caccia di topi e scoiattoli nella soffitta di lei per capire cosa causasse certi rumori. Da qui finalmente il thriller inizia a mostrare una sua forma, che è quella della persecuzione misteriosa ai danni della protagonista: una volta son fiori consegnati in forma anonima, un'altra telefonate insistenti di chi mette giù il telefono appena lei risponde... Tutto già preventivabile, insomma, per un film che affannosamente prosegue riciclando il riciclabile stando attento a mantenere il ritmo su livelli decenti e azzardando qualche scambio tra Denis e il ragazzino, attratto dalle farfalle (pure lui) e dalla pesca. In tv-movie simili c'è poco o nulla da scoprire di nuovo (anche se fino all'ultima parte resta in bilico il nome del colpevole) e ancor meno da poter apprezzare. Il regista Bert Kish si limita a dirigere il traffico lasciando spazio all'estro della “diva” (non che Kari Metchett risulti troppo simpatica, in un personaggio anonimo caratterizzato a colpi di stereotipo) e a lanciare sospetti su chi le gira intorno (la famiglia della sorella, il capo, l'ex marito e via dicendo). L'incipit - che prevede un “venti minuti prima” e poco dopo un ulteriore “due mesi prima” (su cui ci si sofferma, iniziando da lì) - ci mostra un incidente le cui dinamiche scopriremo nel finale senza che nell'attesa ci si incuriosisca troppo per la cosa. Recitazione complessiva nella norma, un discreto lavoro sul personaggio dell' “amico intimo” cui il titolo fa riferimento; un prodotto vedibile ma che certo non entusiasma (scegliendo un eufemismo)...Chiudi
Capannelle: A favore del film la generosa prova di Whitaker, il suo ripensamento finale e quei momenti resi bene di confronto/solidarietà tra la gente di colore. A sfavore il solito convergere sui buoni sentimenti, la fotografia d'interni smielata tipica dei film tv e l'eccessivo didascalismo della narrazione che ti fa attraversare i vari presidenti della storia americana con l'unica emozione di vedere quanto l'attore assomigli al reale.
Galbo: Intrattenimento puro riservato al pubblico dei più giovani, questo film di Eli Roth che compie un inversione a 360 gradi rispetto al suo cinema tradizionale. Pellicola molto curata per ambientazione ed effetti speciali, ma nello stesso tempo sterile per trama vista e rivista, priva di spunti originali e di regia dall'impronta personale. Gli attori sembrano divertirsi e tanto basta probabilmente agli spettatori a cui il film è destinato.
Luchi78: Film di fantascienza da serie B: lampanti le deficienze degli effetti speciali e la povertà di dialoghi e cast. Però la sceneggiatura non è poi così malvagia, anche se è il finale "sottomarino" a salvare in zona cesarini il film da un disastro totale. Per gli appassionati del genere un'occhiata di sfuggita gliela si può comunque dare...
Furetto60: Film documentario che è tributo ammirato, e per qualcuno amorevole, di alcuni dei principali interpreti della musica e del cinema che hanno interagito col geniale compositore. Naturalmente non sono ricordate tutte le opere del Maestro, sarebbe stato impossibile, ancora oggi si scopre qualche sua partecipazione a semisconosciute pellicole, per il resto trascurabili. Colpisce la mancata citazione, tra le tante celebri, de La piovra, serie alla quale Morricone ha apportato il 70% del commento musicale. Nel complesso un film di cui, appena concluso, si vorrebbe vedere un seguito.
MEMORABILE: L’uomo che è riuscito a unire poesia e prosa.
Victorvega: Certamente non memorabile; film che si lascia vedere, fa sorridere ma che, trascorsa l'ora e mezza, lascia ben poco per essere ricordato. Nella media di una certa produzione italiana dei nostri tempi, si inserisce nel mucchio. Nel corso del suo svolgimento, lo si vede piacevolmente anche e soprattutto grazie ai tre protagonisti: la storia è incentrata su di loro e i restanti personaggi (dalle mogli, alle figlie con rispettivi fidanzati/e) volutamente non incidono.
Capannelle: Alla terza collaborazione la coppia Berg Wahlberg conferma l'affiatamento e sforna l'ennesimo buon film ispirato da fatti di cronaca e caratterizzato da realismo (tutto girato su una piattaforma ricostruita ad hoc), montaggio serrato e cast estremamente funzionale. Tutto si gioca sulla pelle degli uomini della piattaforma, lasciando volutamente fuori valutazioni politiche e conseguenze ambientali per uno dei disastri maggiori della storia.
