Commedia alleniana fino al midollo, che proprio per l’assenza di veri elementi di novità può essere eletta come paradigma di uno stile perfezionatosi negli anni e consolidatosi attraverso una progressiva individuazione ed esposizione di tematiche tipiche. La famiglia è qui composta dalla madre (Jones) che si affida a una veggente per decidere la propria vita, dal padre (Hopkins) che divorzia perché si sente più giovane e in forma e finisce col ritrovarsi in casa una conturbante ex prostituta che ovviamente nulla ha a che fare con lui, dalla figlia (Watts) aspirante gallerista e frustrata da un matrimonio con un uomo (Brolin) il quale, dopo il successo del suo primo libro, è convinto di poter...Leggi tutto vivere come scrittore ma infila un flop dietro l’altro. Attorno a questi personaggi ruotano le storie, che naturalmente coinvolgono altre figure marginali infilate nella storia per destabilizzarla. Niente di nuovo, com’è chiaro, ma sono la grazia con cui Allen racconta e dirige, la brillantezza della regia e dei dialoghi (da sempre punto di forza di Woody), la straordinaria capacità di ricavare da ogni attore il meglio a porre le fondamenta per l’ennesima commedia di caratura superiore. Anche quando in mano ha poco o nulla Allen riesce comunque a non deludere, se segue le coordinate del suo stile senza voler ad ogni costo stupire. Il film, di conseguenza, si lascia ampiamente godere per l’eleganza e la scorrevolezza, la grazia nel ritrarre le debolezze dei suoi protagonisti, il realismo per merito del quale si possono perfino accettare equivoci in apparenza davvero improbabili. Il risultato non può far certo gridare al miracolo, le svolte applaudite di MATCH POINT sono molto distanti, eppure come non premiare chi ancora a 75 anni dimostra tanta vitalità e lucidità? L’umorismo è sottile e appena accennato, non ci sono battute memorabili o momenti che verranno troppo ricordati. E’ un tassello importante della filmografia alleniana solo per il modo in cui sa riaffermare la straordinaria metodicità di un autore che ogni anno ci regala saggi di cinema senza essere obbligato necessariamente a stupire, semplicemente declinando correttamente regole predefinite che nessun altro sarebbe in grado di gestire allo stesso modo e nemmeno similmente. E il finale, volutamente aperto, rispecchia al meglio l'incompiutezza dei protagonisti.
Meglio di quanto pensassi, quest'ultimo lavoro dell'infaticabile Allen. In questa nuova traferta inglese il regista newyorkese tenta di fondere il film sentimentale con la commedia e se è vero che non si discosta granchè da temi che ha già trattato in passato, è altrettanto vero che "You Will Meet a Tall Dark Stranger" risulta comunque più che gradevole grazie al riconoscibilissimo tocco narrativo e naturalmente all'ottimo cast. Si ride senza esagerare e si trova il tempo per riflettere. Buono.
Abbandonata dal marito, Helena si rivolge ad una sedicente veggente. Sua figlia a sua volta è in crisi con il marito, scrittore fallito. Allen indaga sull'animo umano prendendo a pretesto il tema dell'occulto. Come in altre occasioni i personaggi del regista si rivelano deboli, ma anche cinici e profittatori, con un'umanità che rivela meschinamente il suo lato più fragile. Sceneggiatura di buon livello e bella prova del cast, per un film che pur non tra i suoi migliori è senz'altro godibile e ben realizzato. Molto curata la colonna sonora.
Storie intrecciate a Londra, come nella tradizione dell'ultimo Allen. Rispetto al film precedente e ad altri questo risulta più debole, soprattutto nell'approfondimento dei personaggi. Comunque scorre piacevolmente, si sorride spesso, il cast è davvero ottimo (Hopkins su tutti, in un ruolo che una volta sarebbe andato ad Allen stesso), la colonna sonora buona come sempre e i dialoghi molto curati. Regna un senso di incompiutezza della storia, ma è davvero un buon film.
In piena terzà età il concetto va criogenizzato: meno si capisce, più si vive meglio. Tra le parentesi scespiriane aleggiano i borghesotti insoddisfatti di turno: per risollevare le loro esistenze dal torpore (in realtà grazia) che le circonda concepiscono virtù come meri divertissement. La morte dei “sani princìpi”. Quel che risulta sgradevole è che Allen sembra sempre più accondiscendente, disinteressato a problematiche ben più pressanti... il che potrebbe repellere. Probabilmente, c’è da dire, non sarebbe Allen! Si avverte la sua diserzione dalla scena. ***
Woody Allen riesce ancora una volta ad indagare l'animo umano; in questo caso per spiegare il presente utilizza l'occulto e abbandona la tanto amata psicanalisi. Tema centrale è la necessità dell'uomo di riuscire ad attraversare ogni momento difficile con l'aiuto delle illusioni. Ottima prova del cast, magistralmente diretto. Sceneggiatura leggera, piacevole. Oggettivamente non è uno dei suoi film migliori, ma rimane un buon prodotto. Impossibile è non innamorarsi di Freida Pinto.
