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Reeves: Tardo mitologico, però niente male nella sua follia. Un senatore porta un falso imperatore Nerone in Tracia per impossessarsi di un tesoro che Spartaco e i suoi vorrebbero usare per riscattare la libertà del popolo (!). Trama delirante, mezzi poverissimi eppure non ci si può non divertire vedendo Franco Ressel con i capelli lunghi che come al solito non la conta giusta e i legionari che si fanno infinocchiare da un Massimo Serato avido e fellone.
Siska80: Commedia all'acqua di rose che racconta di un incontro/scontro tra una biologa animalista e un uomo d'affari senza scrupoli. Nonostante la prevedibilità dell'intreccio il film si lascia vedere per la simpatia del cast (soprattutto della bella Incontrada e della Esquivel, fresca del successo de Il mondo di Patty) e anche dei rispettivi personaggi (un Carlo "Pinocchio" con due amici machiavellici come il Gatto e la Volpe). Finale che è una celebrazione dei buoni sentimenti.
MEMORABILE: Il brano di Neffa "Cambierà" che fa da colonna sonora.
Silvestro: Un film che ha nella bellezza dei paesaggi uno dei suoi punti di forza. La strana coppia (Redford è il tipo quadrato e di successo, Nolte quello sbandato) è una carta abbondantemente usata nel cinema e qui, seppur riproposta senza grandi guizzi, viene affidata a due ottimi attori che sanno farsi apprezzare. Insomma, un film non indimenticabile ma senza dubbio godibile.
Silvestro: In questo terzo capitolo David Yates riesce a trovare l'omogeneità e la coesione che mancava ai due capitoli precedenti. Ne viene fuori uno spettacolo che appaga gli occhi grazie agli spettacolari effetti speciali ma che è in grado anche di farsi apprezzare in termini di regia e sceneggiatura. Ottima la prova del cast, su tutti un Jude Law in stato di grazia.
Galbo: Di commedia con "uomini senza donne" che si parlano addosso è pieno il cinema più o meno a tutte le latitudini, Italia compresa. In questo caso le firme della sceneggiatura (lo stesso Marino con Benvenuti e De Bernardi) autorizzavano a qualche aspettativa purtroppo andata delusa. La storia dei quattro amici che fanno fronte comune è troppo ricca di luoghi comuni per essere davvero interessante e gli attori protagonisti, inadatti a reggere degnamente la scena, alcuni soprattutto, ci mettono il loro per banalizzare il film.
Siska80: "L'altro" in questione sarebbe Dio (il quale tenta di impedire la relazione tra una novizia e un giornalista) ma, si sa, l'amore supera ogni ostacolo... Spunto simpatico per nulla sfruttato in questo film che ricalca abbastanza chiaramente Vacanze romane (l'ambientazione, la professione del protagonista, il giro turistico sul motorino), seppur con un finale più scanzonato e irriverente. Svolgimento della trama scontato nei suoi continui tira e molla; bravo il cast straniero, sufficiente quello italiano (che si doppia piuttosto male). Nel complesso superfluo.
MEMORABILE: Le interferenze onnipotenti durante il ballo; L'arresto del giovane che puntato "troppo in alto".
John trent: Morboso e pruriginoso come sovente al cinema di genere italiano anni ’70 piaceva essere. Il regista Calderone si districa con disinvoltura tra diversi temi scottanti (pedofilia e incesto, mica roba da ridere!) e dirige una storia difficile dai risvolti drammatici. La Giorgi e la Muti (all'epoca rispettivamente 21enne e 19enne) regalano nudi integrali full frontal da infarto secco. Misurato Ferzetti e brava la Cortese nei panni dell’ennesimo personaggio di donna nevrotica della sua carriera.
MEMORABILE: Eleonora Giorgi in reggicalze e senza mutandine.