Rambo90: Jackie Chan (che si chiama così anche nel film) si reca in Corea per salutare il padre morente mai conosciuto, ma questi in punto di morte lo infila in un pasticcio fatto di oppio, spie e signori della droga. Inizio intrigante, che si trasforma presto in una lunga serie di inseguimenti e risse che non lasciano il tempo di caratterizzare bene i personaggi, tutti anonimi (compreso il protagonista). Comunque il ritmo è svelto e l'insieme sufficientemente spettacolare da divertire. Jackie si esibisce in un stunt finale davvero notevole.
Trivex: La piccola "peste" Alvin e i suoi fratellini questa volta sono coinvolti in un affare di "cuore" altrui. Film per bambini (più adatto ai maggiori di 4-5 anni) e non, con una storia in cui non manca il sentimento e che avrà anche un discreto colpo di scena nel finale. Dinamico e divertente, con qualche momento in cui si ride per davvero, si evidenzia per l'importante colonna sonora di numerosi autori, oltre alle affascinanti location di New Orleans e Miami (in cui Miami Beach appare un po' "sponsorizzata" con immagini da "richiamo").
MEMORABILE: La parte a New Orleans, con la serata di baldoria generale.
Pigro: Rapina al negozio di noccioline da parte di uno scoiattolo intraprendente, anzi no: dell’intera popolazione del parco; ma no: quel posto è la copertura per la rapina di una banda alla banca. Insomma, trama vorticosa e su diversi piani intrecciati, ben raccontata e animata, con la vivacità giusta senza strafare, magari non troppo originale ma piacevole nel continuo intersecarsi di motivazioni contrastanti, che comportano dispetti ed equivoci, ma anche riflessioni sul senso dell’amicizia e del senso di comunità contro l’individualismo. Divertente.
Puppigallo: Una buona idea (i "surroghi") non sfruttata nel migliore dei modi. Si poteva fare meglio, con qualche trovata in più e una maggiore elasticità nella gestione della sceneggiatura, che tende inevitabilmente a ripetere il concetto (uomini pigri, ormai inadatti a vivere la vita vera e surroghi usati a tutto spiano, mentre qualcuno vuole mettere la parola fine). Restano comunque le buone intenzioni e un Willis in parte, sia da umano, che da surrogo liftingato. Discreta azione e qualche buon momento (l'inseguimento della bionda, il capo usato come database, il megaspegnimento). Non male, dopotutto.
MEMORABILE: Surrogo del protagonista, appena precipitato con l'elicottero, all'inseguimento del fuggitivo; Al TG: "Sembra che dovremo vivere in prima persona".
Siska80: Ipocondriaca solitaria e guardia del corpo dal passato difficile si incontrano in maniera rocambolesca, e da cosa nasce cosa. Probabilmente il peggior episodio di un ciclo per altro non memorabile: l'intento è quello di essere originali (almeno all'inizio, visto che l'epilogo è scontato), ma al contrario si imbocca un vicolo cieco proponendo una storia senza capo né coda in cui nemmeno il cast riesce a mettersi in luce. Eppure i nomi validi non mancano, a partire dalla coppia Crescentini/Pesce; il più simpatico rimane comunque Assisi, il quale riesce a plasmarsi addosso ogni ruolo.
Raremirko: Sorta di making of "espanso" che, iniziato quasi come un gioco (Jackson pubblicava via internet piccoli filmati) nel tempo è divenuto un film a sé stante. Molto interessante ed esauriente, trova la sua particolarità nell'essere un making of realizzato nel corso della realizzazione del film King Kong e non (come di solito avviene) uno speciale girato a posteriori. Per completisti di Jackson più che altro, ma il modo in cui è stato realizzato lo rende come minimo originale. Dura tanto ma grazie anche a dialoghi e montaggio risulta godibile.
MEMORABILE: I modellini della nave; I discorsi sulla computer graphic.
Giùan: Cooper è regista che filma la classicità, registro per il quale è strettamente necessario lavorare sulla "restituzione" semplice della complessità. Modo di procedere che gli riesce a dovere in questo western schietto, che espone la propria natura "a tesi" con forse troppo inesorabile programmaticità ma senza sicumera. Ne risulta un discorso, sul genere americano per eccellenza e l'attualità di alcune sue problematiche (pacificazione, razzismo, perdono), di notevole impatto etico e cinematografico. Nel cast tutto (con)centrato, piace segnalare la crescita del personaggio della Pike.