Woody è senza dubbio un abile burattinaio. Gli attori si muovono sempre bene, assorbendo i suoi testi e finendo per plasmare i personaggi, dando loro credibilità, anche se la lama ironico-sarcastica si è smussata, con poche battute veramante taglienti. Più che altro, da un po' di tempo ho una sensazione di deja vu; come se mi venisse riproposto un qualcosa che, al massimo, ha subìto un redesign. Ed ecco che, sia le situazioni, che i personaggi (il vecchio andropausaleso, la sciacquetta semideficiente, le coppie in crisi) tornano come fantasmi di Woody passati. Comunque, non male.
MEMORABILE: La madre alla figlia: "Mi ha lasciata per un'altra donna...morta. Spesso sono le più difficili da eliminare".
Ci ho trovato il tradizionale cinismo alleniano, mescolato assieme al consueto pout-pourri di personaggi (stilemi?) fluttuanti nel vacuo [non]senso dell'esistenza. Ma Basta che funzioni aveva tutt'altro piglio: non solo i personaggi paiono irrisolti nella vita ma anche nello script. Almeno, nel precedente lavoro, pur nella circolarità dei concetti espressi, a qualche genere di conclusione si arrivava. Qui, beh, qui...
Quante volte Monet ha dipinto le ninfee, e quanti capolavori ha fatto... A me non sembra che si possa dire lo stesso a proposito di chi fa film. Ford ha girato decine di western, stesso tema, ma ogni volta svolto in maniera diversa e ogni film era diverso dall'altro, un film nuovo. Qui Woody Allen invece esagera e fa un film già visto molte volte: stessi personaggi (alcuni anche poco azzeccati), stesse situazioni, stesse musiche e tanto rischio d'annoiarsi. La realtà e fastidiosamente portata ad eccessi irreali che neanche divertono.
Commedia di livello discreto, non sempre convincente ma di indubbia classe. Si parte bene, con una serie di trame e sottotrame che scorrono fluide, piacevoli, con un'efficace atmosfera agrodolce che avvolge ogni inquadratura (poco riuscita solo la parte con Hopkins, praticamente una brutta copia di Basta che funzioni). Negli ultimi minuti purtroppo il film declina: si cerca l'amaro a tutti i costi, talvolta optando per risvolti molto discutibili (il libro) e una volta giunti al dunque resta una certa perplessità. Comunque niente male.
Veduta sempre più pessimista nei confronti dei sogni della vita, in questo ultimo film di Woody Allen. Personaggi poco caratterizzati, nonostante i nomi celebri facenti parte del cast; la storia segue una trama risaputa, quella dei tradimenti nella coppia e dei sogni infranti, piuttosto banale e priva di originalità; priva di ciò che rende Allen unico nel suo genere: il cinismo e il sarcasmo. Un film che, purtroppo, non spicca il volo e non lascia un segno.
Ennesimo prodotto in serie, ennesima commedia alla Woody Allen che sforna l'ultimo episodio della sua inesauribile serie personale. Talvolta sembra quasi un prodotto televisivo (il senso del già sentito è sempre dietro l'angolo), a tratti però la narrazione si impenna e si illumina del talento inestinguibile di Allen. Ecco, il ruolo della cartomanzia ancora mancava nel nostro Woody... 2 palle e 1/2.
Allen torna a girare nuovamente a Londra per raccontarci le vicende di due coppie sposate, quattro persone che per un motivo o per un altro sbandono per quattro differenti amanti. Nonostante la solita impeccabile regia e le ottime musiche, il film si ferma un po' in superficie. Stavolta il nostro Woody non ha dato ai suoi personaggi quella pennellata geniale a cui ci ha spesso abituati.
Per benevolenza verso un autore molto amato, da anni dal troppo prolifico Allen non mi aspetto più le emozioni di un tempo, mi accontento di poco, intrecci sentimentali disegnati con mano leggera ed innervati dall'ironia. Qui ci siamo abbastanza, a differenza di altri capitoli più celebrati ma farlocchi, per cui le vicende dei personaggi si seguono con piacere e (moderato) interesse, anche se alla fine l'impressione è quella di un aver assistito ad una puntata di un serial che avrebbe potuto durare indefinitivamente e che lascerà ben poco alla memoria.
