Comicità di tipo fisico (cadute, botte, incidenti) che dovrebbe rendere omaggio alle comiche anni trenta. Quando ero piccolo amavo questo film, ora mi rendo conto che la comicità è troppo infantile e penso quindi che (anche se involontariamente) possa far ridere solo i bambini. Villaggio e Pozzetto sono la caricatura di loro stessi (un po' meno Pozzetto che riesce, nel bene e nel male, a strappare qualche sorriso). Però qualche scena è riuscita e divertente: i becchini, il papa che scia...
Serie di gag (elementari) spalmate su vari episodi sfruttando un "collante" metacinematografico e referenziale che parte dall'inizio -"ad honorem" grazie a L'Arrivée d'un Train à La Ciotat (1897) - e si chiude con una sorta di rewind narrativo dato dal passaggio dei protagonisti (investiti del gravoso onere di riferimento: cioè a dire Stanlio e Ollio) a ritroso verso i vari episodi. La risata, popolare, si manifesta nel segmento dei "becchini" combinaguai, per il resto (a parte un simpatico intermezzo sulla spiaggia) predomina la banalità.
Non ritengo sia una delle opere peggiori dei due attori, questa, sopratutto in virtù del fatto che ogni anno negli States ci propinano polpettoni come questo, con anche minor cura e grande successo. La mia valutazione va oltre il botteghino soffermandomi sul fatto che sì è grossolana la risata, ma è totalmente priva di inutile nudo e i caratteristi di contorno alle due primedonne funzionano molto bene. Nel complesso vedo sempre volentieri questo film e due stolte risate me le faccio sempre.
Divertentissimo. La coppia Villaggio-Pozzetto fa faville creando una gag dietro l'altra. Ottimo il cast che può vantare Gian marito geloso, Enzo Cannavale bravissimo prete napoletano, la coppia di sposini perseguitata dai due e l'immancabile Ennio Antonelli, qui nella sua ultima interpretazione prima dell'ictus. Da incorniciare l'episodio in cui i due sono becchini, l'episodio in montagna con partecipazione del Papa nel finale (che fa una brutta fine), o Sal Borgese povero benzinaio che li assume.
Film decisamente comico che se da un lato ripropone l'eterna macchietta di Villaggio fantozzesco, dall'altro recupera un Pozzetto dalla comicità surreale condita di perfidia. Il risultato non è il massimo che ci aspetteremmo, ma alcune scene valgono tutto il film, come quasi tutte quelle del matrimonio e delle pompe funebri.
Contemporaneamente summa del cinema parentiano e omaggio ai disastri da cinema muto cui tanto il regista fiorentino si è ispirato nella sua carriera. Il binomio Villaggio/Pozzetto sarebbe potenzialmente da annali del cinema ma i due, ingabbiati da un canovaccio ripetitivo, sebbene a tratti esilarante, recitano un po' stancamente, limitandosi al compitino. Gli acuti migliori li troviamo nell'episodio dal benzinaio (interpretato da Sal Borgese!) e quando i nostri sono alle prese con l'aspirapolvere.
Divertente pellicola ben scritta e ben diretta dall'esperto Parenti. Ritmo indiavolato, quattro o cinque momenti da ricordare (su tutti da citare l'episodio iniziale nella chiesa) e due attori in grande spolvero. Villaggio e Pozzetto formano una coppia di grande affiatamento, davvero esilarante. Ottimo anche il cast di supporto, dove si fanno notare sopratutto i grandissimi Enzo Cannavale (il prete) e Sal Borgese (il benzinaio). Buono.
Film di successo che purtroppo dimostra di essere soltanto un fiacco e malriuscito tentativo di riproporre agli spettatori moderni la comicità splapstick delle comiche mute. Peccato che non si rida quasi mai e che certi sketches risultino francamente patetici e riciclati. In ogni caso il pubblicò mostrò di gradire parecchio ed aprì la strada ad un seguito.
Non è certo facile ideare un film fatto solo di scenette comiche, in stile Stanlio & ollio anni '20 e '30; se ne saranno accorti Paolo Villaggio, Renato Pozzetto e Neri Parenti girandolo, nel 1990. Il risultato finale, però, non è affatto male, anche perché le gag del matrimonio "isterico", quelle dell'albergo montano e quelle della guerra fra bande con i sosia mafiosi dei protagonisti strappano più d'una risata. Da ricordare Enzo Cannavale sacerdote vecchia maniera, Alessandra Casella bella sposina coi tick nervosi e Gian marito cornuto. Tre.
