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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Tentativo azzardato di evadere dai cliché della classe turbolenta all'italiana per avvicinarsi a modelli d'oltreoceano, agganciando l'alto esempio dell'ATTIMO FUGGENTE per dissacrarlo e dimostrare l'attuale inapplicabilità dei metodi utilizzati lì dal John Keating di Robin Williams (anche se poi, invece...). L'ambito è comunque quello della commedia, perché è innegabile che si punti spesso alla battuta, benché si mantenga lo sguardo puntato sul tema della solidarietà tra studenti indisciplinati e professore dalle idee “rivoluzionarie”; questi (Pisani)...Leggi tutto si dimostra essere l'unico a credere nei ragazzi, confinati per volere del preside (Preziosi) in una nuova classe nata proprio per impedire che la loro insubordinazione danneggi (come stava avvenendo) i compagni più volonterosi. La “classe Z” è un ghetto composto da oche (Menchi), teppisti (Quaranta), fanatici di youtube (Oetiker), frustrati (Russo), introversi incapaci di spiaccicar parola (Filippi), depresse (Pagani), gemelli cinesi che nessuno capisce... Inizialmente si divertono alle spalle dell'unico professore che pare avere a cuore le loro sorti, trattato come un povero idiota impegnato a fargli vedere interi brani del film di Weir prima che qualcuno gli freghi impunemente il tablet. Capiranno però che un simile comportamento fa male prima di tutto a loro stessi e decideranno d'impegnarsi per far riassumere il professore che nel frattempo, dopo l'ennesimo tiro mancino, aveva deciso di lasciare tutto e tutti abbandonando di fatto la professione. Sul provvedimento da adottare a carico del novello John Keating si apre il film, in un'aula dove preside, professori e il membro di commissione esterno (Catania) devon decidere se reintegrare l'insegnante dopo il grave gesto. In pieno dibattito ecco però entrare tre studenti della "classe Z" che, in un lungo flashback saltuariamente interrotto, spiegano la loro storia e perché questi vada semmai premiato, non certo punito. Il cammino percorso dai ragazzi lo si è visto raccontare in decine di commedie americane costruite allo stesso modo (SUMMER SCHOOL, per citarne una), che fanno leva sulle simpatiche singolarità dei giovani per divertire, con il prof a far loro da spalla. In questo Pisani regge discretamente grazie a un'innata simpatia che rende umile e credibile il personaggio, mentre non tutti gli studenti sanno esser spontanei come si richiederebbe: ci riescono Quaranta, la Menchi e Russo, esagera salendo fastidiosamente sopra le righe Oetiker, non incidono Filippi e la Pagani; spicca invece per ammirevole serietà Preziosi, recita di mestiere Catania senza brillare come potrebbe. In generale la sceneggiatura fornisce però dialoghi troppo costruiti, artificiosi e la cosa si riflette nella resa complessiva: talvolta centrata, spesso fuori fase, troppo fintamente modernista e montata seguendo un'estetica che il regista fatica a fare sua. Eppure il ritmo tiene, in questo difficile compenetrarsi tra mondi e forme cinematografiche diverse, zeppo di indecisioni e imbarazzanti cadute, di gag magari buone ma realizzate male (il "capitano mio capitano" finale trasformato in coro da stadio); e il film, nonostante tutto, si lascia seguire. Magari in attesa che la formula col tempo la si assimili meglio superando i non certo impeccabili modelli a stelle e strisce.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/05/17 DAL BENEMERITO RYO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 29/07/17
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Domino86 25/03/18 08:33 - 607 commenti

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Pellicola che affronta il tema dell’insegnamento nell’ambito delle scuole superiori e nello specifico di una classe di ragazzi considerati “difficili”. Un film zeppo di stereotipi nei caratteri scelti per gli studenti a soprattutto per il ruolo del professore; e se i primi possono rappresentare un pezzo della nostra triste realtà non si capisce quanto lo possa essere il secondo.

Ryo 5/05/17 12:30 - 2169 commenti

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Chiaramente rivolto a un pubblico in età da liceo, va preso per quello che è: un film che parla di maturità e passaggio all'età adulta. Non è di certo il film dell'anno, ma è un romanzo di formazione piuttosto azzeccato, che parte prendendo spunto dall'Attimo fuggente per muoversi poi in una direzione meno romanzata e più realistica. Niente male il cast, brillanti alcuni tocchi di regia con piacevoli citazioni al cinema.

Markus 29/07/17 19:19 - 3738 commenti

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Film "liceale" che immagina una classe - di serie Zeta, appunto - di alunni un po' problematici e l'incontro/scontro con il loro giovane insegnante. Attraverso l'uso di caratteri diversificati la pellicola cerca di essere quantomeno varia puntando a strappare un sorriso che, va detto, quasi mai arriva. Il tema è di certo non originale, ma alcuni passaggi talvolta con venature "poetiche" e in linea generale la discreta resa attoriale riescono a rendere la visione complessivamente piacevole. Ah, questi giovani d'oggi!

Nando 26/02/18 13:55 - 3868 commenti

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Commediola giovanilistica ambientata in un liceo in cui i protagonisti vengono relegati in una classe da ultimi, da cui il titolo. Personaggi troppo marcati e poco autentici, notevolmente cinematografici. Qualche momento piacevole di tanto in tanto si trova, ma nel complesso si assiste a una pellicola modesta ove anche gli interpreti si comportano di conseguenza.

Muttl19741 31/08/18 12:20 - 168 commenti

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Purtroppo per questo film, Daniele Luchetti nel 1995 ha girato La scuola e ogni film sul tema si deve misurare con quel capolavoro, è un'eccezione: la sceneggiatura è farcita di stereotipi, di banalità. La fotografia è piatta, preconfezionata. Se il film ha l'intenzione di far ridere allora ha fallito miseramente, se invece vuole far riflettere sull'attuale stato della generazione degli adolescenti, ha fallito allo stesso modo.

Gabrius79 8/10/22 00:47 - 1461 commenti

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Film giovanilistico decisamente poco riuscito con una trama che si trascina stancamente e che lascia spazio a rari momenti godibili. Bene Pisani nel ruolo del prof che vuol cambiare le regole, sprecati invece Preziosi e Catania in ruoli minori. Il resto del cast studentesco non risulta ben delineato e non riesce a catalizzare più di tanto lo spettatore. Trascurabile.

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