Un film cupo come il cielo di una Londra che fa da sfondo discreto ad una storia popolata da personaggi discreti che nella sua pacata assurdità potrà risultare inesorabile nel dipanarsi della trama quanto facilmente inquadrabile in quella che ormai può definirsi a tutti gli effetti una "filosofia" alleniana. Il vecchio che s'innamora di una ragazza più giovane, l'artista fallito, i tradimenti incrociati, l'immaturità sentimentale; un film che senza strafare ammalia, imbevuto di una depressione che, ormai, sorride beffarda.
Discreto Allen. Come un buon vino ogni film di Woody si fa gustare (quasi, perché un paio di Tavernelli ce li ha serviti anche lui) sempre con piacere ed anche questa volta le vicende dei quattro protagonisti sono interessanti e ci vengono raccontate dal regista con il solito tocco leggero. La pellicola si fa seguire con agio e regala un'ora e mezzo di buon cinema. Forse manca qualche spunto sarcastico o qualche graffio sulla tematica dell'occulto e delle reincarnazioni. Ottimi gli attori. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole ma piacevole.
Commedia drammatica in cui le vicende di una coppia e i genitori di lei si alternano sotto i riflettori della sceneggiatura in un susseguirsi di intrecci, flirt extra-coniugali, tradimenti e sotterfugi meschini. Bella la scelta dei protagonisti: Anthony Hopkins è il più azzeccato, riuscendo a trasmettere tutta la tristezza che emana. Ottima regia di Allen. Peccato l'assenza di dubbi che non verranno sciolti, ma il regista è anche questo.
Iper-mediocre. Sceneggiatura banale impiantata su un filmetto a cavallo tra il sentimentale e la commedia qualsiasi. Nonostante la presenza di grandi attori, nessuno si fa mai veramente valere: né la Watts, né Banderas, né Hopkins. Una vistosa piattezza che chi scrive ha avvertito anche nelle scenografie e nella fotografia: una location, Londra, che puzza di ricostruito da ogni parte (molto meglio Sogni e delitti, per questo!). Piatti anche i dialoghi, privi della verve alleniana e con personaggi stereotipati. Brolin faccia sbagliata. Noioso.
Inizialmente sembra una delle tante piccole e "grige" commediole alleniane degli ultimi
tempi. Successivamente invece, specie nella parte finale, il film palesa un suo perchè
e pur non volando certo alto, intrattiene quasi piacevolmente (ma senza esagerare). Inoltre ben presto si capisce che non affatto frivolo come sembra, come dimostrato da
degli epiloghi aperti e tutto sommato amari. Non male ma in ogni caso per nulla memorabile e sostianzialmente siamo dalle parti dell'anonimo andante.
Woody Allen dimostra ulteriormente il suo affermato talento nello scrivere e dirigere commedie basate sulla vita di tutti i giorni, ma anche sulle casualità e sugli scherzi del destino che contraddistinguono vite qualsiasi. Quindi non aspettiamoci clamorosi colpi di scena o protagonisti assoluti che richiamano l'attenzione esclusiva sul loro personaggio; qui ognuno ha qualcosa da dire e Allen si diverte a riempire di sfumature ogni situazione. Linearità e ricerca del dettaglio, non entusiasmante ma sicuramente un buon lavoro.
Se non si cercano tematiche nuove, d’altronde perdute da anni in nome della rifinitura di uno stile autoriale ormai consolidato, gli ultimi lavori di Allen sono sempre un buon intrattenimento per i dialoghi agili e per la somma competenza nella direzione degli interpreti e per un quadro visivo che si impreziosisce della consueta fotografia elegante dalle ariose tinte pastello. Al termine l’ora e mezza è trascorsa veloce e leggera, ma è probabile che non otterrà un bis.
MEMORABILE: Hopkins che attende l’effetto del viagra prima del sesso.
Tipico Woody Allen movie, quindi nessuna sorpresa particolare per lo spettatore; però il film merita sicuramente la visione perché è molto gradevole e benissimo recitato. Il regista sembra un entomologo e i suoi personaggi insetti, inseriti in un contesto assai più grande di loro, continuamente impegnati alla ricerca di "qualcosa" che continuamente sfugge loro. Sicuramente non siamo dalle parti del capolavoro, ma è comunque una conferma che Allen riesce ancora a confezionare prodotti validi e ampiamente godibili. ***!
MEMORABILE: L'espressione di Hopkins quando dice: "Ancora tre minuti".
