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Giùan: Commessa stagionale presso i Grandi Magazzini Goode's, la studentessa Lisley avrà molto da imparare da colleghe e lavoro. Ambientato nella Sidney fine anni '50, un film che il veterano Beresford conduce col consueto stile pulito e un ritmo gradevole per quanto non certo trascendentale, che gli consente di affrontare, senza assilli impetuosi, temi comunque centrali quali l'immigrazione (quella europea verso l'Australia) e l'emancipazione femminile. Bene le protagoniste, dalla empatica giovane Rice alla McGirr dal viso puntuto, dalla "gracekellyana" Taylor alla matronale Ormond. Tenue.
MEMORABILE: La McGirr in vestaglia; La Ormond alle prese col nome Lisley.
Reeves: Terribile commedia che sprizza volgarità in ogni battuta ed è particolarmente irritante perché vorrebbe essere "alta" e commisurata alla presenza di Luciano Salce e Walter Chiari, che invece danno il peggio del loro repertorio e dimostrano una senilità imbarazzante. Valentina Cortese dovrebbe prendere in giro se stessa, ma con Truffaut era davvero un'altra cosa.
Il Gobbo: Il tenente Surcouf è (per la marina inglese) il terrore dell'Oceano Indiano. Ma fortunato in mare sfortunato in amore... Piratesco di Bergonzelli paurosamente anacronistico: impianto, recitazione, trama sono da decennio precedente, e il tutto ha un che di proiezione da oratorio. Se si accetta (o addiritttura si apprezza) la componente naif, ci si può se non divertire quanto meno non addormentare. Avrà un seguito.
Zampanò: De Santis narra della sua culla ciociara dotandola di una tosta dignità arcaica a cui però fa velo la disinvoltura borghese di Raf Vallone. Folco Lulli invece cinghialeggia a dovere in un ruolo finalmente principale, circuendo la bella Bosè, troppo sofisticata per fare la pastorella. Prova neorealista montana che sborda nell'epicità del "revenant"; certo inferiore a Riso amaro e Caccia tragica, ma con un sonante finale politico.
Giacomovie: Rubini fa uso di un soggetto improbabile ma gradevole per compiacersi nel suo esibizionismo. Ne esce una pellicola un po' sgangherata ma con una morale: non sempre l'apparenza inganna. La vivace passionalità delle due "gemelle", associata ai colori vividi delle immagini, lo rendono un film che attrae lo sguardo. La Cervi e la Placido colpiscono con armi diverse: la prima con lo sguardo intenso; la seconda col fisico e con un bel nudo.
Rambo90: Il tema dell'Alzhaimer trattato con leggerezza, impostando il tutto come se fosse una fiaba del quotidiano fin dai colori pastello della fotografia. Non sempre funziona, alcune gag e implausibilità a volte tirano troppo la corda, ma è innegabile che ci siano alcuni squarci poetici e che la narrazione proceda fluida nonostante le due ore di durata. Nolte offre inoltre una bellissima e sentita performance, supportato da un cast interessante e ricco, che va da semplici cameo fino al fondamentale apporto di Dillon e della Mortimer.
Zutnas: È lui l'indistruttibile, come già gli ricordava Danny Aiello nel lontano '94, un Jean Reno assetato di vendetta il quale, smaltita in men che non si dica la seccatura di una ventina di pallottole, si getta alla caccia dei suoi mancati esecutori. Ruolo perfetto per l'attore, ma non c'è originalità nella trama e nemmeno nello svolgimento; in più a tratti scade nel sentimentalismo che non si intona per niente col colore, rosso sangue, che domina il film.
Rambo90: Action tutto sostenuto dalla tensione, questo di Walter Hill; non troppo elaborato dal punto di vista della spettacolarità ma molto per quanto riguarda i caratteri dei personaggi e i dialoghi. Il ritmo è abbastanza veloce per coinvolgere e il cast è scelto bene; Paxton e Sadler fanno buona coppia mostrando i classici caratteri antiteci e a loro si aggiunge la simpatica caratterizzazione di Art Evans (per quanto riguarda i cattivi invece è pura routine). Bel tiro mancino nel finale.
