Vecchia convinzione dei genitori, credere di poter sempre sapere cosa sia bene per i figli e cosa no. Qui, nello specifico, tre padri si alleano clandestinamente per eliminare dalla scena i pretendenti delle tre loro figlie, che giudicano irrimediabilmente inadeguati. L'unico che pareva disporre dei requisiti necessari viene spietatamente mollato sull'altare da colei (Gioli) che perde la testa appena rivede di fronte alla chiesa la vera anima gemella, del suo stesso sesso. Apriti cielo! Papà Arturo (Giallini) non sa più che pesci pigliare e si accorge che nelle sue stesse condizioni sono Sergio (Battiston) e Antonio (Salemme): il primo vede la propria figlia insidiata da un di...Leggi tutto lui vecchio compagno di scuola che già all'epoca aveva fama di playboy incallito, il secondo da un trapper (Biondo) che pare avere in testa solo i soldi. E' la tendenza delle commedie di questi anni: l'alleanza strategica e sotterranea per combattere subdolamente situazioni scomode. Senza grande fantasia i tre escogitano un sistema di mutua collaborazione per distruggere - agli occhi delle figlie - l'immagine di chi le insidia. E le madri? Restano in attesa: chi spingendo perché l'azione del marito abbia successo (Lodovini), chi guardando con inveterato scetticismo alle capacità risolutive del coniuge (Ferrari e Pandolfi). Ravello orchestra le danze forte di una sceneggiatura già rodata, dal momento che siamo in presenza del solito remake (di una commedia spagnola, questa volta). Il copione tuttavia non sembra sposarsi troppo ai tre protagonisti in campo (perché è evidente che i veri motori comici del film siano i tre padri): Giallini in particolar modo pare lontano dalla sua esuberanza tipica, costretto in una figura posata che poco concede alle abituali escursioni nel romanesco. Salemme si barcamena con mestiere e Battiston ricorre a un talento nel recitare che gli è ormai riconosciuto; ma troppo caricaturali sembrano le figure delle figlie, ribelli per natura e schiave di una visione moderna del mondo dalla quale i genitori sono distanti anni luce. Regia che pensa a sostenere il ritmo scoppiettante, meno a dare un minimo di credibilità alla vicenda, sospesa in quel clima che troppo spesso sfocia in un grottesco di maniera cui però fanno ahinoi difetto le battute. L'atteggiamento dei tre padri ha tratti simpatici, ma nel complesso ci voleva più acutezza, maggiore incisività per dare al film uno sprint superiore, che non desse l'impressione di ricadere senza speranza nei soliti cliché. Per non parlare di un finale conciliante con ripensamenti inevitabili utili al riavvicinamento generazionale, sorrisi e abbracci d'ordinanza per soddisfare i fanatici dell'happy ending. L'ottica prettamente maschile scelta dal film costringe le donne a parti modeste, stereotipate, e sui giovani è bene non contare, da un punto di vista della commedia: servono solo come motivo scatenante, spalle anonime da muovere come più fa comodo...
Commedia di disarmante sciattezza registica. Se la sceneggiatura propone svolte forzate e momenti poco credibili (sciupando in parte il ricco cast), il montaggio peregrino, le musiche messe a casaccio e le inquadrature spesso buie lo rendono difficile da seguire. Il trio di protagonisti maschili vede un Battiston in parte, che sopperisce da solo alle più svogliate prove di Giallini e di un Salemme troppo sopra le righe, mentre le donne risultano tutte credibili e misurate. Si ride in qualche momento (il finto furto) ma non si rimane mai davvero coinvolti nelle storie.
Cosa si è disposti a fare per il bene dei figli, ma in realtà per assecondare il proprio egoismo ? Una commedia italiana dal soggetto non originale (ne è stata realizzata una versione in Spagna) che ha per protagoniste tre coppie che ostacolano il cammino di vita delle proprie figlie. Gli autori scelgono un cast professionale e variegato (la migliore è la coppia Battiston Pandolfi), che non è supportato da una regia anonima e da una confezione nel complesso molto modesta. Si passa dal registro brillante al dramma in maniera confusa, con momenti di "raccordo" talora sconclusionati.
L'amore per i figli nel pieno della loro giovinezza e la sopportazione degli eccessi e della ribellione che essa comporta. Un argomento sempre interessante che nel cinema ha dato spesso buoni spunti, divisi tra commedia e dramma. Purtroppo il film diretto da Rolando Ravello non dà segni di vita; e sì che essendo un mero copia-incolla dello spagnolo "Es por tu bien" (cinema italiano, dove sei?) si sperava quantomeno nel soggetto spigliato; invece anche i grossi nomi presenti recitano senza passione e si vede. La seconda parte crolla nel tedio più assoluto. Peccato.
Guardando il film ci si chiede dove sia andata a finire la commedia italiana di un tempo e perché si debba fare un remake di un film spagnolo senza sfruttarne le potenzialità. L'opera è deludente e presenta carenze evidenti in fase di sceneggiatura. Anche i ruoli all'interno del cast sono mal distribuiti, tanto che la coppia Salemme-Lodovini appare poco credibile. Passo falso alla regia per Rolando Ravello che non riesce nel compito di dare qualcosa in più a una sceneggiatura già di per sé non eccelsa.