MEMORABILE: Un uomo di mezza età sbuca dalla sabbia, dopo che Villaggio ha piantato l'ombrellone ed urla: "Mamma mia che dolore, oddio non resistooo!"
Cercando un'atmosfera da cinema d'antan, la pellicola, prova con un canovaccio singolare a ricreare certe situazioni che dovrebbero suscitare la risata. Il risultato è carente in maniera marcata, la risata suscitata si mostrerà isterica perché non c'è comicità ma un classico lavoro commerciale che presenta situazioni trite e ritrite.
Un po' meglio il sequel, ma comunque un film molto divertente ed intrattenente. La coppia Pozzetto-Villaggio funziona, è sufficientemente affiatata e può contare su buone spalle (Borgese, Cannavale)... fotografia, musiche ed SFX sono ottimi. Il problema - inevitabile - è però che nella moltitudine di sketch è impossibile proseguire sempre con la stessa carica e così s'alternano con discontinuità ottimi episodi (chiesa, funerale, meccanico) ad altri pesantucci (mafia, hotel). Montaggio grezzo funzionale allo slapstick, gag poco originali ma d'effetto. **!.
Simpaticissimo exploit della coppia Villaggio-Pozzetto che si rifà alle gag slapstick del cinema muto (e ne riciclano alcune di proprie). Il ritmo è altalenante, ma le risate non mancano assolutamente, in particolare nel primo episodio in chiesa, dove i due sono supportati da un grande Cannavale e dalla coppia di sposini Traversa-Casella. Non male alcuni effetti speciali; da vedere.
La cosa che più sorprende è il grande successo riscosso dal film nelle sale. Sì, perché solo una comica funziona a sufficienza, vale a dire quella delle pompe funebri, l'unica nella quale la sceneggiatura permette a Pozzetto e (parzialmente) a Villaggio di usare in modo funzionale voce, toni, tic. Il resto è un rassegnata sequela di luoghi comuni che non fanno ridere (ad eccezione di qualche fase dell'episodio "marsigliese") e di eccessi persino fastidiosi (il matrimonio). *½
Film di semplice fattura con la coppia Villaggio - Pozzetto ben affiatata in un repertorio di comicità superficiale ma comunque efficace e non priva di idee. Il divertimento è continuo e la pellicola ha una scena che inserirei nella mia "top ten" delle sequenze più comiche: la particolare "prima volta" di Alessandra Casella. **!
Le comiche proposte da Neri Parenti vanno prese a piccole dosi. Il film alla fine si può vedere, ma i momenti comici sono davvero pochi (salvo il matrimonio e la prima parte da venditori ambulanti). Villaggio sembra Fantozzi in versione Benny Hill mentre Pozzetto è il solito grande mattatore. Sono loro due a dare lustro a un film povero di idee originali.
MEMORABILE: La dimostrazione dell'efficacia dell'aspiratutto.
La coppia Villaggio-Pozzetto funziona e qualche sorriso lo strappa, ma tutto il film è pervaso da una triste aria di stanchezza e di riciclo (si pesca a piene mani dalla saga fantozziana, ma anche dalle vecchie comiche stile Stanlio e Ollio). Gli unici episodi del tutto riusciti sono, a mio parere, quello dei piazzisti in montagna e degli impresari di pompe funebri. La rapida gag del Papa sciatore è forse la più divertente. Insomma, qualche momento indovinato c'è, ma nel complesso di si ride molto poco...
Da bambino amavo molto questo tributo alle comiche di stampo classico e, anche se oggi col tempo il giudizio si è parecchio ridimensionato, il film mantiene comunque alcuni momenti davvero divertenti senza fronzoli (fra tutti, l'episodio delle pompe funebri e quello della spiaggia). Pozzetto se la cava bene, Villaggio è un buon contraltare ma la recitazione eccessivamente fantozziana alla lunga stanca. Non male neanche il cast di comprimari.