Reeves: Un film ingenuo che racconta le vicende di un agente CIA reso famoso dai fotoromanzi, che deve intervenire per evitare che sfumi un accordo economico tra USA e Iran. Ci sono ingenuità simpatiche (perché il cattivissimo Franco Ressel non uccide Tom Dollar?) e un simpatico cinismo nei rapporti di Dollar con le due belle donne. Comunque divertente. All'epoca il karatè era considerato un'arma potentissima, a giudicare da quanto viene esibito.
MEMORABILE: Jacques Herlin vuole trasformare Fanfani in De Gaule; Il museo delle cere di Teheran; Il giapponese che si comporta come Kato con Peter Sellers.
Mr.chicago: Alcune dinamiche del cinema italiano andrebbero studiate, come in questo caso: due ottimi registi, che in passato hanno sfornato un paio di film originali, simpatici e ben fatti, decidono di "rimodellare" l'idea alla base di uno di essi, infarcendolo di becere gag, mai divertenti, scongelando un Boldi che ha poco da offrire se non aggrapparsi ai suoi tormentoni. Operazione molto triste, specchio del bisogno di offrire un prodotto popolare abbandonando l'originalità e, probabilmente, quello in cui si crede. Pessimo.
Pesten: La vendetta senza lasciare prigionieri è la base di questo film che, nonostante sia caratterizzato da una confezione e un lato tecnico sicuramente di buon livello, non possiede spunti che riescono ad accendere la fiamma dell'interesse dello spettatore. Si passa da momenti nei quali si vuole intraprendere la strada comica del genere, ad altri in cui l'intenzione sembra essere quella di creare qualcosa di più criptico e ragionato, ma in entrambi i casi il film soffre di una sorta di diluizione che lo porta a essere quasi tedioso.
Rambo90: Deliziosa commedia dalla chiara matrice teatrale e per questo ben padroneggiata in regia da Olivier (tranne nel tedioso intermezzo dell'incoronazione, a cui sembrava tenere molto visto l'impianto improvvisamente lirico della scena), che mantiene ritmo e curiosità sulla vicenda. Ottimi i duetti tra lui e la Monroe, attori perfetti nonostante il proverbiale malaccordo sul set. Colori, costumi e scenografie sfarzose che contribuiscono all'aura favolesca. Bel finale realistico.
Vstringer: Parenti al minimo sindacale, Pozzetto con qualche sprazzo surreale ma in declino, un cast raccogliticcio (ci sono una Suma anonima, la solita macchietta del solito Bernabucci, Yvonne Sciò reduce da "Non è la Rai"): un peccato, perché il film ha un soggetto interessante, una sceneggiatura (di Sonego) superiore alla media del genere e un Greggio che nel genere è sicuramente alla sua migliore prova. È lui che fa funzionare gag tutt'altro che da buttare e ad aggiungere pepe in una commedia che raggiunge in qualche modo la sufficienza.
Bruce: Clone della Grande fuga ma non inutile. Sinatra, pilota dell'aviazione americana, nell'agosto del '43 finisce in campo di concentramento italiano. Dopo l'armistizio sfugge con altri alla deportazione e attraversa l'Italia su di un treno, ove incontra anche Raffaella Carrà! Piacevole e con un buon ritmo.
Siska80: Jesse e l'orca Willy non si vedono da due anni, ma quando entrambi si ritrovano ad avere problemi coi rispettivi fratelli... Difficile bollare a prescindere un film che vede protagonisti animali e buoni sentimenti insieme: certo, lo spunto è pretestuoso, ma non si può non venire umanamente coinvolti da una storia di amicizia tanto tenera; tanto più se, come in questo caso, l'azione è frenetica (specie nella seconda parte). Che l'happy end collettivo arrivi con precisione cronometrica è risaputo e comunque non inficia sul giudizio complessivo, che è positivo. Non male il cast giovane.
