Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Oblomoff: Salce torna a dirigere Villaggio, di nuovo nei panni di un ragioniere non proprio assertivo. Stavolta però la moglie è la bellissima Catherine Spaak, l'amante l'altrettanto avvenente Annamaria Rizzoli, mentre la Mazzamauro è un'eccentrica nobildonna. La compagnia fantozziana si completa con Reder, Paoloni e Bologna, mentre nel finale si unisce anche Giuffrè nei panni di un galeotto-casalingo. Il tutto funziona finché sulla scena non si affastellano troppi personaggi. Voluttuosa parte per la Bonaccorti, che mostra un succosissimo seno.
MEMORABILE: Le rapine che si trasformano in momenti per parlare del più e del meno.
Pessoa: Squadra che vince non si cambia e così troviamo ancora Cannavale e il piccolo Bodo a fare compagnia in Africa al Bud nazionale. La sceneggiatura affianca una trama poliziesca (debole ma non insulsa) alle solite trovate comiche (non tutte riuscitissime), mentre il protagonista, oltre alle proverbiali scazzottate, si cimenta anche con la scimitarra e nel nuoto, sua antica passione. Il tutto è girato con molta professionalità e la presenza di comprimari di spessore (Infanti, Trieste) garantisce al film un livello più che dignitoso, alla cui (ri)visione è sempre difficile rinunciare.
MEMORABILE: Le location africane; Le scene e i costumi, molto curati.
Ultimo: Pellicola semplice semplice, costruita su misura di Jerry Calà, deve la sua riuscita alla leggerezza di fondo che permette di arriva al finale senza annoiarsi troppo. Il cast è noto, a partire da Smaila (che fa il suo e riesce anche a strappare qualche risata...) e Marina Suma in una parte secondaria. A patto di non aspettarsi un capolavoro è un film guardabile, pur non essendo tra i migliori con Calà protagonista.
Rigoletto: Un gran bel cast caratterizza un film che tende molto verso il sentimentalismo ma che tutto considerato viene reso bene. Efficace la Lollo, curioso De Filippo nel suo essere un prete da battaglia sull'orlo della fossa. Zampa dirige con mestiere riuscendo a far risaltare sia le bellezze locali sia la storia. Singolare anche la scelta di non avere una vera personalità di antagonista, ma tanti bravi attori che sanno il fatto loro e che riescono a mettere in scena solamente ometti normali facilmente dimenticabili.
Ronax: Beato Maciste che saltella allegramente fra i millenni uscendone sempre vincitore, dopo avere fatto strage di cattivi e avere conquistato il cuore della bella di turno. Questa volta la macchina del tempo del peplum lo catapulta nell'impero mongolo, dove i tre figli di Gengis Khan, incuranti della volontà di pace manifestata dal padre in punto di morte, assaltano e massacrano i buoni cristiani del regno vicino. Inutile dire che l'invincibile forzuto gliela farà pagare molto cara. Prevedibile dalla prima all'ultima scena, ma diretto da Paolella con discreti mezzi e consumato mestiere.
MEMORABILE: Lo sguardo luciferino di Maria Grazia Spina.
Paulaster: Un sindaco progressista dovrà sposare il figlio gay. Commedia che punta tutto sul messaggio d'accettazione tra i sessi e non cerca la battuta facile. Purtroppo si vengono a creare poche situazioni e ci sono troppe ripetizioni (la ex-fidanzata pedante, le tensioni tra moglie e marito). Guerritore oscura Abatantuono, poco spazio per Abbrescia (ci si aspettavano diverse gag col travestimento, invece niente). Conclusione al limite del trash che serve solo a chiudere. Discreta location.
MEMORABILE: Abbrescia che racconta del travestitismo; Le domande alla capra.
Deepred89: Film interessante, dall'incipit accattivante e in grado di offrire un ritratto femminile tutto sommato non scontato, che scansa abilmente buona parte dei cliché. La narrazione - in cui le dinamiche tra i personaggi risultano molto più interessanti di quelle delle partite a Poker messe in scena - risulta però a tratti faticosa, soprattutto per chi ignora le regole del gioco, per quanto la sceneggiatura faccia il possibile per rendere il tutto dinamico e intrigante. Confezione e cast di tutto rispetto, trascurabili i flashback con Costner.