Daniela: Due scansafatiche che vivono in un piccolo paese siciliano si fanno mantenere dalle rispettive famiglie ed intanto partecipano ad un gran numero di concorsi pubblici senza nessuna intenzione di vincerli, ma questa volta li attende una brutta sorpresa... Il fllm d'esordio della coppia comica ha una sceneggiatura esile, pigra come i suoi protagonisti che si limitano a riproporre i personaggi che li hanno resi famosi in tv. Il risultato assomiglia ad uno sketch tirato per le lunghe, reso però gradevole dalla naturale simpatia del vulcanico Ficarra a cui fa buona spalla il mite Picone.
Daniela: Industriale cui hanno rapito il figlio rifiuta di pagare e passa al contrattacco offrendo una taglia, fra le perplessità della polizia e lo sgomento della moglie. Sembra una strada azzardata, tanto più che anche lui ha qualche scheletro nell'armadio... Thriller-remake dallo spunto non molto originale e un po' troppo prolisso, ma piuttosto coinvolgente ed interpretato da un cast in parte, soprattutto nel settore dei "cattivi". Il fatto che Gibson sia tutt'altro che irreprensibile non induce a parteggiare per i rapitori, ma rende meno prevedibile la vicenda.
Daniela: Costituisce una piacevole sorpresa questo atipico western australiano che mixa con un certo successo aspetti tipici da commedia brillante con un lato drammatico (la denuncia sacrosanta dello sterminio degli aborigeni). Spettacolare e non banale, ben sorretto dal cast: Selleck, molto in parte, è il pistolero per il quale tifare incondizionatamente, Alan Rickman nella parte del superfetente di turno costituisce una garanzia, gli aborigeni ricoprono più che dignitosamente il ruolo tradizionalmente svolto dagli indiani.
Lovejoy: Noiosa commedia diretta da un Benvenuti che in passato ha fatto sicuramente di meglio. La storia è quanto di più trito e banale si sia visto e le battute e i dialoghi sono stra-abusati. Il cast poi è chiaramente fuori ruolo, a partire da un Montesano in chiara difficoltà con un personaggio molto mal disegnato. Benvenuti è insopportabile. Si salva solo il vecchio Novello Novelli, con il collaudato mestiere, ma il film rimane inguardabile.
Nando: La storia dei tre ragazzi americani che sventarono un attentato sul treno Amsterdam/Parigi. Un Eastwood forse minore ma sempre corretto nella narrazione che spazia dall'adolescenza alla crescita dei tre protagonisti, interpretati dagli stessi protagonisti dell'evento. Indubbiamente più elettrizzante la seconda parte, che culmina con le concitate fasi sul treno e genera emozione nello spettatore.
Pigro: L’amore travolgente tra una ricercatrice e un palombaro riprende e trasforma la figura mitologica dell’ondina, con il suo potere ammaliante fra eros e thanatos, in una favola mélo dal sapore rétro. Gli accenni narrativi da intenso feuilleton si intrecciano con un profluvio di simbolismi e allusioni, tra urbanistica berlinese e acquaticità fluviale, che nutrono il marcato sentimentalismo con una riflessione sul rapporto con il passato e l’inganno della sua ricostruzione. Ma più dell’intellettualismo poté la passionalità.
Saintgifts: Il tema è quello classico della carovana di pionieri che affronta un lungo e periglioso viaggio per raggiungere terre nuove (Oregon) in cerca di fortuna. Un cast ben nutrito, una buona regia, bella fotografia e una trama interessante che tocca, quasi tutti e nel modo giusto, i tasti umani, che si evidenziano in circostanze come questa, ne fanno un buon film. Naturalmente muore chi deve morire e chi sopravvive avrà il meritato premio. Mitchum, la guida non più giovane, è l'uomo giusto e l'eroe che, terminato l'incarico, torna nella sua solitudine.
MEMORABILE: Il capo dei Sioux chiede giustizia per l'uccisione del suo giovane figlio.
Didda23: Opera molto ambiziosa e coraggiosa, nella quale si apprezza il tentativo di descrivere le varie sfaccettature degli italiani attraverso le gesta di una coppia di amici. Non tutto è brillante per colpa delle solite idee (il mondiale 1982...) e di una coppia di protagonisti non del tutto convicente. Molto meglio il resto del cast, con un Haber meraviglioso e un Rubini molto in parte. La sceneggiatura banalizza molti momenti storici (la discesa in campo di Berlusconi) e poggia su un finale di raro buonismo, ma tutto sommato si lascia seguire con trasporto.