Medicinema: Criticare eccessivamente "Amici come prima" sarebbe come sparare sulla Croce Rossa: il plot e alcune scene sono palesemente ricalcate da Mrs. Doubtfire, ci sono franchi richiami anche a Bellifreschi e l'intera pellicola è costellata da battute "storiche" del duo, quasi come in un Meglio di... Non si può però evitare che la nostalgia del tempo che fu ci attanagli, amplificata dalle facce di tolla del duo, che fagocitano gli scialbi comprimari (inutile Casagrande); per cui, seguendo il cuore e l'eco delle vecchie risate, uno e mezzo.
MEMORABILE: (Riferendosi al figlio di De Sica): "Peccato che è gay". "Gay... moderno!".
Ruber: Gradevole commedia francese con qualche tono drammatico (la malattia di uno dei protagonisti), vede cinque uomini di mezza età ritrovarsi al fianco di uno di loro ripercorrendo le loro vite un po’ disordinate. Nel complesso il film è ben riuscito. Certo, ha qualche momento da adulti rimasti un po’ bambini che forse si poteva evitare, ma tuttavia la regia e un cast convincente (soprattutto il protagonista) riescono realmente a far capire quando la voglia di realizzare un sogno è più forte di tutto.
Almicione: Leone abbandona il genere western per affrontare tematiche storico-sociali legate alla rivoluzione. Il film sembra inizialmente interessare pochi personaggi e un'esigua regione (così come in C'era una volta il west) ma, sulla falsariga de Il buono, il brutto, il cattivo, investe una dimensione sempre più grande, nazionale e quindi storica. Purtroppo le tematiche impegnate portano Leone a trascurare l'aspetto estetico, non proprio eccellente, di questa pellicola, la quale è un raccordo fra i suoi "atemporali" western e il capolavoro finale.
MEMORABILE: "Giù la testa, coglione" "Amico mio, che grossa fregatura che t'ho dato..."
(1 commento) animazione (b/n) di Vari con (animazione)
Ciavazzaro: Serie d'animazione con protagonista il topo Stuart Little che si era già visto in due film con attori in carne ed ossa. La serie non è un granchè (animazione compresa) e si fa abbastanza dimenticare, a mio avviso. Anche se non la guardate non vi perderete nulla.
Franz: Deliziosa favola moderna, con un Pozzetto di rara bravura, perfettamente a suo agio nella parte dell'ingenuo e "involontariamente" esilarante bambino nel corpo di un adulto. Proprio i momenti di impaccio, la gestualità, i ragionamenti che saltano di palo in frasca, del protagonista, conferiscono simpatia al racconto. Bravi anche Haber e la Piccolo. Il fattore-nostalgia, poi, per una pellicola che riporta alla memoria tutti quei giochi della nostra infanzia, dà quel qualcosa in più. Delicato, semplice ma non banale.
MEMORABILE: Il pianto improvviso di Marco adulto, assolutamente incomprensibile agli altri; Gli appartamenti moderni e confortevoli; I giochi di strada dei bimbi.
Belfagor: Quando i primi soldati persiani iniziano a sanguinare più che la yakuza in Kill Bill, peraltro con fiotti in CGI che più finti non si può, diventa chiaro che ci troviamo di fronte a un'opera di puro trash ancor più sgangherata e antistorica del capostipite. Involontariamente comico sotto ogni punto di vista, il film trova il suo unico pregio nella spietata Artemisia di Eva Green, che ruba la scena non solo all'insipido Temistocle ma anche a un regina Gorgo (Headey) meno ispirata rispetto al primo capitolo. Consigliato per i giochi di bevute.
MEMORABILE: Temistocle a cavallo che zompa da una nave all'altra.
Anthonyvm: La smorta fotografia naturalistica sottolinea la basica tetraggine del dramma quasi meglio della stessa Coppola, che inquadra la vicenda con eleganza, ma non accentua adeguatamente le sfumature scabrose, crudeli e sadiche che avevano reso indimenticabile la precedente opera di Siegel. Nonostante il cast sia generalmente in parte e la costruzione scenografica meriti più di una lode, non si riesce ad avvertire un climax tensivo e sottilmente minaccioso che giustifichi l'attesa della spietata svolta del terzo atto. Thriller fosco mancato, pittoricamente apprezzabile ma un po' sottotono.
