Potente, intenso dramma neorealista ambientato nell’agreste Ciociaria durante la Seconda guerra mondiale. La Loren offre un’interpretazione superlativa calandosi con naturalezza nei panni di una contadina umile, forte e assennata, e la giovanissima Brown è in grado di passare con disinvoltura dalla delicata ingenuità al freddo rancore e all’orgogliosa malizia; Belmondo ritrae l’intellettuale sensibile e idealista. Semplice e diretta la descrizione del rapporto madre-figlia, brevissima ma assai penetrante la scena dello stupro.
Storia su una donna che scappa dalla capitale con sua figlia per colpa dei continui bombardamenti. Si rifugia nella Ciociaria e finirà peggio. La Loren non è la Magnani, ma comunque tiene bene la parte così come la Brown. Bellissimi i paesaggi. Ormai film in Italia così non se ne fanno più...
Madre e figlia sfollate in campagna durante la guerra, tra disagi e violenze. Il film è l'ottimo trampolino per una memorabile interpretazione di Sophia Loren, che si erge (con la figlia) a emblema di tutte le donne vittime della barbarie bellica. Ben realizzato, il lavoro trova il suo apice nella crudezza dello stupro e delle sue conseguenze: grandissima scena, dove la freddezza oggettiva e cruenta dello sguardo (apparentemente realista, in realtà simbolico) porta lo spettatore alla pietas.
Una delle opere più compiute e memorabili del neorealismo italiano, è questo film diretto da De Sica (con sceneggiatura di Zavattini) e tratto da un romanzo di Alberto Moravia. Con grande abilità il regista racconta la durezza e le privazioni della gente comune alle prese con il dramma bellico, scegliendo toni duri e realistici ed evitando le facili spettacolarizzazioni con alcune scene che risultano di grande impatto emotivo. Bravissima la Loren.
Notevole e celeberrimo film, neorealista più nei contenuti che nella forma. Funziona la descrizione dei personaggi, così come la cornice storica e le ambientazioni, mentre la svolta drammatica, per quanto necessaria, convince un po' di meno. Grandi attori: oltre alla Loren (bravissima) e alla Brown abbiamo anche un ottimo Jean Paul Belmondo, quì molto lontano dai ruoli ricoperti nei noir di Godard e Melville. Regia ottima e moderna: lontana dall'oggettività del neorealismo ma eccellente sia come scelta delle inquadrature che come intensità.
Accantonati i gossip che la produzione racchiude (il versus mancato con la Magnani, la promozione a diva internazionale della Loren, la relazione con Ponti) il film interessa per il lavoro di emancipazione dagli stilemi del neorealismo: De Sica approda con grande fluidità ad un naturalismo antropocentrico che dispiega, nella sua recrudescente bellezza, passione e dolore. Ci sono momenti notevoli, capaci di un lirismo prorompente (l'oltraggio e la rabbia) e qualche caduta di tono, ma nell'insieme il quadro è vivido e trascinante. Meritoria e incondizionata (pare...) l'incursione della Loren.
De Sica dirige questo dramma bellico lasciando la guerra più o meno sullo sfondo, persino banalizzandola in un certo senso, e concentrandosi quasi solo sui personaggi. In sostanza il film funziona bene, anche se vedere due attori del calibro di Raf Vallone e Renato Salvatori sprecati in due ruoli così minimali non è il massimo della vita. Molto brava la Loren, chiaramente. L'unica mia vera riserva è sugli ultimi 10 minuti; io avrei fatto finire il film direttamente dopo la scena-madre.
Una straodinaria Loren rivisita il neorealismo italiano con un'intensa interpretazione. De Sica opta per il bianco e nero e la tragicità è inquadrata in maniera sopraffina. Le ambientazioni meritano il plauso e permettono di capire realmente le situazioni verificatisi durante il periodo ibrido italiano.
Un'opera che fa parte della storia del cinema internazionale, un'attrice che è un mito che qui interpreta il dolore di centinaia di donne abusate in un periodo storico delicato, un regista che va nel cuore dell'Italia e realizza un film indimenticabile ed esponenziale per il neorealismo italiano ambientandolo in location ideali ed adatte alla storia del film. Un classico per sempre.
Un film, in parte sopravvalutato, costruito attorno alla Loren per lanciarla verso l'Oscar. I primi venti minuti sono terribili per i cliché e l'aria finto-drammatica utilizzate. Poi si rimette in carreggiata e trova i contributi di Belmondo e della giovane Brown a contenere la prorompenza dell'attrice partenopea. Famose e drammatiche ma anche slegate fra loro le scene finali che hanno il forte merito di rievocare una delle pagine buie del conflitto (e bene che Hollywood non abbia interferito più di tanto).
MEMORABILE: La neomamma disperata per la morte del figlio che offre il latte della mammella. Il silenzio post-stupro.