MEMORABILE: La villa: un luogo di incontro importante che ritorna ciclicamente; "Sono mai stato socio?"; I manifesti con il volto di Berlusconi.
Puppigallo: Pellicola abbastanza deludente, che ruota troppo attorno ai due protagonisti, per altro a tratti tediosi, con le loro rispettive vicissitudini e troppo poco sull'azzardato progetto di introduzione salmoni nello Yemen. E' capibile che l'aspetto umano dovesse essere valorizzato rispetto a quello animale, ma qui la vera idea originale consisteva proprio nella costosa e impegnativa visione dello sceicco, che però sembra ritagliarsi a fatica spicchi di spazio tra un bla bla, un qua qua (sopra le righe la Thomas) e qualche tubata da piccioncini. Bei paesaggi, alcuni momenti riusciti e nulla più.
MEMORABILE: Il protagonista, che ce l'ha col suo capo, borbotta: "Cadesse di culo su una riga da un metro".
Katullo: Citare gli anni '80 attraverso quelli 2.0 può essere operazione delicatissima. Brizzi lo sa bene e apparecchia giusto due stuzzichini sfruttando il titolo melò dei teutonici Alphaville, stelle synthpop, e i Buggles di Trevor Horn, lasciando in bella vista un paio di Ray Ban sulla locandina. Per il resto le storie sono tutte attuali e più o meno plausibili: toy boys, crisi di mezza età, sindromi di Peter Pan e lo spauracchio del pensionamento degli stimoli e delle passioni. Introspezioni sdrammatizzate alla meglio, che si alternano tra il sottotono della regia e quello del cast.
MEMORABILE: Lillo che atterra il giovane dj e ci si tuffa sopra; Rossi, vicino di casa tanto petulante quanto corruttibile.
Daniela: Pensionato antitempocontro la sua volontà, l'ex sceriffo Jim Flagg intente comunque sventare una rapina, con l'aiuto aiuto inaspettato in un bandito appena scaricato dalla banda di cui era capo perché ritenuto troppo rammollito... Tardivo come ambientazione (inizio '900), un western dai contenuti crepuscolari ma narrato con toni scanzonati e farseschi, poggiato sulle solide spalle dell'affiatata coppia Mitchum-Kennedy, anagraficamente invecchiati per esigenze di copione, affiancati da Martin Balsam, brillante nelle vesti di un politico ipocrita ed opportunista sempre a caccia di voti.
Markus: Trasposizione cinematografica di un testo del recentemente scomparso Mattia Torre. La messa in scena, divisa in capitoli, racconta a grandi linee d'una moderna coppia in questi sciagurati anni nel limbo della precarietà e il rapporto non sempre così idilliaco quando si hanno dei figli piccoli. Purtroppo il film di Giuseppe Bonito resta incompiuto, decisamente banale (i luoghi comuni non si contano) e poco divertente. Dalla coppia Cortellesi/Mastandrea era poi lecito aspettarsi una sagacia molto più incisiva di quella proposta. Deludente.
Siska80: Una coppia comincia ad avere seri problemi dopo l'incontro con una persona del passato. Rispetto ad altre produzioni simili tedesche, la trama presenta un intreccio più interessante (grazie all'assenza di melassa sia nelle sequenze, sia nei dialoghi) che ad un certo punto si tinge di mistero, e il finale non è così scontato come parrebbe (nonostante sia in qualche modo consolatorio), mentre le location sono di ampio respiro, il ritmo sostenuto e gli attori regalano una buona performance; non c'è male.
MEMORABILE: Il chiarimento tra fratelli; L'arresto.
B. Legnani: Terribile incursione di Lenzi nel mondo western. Sceneggiatura (correità di Marco Leto) che è incerta sulla strada da prendere, finendo con l’essere un micidiale mix fra spaghetti tradizionale e spunti spesso deliranti (che il borgo sperduto ospitasse un manicomio è già folle: che muoiano solo gli infermieri e che i degenti siano messi in carcere va oltre il tollerabile). Ovviamente Lenzi ci mette i doppi giochi, ma non si stupisce nessuno (come non sorprende il pazzo che torna nel prefinale). Lawrence a disagio, Ireland non ci prova neppure. Anonimi gli altri, tranne Piero Lulli.