Tomastich: Solido sequel per Harry La Carogna: tanti crimini sparsi lungo tutta San Francisco vengono ricollegati ad una banda di "giustizieri-fai-da-te". Ancora Eastwood è il fulcro principale di questa violenta pellicola, manifesto di un certo orientamento social-politico, giocato sul filo tra legalità e illegalità. In Italia negli stessi anni uscivano La polizia ringrazia e L'uomo della strada fa giustizia.
Rambo90: Pessimo esordio di Ale e Franz al cinema: la storia poteva anche essere interessante ma raramente ho visto una commedia così lenta e, soprattutto, priva di gag degne di essere viste. Non si ride quasi mai (forse un poco con la trovata del ventilatore) e i due sembrano spaesati e inadatti al mezzo cinematografico. Grande flop (e per forza) e ritorno immediato in televisione per i due comici (là si che fanno ridere).
Renato: Noioso peplum con scazzottate infinite e nient'altro di significativo da segnalare. Il cast comunque non è male, con Serato, Lorenzon, Lulli, Howard Ross ancora come Renato Rossini... ma se togliamo un paio di trovatine registiche (gli specchi che accecano ed il fuoco "sparato" sugli avversari) resta ben poco da ricordare.
Giacomovie: Dalle memorie cortigiane di Pierre Brantome, con una narrazione venata di goliardia si ripercorrono le avventure galanti di un "uomo che amava le donne". A tal punto da dedicargli corpo e spirito e rendere loro omaggio descrivendo tutte quelle incontrate. La cornice di corte è riprodotta con discreto impegno scenografico, con ambienti e costumi raffinati, ma il film procede a basso ritmo e senza una precisa direzione. Bene la Rossellini (che nelle espressioni di profilo ricorda la madre) e gradevoli le musiche. **
MEMORABILE: "Sono principessa di nascita, non posso stare sotto".
Rambo90: Il motore del film è sicuramente la coppia Verdone-Montesano, perché la storia all'inizio raggruppa gag alla Scuola di polizia (vittima degli scherzi è un bravo Massimo Boldi), poi si basa sulla classica amicizia interrotta da una donna e ripresa nel momento del pericolo. Verdone regista ha comunque un grande ritmo comico e sa come esser serio senza stancare: riesce ad alternare i due registri e a dirigere Montesano riuscendo a non farlo esagerare. Insieme funzionano e il film è buono, anche se non uno dei migliori della sua filmografia.
Saintgifts: I tre principali protagonisti nei ruoli a loro più congeniali, anche se per Edward G. Robinson, attore bravo in tutte le occasioni, non c'è un ruolo preminente. Al solito, propietario terriero avido vuole tutte le terre a lui confinanti e per ottenerle non va tanto per il sottile. Storia nota ma qui arricchita da situazioni particolari che rendono il lavoro interessante, specie in una prima parte che indugia ad arte nel far prendere il via all'azione più violenta, che porterà inevitabilmente a un finale tanto prevedibile quanto veloce.
Vitgar: Film del 1999 mai programmato nelle sale da noi e tutto sommato inspiegabilmente, considerato che è un bel film. Commedia con una trama tipicamente americana, un po' "on the road", ben raccontata, con fotografia eccellente calata in paesaggi molto belli (Hot Spring e Little Rock). Finale scanzonato e intelligente. Bob Hoskins interpreta alla grande un prete stravagante e Banderas è altrettanto bravo nell'incarnare un clandestino. Il giovane killer (White river kid) dà il titolo al film ma non ne è il protagonista principale. Conturbante Ellen Barkin.
MEMORABILE: Il conto alla rovescia fatto da Banderas.
Paulaster: Troppe assistenze psicologiche finiscono per ingarbugliare un quadro che si dimostra più complesso del previsto. Partenza su livelli eccitati, poi il film si frammenta frapponendo pause e vuoti di sceneggiatura. Nelle situazioni, l'orientamento sessuale è forzato e col sordomuto ci si rifà a Figli di un Dio minore ma provocando una fastidiosa noia a causa di una forte inverosimiglianza. Positive le disamine di Giallini che si arrangia nello stare sotto le righe e confezione delle immagini molto curata.