MEMORABILE: Falco Giallo e il Capitano si parlano e si spiegano; La vedova Quaid apre il fuoco sul proprietario terriero razzista e i suoi figli.
Hiphop: Muccino ci riprova. Un vecchio adagio recita che un romanziere scrive sempre lo stesso libro: il concetto sembra perfettamente adattabile a Muccino. Completamente persa la spontaneità degli inizi, il film si ispira (copia?) grandi classici della commedia all'italiana (in particolare C'eravamo tanto amati) con risultati deludenti. Film disarticolato, personaggi mal diretti, lungo e soporifero. Risibili anche i riferimenti storici che scandiscono la storia.
Ciavazzaro: Episodio così-così. Nel cast vi è qualche volto noto (la Harper, la Muldaur, Di Cenzo), le musiche non sono nulla di che e vengono riciclate da precedenti episodi, la trama gialla latita fino alla conclusione e si fatica ad arrivare ai 90' di ordinanza. Evitabile, solo per i fan.
Rambo90: Film sportivo che ripercorre un po' tutti i topoi del genere ma lo fa in maniera furba, coinvolgendo lo spettatore tra partite e vicende personali, con un ritmo svelto che non fa annoiare. Jackson è perfetto per la parte e fa da vero catalizzatore con la sua performance carismatica, la regia di Carter è professionale ed evita i punti morti, minimizzando qualche scivolone della sceneggiatura (vedi la festa in piscina, decisamente pleonastica). Non male anche il cast di contorno; qualche momento commovente verso la fine. Buono.
Galbo: La serie di American Pie che aveva regalato momenti spassosi nel primo (sopratutto) e nel secondo capitolo, tocca il suo punto più basso nel terzo film. Anche qui si ride ma in maniera decisamente più tirata e scontata grazie ad un cast che ha ormai esaurito quasi tutte le cartucce e che si rifugia in gag sempre più scontate in cui per strappare la risata spesso si fa ricorso alla situazione volgare.
Nando: Omaggio al grande Riva ma soprattutto alla Sardegna con un docufilm lievemente prolisso ove, nella parte centrale, si rischia addirittura lo sbadiglio. Ottime le testimonianze dei compagni di squadre, così come le immagini di repertorio, che non aggiungono nulla all'arcinota vicenda del grande cannoniere. Si nota troppo inutile folklore, nonostante un finale abbastanza toccante.
Siska80: E' proprio vero che la realtà supera la fantasia: coppia in vacanza si imbatte in alcuni pirati moderni pronti a tutto. Uno spunto interessante gettato al vento in maniera ingiustificabile: dopo un primo tempo in cui lo spettatore è costretto a vedere come i protagonisti se la spassano in un luogo da sogno, ci si aspetterebbe un secondo carico di adrenalina; invece si assiste solo a qualche fuga per i luoghi ad opera di malintenzionati poco credibili (ma qui gioca un ruolo fondamentale la scarsa recitazione di chi li interpreta) e a un finale per nulla appassionante. Dimenticabile.
Galbo: Tra i più celebrati autori di noir contemporanei, Dennis Lehane è lo sceneggiatore di The drop, tratto peraltro da un suo racconto. Il film vive sopratutto della caratterizzazione dei personaggi, ognuno dotato di una certa dose di ambiguità (vedi anche il titolo italiano), in una vicenda in cui la verità si dispiega parallelamente al crescere della tensione drammatica ben gestita da un regista di talento. Buona la prova di tutti gli attori, con una particolare menzione per James Gandolfini qui purtroppo al suo ultimo film.
Siska80: Rinomato chef va a lavorare in un ristorante che accoglie tra i dipendenti solo giovani con disabilità cognitive. Il cinema francese è sempre molto attento ai temi di attualità e offre quindi una pellicola interessante per quanto concerne lo spunto, meno per l'intreccio sentimentale prevedibile (l'aspetto più deludente della pellicola). Non che l'evoluzione del protagonista sia meno scontata: all'inizio lo vediamo infatti porsi in maniera diffidente con il suo staff "speciale", salvo poi rendersi conto (anche giustamente) che la diversità non equivale all'inabilità.