Plauto: Era un periodo (che dura tuttora) in cui il cinema italiano voleva mostrare di sè una faccia più "seria" e anche gli attori volevano cambiare registro. La conclusione è che il film fa meno ridere del previsto, gli attori seguono troppo il "police-procedural" e si mostrano quasi sempre integerrimi. Da notare la scena degli aquascooter, con Pozzetto che cade davvero in laguna... Tutto sommato, però, due grandissimi attori, che mai finiremo di rimpiangere.
Alex75: Approdando sul Continente Nero, le avventure del Commissario Rizzo virano decisamente verso la commedia, assumendo due cliché tipici delle prove soliste di Bud Spencer (l’ambientazione esotica e il bambino al seguito) e traducendosi nell’episodio meno interessante del ciclo, malgrado la presenza inconsueta di Dagmar Lassander in un ruolo curioso. La cosa migliore del film sono alcuni brani suggestivi, firmati dai fratelli De Angelis, che ben s’intonano agli scenari africani.
Il Dandi: Il dietro le quinte che portò Rostand al successo (tanto imperituro quanto inatteso) del Cyrano de Bergerac, commedia "eroica" già nel suo essere anti-moderna. Gli eventi "reali" (si fa per dire) che ispirano allo scrittore quelli analoghi dell'opera già ben nota vanno trionfalmente incontro al desiderio dello spettatore/fan; purtroppo il tutto è condotto nello stile più prevedibile del biopic contemporaneo, da una ville lumière della belle époque in computer grafica a un umorismo da sit-com buonista. Idea simpatica, occasione parzialmente sprecata.
Rambo90: Uno spunto felice, che però perde presto mordente incerto tra la farsa pura e la satira sociale. Il risultato è che a un certo punto il film va in stallo, sia nella trama che nel ritmo, diventando a tratti noioso e a tratti incredibilmente frettoloso. Ravello regista è acerbo, ma come attore funziona bene, mentre la Smutniak e Giallini sono al di sotto delle loro possibilità, pur non demeritando. Cameo divertentissimo di Sassanelli. Così così.
Satyricon: Deludente spreco di effetti speciali in un film per nulla concreto, che di mitologico non ha quasi nulla, un Perseo umanizzato dalla soggettività del regista, gruppetto folcloristico di ragazzi ad un pic-nic, un olimpo senza dei, insomma la speranza di vedere un remake rinverdire con la CG di oggi ma amplificato da una trama solida e con un senso è sfumata per lasciare spazio ad una vagonata senza senso di effetti buttati qua e là.
Lupoprezzo: Gli anni passano, ma per il buon Eastwood c'è ancora qualcosa da dire e da fare prima di andare in pensione. Un po' schematico nel delineare le diverse generazioni a confronto e soprattutto eccessivo nel mostrare i giovani troppo babbei. La prima parte dai toni scanzonati alla Gunny è la più coinvolgente, mentre la discutibile piega thrilling che prende più avanti viene salvata da un finale romantico molto suggestivo.
Rambo90: Un action duro e asciutto, che segna il grande ritorno di Hill dietro la macchina da presa con un Sylvester Stallone ancora in splendida forma a fare da mattatore assoluto: tanti combattimenti ben montati, sparatorie ed esplosioni, one-liners ironiche e d'impatto. Certo la sceneggiatura è fin troppo lineare, organizzata a livelli di cattivi, dove ammazzato uno si passa subito a un altro, ma la confezione e la regia permettono di non annoiarsi mai. Ben scelto anche il cast di contorno, con un ispirato Momoa e un ritrovato Slater.