B. Legnani: Questo Ercole assomiglia molto ad Ulisse: astuto, fa naufragio nell'Atlantico, ha un amico di nome Diomede! Film davvero misero, che allunga il misero brodo con interminabili danze e con lunghe scene guerresche mal portate sulla scena. Spesso si cerca la scena ieratica, ma si cade nel ridicolo, a partire dai soliloqui del re prigioniero. Recitato maluccio. Qualche volto caro: Franco Fantasia e Antonio Acqua. Insalvabile, comunque.
Tarabas: Cantante da nightclub di Las Vegas diventa re d'Inghilterra. Ovviamente, combina un sacco di guai. Partendo da un'idea non male, il film si sviluppa giocando sulle differenze, un po' da barzelletta, tra yankees e britannici, dando spazio (e ne occorre) al comico extralarge John Goodman, che non si nega nulla incluso un fuoricampo nel giardino reale durante una compassatissima partita di cricket, con annessa e colorata esultanza da stadio. Senza pretese, ben fatto e divertente. Classico dei pomeriggi festivi sulle reti Mediaset.
Saintgifts: Di qua e di là del Rio Grande, gli Stati Uniti e il Messico, qual è il meraviglioso paese? Non mi sembra che il titolo (per una volta tradotto alla lettera) sia molto in tema con ciò che si racconta nel film, che è soprattutto una storia di uomini. Uomini di potere da cui bisogna guardarsi e uomini del popolo leali e generosi, che sanno riconoscere di chi potersi fidare. Azione, riflessione e folklore locale (Messico) ruotano attorno al protagonista, un Mitchum più che mai misurato, pistolero di professione ma determinato nelle scelte.
Sibenik: Operazione riuscita da parte di Maurizio Nichetti, che cerca di creare una contaminazione tra il neo-realismo italiano ed un'acuta provocazione circa l'impatto della televisione sul cranio dello spettatore medio. Obiettivo tutto sommato centrato, con la logica dello spettatore-protagonista e della tv onnivora anticipata di circa quindici anni. Positivo, anche perché il talento a Nichetti non manca.
MEMORABILE: La scena del lampadario non troverebbe spazio in [f=115]Ladri di biciclette[/f] ma merita comunque un plauso.
Galbo: Una commedia che riassume le caratteristiche del cinema del suo autore, una leggerezza ventata da un fondo malinconico. Al netto di alcuni difetti, non ultimo la sua lunghezza non sostenuta da una sceneggiatura all’altezza, "Se mi vuoi bene" è una commedia abbastanza gradevole, sorretta da un’idea originale e che funziona sopratutto nella prima parte, laddove la seconda è più pleonastica. Gradevole l’ambientazione torinese, decisamente in forma il cast, con un Bisio ispirato e alcune prove piacevolmente sorprendenti come quella di Gianmarco Tognazzi. Non male.
Alex1988: Spaghetti western tra i meno peggio ma neanche tra i migliori, diretto con mestiere da Ferroni (qui con lo pseudonimo di Calvin Jackson Padget). Plot abbastanza scontato, ormai riciclato a non finire nel genere. Nel cast è presente praticamente tutto l'entourage dei caratteristi-stuntman italiani, da Stefanelli (padre e figlio), Pizzuti, Pazzafini, Cianfriglia... Niente di che.
Cotola: Storia vera che regia e sceneggiatura, entrambi a opera di Nichols, trattano - meritoriamente - in maniera estremamente sobria e con una particolarità che potrà anche non piacere: ci si dedica quasi esclusivamente alla vita privata della coppia. Si decide di non concedere nulla alla spettacolarità e a certe aspettative dello spettatore, per cui la parte processuale è quasi del tutto assente, anche per mostrare la sentenza tanto attesa. Un buon film che fa fremere di una giusta indignazione. Negga brava; Edgerton meno.
Markus: Il titolo è di quelli epocali, il film decisamente meno. Certo la Guida infermierina col camice vedo-non-vedo sulla carta poteva far sperare in pruriginose immagini ma, in realtà, il tutto si tramuta in una sequela di fiacche gag allineate alla media del genere sexy-pecoreccio del periodo; tuttavia il ritmo alla pellicola non manca e la verve di Banfi aiuta non poco. Per la bionda bolognese c’è anche una parentesi disco-dance con il brano “La musica è” (tanto per far cadenzare il piedino allo spettatore).