MEMORABILE: Le ragazze improvvisamente attente al look; Il bacio della Fanning a Farrell; La caduta dalle scale; La crisi di nervi di Farrell; I funghi speciali.
Siregon: Agghiacciante, e stranamente Argentero non è la cosa peggiore del film. Infatti c'è la Roberts che con due espressioni veleggia col pilota automatico per tutta la durata di questa irritante carrellata di tutti gli stereotipi sull'Italia vista dagli americani rimasti fermi al dopoguerra. Vecchiette vestite di nero, preti... girano tutti in Vespa e gli uomini corrono in gruppo dietro alle ragazze in ogni angolo. Pasta, mandolino e tarantella nella peggiore tradizione. Film così rovinano l'immagine dell'Italia, altro che La Piovra! Terrificante.
Harden1980: Nella Boston dei primi anni Venti una professoressa maltrattata dal marito lascia tutto e si ritrova ad insegnare ad alcuni ragazzi sordi una nuova tecnica per parlare. Il film spinge molto sui cliché melodrammatici del genere, essendo una produzione Disney, ma il cast di provenienza teatrale è credibile assistiamo a un onesto film di intrattenimento che ottiene il suo scopo, emozionare e commuovere con delicatezza. I comprimari spiccano decisamente sui protagonisti, come la governante della scuola e la segretaria svampita.
Luchi78: Woody Allen dimostra ulteriormente il suo affermato talento nello scrivere e dirigere commedie basate sulla vita di tutti i giorni, ma anche sulle casualità e sugli scherzi del destino che contraddistinguono vite qualsiasi. Quindi non aspettiamoci clamorosi colpi di scena o protagonisti assoluti che richiamano l'attenzione esclusiva sul loro personaggio; qui ognuno ha qualcosa da dire e Allen si diverte a riempire di sfumature ogni situazione. Linearità e ricerca del dettaglio, non entusiasmante ma sicuramente un buon lavoro.
Herrkinski: Teen-horror che segue la scia di Final destination o di certi J-horror senza aggiungere molto al genere; ci sono tutti i cliché, dai classici gruppi di ragazzi scemi delle confraternite presenti in centinaia di horror dagli '80s a oggi fino ai riferimenti cari alle nuove generazioni (Facebook, cellulari...), già comunque visti in similari film recenti (su tutti The ring 3). Il ritmo è comunque andante e si registra qualche sequenza discreta, ma rimane un prodotto usa e getta destinato a un pubblico distratto e dalle poche pretese. Monouso.
Bruce: Luci e ombre in questa commedia on the road di Salvatores. L'avventura vissuta dal ragazzo autistico col padre improvvisamente ritrovato, cantante melodico simil Modugno, attraverso paesaggi e scenari inconsueti in Slovenia e Croazia e accompagnati da musiche e canzoni azzeccate, offre suggestioni emotive che sono tipiche del miglior cinema del regista. A pesare in negativo sono una forte semplificazione di fondo e un finale molto incerto, per non dire girato male. Il confine tra il semplice e il banale è quantomai sottile. Così così.
Daniela: Deciso a vendicare la fidanzata morta sotto i suoi occhi durante un attacco di terroristi islamici in un resort turistico, uno studente viene coaptato dai servizi segreti americani per diventare un super-agente da impegnare sul campo... Action spionistico col solito protagonista testa calda insofferente agli ordini, il cui addestramento è reso appena meno uggioso dalla presenza di Keaton che pur impegnandosi poco spicca in un contesto tanto modesto. Trama di routine ma epilogo catastrofico fuori dall'ordinario, i cui effetti risultano però tanto minimizzati da farne svaporare l'impatto.