Rigoletto: Un neurochirurgo viene convocato per un'operazione rischiosissima. Tentare l'azzardo o rinunciare? Mentre si lambicca il cervello per trovare la soluzione vincente rivive tutta la sua vita. Cuba Gooding Jr. trova una buona interpretazione ma, pur attorniato da bravi caratteristi, viene lasciato un po' solo a cantare e portare la croce. Il regista, che firma oggettivamente un prodotto adeguato, non offre però particolari spunti di riflessione se non quello del self-made man. Valeva la pena affrontare la vicenda da varie angolazioni. Peccato.
Tarabas: Gotham è la tana di un supereroe in fuga dal trauma di aver assistito, ancora bambino, all'omicidio dei suoi genitori. Burton si prende tutte le libertà del caso per mettere in scena il primo vero Batman della storia, con una messa in scena antirealistica (le strade, le auto, i palazzi sono"perfettamente"finti) e deliri gotici come la cattedrale. Non tutto funziona, soprattutto Nicholson, attore troppo strutturato per un ruolo che avrebbe richiesto meno metodo e più clownerie. Prova generale per il geniale seguito. Comunque notevole.
Zaratozom: Questa volta Mazzacurati si perde nel finale noioso e autoindulgente. Il film riesce fino a tre quarti, fino allo sbellichevole incidente di Gesù/Guzzanti. Da lì in poi è decisamente una fiction Mediaset. Peccato perché gli attori sono tutti bravi. Ma la storia, quella che permetteva di fare una bella sterzata in La giusta distanza, qui vira verso il patetico. Ottimo Messeri, attore feticcio del regista padovano. Uno che mi piacerebbe vedere di più.
MEMORABILE: Messeri che ricatta Orlando con la denuncia da mandare alle belle arti. "Questa è la busta. Questo è il francobollo. Manca solo lo sputo".
Brainiac: L'assassino che si contorce sotto le lenzuola. In questa sequenza balena l'estro dell'Argento macabro e surreale che amo. L'inseguimento silenzioso ed ostinato nel treno deserto: per questi - soli - venti-minuti-iniziali ero pronto a gridare al miracolo. Che manca, dunque, per farne un ottimo film? Manca il realismo, con l'intreccio che si fa improbabile, così come i dialoghi, veramente folli. Mancano i comprimari, che sembrano scelti a caso fra la folla ebete in attesa di fronte agli studi del talk-show di turno. Manca tutto il resto, dannazione!
Lovejoy: Divertente remake del classico interpretato nel 1950 dal grande Spencer Tracy. Al suo posto c'è un altrettanto divertente Steve Martin, letteralmente esplosivo nei panni di George Banks preoccupato dapprima per i costi esorbitanti del futuro matrimonio e poi del futuro della figlia. Splendido anche il cast di supporto, con una brava Keaton, una radiosa Williams e un memorabile Martin Short nel ruolo di Fronk, esperto cerimoniere. Con un seguito altrettanto spassoso.
MEMORABILE: "E prudenza alla guida. Ricordatevi di allacciare il preservativo... Le cinture di sicurezza. Lapsus! Lapsus!"; l'incontro con Fronk; al Supermercato.
Galbo: Il regista Scott Cooper ha probabilmente mandato a memoria la lezione di Martin Scorsese e dei suoi gangster movie. Black mass è un godibile film di genere curato in tutto, dall'ambientazione, alla fotografia, fino al montaggio e alla colonna sonora. E se Johnny Depp torna ad una prova d'attore degna di questo nome dopo troppi ruoli semplicemente istrionici, quello che in definitiva manca al film è un tocco di personalità d'autore.
Maurizio98: La suggestione malsana di Michael Myers viene fatta percepire all'inizio, la parte migliore del film, nell'allucinante cortile dei pazzi criminali, sotto il sole, tra le urla e l'infelicità più disperata e disperante. Poi, gradualmente, la narrazione viene assorbita da schemi già visti per decenni, fino al duello finale e all'inevitabile epilogo ambiguo. Jamie Lee Curtis si carica addosso molto di più dei suoi sessant'anni e sembra compiacersi, lei che è stata un'icona sexy alternativa e ammirata anche dalle donne, del suo aspetto più asessuato che mascolino.
MEMORABILE: Il doppio omicidio nell'orrendo bagno della stazione di servizio.
Reeves: Un colpo grosso tutto al femminile, come uno spin off della celebre avventura di Danny Ocean (qui presente solo in fotografia). Le ragazze in questione sono simpatiche, il loro arruolamento è forse la parte più divertente del film, tutto è abbastanza scontato però si vede senza problemi e con un certo divertimento. Kate Blanchett, tra le ragazze del colpo grosso, è la più graziosa e quella che recita meglio. Regia adeguata.