Enzus79: Mediocre film di azione, dove si intrecciano i fili degli affari interni, fbi e polizia di Chinatown. I risvolti potrebbero essere migliori, ma una regia lenta e degli attori un po' sufficienti non fanno decollare il film. Le scene degli inseguimenti sono buone. Si sente la mancanza di un Segal o un Norris...
Giacomovie: Film girato in scenari naturali spettacolari e al cui spettacolo contribuisce anche la bellezza della Monroe. La sua prova in un ruolo che per lei si rivelerà non consueto, quello della perfida dark lady, è convincente e attorno al suo fascino c’è una trama di una certa suspence con gli altri interpreti altrettanto efficaci. La storia riguarda una torbida vicenda di passioni mancate, con un’articolazione del soggetto parzialmente limitata che fa diventare la sintesi, in base al contesto, il difetto del film. Il technicolor è di qualità. ***
Paulaster: Tutto molto politicamente corretto, con conseguente calma piatta. La prima parte è più vivace e le caratterizzazioni dei personaggi danno velocità alla pellicola. Poi si pensa a convogliare la storia verso le rivalse con sentimento e la si spegne poco alla volta. Mai amato Damon, invece Williams (Oscar per il non protagonista) quando non fa l'istrione si distingue sempre; gli Affleck erano ancora acerbi. Si riconosce Van Sant solo in qualche inquadratura. Adatto per famiglie numerose.
G.Godardi: Nel film vi è un accenno sociogico interessante (i videoclip stanno alla tv anni 80 come i reality stanno a quella di oggi) ma non è approfondito. Per il resto è una buona commedia romantica inserita in un contesto inusuale. Grant continua a non sbagliare un film dal primo Bridget Jones, anche qui è bravissimo e simpaticissimo nel tratteggiare un pop idol anni 80 dimenticato dai più. Come sempre deliziosa la Barrymore. Non male pure la parodia di Britney Spears. Titoli di testa e di coda da antologia.
Daniela: All'inizio, fortissimo déjà vu rispetto ad un brutto film di West di pochi anni fa, dato che anche qui si parla di una troupe di cineasti improvvisati e il soggetto è un inspiegabile suicidio di massa simil-Jonestown. Per nostra fortuna, Joanou non ricorre alla tecnica del fake-doc, cadendo però nell'errore di puntare tutto su jumpscares a ripetizione invece di affidarsi all'atmosfera e alla storia che pure aveva delle potenzialità come dimostra l'epilogo, meno banale del previsto. Nel cast, l'unico a salvarsi è Jane, gustosamente gigione nel ruolo del santone ossesso.
Rambo90: Commedia tipica per famiglia, piena di buoni sentimenti e con gag molto elementari. Ciò nonostante la mano di Hughes riesce a tenere il tutto nell'accettabile, con alcune parti anche genuinamente godibili, soprattutto per merito di Belushi, di una splendida Lynch e della spontaneità della bambina. Meglio la prima parte comunque, rispetto alla banalità della seconda in cui intervengono i classici assistenti sociali. Buona la colonna sonora.
Didda23: Una buona pellicola firmata da Amelio che dirige con fermezza e discreto gusto della messa in scena, valorizzata dalla vibrante ricostruzione degli ambienti che ben rende il clima di quegli anni. Si soprassiede su talune storture narrative (la posizione de l'Unità che non corrisponde al vero), mentre si apprezza la notevole rotondità dei personaggi, soprattutto quelli secondari (i tormenti del giovane Ettore, le paure della madre). Le prestazioni attoriali sono corrette, anche se bisogna ammettere che sia Germano che Lo Cascio hanno fatto decisamente meglio altrove. Riuscito.
MEMORABILE: Lo Cascio che dispensa letture; Le poesie; In negativo: l'inspiegabile comparsata della Bonino.
Giufox: Discreta e attuale rilettura del capitalismo in chiave digitale, ma anche sorta di John Wick che sprofonda nei (metafisici) territori ovattati di Cloud Atlas mettendo alla prova la sincerità di queste difficili (leggi proficue) operazioni nostalgia - il che risulta paradossale in un metatesto che ne critica l'esistenza. Di concreto e post-moderno ci sono le sequenze d'azione e le innocue "pillole" di auto-ironia cosi da piacere a tutti - e ci mancherebbe. Gibson & co. sempre più lontani, si strizza l'occhio al pubblico seriale dei vari Mr. Robot e Sense 8. Maldestro, ma godibile.