Dengus: Con questo atto si chiude la trilogia con la coppia Pozzetto/Villaggio. I due continuano a compensarsi, ma il risultato è inferiore ai due lavori precedenti. Sarà che entrambi ormai sono avviati al declino, oppure per una sceneggiatura più dozzinale, sta di fatto che le risate si fanno più difficili, a eccezione dell'episodio del teatro, dove la coppia di pasticcioni dà vita a una simpatica situazione, che coinvolge pure il capolavoro shakesperiano. Inferiore ai precedenti, ma nemmeno così tanto.
Teddy : Terzo capitolo con un risultato esaltante dal punto di vista commerciale ma certo non da quello narrativo. Action-road movie con una cornice comunicativa che alterna confusamente chiese istituzionali, magioni politiche e sotterranei proletari, insoddisfacente nel rendere credibili le motivazioni dei personaggi ma con uno stile visivo pop e affascinante. Tensione non pervenuta.
Capannelle: Da una parte si apprezza la volontà di non ricorrere a scene melodrammatiche e di rapportare tutto il narrato alla sofferenza di una Aniston capace di una prova significativa. Dall'altra questo concentrarsi su di lei diventa anche un limite del film e certe atmosfere, certe problematiche, risultano prevedibili o bisognose di sbocchi che non si concretizzano.
Silvestro: L'idea di partenza è geniale, così come alcune gag che popolano questo film di Guzzanti. Il problema sta nell'aver allungato un po' troppo il brodo. Con una sfrondata decisa il lavoro finale avrebbe potuto guadagnarne molto. Rimane comunque l'impressione di trovarsi di fronte a un film decisamente interessante, a tratti esilarante e per certi aspetti innovativo.
Fabbiu: Nato sulla scia del coetaneo Independence day di cui d'altra parte è caricatura, è un film che del resto preserva i tipici ingredienti burtoniani: la fantascienza classica (con l'evidentissima citazione al film La terra contro i dischi volanti) e i colori enfatizzati, non tendenti al dark questa volta ma alla vivacità come ai tempi di Pee-Wee's Big Adventure. Effetti speciali saggiamente cartooneschi che si possono godere ancora oggi e trovate molto funzionali. Buoni ritmi ma, ahimè, comicità poco sostanziale e spreco di attoroni.
Galbo: Regista di talento ma discontinuo, Curtis Hanson dirige un film che parla di gioco e di rapporti personali (genitoriali e sentimentali) con alti e bassi. Bravi gli attori, specie Bana e la "vecchia gloria" Robert Duvall, buona l'ambientazione in una Las Vegas con luci e ombre. Il limite è il ritmo non sempre impeccabile e le sequenze delle partite di poker non esattamente trascinanti per i non cultori del gioco.
Myvincent: Ispirandosi chiaramente a Hitchcock e De Palma e con sprazzi espressivi asimmetrici almodovariani, il film affronta il tema del “sex addiction” in chiave naturalmente thriller. La trama è a dire il vero un po’ inverosimile, ma sa farsi piacere per la presenza di facce giuste (Abril e Bardem), fotografia patinata e uso di grafica assai attraente. Il finale è un po’ “avvisato” (almeno per il pubblico più scafato), però ritrovarselo così com’è non dispiace per nulla.
Paulaster: Giornalista di denuncia scrive i discorsi al Segretario di Stato: contrapposizioni classiche tra il nerd di talento e l'affascinante donna di potere. Prima che scoppi l'amore il film scorre, poi diventa un mattone melenso nel versante sentimentale (analogo a Notting Hill) o esagerato in quello politico. Rogen interpreta sempre lo stesso ruolo che campa di volgarità esplicite, la Theron dimostra di saper recitare. Qualche buona battuta sparsa e una durata eccessiva (inguardabile l'attacco dei ribelli che porterebbe almeno a una guerra).
MEMORABILE: Il sosia di Hitler in Argentina; Chi ha ucciso Kennedy; La Theron sballata in discoteca.
