Ultimo lavoro del bravo Luciano Salce con Paolo Villaggio, attore a cui lo legava un sodalizio di successo fin dai tempi del primo leggendario FANTOZZI. Dalla saga, tra l'altro, sono stati prelevati in blocco i più celebri caratteristi: da Filini (Gigi Reder qui è Willy, l'amante della Spaak) alla signorina Silvani (Anna Mazzamauro, qui una principessa in disgrazia) per arrivare addirittura al megadirettore più classico (Paolo Paoloni, qui l'amante della Mazzamauro). A questo sono stati aggiunti Enrica Bonaccorti (è Esmeralda, domestica sexy che non fa problemi ad esebire l'abbondante seno trasformando il film in un piccolo cult), Carlo Giuffrè...Leggi tutto (ottimo nella parte dell'evaso Libero), Anna Maria Rizzoli, l'immancabile ugo Bologna (nella sua più classica veste di direttore di banca), Vincenzo Crocitti (è il collega di Arturo) e naturalmente la protagonista Catherine Spaak, splendida e raffinata come sempre. Purtroppo, nonostante il cast di "all star" il film non decolla, e se anche l'idea di base era buona e originale (praticamente un'estremizzazione del rapporto moglie/marito/amante e del concetto di "casa comune"), lo svolgimento non lo è altrettanto e presto si cristallizza tra performance para-fantozziane e un continuo ripetersi delle medesime situazioni. Sceneggiatura solo abbozzata a fronte di un soggetto ricco, RAG. ARTURO DE FANTI BANCARIO PRECARIO resta comunque un esperimento (seppur poco riuscito) per riportare Villaggio nei panni di un personaggio "vero", a tutto tondo. Buona la trovata di presentare ogni personaggio con fermo immagine, breve didascalia e musica di supporto proprio come fossimo nel BUONO, IL BRUTTO E IL CATTIVO di Leone.
Poco riuscito, sebbene molto divertente, con un Villaggio grandissimo alle prese con un personaggio abbastanza diverso dal solito. Il film vira da subito sul versante del grottesco spinto e non riesce a mantenere l'equilibrio tra critica sociale e commedia degli equivoci. Molto meglio, sempre con Villaggio e di Salce, il precedente Il...belpaese. Sinossi: un bancario porta a casa, a convivere con la moglie, l'amante, affinché contribuisca alle spese. Questo ingenera una serie di imprevisti a catena.
In un clima da Il…Belpaese, la curiosa trama regge 60'. Cala assai con l’arrivo di Giuffré (evaso di nome Libero Catena) e con la soluzione finale, la visita di Bologna, durante la quale Villaggio è costretto a fantozzare, cioè a fare ciò che prima non aveva fatto quasi mai, il che aveva dato al film una fresca originalità. Forse era difficile trovare modo migliore per sbrogliare la matassa, ma fatto che sta che senza i tòpoi del travet il film stava funzionando. Brava la Spaak, àlgida la Rizzoli; la più conturbante è la Bonaccorti.
Commedia pochadistica e per certi versi sofisticata, ma che non usufruisce degli stilemi classici del sotto-genere: chiamiamolo un esperimento, ma ho la sensazione di azzardare... Molto bravo Villaggio fin tanto che non fa il solito "Fantozzi"; il numeroso cast "all star" è piuttosto ben amalgamato e nell'insieme funziona, poiché ben diretto dal sempre valido Luciano Salce, che qui non firmerà il suo capolavoro ma certamente non infanga il suo nome. Prorompente la Rizzoli... slurp!
Il bancario De Fanti sperimenta pionieristicamente la famiglia allargata. Agli amanti. Farsaccia divertente soprattutto grazie al cast azzeccato e a gag con buoni tempi comici. Niente di rilevante, ma si ride parecchio anche se inevitabilmente le situazioni sono un po' datate, basate come sono su temi tipici del periodo. Stracult la Bonaccorti versione cameriera fatalona dalla sbottonatura facile.
L'anno stesso in cui Fantozzi ripartiva per la prima volta senza di lui (il "Contro tutti" lo dirigono a quattro mani gli esordienti Villaggio e Neri Parenti), Luciano Salce richiama Villaggio, il relativo cast storico e mette in scena la storia di un altro ragioniere. Questo De Fanti tuttavia ha il fiato corto: gli episodi sono sostituiti da nuovi personaggi che di volta in volta entrano, presentati da didascalia, nella casa al centro del film dove si accetta chiunque possa contribuire a pagare le spese. Buono spunto ma sceneggiatura carente, stavolta.
MEMORABILE: Le rapine in banca, viste come routine e occasione per scambiare quattro chiacchiere a mani alzate coi colleghi in attesa che i rapinatori concludano.
Una surreale commedia che funziona a momenti alterni: a volte si va ben oltre il ridicolo, ma le risate non mancano. Il punto di forza sono gli attori, davvero tutti bravi: in testa a tutti l'inarrivabile Gigi Reder (Filini!), qui superiore allo stesso Villaggio. Non sarà un caposaldo della commedia italiana ma si lascia vedere.