Capolavoro indiscusso del neorealismo italiano, conserva intatto il suo potenziale drammaticamente evocativo sulla guerra e le sue irreparabili conseguenze, che spesso non possono essere superate neanche tramite l'immenso amore di una madre. La Loren e la Brown sono bravissime; in particolar modo quest'ultima è riuscita a rendere indimenticabili le scene più difficili (probabilmente anche grazie all'aiuto di un maestro come De Sica). Assolutamente un must.
Struggente, importante film diretto magistralmente da Vittorio De Sica con una intensa e coinvolgente Sofia Loren che si immedesima nella parte con bravura unica. Il merito va anche alla storia che, seppur con qualche piccola sbavatura, risulta essere un interessante spaccato dell'Italia centrale durante la seconda guerra mondiale. Ottimo Jean Paul Belmondo e una menzione particolare alla giovane e brava Eleonora Brown nel ruolo di una vita.
MEMORABILE: La Loren che lancia il sasso alla camionetta coi soldati e si accascia.
Attraverso la guerra la chiave di lettura analizza il tema della perdita. Abbandonare il quotidiano per dover sfollare sui monti, lasciare gli affetti e il lavoro spogliandosi di tutto tranne una valigia sulla testa, perdere la verginità da chi non ha più umanità. De Sica parte compassato per portare le emozioni in un crescendo e lascia decantare l'orrore per chi un giorno sentirà parlare della tragedia bellica. Loren che si sporca le mani, la Brown che colpisce per la sua trasformazione da giovinetta a donna, Belmondo trasognato.
Film diretto magistralmente da De Sica senior con una Loren giovanissima ma già brillantemente pronta a interpretare un ruolo tutt'altro che semplice, quello di una madre che cerca di tenere al sicuro la figlia durante la Seconda guerra mondiale. Moltissime le scene memorabili così come le interpretazioni degne di nota, ma il carattere e la passione che ci mette la Loren sono inarrivabili. Classico tra i classici.
La guerra vista attraverso gli occhi di chi ne subisce le conseguenze come fosse una sciagura naturale. Cesira, popolana che ha raggiunto un modesto grado di benessere, è avida, egoista, proterva, e la sua umanità si concentra solo nell'amore verso la figlia adolescente. Un personaggio contraddittorio che invece, nell'interpretazione della Loren, diventa una sorta di madre Coraggio, accanto alla quale sbiadiscono le figure della ragazzina e di Michele (grillo parlante). La regia di De Sica conferisce a tratti vigore al film, ma questo resta soprattutto veicolo di affermazione divistica.
Grande film di Vittorio De Sica tratto dal romanzo di Moravia che, assieme alle vicissitudini di Cesira, fa un quadro molto (neo)realistico delle condizioni dei civili durante il secondo conflitto mondiale in Italia. L'interpretazione della Loren non si discute, anche se il regista evidentemente "la lascia fare" in certe scene, ma anche tutti gli altri interpreti non sono da meno, a partire dalla giovane Brown e di Belmondo. Uno splendido bianco/nero valorizza la pellicola e rende perfettamente l'atmosfera dei luoghi e del momento.
Film molto intenso recitato magnificamente da una Loren popolana in bilico tra sofferenza e speranza con piena coscienza di sé e consapevolezza della strazio che la guerra porta. Girata ottimamente da De Sica, la pellicola è sorretta da una buona sceneggiatura. La giovane Brown alterna momenti felici ad altri meno. Nel complesso meritovole dei premi ricevuti.
Un ottimo film che gode della spinta propulsiva del romanzo di Moravia di cui conserva la testimonianza delle marocchinate. Il realismo non manca, sebbene intoppi proprio nella Loren, brava ma pur sempre diva con lo sguardo proiettato in America. I paesaggi e gli scenari sono perfetti nel ricordare il dramma bellico, mentre non manca qualche piccolo neo in personaggi e dialoghi. La sequenza dello stupro è il momento più forte, capace di gelare il sangue per la crudezza con cui viene rappresentato sullo schermo.
Trampolino di lancio divistico per una Loren al top della bravura e della bellezza, ma anche un mirabile spaccato dell'Italia rurale sullo sfondo di una guerra a cui il popolo assiste quasi con indifferenza e cercando di parare i colpi che possono arrivare sia dai tedeschi che dai "liberatori". Ritmo lento, ma con un bel crescendo di emozioni. Vallone sprecato, ma ottimo un insolito Belmondo (l'unico a possedere una coscienza critica) e sorprendente l'evoluzione della giovanissima Brown, sulla quale la mano di De Sica deve aver inciso parecchio.
Racconto delle "marocchinate" (termine orribile) compiute dalle truppe francesi "liberatrici" durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo una partenza fiacca con toni consoni alla peggiore commedia all'italiana, ci ritroviamo in una Ciociaria dalle tine neorealistiche, in un contesto rurale ben rappresentato dal racconto di De Sica. La forza del film si scatena però da quando si realizza che nessun luogo è ormai sicuro. Se la Loren trascina il tutto con forza divistica, Eleonora Brown è la vera stella dell'opera, che ne dà il suo senso più profondo nel tragico finale. Corretto Belmondo.