Galbo: Il tentativo di contestualizzare la celeberrima favola di Cenerentola, collocandola in un ambito storico ben definito e dandole una patina di autenticità, produce una commedia innocua che rischia di scontentare grandi e piccoli, essendo incomprensibile ai secondi e troppo blanda per i primi. Gli autori non vanno oltre la storiella amorosa che contiene qualche elemento reminiscente la favola, e inserendo un po’ a caso personaggi reali, quali un Leonardo Da Vinci da macchietta. Meritevole di visone la buona prova delle due protagoniste.
Taxius: Dopo una vacanza nel Grand Canyon un'allegra famiglia torna a casa con qualche amico in più, ovvero con un gruppo di antichi demoni indiani piuttosto dispettosi. E' un po' la sagra del già visto, con innumerevoli cliché del genere e diverse scopiazzature da altri film più famosi (impossibile non pensare al Poltergeist di Tobe Hooper). Il film è confezionato piuttosto bene e in parte funziona, come detto, ma sa di già visto e si fa dimenticare quasi subito. Insignificante.
Piero68: Sciatto e irritante sequel-spin-off di una saga che aveva ben altre frecce al suo arco. La Bullock non è Clooney, la Blanchett non è Pitt ma soprattutto Ross non è Soderbergh. Storiella di una rapina che sembra partorita dalla Banda Bassotti e svolgimento alla "volemose bene". Una accozzaglia di cliché di rape-movie con personaggi che non vengono mai veramente tratteggiati a dovere. Inutile l'apparizione di Elliot Gould e del piccolo cinese che mai, nemmeno per un attimo, riportano alle atmosfere soderbergheriane. Gran cast femminile usato male.
Nando: Commediola di stampo americano in cui il vecchio deve sottostare al giovane rampante salvo poi ricredersi. Narrazione molto stereotipata e ricca di luoghi comuni nonostante il discreto cast e l'emozione che si cerca di suscitare nel telespettaore medio.
Pessoa: Pietra miliare dell'ondata di film sulle arti marziali che hanno caratterizzato molto cinema di quegli anni e dei successivi, rivisto oggi sembra perdere un po' del fascino che ne determinò il grande successo internazionale, soprattutto se non si sente come propria la forte caratterizzazione antigiapponese che lo permea. I momenti di lotta sono superbi, naturalmente e Bruce Lee non lo si scopre certo qui, ma il Maestro di San Francisco farà meglio quando in futuro potrà gestire i film in prima persona, senza adattarsi a script piuttosto dozzinali.
MEMORABILE: Tutti i combattimenti; Le musiche di Joseph Koo.
Rambo90: Neopoliziotta riprende per caso un'esecuzione da parte di ufficiali corrotti. Parte una fuga quasi senza soste, non particolarmente originale ma che Taylor riesce a filmare col giusto senso del ritmo e senza sbavature. Naomie Harris offre inoltre una performance convinta, innalzandosi al di sopra delle varie banalità proposte dalla trama. Meno convincente Gibson in una parte seriosa, mentre Grillo è un buon villain. Non male.
Minitina80: Trova un buon equilibrio tra spionaggio e azione, senza essere ipertrofico in nessuna delle due direzioni. Rappresenta, inoltre, una tappa obbligata in quanto mostra elementi del passato di Bond, sebbene Craig mantenga il personaggio sempre freddo e distaccato. Questa volta il soggetto è semplice e facile da contestualizzare, riserva un piccolo ed efficace colpo gobbo che dona vigore. Apprezzabile la tipologia di antagonista proposta da Bardem, schizoide e con una discreta presenza scenica, mentre il coinvolgimento di M si rivela una scelta indovinata. Difficile pretendere di più.
Pinhead80: Una coppia dall'apparenza perfetta mostra tutte le sue fragilità nel momento in cui lei sparisce nel nulla. Tutta una serie di indizi porteranno le forze dell'ordine a sospettare inevitabilmente del marito. Unica pecca di questo film molto interessante è la lunghezza, perché per il resto riesce a tenerti ben incollato alla poltrona. L'aria indolente di Affleck lo rende ancor di più colpevole al di là della verità, che arriverà come una coltellata nella schiena. Notevole.