Pinhead80: Una serie di sconosciuti si ritrova in uno chalet in montagna per passare il capodanno all'insegna della trasgressione e dello scambismo. Ma i conti non tornano sin da subito. L'idea poteva essere intrigante soprattutto visto il divertente incipit iniziale, ma il risultato finale è molto deludente. La commedia non riesce in alcun momento a essere pungente nella sua voglia di criticare una società razzista che cerca di confondersi con la gente come si deve. Insomma, un pasticcio davvero brutto.
Lupus73: Variazione sul tema della licantropia decisamente fuori dai soliti schemi e discretamente brillante. La malattia come retaggio genetico di una famiglia altolocata, che la tiene sotto controllo, anche se il risultato è pur sempre un homo homini lupus ma con eleganza, rifiutando quello selvaggio da bestia, per un approccio "di caccia" più signorile. Interessante la metafora tra il cannibalismo e la comunione cristiana e le conclusioni finali. Sicuramente di fascino l'ambientazione nella ricca tenuta tra il bosco e i vigneti, buona la caratterizzazione dei personaggi.
Noodles: Episodio particolare della filmografia di Gianni Amelio, non disprezzabile nonostante alcuni difetti e il parere negativo dello stesso regista. La breve e semplice storia non manca di fascino e di una certa aurea di morbosità e di mistero, aiutata anche da un'ambientazione claustrofobica, composta fondamentalmente da una stanza. Il che dà al film un impianto teatrale vagamente mescolato a vecchio sceneggiato. Il ritmo è lentissimo, particolare che a volte rappresenta un vantaggio ma più spesso è un limite. Anche la recitazione è così così. Ma l'atmosfera è buona e il film è curioso.
G.Godardi: Dopo ben nove anni da Miami Super Cops la mitica coppia prova a rinverdire i propri fasti a metà anni 90. Ma non funziona. Questo per due motivi principali: non era ancora tempo di revival e soprattutto il film è vittima di una sceneggiatura puerile insopportabile, la quale si rivolge quasi esclusivamente agli infanti (insopportabili tutti sti bambinetti tedeschi che cantano "Stille Nacht"). La confezione invece è buona (Alabisio, Tafani, Donaggio) e anche la regia di Hill è professionale. Poche scazzottate e troppa melassa. Peccato.
Aal: Curioso film (molto) belga che ricorda le atmosfere surreali e poetiche di Il favoloso mondo di Amélie con un tocco di follia in più. Buone prove di attori e almeno un personaggio memorabile: il Dio brutto sporco e cattivo che cade sulla Terra e va a finire male a causa del pessimo carattere. Una favoletta lieve con lieto fine e poca cattiveria ma ben realizzata, accattivante. Potrebbe diventare un cult. Nota di biasimo al titolo italiano, che fa pensare a una commedia tipo cinepanettone. Qualcuno evidentemente ci crede stupidi...
MEMORABILE: Dio, arrivato sulla Terra da dentro una lavatrice, che finisce a riparare lavatrici in Uzbekistan; Catherine Deneuve che si fidanza con un gorilla.
Enzus79: Davvero notevole: dopo che il loro piano va in fumo, un gruppo di criminali si trova invischiato in un giro di complotti nella Detroit degli anni Cinquanta. Ottimo crime movie, benché nella parte finale la storia prenda una piega abbastanza contorta. Divertente. Ottimo il cast, così come la fotografia. La regia di Steven Soderbergh rasenta il geniale.
Ruber: Solita commedia sexy erotica Anni '80, diretta da Siciliano, un professionista del campo. Il film in sé non è nulla di che e una coproduzione italo spagnola, con trama trita e ritrita; La solita bella ragazza (in questo caso la Well) che scappa della Sicilia per evitare un matrimonio e andare dallo zio in Spagna; lì scoprirà che lo zio e la sua stramba famiglia sono avezzi alla lussuria più sfrenata e dissoluta. Se la sceneggiatura è poca cosa, un po' meglio va con la fotografia le belle scenografie in Costa Brava.
MEMORABILE: Lo zio che anche se in tarda età continua ad avere pulsioni sessuali.