MEMORABILE: Battiston quando si rende conto che l'opera d'arte immortalata è la figlia.
Nonostante gli auspici non fossero dei migliori, il film di Ravello riesce ad avere sufficiente vitalità e a creare un buon numero di situazioni simpatiche, se non proprio divertenti. Merito va dato agli attori: Battiston e Giallini riescono con mestiere a sposare personaggi non proprio a loro congeniali, mentre era da tempo che non si vedeva un Salemme così vivace e divertente. Di puro contorno i ruoli femminili. Il film si mantiene a livelli accettabili fino al finale, che diventa troppo di maniera e non è particolarmente ispirato. Discreto intrattenimento, nonostante tutto.
MEMORABILE: "Perché Gianni Morandi sparava davvero ai vietcong?"; i disastri combinati da Battiston durante il furto per rendere credibile il concetto di scasso.
Remake di un film spagnolo diretto in questo caso da Rolando Ravello che però, nonostante il buon cast, non riesce a convincere forse a causa di una sceneggiatura debole e che svilisce gli stessi attori. Giallini e Salemme non sono al top, va meglio invece per Battiston. Reparto femminile in ombra con uno slancio della Pandolfi. Reparto giovani non pervenuto. Il ritmo è altalenante, qualche sorriso non manca.
Una commedia semplice semplice, che vive dello stereotipo dei padri gelosi delle proprie figlie. A una prima parte divertente e con qualche gag riuscita ne segue una seconda scialba in cui ci si annoia parecchio. Il migliore del cast è Salemme, mentre Giallini e Battiston hanno vissuto giorni migliori. Tra le mogli, la migliore è la Lodovini. Guardabile, ma non è certo memorabile.
Qualche risata in un mare di banalità. Una commedia semplice, che sfrutta tutti i possibili luoghi comuni relativi agli atteggiamenti protettivi dei padri verso le proprie figlie. Le poche gag divertenti si diluiscono progressivamente in un mare di noia. Considerato il cast c'era da aspettarsi qualcosa di più; tra tutti da salvare solo Battiston e la Pandolfi.
Certamente non memorabile; film che si lascia vedere, fa sorridere ma che, trascorsa l'ora e mezza, lascia ben poco per essere ricordato. Nella media di una certa produzione italiana dei nostri tempi, si inserisce nel mucchio. Nel corso del suo svolgimento, lo si vede piacevolmente anche e soprattutto grazie ai tre protagonisti: la storia è incentrata su di loro e i restanti personaggi (dalle mogli, alle figlie con rispettivi fidanzati/e) volutamente non incidono.
Remake italico che affronta i rapporti fra generazioni, nella fattispecie i genitori alle prese con figlie e possibili compagni. I protagonisti assoluti sono i papà, un bel trio di attori che tuttavia funzionano per lo più grazie a Battiston, con gli altri due un po' troppo ingessati in personaggi non proprio idonei per l'attore. Dal conto suo la componente femminile non brilla assolutamente per colpa di una sceneggiatura che proprio non l'aiuta. Il finale buonista completa l'affossamento e lascia più di un rimpianto per quello che sarebbe potuto essere.
Tre padri iperprotettivi si alleano per distruggere la vita sentimentale borderline delle loro figlie unigenite, ma non tutto è come sembra. Commedia ricca di stereotipi che strappa appena qualche sorriso ma che scorre sul filo della banalità più assoluta e che arriva dove tutti si aspettano che arrivi. Peccato perché gli attori sono tutti bravi e famosi ma fanno quello che possono in una sceneggiatura che è l'elogio dell'ovvietà.
Nel lagunare mare magno della commedia italiana attuale, questo lavoro di Ravello finirà per essere rapidamente dimenticato in qualche cala deserta. Essere severi nel giudizio dispiace in fondo un po' perché la storia, pur già utilizzata altrove, magari qualche spunto per esser divertente lo aveva anche; inoltre il cast è di buon livello e non sembra nemmeno affetto da nessuna deriva alimentare ma pare anzi ben dentro i personaggi. A non convincere è soprattutto il ritmo spezzettato, che finisce per infliggere alla commedia tempi totalmente sballati. Inconsistente.
Circondati da figli autoritari e da mogli perennemente sull’orlo d’isteriche crisi di nervi, tre amici cercano di salvare le proprie figlie dalle grinfie di compagni ritenuti inadeguati. Purtroppo - e non si capisce se volontariamente o no - le intenzioni autoriali, si presume votate alla commedia, si impantanano nella melma di luoghi comuni da bar, di moralità elargita a colpi d’accetta, di soluzioni prone all’imperante politically correct, il tutto con un impatto sullo spettatore tanto straniante quanto deprimente.
Il trio dei padri protagonisti (Giallini, Salemme, Battiston) è sufficiente ad assicurare quantomeno una visione piacevole del film, che riesce a intrattenere e divertire. Salemme in particolare è quello che più regge il ritmo umoristico. Le tre rispettive mogli (di cui la più bella e brava è la Lodovini) sono solo personaggi di contorno che, insieme ai rispettivi figli, fanno incetta di cliché da un lato e stucchevolezze dall'altro. Un peccato perché il racconto è leggero, semplice e divertente; ciò nonostante fa ricorso a situazioni forzate o reazioni poco credibili.
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