Jandileida: Classico film che barcolla pretenzioso tra un genere e l'altro (thriller, dramma psicologico, noir?) e sbraca diventando un bel nulla anche abbastanza noioso. Oltretutto De Niro e Norton recitano con la stessa voglia che ho io a Capodanno di andare a pranzo con la mia famiglia acquisita dopo essere andato a dormire verso le cinque con un tasso alcolemico degno del buon Lemmy. La Jovovich è l'unica nota lieta perché, oltre ad essere la solita poesia in movimento, non recita nemmeno malissimo e pare la più convinta. Regia piatta ed avvilente.
MEMORABILE: De Niro beve tutta la sera gin con la Jovovich e la mattina dopo è bello fresco al lavoro... fantascienza!
Dzekobsc16: A dispetto dell'assenza quasi completa di una trama, "Faccia di Picasso" è forse il miglior film del Ceccherini regista. La regia è appena sufficiente, ma le parodie dei film sono mediamente ben costruite e ricostruite, oltre che generalmente divertenti. In mezzo a tanta caciara, tuttavia, emerge un'inaspettata dose di sensibilità, e gli omaggi al padre Franco e ad Andrea Balestri, il Pinocchio di Comencini, sono delle piccole chicche. Sempre divertente il "Grande" Paci nei panni della spalla fedele, notevole il produttore di Giallini, cameo per Bobo Vieri nei panni di Ivan Drago.
MEMORABILE: Gli omaggi al padre, delicato nella sua semplicità, ad Andrea Balestri, simpatico e con un tocco di poesia, e a Stanlio e Ollio, geniale.
Siska80: Anche se girato con un budget modesto, il film racconta in maniera concisa ma convincente la storia di un gruppo d'intellettuali confinati a Ventotene dal regime fascista avvalendosi di un cast valido all'interno del quale spicca un ispirato Marchioni (incredibilmente somigliante al vero Altiero Spinelli in versione anziana grazie a un ottimo trucco). Certo, alcuni dialoghi potrebbero sembrare, di primo acchito, frutto di mera retorica, ma così non è visto che ad essi seguirono fatti concreti di notevole importanza. Insomma, un prodotto decoroso sui piccoli grandi eroi nostrani.
Capannelle: Parodiare non è facile e questo film lo dimostra. A fronte di alcune gag riuscite (il ghiaccio, la corsa degli schiavi, il gregge) e di una buona conduzione degli attori c'è uno script logorroico e che abusa di peti, riferimenti sessuali e arti amputati, facendo capire che più di una volta la volgarità copre la carenza di idee. Vittima dello script anche il protagonista, abbastanza bene Ribisi, Neeson e una Theron particolarmente radiosa. Dall'autore di Ted era lecito aspettarsi di più.
Galbo: L'idea di partenza è decisamente buona: in una società futuribile (ma che in fondo non pare dissimile dalla nostra), il tempo è la vera risorsa dell'uomo e si usa come moneta e merce di scambio. Purtroppo la sceneggiatura non riesce a supportare l'ottimo input iniziale: pochi spunti e alla lunga il solito film action girato con mestiere ma non originale e privo di personaggi di spessore. Del cast, il migliore è Cillan Murphy.
Magnetti: Classico film di azione a stelle e strisce che non lascia traccia dopo la visione ma che durante la stessa può anche essere giudicato (moderatamente) avvincente. La più interessante è la parte iniziale con la spettacolare scena in volo dell'aggancio fra un 747 dirottato e uno Stealth con gli "eroi" a bordo. Halle Berry mi è sembrata più bella del solito. Fa infine sempre piacere vedere David Suchet (mr. Poirot) in azione, qui nei panni del capo dirottatore.
Manfrin: Ennesima grande prova d'attore di quel talento puro che è stato Robin Williams. Qui il suo personaggio è praticamente perfetto nel suo spregevole cinismo, evidenziato per contro dalla dolcezza del giovane interprete. Il cast è di buon livello, Highmore è proprio bravo, c'è un po' di puzza (profumo?) di favoletta americana ma tutto sommato può andar bene così.