MEMORABILE: Le espressioni della Brown nell'ultima parte del film, dallo stupro in poi.
È sempre difficile realizzare la trasposizione di un libro di successo, a maggior ragione quando la lunghezza dello stesso (e la relativa brevità di un film) impone variazioni, tagli. Qui De Sica ha il merito di aver portato il film a essere ricordato indipendentemente dal libro, aver ben trasferito una certa forza (penso alle scene finali, soprattutto). Il film è dominato dalla personalità della Loren (forse eccessivamente) a scapito di altre figure; ottime comunque le interpretazioni (Loren su tutti, ma anche gli sguardi della Brown). Efficace l'uso del bianco e nero.
MEMORABILE: Lo stupro; La Loren che insegue la camionetta e scaglia la pietra.
Sophia punta all'Oscar e De Sica, da vecchio marpione della celluloide, le cuce addosso un personaggio che oscilla perennemente tra tremulo labbro inferiore, piazzata scenica da donna volitiva e risata aperta e sincera: obiettivo centrato. Lontani i tempi in cui il neorealismo non nascondeva nulla, ma anzi lo mostrava come mezzo di catarsi nazional-popolare, ci viene qui offerto un quadro veritiero sì ma molto filtrato e anche molto melodrammatico della situazione degli sfollati alla fine del secondo conflitto, tutto troppo platealmente in funzione della protagonista. Cucito addosso.
Notissimo film, con straordinaria prestazione della Loren che, davvero perfetta per il personaggio, gli sa conferire una serie mirabile di sfaccettature, tutte adeguate al ruolo di popolana, per certi versi "arrivata". Notevoli, peraltro, le prestazioni di moltissimi interpreti, specialmente della giovanissima Brown e di Carlo Ninchi, mentre Belmondo, forse a causa del ruolo un po' troppo schematico, non risulta fra i più convincenti. Ovviamente domina per tutto il film l'orrore per la guerra, con acme nel contesto più terribile da parte delle forze Alleate. Cala un poco nel finale.
MEMORABILE: La cruda apparizione di Antonella Della Porta, nel ruolo della madre impazzita per la perdita del bimbo.
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Columbo, certo essere stato presente alla realizzazione di un classico del cinema italiano, premiato con l'Oscar deve essere emozionante. Se ti va, magari attraverso la sezione "curiosità" ci racconti qualche cosa, qualche aneddoto, le tue impressioni sul film, il perchè eri lì, ecc...io sarò tutt'occhi:-) e credo interesserà anche agli altri.
Intanto ecco un mio un fotomontaggio su una delle tante location:
Ci credo,ci credo.Magari se sai altre location del film segnalale perchè è una pellicola storica.Quel mare lo conosco bene.Ho capito perchè De Sica ha scelto quella strada, è situata in un punto suggestivo ed il panorama è impagabile.Ciao ad entrambi.
* Quando in Italia arrivò la notizia dell'Oscar assegnato a Sophia Loren per il film, il cronista Lello Bersani venne inviato alle sei del mattino con una troupe della RAI a casa dell'attrice per intervistarla. L'intervista non fu mandata in onda perché giudicata inopportuna dai funzionari dell'azienda televisiva: l'attrice infatti compariva in vestaglia accanto a Carlo Ponti, che non aveva ancora regolarizzato la sua posizione coniugale secondo la legge italiana. Comunque l'intervista fu mostrata diversi anni dopo essendo tuttora conservata nell'archivio RAI.
Fonte: Wikipedia
* La ciociara viene omaggiato nel film Precious, all'interno del quale Jones (Gabourey Sidibe) insieme alla madre, guardano alla tv la pellicola (Two women) in italiano sottotitolato in inglese.
DiscussioneColumbo • 2/05/11 11:43 Pulizia ai piani - 1097 interventi
Gugly ebbe a dire: Inizialmente il ruolo della Ciociara era stato offerto alla Magnani, con la Loren nel ruolo della figlia, ma la Magnani si indispettì: Io devo fare da madre alla Loren?????????"
Rifiutò, e si aprì la scommessa della giovane Loren (26 anni) nel ruolo della madre che ha consegnato il film alla storia e all'Oscar.
La Loren recentemente ha smentito il fatto che la Magnani si indispettì, anzi fu lei a consigliare la giovane Loren come protagonista a De Sica. Chissà come andò veramente...
All'inizio doveva essere una produzione Paramount diretta da George Cukor con appunto il duo Magnani-Loren.
MusicheColumbo • 2/05/11 11:55 Pulizia ai piani - 1097 interventi
Magistrale e indimenticabile partitura di Armando Trovajoli:
Infiniti auguri alla donna italiana più italiana di tutte.
La sovrana del cinema italiano compie 80 anni.
L'Inghilterra ha la Regina Elisabetta noi oggi celebriamo la Regina Sophia.