L'espediente "metacinematografico" iniziale (e finale) introduce un film che cerca di recuperare le atmosfera dell'epoca d'oro del muto. La coppia protagonista è tutto sommato ben affiatata, ma il giochino (forse per una non grande ricchezza di idee) funziona a corrente alternata. Particolarmente godibile il primo episodio, ambientato in chiesa e che può contare sulla partecipazione di un ispiratissimo Cannavale. Decisamente più scadenti e meno godibili gli altri episodi.
Primo film della trilogia e forse il migliore. Neri Parenti giocando la carta dei campioni di cassetta (all'epoca) tenta di rinverdire le comiche di una volta. Il risultato è una serie di episodi semplici e gag un po' banali e riciclate in alcuni casi dai vari Fantozzi. Resta simpatico comunque l'episodio dei due becchini, ma anche c'è il deja vu della vedova inconsolabile già visto in Fantozzi contro tutti.
Film che non ho mai amato particolarmente. Gli sketch, alcuni, non sono male. Ma se chiudiamo il cerchio vediamo che il diametro non è molto ampio. Da due mattatori del calibro di Pozzetto e Villaggio ci si aspetta di più. Forse tuttavia non è colpa loro ma del "format" classico anni 50.
Vero, il prodotto non è il massimo per regia e sceneggiatura (molto semplice), ma si ride, dall'inizio alla fine. La coppia Villaggio-Pozzetto funziona, le gag sono semplici e non volgari, una sorta di rivisitazione italiana di Stanlio e Olio. Tra gli altri, nel cast, un mai banale Cannavale (nel primo episodio del matrimonio) e Gian nei panni di una marito geloso.
MEMORABILE: " Dovete avere pazienza, stiamo lavorando per noi!!! " (Pozzetto).
Non capisco il successo che ha avuto a suo tempo, al punto da originare poi una trilogia. Nasce come omaggio alla comicità dell'epoca del muto, forse allora sarebbe stato meglio fare per davvero un film muto "moderno". Ne viene fuori invece un film debole con gag banali e dialoghi spesso penosi. Anche i protagonisti non convincono (soprattutto Villaggio che parla sempre come fosse Fantozzi)! Non licet.
Questa serie disomogenea di gag vorrebbe rendere onore alle comiche del cinema muto, ma i momenti veramente divertenti sono diluiti in storielle con poco nerbo, per quanto nobilitate dalla coppia di protagonisti. I risultati migliori si ottengono con le gag surreali, mentre le peripezie simil-fantozziane sanno di già visto. Anche Villaggio ricicla spesso la sua maschera più celebre, mentre Pozzetto riesce a svincolarsi dalla macchietta per recitare in modo più sottile.
MEMORABILE: L'aspiratutto; Il papa sugli sci; Il forno crematorio; La scritta che ostruisce la strada.
Contemporaneamente alle autunnali foglie gialle annata 1990, ecco sopraggiungere questa sorta di rivisitazione a episodi di Stanlio e Ollio in chiave moderna, con Pozzetto e Villaggio (quest’ultimo, allora, attore-feticcio del regista) alle ultime buone cartucce, come nomi da cartellone prima del declino. Film nel complesso - specialmente rivisto oggi - quasi micidiale: a parte qualche discreta gag, tutto sembra stantio e tirato fin troppo per le lunghe; le situazioni “comiche” proposte stillano solo anacronismi.
L’idea di ispirarsi al cinema muto suscita tenerezza e interesse per questa pellicola, che però riesce solo in parte nel suo intento. La comicità catastrofica poco si addice al lungometraggio e infatti il film, dopo un avvio brillante, si spegne progressivamente, anche perché i due protagonisti non sembrano particolarmente a loro agio (soprattutto Villaggio, che si rifugia nei numeri più triti del suo repertorio, mentre Pozzetto sfrutta meglio la possibilità di far vedere qualcosa di nuovo).
MEMORABILE: Il matrimonio; I piazzisti; I becchini.