Graf: Quattro ragazze nella Gaeta degli anni ’80, tra problemi familiari e disoccupazione strisciante, decidono di rapinare le banche vestite da uomini per conquistare un futuro migliore. Commedia e noir, attenta analisi di un preciso ambiente sociale e inseguimenti polizieschi, sagace studio di caratteri e indagini gialle; il film mette molta carne a cuocere ma il piatto finale è gradevole, benché dal sapore non molto omogeneo. Regia corretta al servizio dell'attenta recitazione delle quattro attrici protagoniste. Solo delle macchiette i personaggi secondari.
Giacomovie: Come nel film di Egoyan, anche in questo c'è una Chloe che deve districarsi tra seduzione e inganno (a causa di uno psicologo che entra nella sua vita con ambiguità). Il soggetto è doppiamente complesso (psicologia e doppia identità) e il regista riesce a gestire tale complessità solo parzialmente, per poi perdersi in una parte finale pretenziosa.
Daniela: Lo spunto è lo stesso di Vite vendute, ossia camion impegnati nel trasporto di un carico importante su strade pericolose ma le analogie con il capolavoro di Clouzot finiscono qui perché Ice Road sfida ogni verosimiglianza per incasinare il più possibile il percorso, come se non bastasse a tener alta la tensione il lungo tragitto sopra un lago ghiacciato in via da scongelamento da affettuarsi in un tempo limitato per salvare la vita ai minatori intrappolati dopo un'esplosione. Così il film diventa l'ennesimo neeson-action che spicca solo per la bella ambientazione gelata.
Faggi: Compatto e scorrevole, di lodevole linearità narrativa; posizionato tra realismo urbano post-bellico e commedia agrodolce (con esiti dal sapore di frutta candita). Camerini gira con nitidezza, essenzialità e spigliatezza (spigliata e fluida è la figurazione). Massimo Girotti ha il fisico del ruolo; Anna Magnani interpreta con disinvoltura: forse solo lei poteva restituire così puntualmente un personaggio a rischio di stucchevolezza. Qualcosa accosta l'oggetto a un pezzo di storia dell'Italia che fu, determinando il valore aggiunto.
Puppigallo: Mediocre filmetto culinario, che usa la cucina come pretesto per far dare il meglio-peggio di sè al protagonista, esageratamente sopra le righe; e non giustificato dal suo passato di tossicodipendente e alcolizzato (terrorista no?). Il resto, tranne qualche duetto col proprietario del ristorante e col braccio destro (una donna di carattere), è poca cosa. Andrà avanti senza particolari sussulti, compreso il fraintendimento sui critici, non colpendo nemmeno con il finale, che almeno avrebbe potuto dare una piccola scossa, se meglio studiato.
MEMORABILE: Lei rovina il piatto e lui, davanti a tutti, le ordina di chiedere scusa al rombo per aver reso inutile il suo sacrificio.
Markus: Divertente pochade semi-sofisticata in cui uno spumeggiante Banfi (nel suo periodo di massimo successo cinematografico) troneggia insieme a un cast di circostanza ma ben amalgamato, in cui chiaramente spicca la bella Bouchet che spara le sue ultime cartucce prima di passare a fare aerobica in tv. Ritmo sostenuto per tutta la pellicola e situazioni legate alla commedia degli equivoci di stampo classico, ma pur sempre efficace. Del film mi ha sempre incuriosito il design degli interni della villa (di un raro gusto kitsch, ma per questo meraviglioso).
Puppigallo: In pellicole claustrofobiche, alla senza apparente via di scampo, è importante che gli attori siano credibili e la sceneggiatura riesca a creare la giusta tensione, ma soprattutto, faccia sembrare lo svolgimento naturale, plausibile, problemi compresi. E' ciò a determinarne la riuscita, come in questo caso. Gli scambi verbali sono ben studiati; e il terrore di ciò che li aspetta là fuori, ma che può anche riuscire a penetrare nella loro piccola fortezza, è quasi tangibile. E se anche la spiegazione finale, seppur spiazzante, può far storcere un po' il naso, lo scopo viene comunque raggiunto.