Cotola: Saleh firma un bel film che si districa bene tra il dramma a sfondo politico-religioso e il thriller. Il merito è principalmente di una sceneggiatura sobria e matura - che ha vinto a Cannes 2022 - in cui certamente non tutto è imprevedibile, ma il coinvolgimento si mantiene sempre vivo - non è cosa da poco - e certe tematiche sono molto interessanti. Forse il finale può lasciare un po' insoddisfatti, per diversi motivi, ma ci può stare. Affascinante l'ambientazione nella scuola cairota con sullo sfondo l'elemento urbano. Ottimo anche tutto il cast.
Rambo90: Seagal è a capo di una piccola equipe che deve sgominare un'alleanza tra terroristi e narcotrafficanti. Inizio piuttosto lento e solita regia di routine, ma con una mezz'ora finale davvero esplosiva che ci mostra un Seagal manesco e in forma quasi come ai tempi d'oro. Peccato che la prima parte sia poco interessante, aggravata da una sceneggiatura che ripete alcune cose fino alla noia. Wong è un buon partner, meno interessante il reparto dei cattivi. Solo per fan.
Galbo: Ambientato nella Spagna del XVII secolo ed ispirato ad un ciclo di romanzi di Arturo Perez Reverte, Il destino di un guerriero è un film che ha ambizioni di kolossal impegnato europeo. In effetti è girato con largo uso di mezzi ed interpretato da una star come Viggo Mortensen. Il suo limite è quello di un'eccessiva pomposità e freddezza che ne fa un'opera che non riesce mai ad appassionare benché obiettivamente ben fatta e che risulta troppo lunga e ridondante. Di notevole da segnalare la fotografia con chiaroscuri dalle valenze pittoriche.
Von Leppe: Diretto in modo convenzionale, sembra ispirarsi a film come In compagnia dei lupi con influenze da Tim Burton: fiabesco nelle ambientazioni montuose, ambientato in un'epoca antica non troppo definita e con qualche trovata pacchiana. Riuscita la trama da giallo e importante la presenza di Gary Oldman, che recita con enfasi il suo ruolo da inquisitore né buono né cattivo. Lascia a desiderare, perché si prova la sensazione che avrebbe potuto essere migliore. Atmosfere artificiose, ma gradevoli.
Puppigallo: Prodotto per i più piccoli e, al massino, per pre-adolescenti, con un’ astronave-robot aliena (che raccoglie campioni organici in giro per l’universo), che si imbatterà in un ragazzino. A dare un minimo di senso al tutto è il fatto che, in seguito a un sovraccarico, il computer inizierà a comportarsi in modo singolare, apprendendo un linguaggio più terra terra. Effetti accettabili (non male la navicella metallica che muta di forma), a parte i pupazzetti tipo muppet, che dovrebbero rappresentare le forme di vita extraterrestri. Vedibile.
MEMORABILE: Un super ciccione vede atterrare l’astronave e rimane di sasso. Si apre la carlinga e il robot gli dice: “Ehi smilzo, troppi cioccolatini?”.
Cotola: Non c'è un solo elemento nuovo nel film, eppure la storia funziona bene e, al netto di qualche lungaggine, riesce ad intrattenere. La sceneggiatura non è certo di ferro: non mancano incongruenze e forzature ma ci possono stare, specie in un'opera prima. L'epilogo presenta un riuscito doppio colpo di scena: il secondo però è abbastanza inutile. Abbastanza ricco il cast con attori ed attrici in parte anche se Reno e la Scacchi risultano un po' sprecati, specie quest'ultima. Un discreto intrattenimento per chi cerca un onesto thriller, senza voli ma anche senza cadute di tono.
Nando: Una donna alto borghese, dopo aver scoperto il tradimento del marito, inizierà un peregrinare lungo e bizzarro che la porterà ad avere esperienze e a vivere situazioni non sempre convenzionali. Una narrazione onirica ricca di allegorie e dotata di immagini stupefacenti. Il genio di Fellini mostra colori accesi e scene sognanti.
Ciavazzaro: Pessimo. L'unico a dare un minimo di professionalità all'operazione (uscendone anche lui maluccio) è Leslie Nielsen, per il resto il vuoto più totale. Non c'e divertimento e viene il dubbio che i cani siano i veri attori. Bruttissimo! Stroncatura senza possibilità di recupero.