Imbarazzante esperimento metacinematografico di Neri Parenti, che ha l'unico pregio di avvalersi di due attori dall'indubbio talento ai quali tuttavia viene assegnata una serie di compiti veramente ingrati: i benzinai, gli agenti delle onoranze funebri e le immancabili scene da spiaggia con il solito palo d'ombrellone che finisce fra le chiappe di qualcuno (la sodomia è evidentemente un must per il regista, vedi il pesce spada di Fantozzi alla riscossa, o il mancato sellino in Fantozzi contro tutti). Si salva, in parte, il matrimonio.
Simpatico film che vuole omaggiare le comiche degli anni trenta, coi protagonisti che interpretano due personaggi che sembrano uscire dai cartoni animati, del tutto surreali. A tal proposito si rivela ottima la scelta di Pozzetto, uno dei comici più stralunati e surreali di sempre; Villaggio si limita invece all'ennesimo spin-off fantozziano. Le comiche migliori sono quelle dell'hotel e del matrimonio celebrato dal prete Enzo Cannavale. Prodotto godibile e leggero che darà inizio a una trilogia che vedrà nel sequel il suo miglior epilogo.
MEMORABILE: I tic di Alessandra Casella ogni volta che si ritrova la coppia Pozzetto/Villaggio nei paraggi; Il matrimonio.
Ispirandosi appunto alle "comiche" dei vari Stanlio e Ollio, fratelli Marx o Buster Keaton, Parenti sforna questo divertente film a episodi con la coppia Villaggio-Pozzetto. Gag e risate dall'inizio alla fine, ritmo veloce e spensieratezza. Ottimo anche il cast di contorno: dal grande Cannavale alla sfigata coppia Traversa-Casella; e c'è persino il mitico Sal Borgese nei panni del benzinaio.
A distanza di anni perde molto del suo fascino. Ad essere onesti, il ritmo è purtroppo altalenante, vuoi perché le gag spesso sono le solite viste e riviste e non basta farle interpretare a due grandi come Villaggio e Pozzetto per migliorarle. I due attori ci mettono del loro (ma non troppo, a dirla tutta) e usano le loro caratteristiche tipiche per far ridere; non succede però durante tutta la visione, complice anche un doppiaggio inconcepibile che spesso spegne quel modo di fare tipico di Pozzetto.
Il titolo promette una comicità pura, quasi muta, che dovrebbe incalzare senza sosta: il risultato è esattamente l'opposto, con le prepotenze surreali di Pozzetto e le arrendevolezze fantozziane di Villaggio che paiono logorroiche e faticano di più a collocarsi proprio nelle poche scene slapstick (pretestuosamente sottolineate da musichette ragtime) animate da catastrofismi spesso triviali e fastidiosamente esagerati. Il grande successo (ben due sequel) e i rispettabili nomi coinvolti non devono farci essere meno severi, anzi il contrario.
MEMORABILE: Traversa (già visto nei primi film di Moretti ed ex-Fabris in Compagni di scuola) nei panni dello sposino parruccato che ricorre in ogni episodio.
Primo fortunato capitolo della trilogia firmata Parenti, il film è sprovvisto di una concreta trama e si sviluppa alla stregua di una raccolta di episodi in cui i protagonisti ne combinano una più grossa dell'altra. La stile del regista lo conosciamo e alla lunga diventa tedioso, alcune trovate divertono sul serio (il pieno alle auto del carro attrezzi, l'aspirapolvere), ma tra un riciclo fantozziano e diversi richiami al cinema muto si arriva giusto alla sufficienza. Bello il finale a ritroso.
Singolare nel voler guardare indietro, cercando di riproporre uno stile di comicità che andava per la maggiore in un periodo storico distante anni luce. A tratti potrebbe sembrare tutto piuttosto anacronistico e la banalità delle scenette, pressoché totalitaria, si rivela troppo spesso disarmante. Tuttavia non parliamo di un nuovo format che pretende di riscrivere i canoni del genere comico, ma di un semplice esperimento che potrebbe strappare un mezzo sorriso ogni tanto in quella singola volta che gli si concede un’occasione.
Bella l'idea di rifarsi al cinema muto con l'ausilio di due personaggi imbranati che fanno palesemente il verso a Stanlio e Ollio; ciononostante la sceneggiatura ridicola, le gag banali e i protagonisti un po' sottotono (coadiuvati da un restante cast mediocre) vanificano il tutto. Gli episodi che vedono coinvolti la strampalata coppia sono uno più noioso dell'altro: soltanto l'epilogo con inseguimento "a ritroso" è degno di nota, ma ovviamente è poca cosa.