Magerehein: Niente di nuovo sotto il sole (poco, visto che questo film offre per lo più scene in oscurità); siamo infatti di fronte all'ennesima casa nuova (con misteriosa botola annessa) che era meglio non abitare. I nuovi inquilini agiscono come ci si aspetta da loro, ovvero non sempre con raziocinio, e le bestiacce della situazione avrebbero quantomeno necessitato di un minimo approfondimento che ne motivasse la presenza. Non è disastroso (nel complesso un suo perché ce l'ha ed è apprezzabile che i mostri non siano in CGI), ma resta piuttosto loffio e superficiale e dunque non è imperdibile.
Giacomovie: Un tassista indiano impartisce lezioni di guida e di vita a una donna appena separata. Il titolo italiano sposta l'attenzione dalle originali lezioni di guida alla felicità ma, nonostante la presenza di un imballato Ben Kinsley possa inizialmente ispirare la figura del "maestro", si assiste a una commediola che si avvia infelicemente verso un finale anonimo.
Siska80: Giovane aspirante romanziera risponde alle lettere dei fan di un famoso scrittore in una maniera molto (forse troppo) personale. In una società schiavizzata dall'omologazione, ecco che una volta tanto viene infine premiato a dovere lo spirito di iniziativa; purtroppo si ferma qui la creatività del film, nel quale il controverso rapporto tra Joanna e Margaret ricorda abbastanza da vicino quello tra Andrea e Miranda (Weaver ha quasi lo stesso look di Streep, ossia in stile Crudelia De Mon), ma nell'insieme rimane godibile, pur nella sua mediocrità, per la bravura del cast.
B. Legnani: Sarà che le aspettative erano basse, ma l’ho trovato certo non fra i peggiori del genere, perché evita quella lentezza, foriera di noia, che troppo spesso affligge(va) il decamerotico. Qui il montaggio è brioso e qualche scena sorprende, a partire dalla non certo leggera “santa” manipolazione iniziale della Santilli (qui molto acerba). Nel gineceo brilla la Adiutori. Contatti canori con Per grazia ricevuta (“San Prudenzio, fa’ la piova...”).
Magi94: Delizioso documentario di una sola ora in cui si osservano le riprese di Novecento, con gli attori e ovviamente il regista Bertolucci. Bello ancora una volta viaggiare nei luoghi incantati dell'epopea padana sotto prospettiva diverse, ma soprattutto bello ascoltare le impressioni degli e sugli attori. Meraviglioso l'intervento di Hayden, che pare sincero, così come le riflessioni di Bertolucci sul cinema, grande oratore un po' narcisista, ma sempre grande e profondo.
MEMORABILE: La riflessione sul cinema come successione di ostacoli e imprevisti che, amalgamandosi con l'idea astratta di partenza, porta alla creazione del film.
Nicola81: Come strombazzato tentativo di rinverdire i fasti del cinema di genere italiano anni '70 non è esattamente dei migliori. L'insolita ambientazione maltese funziona, l'incipit fa ben sperare e il finale non è da buttare via, ma per il resto siamo dalle parti del solito prodotto televisivo di routine, come tale nemmeno particolarmente riuscito e con annessa recitazione non proprio da Oscar. Chi ama il genere lo può vedere senza annoiarsi troppo, ma chi lo evita non si perde nulla.
Coyote: L'onestà prima di tutto: una trama lineare, un'ottima sceneggiatura, un buon equilibrio tra la drammaticità della situazione e le fasi da commedia ambientate a Hollywood. La ricostruzione è molto fedele: sui titoli di coda alcuni fotogrammi vengono accostati a foto d'epoca; perfino un eccesso di zelo ma si può perdonare. Il ritmo è così serrato che la tensione rimane alta, anche se il finale è già noto prima di guardare il film.
Giacomovie: L’ulteriore puntata (la quarta) delle avventure della ribelle eroina di corte continua a mostrare qualche altro segno di stanchezza e di stiracchiamento del racconto. Si mantiene accettabile grazie alla colorata ambientazione piratesca e al ritmo in ripresa rispetto alla puntata precedente. La sempre bella Michèle Mercier offre la visione di maggiori dettagli del suo splendido corpo (specie nella celebre scena in cui viene venduta all’asta ai pirati). Il finale lascia chiaramente spazio a un ennesimo episodio. **!
Reeves: Il Liga ritorna al cinema e continua a raccontare storie che conosce bene, ma si concede un respiro più ampio e tratteggia una sua lettura del mondo e delle scelte politiche che comunque lo hanno sempre caratterizzato. Gli attori sono molto bravi (Favino secondo il suo standard), la sorpresa del film è Stefano Pesce, mai così efficace. Le ambientazioni romagnole funzionano.