Capannelle: La reinterpretazione della storia di Zorro in chiave commedia rosa discretamente spettacolarizzata. È un film leggero come tanti altri che non ha la pretesa di aggiungere nulla di originale. Il rapporto che si instaura tra la magnetica Zeta Jones e il "bello" Banderas (ma con la maschera rende meglio..) danno qualche sussulto ma in generale sono melensi. Hopkins come mentore sembra sprecato, una specie di replica di Connery-Highlander meno riuscita. Le scene di azione sono più interessanti ma niente di eccezionale.
Faggi: Il meccanismo erotico-comico dovrebbe ruotare tutto intorno al personaggio della professoressa (Carati) ma non funziona come dovrebbe: forse perché la nostra Lilli sembra svogliata o non utilizzata a puntino. Sorprendente è la De Simone, che nel segmento del sogno di D'Angelo è particolarmente simpatica e assatanata. Qua e là si troveranno buoni momenti fumettistici della commedia scollacciata e artigianale italica; ma purtroppo il risultato non è da elencare tra i migliori del genere e del periodo. Mezzo pallino in più per nostalgia.
Pigro: La ragazza parla e sembra guidare il gioco, il ragazzo tace e sembra passivo, finché non compie un delitto. Visione in chiave sperimental-contemplativa su temi assoluti come amore, sesso, colpa. Dal bosco lussureggiante simbolico dell’eros alla casa alienante che porta all’omicidio, fino all’espiazione in un paesaggio desertico, attraversiamo in lunghe riprese mute di non-azioni le tappe esistenziali che ricordano la narrazione mitica della responsabilità (Oreste e le Furie). Estenuante, con qualche bella immagine.
Hackett: Divertente e fracassone, colorato e splatter al punto giusto. Questo curioso film canadese spiazza per la sicurezza con la quale porta sullo schermo un microcosmo post apocalittico diverso nei dettagli da quanto fino a ora si era visto. Geniale l'uso delle biciclette (basta auto in un mondo senza risorse) e particolarmente efficace la capacità della scrittura di rimanere sospesa tra crudeltà e ironia. Bel film.
Herrkinski: Biografia della prima vera superstar del porno, basata più che altro sulle dichiarazioni contenute nel libro "Ordeal" della stessa Lovelace. A parte quindi il momento di successo planetario con Gola profonda, assistiamo al background dell'attrice, ai drammi e alle violenze subite a causa del marito. Un film ben confezionato, con una buona ricostruzione d'epoca, musiche toste e momenti drammatici ideali; cast piuttosto azzeccato, anche se la Seyfried è molto meglio della vera Lovelace; la Stone è irriconoscibile, Brody è un buon Reems.
Ciavazzaro: Gradevole commedia con protagonista la raggiante Marilyn Monroe nel ruolo di una ballerina che riesce a far innamorare di sè il re di Carpazia, inserendosi all'interno di un complotto per ottenere il regno. La Monroe come presenza scenica è ottima. Da notare e rivalutare.
Tomastich: Sornione ma furbo, uno spy-movie di basso profilo con Richard Gere che riesce comunque a guadagnarsi la mia attenzione grazie a un intreccio semplice ma sostanzioso e a diversi colpi di scena interessanti. Nota di demerito ai flashback riguardanti il 1988: mancanza assoluta di rigore filologico per abiti, luci, look vari.
Siska80: Si guarda sino alla fine esclusivamente per la durata al di sotto della media, ma la noia è tanta. Il regista raccoglie e alterna fotografie familiari scattate nell'arco di mezzo secolo a sequenze tratte dai suoi film tentando con esiti scadenti di tracciare i cambiamenti avvenuti a Tua Speranza, città brasiliana di origine preistoriche. L'idea di base è simpatica ma sfruttata male attraverso immagini "in presa diretta" accompagnate dalla voce di Bressane a fare da collante per un documentario che smette di essere interessante quasi da subito. Si può evitare tranquillamente.
Reeves: Terribile commedia che sprizza volgarità in ogni battuta ed è particolarmente irritante perché vorrebbe essere "alta" e commisurata alla presenza di Luciano Salce e Walter Chiari, che invece danno il peggio del loro repertorio e dimostrano una senilità imbarazzante. Valentina Cortese dovrebbe prendere in giro se stessa, ma con Truffaut era davvero un'altra cosa.