Parenti vorrebbe recuperare lo spirito delle comiche slapstick del cinema muto ma il l'obiettivo viene raggiunto solo parzialmente: l'amalgama tra i due mattatori non sempre è perfetta e questo va a scapito della riuscita di alcuni segmenti. Se gli episodi dei becchini, dei marsigliesi e della spiaggia sono divertenti ,gli altri sono scadenti (soprattutto quello dell'albergo). Il film sorprende, a tratti, per tempi comici incredibilmente sballati e per un uso tutt'altro che efficace di alcuni bravi caratteristi. Immancabili le gag anali marchio di fabbrica del cinema di Parenti.
MEMORABILE: Il campionario delle bare; Il cadavere contorsionista; I tic della Casella; Piazza dell'Agguato.
Siamo ormai alla deriva di un genere glorioso, quello della commedia italica, che porta sullo schermo due protagonisti che sparano le loro ultime cartucce senza la possibilità di dare un senso a uno script estremamente deficitario. Duole vedere due bravi attori del nostro cinema recitare film simili e tentare di far ridere con escrementi e volgarità assortite. Qualche sparuto sorriso lo strappa Pozzetto, mentre Villaggio pare quasi imbalsamato. Ma davvero cinque sceneggiatori non sono stati in grado di pensare nulla di più divertente? Bocciato, nonostante il botteghino.
La comica delle pompe funebri, con i nostri impegnati a srotolare un uomo morto facendo yoga, è forse il momento migliore di un film che fa ridere dall'inizio alla fine, cedendo ogni tanto alla volgarità senza però mai esagerare e con un cospicuo uso dello slapstick. Il primo episodio della saga non si può dire sia il migliore perché più o meno si ride allo stesso modo in tutt'e tre. Questo aveva però il pregio dell'originalità. Leggermente noioso l'episodio dei mafiosi. Nel cast diversi bei nomi del cinema italiano, come Fabio Traversa. Consigliato.
Due comici del cinema muto escono dallo schermo ritrovandosi nella realtà, combinandone ovviamente di ogni colore. Intrattiene anche se non diverte moltissimo: un po' forzate le gag. L'espisodio che si svolge nell'albergo risulta quello meno riuscito, a differenza di quello nella chiesa. Renato Pozzetto più in parte di Villaggio, ma la coppia è ben assortita.
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Su wikipedia leggo che l'attore che in questo film interpreta il bagnante che viene trafitto nel sedere da Villaggio con un palo che nel sequel "Le comiche 2" subisce lo stesso supplizio con la punta dell'aerotaxi sarebbe nientemeno che lo sceneggiatore del film Piero De Bernardi. Secondo voi è proprio lui?
Mauro ebbe a dire: Quando uscì il film ricordo d'aver letto su qualche giornale dell'epoca che il ruolo del defunto "raggomitolato" fu interpretato da Venantino Venantini, ma non trovo questo film nella sua filmografia. Mi confermate che è lui?
Oggi è scomparso Venantino Venantini. Confermate che è lui l'attore del fotogramma, così lo inseriamo nel cast?
Prima cosa mi dispiace tantissimo, era uno dei miei attori preferiti.
Non è assolutamente lui per me.
DiscussioneSiska80 • 5/10/20 13:34 Controllo di gestione - 824 interventi
Per la terza volta compare il caratterista Ennio Antonelli in un film di Neri Parenti nel ruolo del 'pizzettaro': gli altri due sono stati Fantozzi contro tutti(1980) e Fantozzi subisce ancora (1983).
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv ("I Filmissimi", lunedì 23 novembre 1992) di Le comiche:
Quando uscì il film ricordo d'aver letto su qualche giornale dell'epoca che il ruolo del defunto "raggomitolato" fu interpretato da Venantino Venantini, ma non trovo questo film nella sua filmografia. Mi confermate che è lui?
Rivedendo il film mi sono accorto che il defunto raggomitolato respirava (e non troppo impercettibilmente); quindi l'attore era per davvero raggomitolato in quella posizione e quasi sicuramente era uno stuntmen. Che fosse uno dei fratelli Ukmar?