Allen è una certezza e anche in questo caso lo dimostra. L'intreccio delle vicende è perfetto come sempre e i dialoghi sono al solito pungenti. Ottima prova di Anthony Hopkins, per una volta nel ruolo del (troppo) buono e in generale di tutto il cast, soprattutto Naomi Watts e relativo "marito" Josh Brolin, piuttosto burrascoso così come nella vita reale. Suggestivi gli scorci di Londra, così com'era già avvenuto in Scoop. Piacevole.
Una commedia in chiaroscuro, non molto appassionante in cui Allen tratta argomenti a lui congeniali senza però trovare la giusta chiave di lettura. Non tarda a iniziare il consueto girotondo di coppie che si sfaldano come dune sabbiose alle prime onde d’inverno in cui non c’è nessuno mai che riesca a scovare la forza di superare le avversità o afferrare una stabilità emotiva. Non mancano attori di un certo standard, mal sfruttati poiché si smarriscono in storielle senza piglio, patetiche come quella di Hopkins. Non vale la pena perderci tempo.
Una gradevole commedia sulle debolezze umane, in cui Allen si diverte a mescolare i suoi soliti ingredienti per mostrarci come per tirare avanti abbiamo disperato bisogno di aggrapparci alla forza delle illusioni. Un grande cast per un prodotto ben fatto, che però sa di già visto e in cui si sente la mancanza delle ironiche e fulminanti battute di Woody.
Un film discreto, che non vola alto, ma che si lascia guardare con piacere, con un misto di dramma e di leggerezza: qui sta il suo pregio, ma - forse - anche il suo limite. Attori diretti benissimo, come era ovvio ipotizzare solo alla letture del nome del regista. Impietoso il ritratto dei due protagonisti più anziani, forse così esposti per una sorta di esorcismo personale da parte dell'Autore verso il proprio possibile rincoglionimento. Sballata la ragazzotta, troppo affettata nei modi e nella voce, al punto di essere insopportabile, ben al di là del giusto tono per la narrazione.
MEMORABILE: "Non sono dell'umore giusto per queste stronzate".
Varie crisi matrimoniali porteranno a creare nuove coppie. L'amore osservato dal punto di vista cinico di chi cerca un rimpiazzo al più presto: l'analisi è lucida in una sceneggiatura filante e leggera. L'attenzione all'occulto è invece di poca sostanza e si rimpiangono le nevrosi dei primordi di Allen. Delle sue classiche battute non c'è traccia anche se Hopkins richiama i crismi del regista. Come interpretazioni la migliore è la Watts.
MEMORABILE: La notizia che l'amico scrittore è vivo; La scoperta della relazione grazie agli orecchini; L'attesa dell'effetto del Viagra.
Allen si getta sin da subito a capofitto su quello che sarà il tema del film, ossia l'illusione; difatti il regista newyorchese, con la sua solita classe e verve, presenta una serie di personaggi pieni di incertezze, vuoti, fragili, che cercano di dare un significato alle loro vite. Nonostante i livelli non alti, il film regge grazie alle buone interpretazioni degli attori (in particolare sugli scudi è un atletico Hopkins). Buone la fotografia e le parti ambientate nell'appartamento, riprese con grande maestria.
Woody Allen ritorna per la quarta volta a dirigere un film a Londra, che si conferma ottima ispiratrice. Storia di due coppie in crisi che cercano nuove prospettive di vita. Scorrevole, intelligente e cinico, ma manca di quell'ironia consueta alleniana che ci si aspetta. A tratti nevrotico ma mai fastidioso. Convincente l'intero cast. Discreta la colonna sonora.
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La frase che non t'aspetti Non so come funzioni a Woodylandia, ma se io, davanti alla mia donna, per giustificarmi con gli amici della lunga assenza avessi detto, come il protagonista "Ero impegnato. Ho esplorato le sue zone erogene", lei mi avrebbe fulminato, ma non con lo sguardo, con un tostapane acceso gettato nella vasca da bagno.
Disponibile in BR con queste specifiche tecniche (fonte dvd-store.it)
Formato video 1,85:1 Anamorfico 1080p
Formato audio 3.0 DTS HD: Italiano Inglese
Sottotitoli Italiano NU
extra Da amore a sesso - Il mondo di Woody - A cura di Mario Sesti (SD)
Trailer (SD)
Apprendo da Ciak che ci ha lasciato uno dei più immensi maghi della luce mai esistiti. Vilmos Zsigmond e morto senza far rumore. Che i cieli stellati spielberghiani ti siano leggiadri...
DiscussioneZender • 30/01/16 08:40 Capo scrivano - 48879 interventi
Ah caspita, non sapevo nulla. Leggendario (sarà forse pure per quel cognome così particolare, che ricordi anche se non vuoi...)