MEMORABILE: Il ladro peloso di pesche sciroppate; La soluzione estrema del padre per passare dalla stretta apertura; "Mantenere sempre la calma" (o quasi).
Vitgar: In un'America periferica e fatiscente, in crisi economica e morale, si svolge questo thriller pulp violento e senza speranza. Una malavita spietata e sempre più regola di vita ci rende l'immagine del degrado totale dei protagonisti, in cui la morte diventa l'inevitabile finale. Azzeccato il costante sottofondo radio-televisivo con incoraggianti messaggi socio-politici, che stride con la realtà dei fatti quotidiani. Bella fotografia, dialoghi talvolta eccessivi, cast più che buono con Brad Pitt in ottima forma.
Mco: Un vedovo accetta un compromesso per usufruire di una vacanza in Africa con i suoi figli. Deve fingere di formare una coppia con una bella donna dal cuore spezzato. La coppia Sandler-Barrymore è rodata e i meccanismi empatici funzionano alla perfezione. Il tema delicato di un'adolescenza (o di un'infanzia) senza entrambi i genitori al proprio fianco è trattato in modo gradevole, così come risulta delizioso l'approccio tra due soggetti ai margini della vita sentimentale da troppo tempo. Qualche occhio lucido nel finale...
Puppigallo: Favoletta militare con qua e là spruzzate di maldestra, cruda realtà, condita da musichette pompate difficilmente sopportabili, da commedia d’altri tempi, alternate a cupe sinfonie da guerra quando appaiono i cattivi tedeschi, o si vuole ricordare la drammaticità del momento storico. Pellicola artificiosa, protagonisti compresi, intenti a caricaturizzare il proprio personaggio, o a mantenere il mezzo sorrisetto, come Clooney. Unica utilità, l’aver parlato di una missione di solito trascurata, seppur di notevole importanza. Superficiale, a tratti noiosa, ultramericanizzata e mai coinvolgente.
MEMORABILE: I due fessi, in campagna, tra due fuochi. Se solo gli avessero ricordato che c'era la guerra...; I russi, qui semplicemente tonti in ritardo...
Bruce: Film canadese intimista e sensuale come pochi. Il regista, senza mai scadere nel volgare e con qualche raro momento di grazia, mostra l'attrazione puramente fisica tra due persone che rende inutili le parole. Eccellente è la scelta dei due protagonisti, belli e bravi nel darsi senza inibizioni al sesso. Lauren Lee Smith, da sola, merita senz'altro una visione attenta.
Blutarsky: "Bird of prey flying high" cantava Morrison... In questo Birds of Prey si vola invece basso; colpa di una sceneggiatura scolastica completamente asservita al personaggio esageratamente sopra le righe della Robbie e alla sua interpretazione gigionesca il cui scopo è di riempire ogni vuoto, ogni attimo di silenzio con mille parole (mai divertenti) accompagnate da smorfie assortite, lasciando solo le briciole al subordinato cast. L'azione a tratti diverte, ma è tutto il resto della cornice a mancare di brillantezza di scrittura ed equilibrio narrativo.
MEMORABILE: Il combattimento nel magazzino delle prove.
Anthonyvm: Più coinvolgente de La promessa dell'assassino, si tratta di un solido dramma crime che, pur non raccontando una storia originale o particolarmente incisiva, conserva nel suo clima freddo e nelle crude scene di violenza (non eccessive ma disturbanti, vive e dolorose), nonché nell'ottima prova del cast, la sua vera forza. Cronenberg dimostra ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, il suo talento anche con materiale meno surreale e carnoso del solito. I colpi di scena arrivano senza travolgere, freddi e diretti come il resto del film.
MEMORABILE: La scena del bar; La presentazione di Ed Harris; La sparatoria davanti casa; La passionale scena di sesso fra i coniugi sulle scale; Il crudo finale.
Zardoz35: Film più che passabile che racconta del tentativo dei demoni di attraversare il solco che li separa dalla dimensione umana. Un uomo solo li contrasta senza esclusione di colpi. Keanu Reeves è perfettamente calato nel personaggio, malinconico, disincantato, pronto a vedere scene apocalittiche. Impressionante la rappresentazione dell'inferno con tanto di dannati. Finale un po' sul soprannaturale, ma ci può stare.