Daniela: Mentre stanno cercando un bottino nascosto in un grande edificio dismesso, 2 pompieri vengono assediati da una banda di spacciatori e devono vendere cara la pelle... Nonostante l'ambientazione piuttosto suggestiva, il film è meno raffinato dal punto di vista visivo rispetto ai capolavori di Hill delle decadi precedenti ed inoltre risulta penalizzato dalla banalità di certi personaggi, soprattutto nel settore "cattivi" (si fa per dire, "buoni" non ce ne sono) tuttavia è un Hill al 100%: azione spiccia, dialoghi veloci, musiche in tono di Ry Cooder e un bel finale, beffardamente hustoniano.
G.Godardi: La nuova sci-fi (di allora) è saldamente ancorata al cinema primitivo di Meliès e ai romanzi di Verne. Il tutto ovviamente riattualizzato con i moderni effetti speciali disponibili. La trama, poco più che un pretesto, si rifà alla classica struttura da sci-fi Anni CInquanta (vedere la composizione del team dell'equipaggio del sottomarino). Un cinema delle attrazioni, insomma, da gustarsi più visivamente (e percettivamente) che non diegeticamente. Purtroppo è uno di quei film che perdono ragion d'essere se sottratti al grande schermo. In ogni modo un cult/must.
B. Legnani: Western dalla trama che proprio non si può definire lineare e con trascuratezze assai vistose: si gioca a poker con carte della Masenghini, osservati da uno spione che se ne va nel modo più rumoroso possibile... Gli abitanti del paesetto sono fra i meno verosimili visti sullo schermo, tutti lindi di bucato, con facce che rimandano alla coda alla vaccinara. Ambientazioni talora azzeccate (mi pare che ci sia il Canalone di Tolfa), bruscamente alternate a verdissimi prati laziali. Il protagonista ha la voce di Pino Locchi, il vecchietto quella di Lauro Gazzolo...
Pigro: Un uomo e due donne su una barca alla deriva, senza un futuro, con un passato che torna, tanto misterioso quanto il presente, in lunghi flashback. Peixoto fonda il suo film sulle avanguardie degli anni 20, piegando la sensibilità surrealista o espressionista a una narrazione poetico-romanzesca che nel puro stordimento sensoriale ha il suo punto di forza. Suggestivo l’abbandono dei tre nel mare, potenti le lunghe annotazioni documentaristiche che esaltano soprattutto la natura. Ma la lunghezza (2 ore) massacra ogni buona volontà. Estenuante.
Ryo: Uno delle tante cadute in basso di Joe D'amato. Trama inesistente, recitazione pessima, musichette banali... Dovrebbe essere un thriller sentimentale, ma sembra un semplicissimo film porno senza le scene hard. Quindi un film inutile e aggiungerei peccato, perché il buon Aristide almeno i porno li sapeva fare e bene, mentre questo non è né l'uno né l'altro.
MEMORABILE: Lei: "Non picchiarlo, sei troppo più forte di lui" Lui: "Lo so, per questo hai scelto me".
Satyricon: Il film mitologico non è tornato in auge, ma prima con il remake di Scontro di titani ora con questo, dimostra che è quanto mai una manovra pubblicitaria ingannatoria finalizzata a far soldi con pellicole spazzatura, che di mitologico non hanno nulla. Sfoggio inutile di palestrati colorati in un'ammucchiata violenta alla God of War che scimmiotta grandi idee come quella di 300. Ho ancora la speranza che il genere mitologico torni ad avere dignità nel cinema.
Nando: Due cugine, uno sposo e qualche fiabesco rito moderno tendente alla stregoneria. Una commedia con marcato accento pugliese che mostra purtroppo qualche crepa narrativa. Rubini gestisce la situazione coadiuvato dalla sensualissima Placido (interessante il suo nudo) e dalla Cervi, apprezzabile. Pensavo meglio comunque.