Film di Gavin O'Connor forse un po' troppo sopravvalutato. Personalmente salvo solo il buon intrattenimento e le performance degli attori (su tutti un grande Nick Nolte), per il resto è piuttosto prevedibile, una somma di stereotipi del genere con clichè di rimando da Rocky fino all'ultimo The fighter. Un peccato, perché la storia funziona; forse è arrivato fuori tempo massimo...
La sceneggiatura è poca cosa (il marine rancoroso e pure eroe…, il fratello più equilibrato e il padre snaturato ex alcolista e cattivo genitore, che ruotano intorno a questo sport di contatto dove qualunque colpo sembra lecito). E dopo la prima ora, più omogenea, il tutto assume i connotati di uno spot per lanciarlo a livello mondiale. Ci sono sì i non rapporti tra i tre familiari (attacchi verbali più duri dei pugni), ma il succo finisce per essere la battaglia sul ring (assai meno credibile). Bene gli attori, ma pur procedendo abbastanza fluidamente, non fa mai il vero salto di qualità.
MEMORABILE: Al padre: "Ti sei perso quando in una bettola puzzolente tenevo la testa alla mamma, che in ginocchio sputava sangue; e io chiedevo aiuto al tuo Gesù"
Un american gongfu di quelli che andavano molto in voga tra la fine degli anni 80 e inizio anni 90, quando Van-Damme e Seagal dominavano il genere. Pur affrontando temi semi-originali (e piuttosto insoliti) per un film di questo genere il cliché del torneo finale è presente come non mai, con tutta una serie di improbabili situazioni che rendono poco credibile il tutto. La star del film è comunque Nick Nolte, che riesce a commuovere più volte, ma putroppo la scena più toccante del film viene subito rovinata dalle trovate trash successive.
MEMORABILE: Nick Nolte che chiede di vedere le nipotine e sempre lui che ricade nell'alcol dopo 100 giorni.
Il film emoziona, ma è un ricatto continuo: musica sempre incalzante per sopperire all'esilità di una trama trita e ritrita. Non ci si annoia mai e questo è un pregio; e non c'entra nulla il ritmo: la verve narrativa è sempre palpabile e il cinema "da marciapiede", specie nella prima parte, si fa sentire. Peccato che poi nella seconda l'azione, il montaggio frenetico, l'abuso di clichè, uno sviluppo prettamente filoamericano forzato e poco credibile prendano il sopravvento, vanificando ciò che di buono era stato costruito.
L'ho voluto vedere per gustarmi il Nick Nolte candidato all'Oscar ma, a parte la sua buona interpretazione, il film si trascina banale e scontato fino all'epilogo strappalacrime. Auguro al vecchio Nick di vincere la statuetta, ma il film certo non l'aiuterà, anche se dagli americani c'è da aspettarsi di tutto...
Dopo il buon Pride and glory, Gavin O'Connor dirige una storia riguardante una famiglia disgregata i cui componenti cercano nello sport diversi motivi di rivalsa. Il tema non è certo originale ma il regista "padroneggia" bene il mezzo cinematografico e ne deriva un film che pur superando abbondantemente le due ore di durata riesce ad appassionare fino in fondo soprattutto grazie all'intensa interpretazione di un gruppo di ottimi attori, alla regia accorta e all'ottima ambientazione. Bella la colonna sonora.
I legami di sangue, il sangue che scorre sul viso dopo un incontro di pugilato, il sangue versato che non si può dimenticare. Warrior ruota attorno a questo, alla vita di un padre e di due fratelli, che hanno preso strade diverse allontanandosi per gli errori commessi. Ma c'è sempre un tempo in cui tutto torna e c'è bisogno di fare chiarezza perché i legami di sangue non si spezzano mai del tutto. Trama semplice, dialoghi pungenti e attori che si destreggiano bene in questa pellicola toccante che infonde un senso di rivalsa verso il futuro.
MEMORABILE: L'incontro dei due fratelli sulla spiaggia.
Ho visto il film incuriosito dalle recensioni talvolta entusiastiche, nonostante il tema già affrontato mille volte. Purtroppo è stata una delusione completa. A parte la confezione c'è poco da salvare. Tranne la scelta delle mma al posto della boxe e di un insegnante in rovina al posto di un pugile, ci sono tutti i luoghi comuni della serie Rocky: dalle vittorie inaspettate dopo aver subito pestaggi orrendi alla moglie apprensiva (e persino il russo con tanto di falce e martello).
Americanata a tutto tondo in cui emergono le solite problematiche tra reduci bellici e famiglie disgregate culminanti nell'amore per il combattimento. Una pellicola ruffiana e poco credibile che scimmiottando la saga di Balboa porta a una seconda parte ricca di combattimenti e luoghi comuni familiari. Finale telefonato rasentante il finto vero. Valido Nolte.
Quale sport è la metafora perfetta del riscatto sociale-famigliare dell'essere umano? Ovviamente l'arte del combattimento. Nonostante qualche contatto evidente con altre pellicole del genere (The fighter, Cinderella man ecc.), O'Connor mostra una consapevolezza registica invidiabile alimentando il girato con un ritmo veramente serrato (tanto da far volare le due ore e passa). Benissimo il comparto attoriale, all'interno del quale spicca la ferocia di un intensissimo Hardy. Nel complesso un buon film.
MEMORABILE: Il combattimento fuori dal parcheggio del night; La prima volta di Hardy in palestra; La chiamata alla moglie dell'amico Marines; Il video su youtube.