MEMORABILE: In una via cittadina si spengono tutte le luci d'improvviso e si sentono rumori agghiaccianti: i demoni attaccano in massa!
Rebis: Con il suo Rinascimento putrido e sanguinario, Paul Verhoeven sfonda il portone della mecca hollywoodiana: miasmi, bubboni, goliardia, presagi, barlumi di scienza al confine con la fantascienza... Una testa d'ariete che oscilla vertiginosamente tra filologia e inverosimiglianza, rigore storico e anarchia autoriale, informando un quadro umano in cui i conflitti di genere sopravanzano quelli di potere e l'unico amore possibile - e castissimo - è quello tra due uomini. Se si pensa che è un film MGM, resta ancora uno spettacolo sconcertante. Hauer e Leigh al massimo del loro carisma.
Markus: Il regista ci mette intorno una storiella con qualche drammetto borghese di famiglia allo sfascio (morbosità, fattacci di corna ecc.), ma è chiaro che il fulcro della pellicola è la divina Gloria Guida nella sua allora acerba espressione di sensualità. Tra il drammatico, l'erotico e il sexy-famigliare allora in voga, il film di Amadio (primo di una serie con la Guida, tra il 1974 e il 1976) si svolge un po' lento e con ampio ricorso alle tipiche situazioni oniriche "settantiane". Il suono del Moog di Pregadio è sublime.
Homesick: Quando decide di lasciare il teatro e di passare dietro la macchina da presa, l'ottimo attore Lavia riesce ad inanellare film brutti ed altri - come questo - orribili. La bellezza volgare della Guerritore e i fumetti deliranti e di cattivissimo gusto di Gibba confezionano un erotismo tedioso e squallido. Sotto tutti gli aspetti, un film inutile e di infima qualità; non lo riscattano neppure la cinefilia di Lavia e le sue citazioni da Bertolucci, Fassbinder, Godard.
Paulaster: Donna inglese inizia a sentire improvvisamente un suono che pare una specie di tonfo. Cinema dai tempi dilatati (con senso e precisione però) per creare atmosfere che incollano l’attenzione. Senza cadere nel parapsicologico ci si insinua nei meandri della mente di una Swinton che dà un tocco visionario e spiazzato. Il passaggio nella natura appiattisce le sensazioni e le pause non rendono più come negli spazi chiusi; l’ultimo spezzone fantascientifico appare alquanto pretenzioso. Tempi lentissimi.
MEMORABILE: La spiegazione del suono all’ingegnere; Il brano jazz; I tonfi al ristorante; Il sogno del pescatore; Il ricordo del mare.
Il ferrini: Non è un film indimenticabile ma meritava certo miglior sorte. Bob Hoskins bravo come sempre, Banderas si diverte e Bentley (il figlio del colonnello in American beauty) ha la faccia giusta. Ellen Barkin in gran forma, anche fisica, si produce nella scena più sensuale e ben girata della pellicola. Alcune trovate sono spiazzanti (la mamma devota di Elvis con tanto di parrucca), ma nell'insieme i 90 minuti scorrono lietamente. Nota di merito per la piacevolissima colonna sonora country.
Smoker85: Un film che si vede poco in televisione e che credo avrebbe meritato più fortuna. Pur non distinguendosi per originalità, direi che si tratta di una buona alternativa all'ormai arcinoto Fantozzi. La trama è meno scontata del solito (non è un guazzabuglio di schetch quasi sconnessi) e le interpretazioni di Villaggio, della Spaak, la Rizzoli, Reder, Giuffrè e via dicendo, sono gradevoli. La coppia con Salce funziona anche stavolta.
Homesick: Un delitto e un’usurpazione commessi dal prepotente di turno: l’idea sarebbe quella di un western feroce, ma a prevalere sono gli aspetti allegri e circensi che caratterizzano risse e scontri a fuoco alla maniera del coevo Trinità e dei "supermen" di Albertini, di cui questi quattro “vendicatori dell’Ave Maria” non sono che una variante in cinturone e cappello. Nel cast spiccano i vivaci personaggi del capofamiglia Conversi e di Capitani, bandito messicano in lotta per la giustizia; acrobatico Dell’Acqua, forzuto Torrisi. Ludico.
