ATTENZIONE A POSSIBILI SPOILER
Non male, ma si poteva dare di più, con quella fastidiosa patina da politically correct che si palesa nel finale.
L'inizio sulla strada che conduce alla villa dei futuri suoceri, con presagio funesto a là
Non aprite quella porta (il cervo investito improvvisamente, ma soprattutto l'agonia dell'animale), proietta già il film in un atmosfera straniante e ben poco rassicurante (così come l'incipit del rapimento tra i vialetti autunnali di "Haddonfield", con il rapinatore agghingato come gli psicopatici della
Casa nera, di cui l'esordio di Peele deve qualcosina)
Poi , tra dialoghi , ricevimenti fin troppo cordiali, quasi altmaniani (penso a
Un matrimonio) convenevoli che puzzano di falso lontano kilometri, riunioni di famiglia e vecchie cariatidi stile
Corta notte delle bambole di vetro (c'è qualcosina anche dell'opera ladiana) che arrivano con macchinone nere come la setta di
Martyrs , la tensione e l'inquietudine aumentano a vista d'occhio (non prima di aver conosciuto la servitù di colore , con Giorgina che sorride come un'ebete e guarda fuori da una finestra che rispecchia la sua immagine sistemandosi i capelli e il giardiniere Walter che si mette a correre nel cuore della notte, perfette macchine assoggettate al proprio servizio, una via di mezzo tra gli
Ultracorpi e
La fabbrica delle mogli), sino a sfociare nell'agghiacciante scoperta delle foto di Rose con le sue "prede" e la ricerca affannosa delle chiavi della macchina. Da quì in poi il film decolla tra Chris legato ad una poltrona costretto a vedere un delirante audiovisivo di pura follia familiare (
Guarda la Coagula) con aggiunta di folli operazioni cerebrali frankensteniane con calotte craniche esposte, e una volta liberatosi diventa ferina e incontrollabile macchina vendicativa, "final boy" che non lesina di rendere pan per focaccia (corna di cervo usate come armi contundenti, terribile mazzate sulla capoccia, mani e gambe infilzate, pestaggi), Giorgina investita (che rivela la sua vera natura di ultracorpo totalmente al servizio dei suoi "creatori", mostrando una vistosa cicatrice postoperazione lobotomizzante sulla fronte), Walter "giustiziere" che si fa saltare il cervello e non ultima Rose (la più spietata, subdola e bastarda della famiglia Armitage, quella che si credeva la tenera ragazza irradiata di amor interraziale-anche se il suo personaggio gettava luce di sospetto già a inizio film-la perfettina innamorata del suo boy di colore), che risponde gelidamente alle telefonate dell'amico di Chris-accusandolo pure di voler scoparsela-, ascolta in cuffia "
Time of my life" di dirtydancinghiana memoria mentre , sul pc, addocchia le prossime vittime, rivelandosi gelida e inesorabile cecchina vestita di bianco.
Un finalone granguignolesco rovinato, però, dall'arrivo dell'amico di Chris, che smonta un pò il tutto con quella chiusa da telefilm (speravo fino all'ultimo che quelle luci della polizia fossero lo sbirro razzista del cervo investito, e che premesse il grilletto contro Chris, magari ritenuto responsabile del massacro appena avvenuto , invece ecco il solito "politicamente corretto" che annacqua gli intenti e le emozioni)
E sempre l'amico di Chris che stempera la tensione (e insieme la manda in vacca) con le sue battute (su Jeffrey Dhamer, sui bianchi che schiavizzano sessualmente i neri) con gag francamente inutili e dannose (al posto di polizia con la detective, le goffe indagini, il continuo logorrio). Parte "comedy" poco riuscita francamente, solito clichè dell'amico sfigato, nero e ciccione.
Di contro ottima la figura del fratello schizzato e con la fissa delle arti marziali, novello Alexanderdelarge armato di mazza di golf, e tra gli invitati la grandma sporcacciona e vogliosa (con marito decrepito attaccatto all'ossigeno) che fa domande a Rose sulla possenza sessuale dei neri, tastando, smaniosa, i muscoli di Chris.
Poco riuscita anche la dimensione del "mondo sommerso", che mi pareva una versione deluxe di Nancy che sprofonda nella vasca da bagno nel primo
Nightmare
Buona l'idea dei flash dello smartphone per ridestare ricordi sopiti e annulati negli "zombi" di colore (a volte con sangue da naso) e intenso il pianto strozzato di Giorgina, misto a riso nervoso, nel dialogo in camera con Chirs, dove Peele insiste sul primo piano del volto teso della donna.
Fastidiossissimo, come il gesso sulla lavagna, (e ben architettato) il suono sibillino del chucchiaino che mescola il thè nella tazza (altro che smettere di fumare, quando arriva "l'ora del thè" son dolori che Giucas Casella fà un baffo)
Tra Spike Lee e Stuart Gordon, l'esordio di Peele è comunque materia interessante, forse imperfetta, ma con altissimi momenti e un clima minaccioso ben reso. Anche se questa possibile versione di
Mandingo 2.0 in chiave sci-fi (le tardone bramose di carne nera, l'asta), per quanto mi riguarda, non è la gran sorpresa del 2017 come molti sostengono.
Bellissima la OST dalle sonorità tribali sui titoli di testa
Una delle produzioni Blumhouse più "mature" (anche se l'Oscar per la miglior sceneggiatura originale mi pare un pò eccessivo, ma ci potrebbe anche stare in effetti)
Ma che sia un horror tout court ho i miei seri dubbi.
Hai distrutto la mia famiglia!