Saintgifts: Quello che manca è il classico "elementare Watson". Ma lo Sherlock Holmes di Wilder mostra molto del suo lato umano e, umorismo inglese a parte, c'è tanto self control (non per Watson) e poca voglia di scherzare. La prima parte del film è stimolante sia per la proposta di matrimonio (Holmes preferisce gli ombrellini agli Stradivari), che per l'inizio delle indagini con tanti elementi ancora slegati tra di loro, poi rientra nella norma e perde un po' del suo luccichio fino a intristirsi nel finale. Belle scenografie, regia di classe.
Enzus79: Basato su un fatto realmente accaduto. La storia è anche una sorta di testimonianza di come ognuno di noi possa diventare un eroe. Film non particolarmente coinvolgente, dato che sembra tutto (o almeno in parte) forzato e perdipiù romanzato: i soggiorni in Italia rasentano il banale. Buona l'idea di far interpretare i personaggi ai protagonisti reali. Non il miglior Eastwood (da regista) ma comunque una visione la merita.
Myvincent: Strana coppia, quella che si crea casualmente tra una fragile, sensibile vedova e un burbero, misantropo abitatore di baracche abusive. Il contrasto che li separa all'inizio in realtà non sarà così netto su un piano ideologico e infatti i due col tempo avranno molto da dirsi e da condividere. Diane Keaton è la straordinaria protagonista di questa commedia dolce-amara, in gran forma sia su un piano fisico che artistico.
MEMORABILE: La rinuncia della protagonista alle amicizie di facciata e di comodo.
Il Gobbo: Titolo e cast sembrano quelli di uno spy-movie, e una spia effettivamente c'è: ma è quella di un principe arabo nello Yemen, e non certo all'epoca della guerra fredda! Un Brescia in costume, quindi, per un cappa e scimitarra abbastanza pazzesco, con arabi romanissimi (Andrea Scotti... ) e spagnolissimi, che ci regalano anche una scazzottata in perfetto stile saloon. Rossini, doppiato dall'immancabile Pino Locchi, è il protagonista, la bella Helga Linè un'improbabilissima danzatrice del ventre. Old-fashioned.
Reeves: Sorta di Nikita all'italiana diretto con mano sicura da Damiano Damiani, che mostra la sua padronanza come regista nelle scene d'azione. La storia in verità è abbastanza scontata e le parti dialogate non sono all'altezza (anche Girone, di solito molto bravo, non sembra particolarmente in forma). Curiosa caratterizzazione per Crozza, belli gli squarci di Genova ma bella (soprattutto) la Welch.
Reeves: Tardo mitologico, però niente male nella sua follia. Un senatore porta un falso imperatore Nerone in Tracia per impossessarsi di un tesoro che Spartaco e i suoi vorrebbero usare per riscattare la libertà del popolo (!). Trama delirante, mezzi poverissimi eppure non ci si può non divertire vedendo Franco Ressel con i capelli lunghi che come al solito non la conta giusta e i legionari che si fanno infinocchiare da un Massimo Serato avido e fellone.
Capannelle: Biopic su Gary Hart ma più in grande l'inizio dell'atteggiamento morboso e puritano dei media americani dove l'essere un mormone sessuale può diventare un fattore di merito che va oltre le proprie capacità di leader. Reitman sceglie uno stile asciutto, che alterna momenti pungenti ad altri noiosetti. Poteva sicuramente ricamare di più per renderlo più vivido mentre come cast si può dire che abbia sbagliato poco, dando a ognuno la sua fetta e rendendo molto umano il personaggio di Donna Rice.
B. Legnani: Uno dei film operistici diretti da Mario Costa nel dopoguerra, per offrire uno spettacolo di classe ai ceti più popolari, qui riducendo e portando sullo schermo la celebre opera di Donizetti. Decoroso nello svolgimento, anche con ambientazioni all'aperto, è un prodotto onesto, che mantiene quello che promette, nonostante qualche sbalzo di posizione della macchina da presa, decisamente fuori regola. Interpreti di fama, adeguatissimi, in parte, spesso anche come attori.