Finalmente un fight-movie con una storia alle spalle se non altro potabile. E anche se la sceneggiatura è zeppa di stereotipi, ruffiana e telefonata, se non altro c'è. O' Connor, dopo Pride and glory dimostra ancora una volta di avere una buona confidenza con la mdp. E se i due fighter risulteranno buoni, nel complesso chi delude (e tanto, visto il suo curriculum) è proprio Nolte, totalmente incapace di confezionare un'espressione credibile. E' vero che anche il ruolo non lo aiuta, visto che petulante proprio non lo è. Belle le coreografie MMA.
Americanata per gli americani che amano profondamente la spettacolarizzazione estrema dello sport e della vita. La storia dei due pseudo fratelli si incrocia a perfezione, accompagnata da elementi che fanno presa, come la disavventura dei marines in una qualsiasi battaglia e una famiglia che cerca di sopravvivere alle difficoltà economiche. Forse l'unica cosa degna di nota sono i combattimenti carichi di violenza all'inverosimile. Dopo un po', però, che noia...
La storia, la prevedibilità, la caratterizzazione potrebbero portar fuori strada e catalogarlo come l'ennesimo pessimo film; eppure sottotraccia sale, scena dopo scena, un'energia, una voglia di rivalsa e un pathos contagioso: la pazzesca fisicità di Hardy a braccetto con una rabbia feroce e l'amore filiale del prof sotto l'ombra di un Nolte (credibilissimo) padre che tale non è stato. Grande attenzione alle scene di lotta tutto sommato poco caricaturali (come spesso accade). E' tutto telefonato, ma entusiasma e quasi commuove.
MEMORABILE: L'ottimo Mad Dogs; Lo scambio con la spalla lussata; Nolte che getta i 1000 giorni "pulito"; Le lacrime di Hardy.
Un riuscito dramma sportivo che mescola il tema della famiglia sfasciata con quello della lotta, alternando momenti intensi a ottime coreografie di combattimento. I personaggi sono ben caratterizzati, anche se già visti, e aiutati dalle belle performance degli interpreti (su tutti il vecchio Nolte, commovente in più di un'occasione). Notevole.
Le premesse non erano male e anche come personaggi il film dimostra uno spirito gagliardo oltre che un cast appropriato. Ma al momento di tirare le somme, di entrare nel vivo, ti inventa la storia della sfida televisiva quasi reality e la condisce con i video dei soldati che ringraziano, i cronisti stile Rocky e una lotta tra moderni gladiatori un po' monotona. Come disperdere il patrimonio sino a quel momento accumulato.
Facendo le somme un film non male: piace la costruzione della storia che va dritta al cuore della vicenda e delle emozioni dei protagonisti senza dilungarsi inutilmente. Non dispiace nemmeno il comparto attori, tutti con la faccia giusta. Dove un po' delude è nello svolgimento, troppo telefonato, soprattutto non appena si capisce chi parteciperà al torneo finale. Inoltre, ma qui forse è "colpa" dello sport in questione, gli incontri non riescono ad appassionare perché poco comprensibili o troppo brevi. Per il genere fight movies sicuramente sopra la media.
Famiglie disfunzionali macerate nell'alcol e nella violenza; mutui bancari, assicurazioni sanitarie, reduci di guerra; e l'MMA come luogo di autenticità e riscatto. Scritto e pensato per il pubblico americano, un film al maschile, senza ambiguità, che mette a fuoco i nodi relazionali tra padre, figli e fratelli mentre le donne fanno il tifo o stanno a guardare… Ha il pregio della professionalità, un ritmo incalzante e un tris di attori (Hardy, Nolte, Edgerton) che coinvolge. Le scene di lotta - cruente, sintetiche e antispettacolari - rimarcano la funzione edificante e morale dell'agone.
Non c'è veramente un pizzico di originalità in questo ennesimo mega drammone familiare sportivo schematico e ultramelenso: si sa dove voglia andare a parare fin dal primo minuto, mostrando quello che si è già visto migliaia di volte mascherato da una confezione ultrapatinata che spinge alla lacrima facile. Ma veniamo ai lati positivi: le scene di lotta sono realizzate in maniera eccellente, le interpretazioni sono ottime (in particolare Nick Nolte) e il ritmo perlomeno non permette di annoiarsi; peccato che si sia scelto di adottare uno script così mediocre.
I dissidi familiari tra padre e figli, ma anche tra fratelli sono proposti piuttosto insistentemente, fino a stancare, immagino per arrivare ad avere una parte finale più densa di emozioni. Questa prima parte, nonostante un Nolte che riesce a commuovere, è quella meno piacevole. La seconda, con i combattimenti, riesce a catturare l'attenzione nonostante si possa già intuire come andrà a finire; rimane la curiosità di vedere come la sceneggiatura riuscirà a dare il famoso colpo non solo al cerchio, ma anche alla botte.
MEMORABILE: Come Tom Hardy conclude i primi incontri nel torneo finale.
Lo sport è il miglior veicolo di riscatto da una vita difficile e anche in questa occasione, guarda caso, si tratta di una disciplina di combattimento. Da un certo punto in avanti risulta abbastanza prevedibile capire quali pieghe prenderà la storia, anche se compensa riversando addosso allo spettatore una buona dose di adrenalina. Il montaggio, le musiche e la speranza che i cocci si ricompongano hanno un ruolo determinante e va riconosciuto il merito di aver pensato ad un finale che non esagera nel voler compiacere il pubblico.
Storia che fonde le questioni familiari con lo sport (lotta greco romana). Purtroppo la durata di due ore e più ad un certo punto si fa sentire, e nella seconda parte la storia scivola nei soliti stereotipi. Non mancano, comunque, momenti emozionanti e di buona efficacia. Bene il cast con Nick Nolte (candidato agli Oscar) qualche spanna sopra gli altri. Discreta la colonna sonora.
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