MEMORABILE: Kendall che marchia a fuoco le chiappe di uno dei tirapiedi di Farnese.
Camibella: Lasciata sull'altare la fidanzata, un giovane diventa una star del country, ma quando un suo amico d'infanzia muore in un incidente, torna al paese e scopre che la ragazza lo ha reso padre. Commedia romantica diretta e recitata così così, ma che segue un filo lineare fino al finale prevedibile ma non banale. Non un capolavoro quindi, però è un film che lascia un bel messaggio da seguire.
Galbo: Sorta di Una notte da leoni in “salsa” pediatrica, condivide più di uno spunto con il celebre film americano. Pellicola all’insegna del politicamente scorretto, con sequenze all’insegna del ritmo forsennato (le scene al luna park) e momenti di stanca, accentuati dalla scarsa simpatia dei due protagonisti (adulto e bambino) e situazione un po’ migliore tra i caratteristi. Il finale è melenso all’insegna dell’happy ending. Mediocre.
Maxx g: Ebbe una scarsa distribuzione nelle nostre sale. La storia è quella di un impenitente donnaiolo, che non si ferma neanche di fronte a matrimoni consolidati (ma molti sono apparenti) né a possibili incidenti diplomatici. Se Bohringer è valido e si dimostra piuttosto istrione, è tutto il resto del film che non convince e non si capisce proprio dove si voglia andare a parare. Le imprese del protagonista divertono ma dopo un po' sembrano ripetitive. Merita comunque una visione. Valide le musiche.
MEMORABILE: La carezza alla gamba da sotto le lenzuola del protagonista.
Giùan: Se il titolo italiano rimanda a un classico di Wayne Wang, il film identifica già la sostanza letteraria del cinema di Hamaguchi, in grado di creare suggestioni intriganti e mondi paralleli attraverso il potere della parola come delle sue relative reticenze. I tre episodi sono in fin troppo sintomatico crescendo e se "Magia" non vivifica il frusto triangolo rohmeriano, "Porta aperta" distilla già meglio le sue gocce di inquietudine in grado di ribaltare rapporti e punti di vista, che trovano poi il loro apice nella finalmente empatica coazione "fantastica" di "Ancora una volta".
Gabrius79: Giuseppe Patroni Griffi è il regista di questo film parzialmente riuscito, a metà fra l'erotico e il drammatico. Il cast nasconde relativamente alcune pecche di sceneggiatura e il migliore risulta essere Tony Musante. Il reparto femminile (Bolkan, Antonelli e Marsillach), infatti, pare che reciti svogliatamente.
Ronax: Cottafavi abbandonò il set per dissidi con il produttore e il film pare sia stato finito da Bragaglia. Il risultato è comunque un piacevole peplum, reso leggero dal velo di ironia che attraversa la vicenda. In primo piano, più che le modeste scene d'azione sullo sfondo dei consueti esterni jugoslavi, ci sono la curata caratterizzazione dei personaggi e soprattutto i duetti amorosi fra l'affascinante barbaro Drusco e l'indomita guerriera romana Clelia, nemici ma solo per i primi minuti. Fra gli attori, un quasi irriconoscibile Michel Piccoli.
MEMORABILE: Drusco (Luois Jordan) che autocelebra il suo matrimonio con Clelia (Sylvia Syms).
Rambo90: Un film abbastanza banale, soprattutto prevedibile nella seconda parte, quando le ricchezze di Donna Gioconda vengono prese di mira da una banda di truffatori. Comunque il cast rende tutto piacevole, soprattutto De Sica nella parte a lui più congeniale (il nobile indebitato) e la Magnani che ripropone la sua popolana superba ma inadatta alle situazioni. Buono.
Reeves: Reunion dei Gatti per un film televisivo molto in stile soap (del resto è girato nel tempio di CentoVetrine), con qualche elemento decisamente inaspettato (ad esempio la serva padrona di colore che parla romanesco). Però la storia è divertente e qualche emozione (forse un po' semplice) ci scappa comunque. Jerry decisamente più contenuto del solito, Smaila con una barbetta imbarazzante.
MEMORABILE: La poliziotta Gilda Postiglione, un volto bellissimo troppo poco utilizzato al cinema.