Salce ripropone cliché fantozziani facendo ricorso non solo al medesimo attore (Villaggio) ma pure al nutrito gruppo di comprimari, prelevati di peso dall'odissea del più noto ragioniere (perché, per inciso, anche questo De Fanti lo è pur se in brutta copia). Cosa strana, essendo Salce un nome a garanzia di buon risultato, questa volta la regia è anonima, le gag poco efficaci e, nel complesso, la storia stessa stenta a decollare, senza mai coinvolgere lo spettatore. Resta titolo particolarmente celebre per via di una inattesa scena con (efficace) esposizione pettorale della BONAccorti!
Che carriera Villaggio... Sempre lo stesso personaggio, il travet umiliato e offeso in attesa di riscatto; un'idea trattata in origine in maniera altamente originale poi sfruttata oltre la consunzione. E anche questo film non sfugge alla regola dello sfruttamento. Ambientato perlopiù nel concentrazionario tinello con puntate in banca, vede il protagonista in pieno surmenage con un parterre di belle donne, tra cui una formosa, bellissima Bonaccorti che mostra le zizze pre-riduzione. Mediocre, sciatto, buono per l'una e mezzo di notte.
Status cult del periodo adolescenziale per le tettone della Bonaccorti, inattese, abbondanti e facenti "reparto a sè". Quanto al contorno, cioè il vero e proprio film, v'è da rimarcare la solita tiritera di Villaggio che tenta di smarcarsi (inutilmente) dall'ingombrante ruolo di eterno sfigato fantozziano e dai suoi colleghi di sempre che vivacchiano attorno a lui. Per carità, si ride anche, ma non è tra le opere memorabili dell'attore ligure.
Tentativo mal riuscito di realizzare un film di satira sociale, quest'ultima opera con la regia di Luciano Salce (responsabile del primo storico Fantozzi), si limita a riproporre più o meno caratteri e gag del celebre personaggio di Villaggio per di più (cosa questa abbastanza grave) in gran parte con il medesimo cast. Tutto sa pertanto di già visto e sentito e la noia prevale sul divertimento delle poche gag riuscite.
L'ultima collaborazione di Villaggio e Salce è un film bizzarro, anomalo, che si sviluppa quasi come una pièce teatrale, con la presentazione dei vari personaggi e lo svolgimento statico (quasi sempre nell'appartamento, con brevi sequenze in banca). Villaggio fantozzeggia il meno possibile, pur ricascando in alcune delle solite gag (le mani schiacciate in porte e cassetti); anche il resto del cast è importato dalla saga del più noto ragioniere, più la brava Spaak, Giuffrè e la Rizzoli. Non si ride tanto, ma il film è comunque godibile. **1/2
Un film che si vede poco in televisione e che credo avrebbe meritato più fortuna. Pur non distinguendosi per originalità, direi che si tratta di una buona alternativa all'ormai arcinoto Fantozzi. La trama è meno scontata del solito (non è un guazzabuglio di schetch quasi sconnessi) e le interpretazioni di Villaggio, della Spaak, la Rizzoli, Reder, Giuffrè e via dicendo, sono gradevoli. La coppia con Salce funziona anche stavolta.
Salce è sempre stato un ottimo regista, qui però parte da un buono spunto originale e si perde nella ripetitività. Villaggio è bravo e fa ottima coppia con la Spaak (ancora molto bella) e partecipazioni come quella di Giuffrè (bravissimo) impreziosiscono il film che comunque non riesce a decollare. Il ritmo non è molto alto e le gag sono davvero poche, meglio rivedere uno degli episodi di Fantozzi.
Canto del cigno del sodalizio cinematografico Salce-Villaggio, in un film che nella prima mezzora si staglia come cult nella mia malata mente d'adolescente. La presentazione musico-didascalica dei protagonisti, lo sballottamento del ragioniere tra l'altezzosa Catherine, una Annamaria sottotono e la Bonaccorti francamente fiammeggiante, prometton bene. Putroppo però le premesse son disattese e la commedia di costume lascia il campo ad una pochade a ruota libera senza nerbo, smalto e inventiva, che si limita ad affastellar personaggi e ripeter situazioni.
MEMORABILE: Ovviamente "il petto e le cosce" di Enrica (che si guardano ma non si toccano); Villaggio: "Ce la faccio, ce la faccio benissimo".
Già non avevo particolarmente gradito “Il belpaese” e qui le cose non vanno meglio. La satira sociale sarebbe nelle corde di Salce, ma ancora una volta il risultato è spuntato e deludente: la grana è troppo grossa e di battute e situazioni che vanno a bersaglio non ce ne sono. Il cast riunisce praticamente tutti gli attori più noti della saga fantozziana, senza però che il film si connoti di tale aggettivo.
Pur non essendo particolarmente riuscito, questo film di Salce (l'ultimo del sodalizio con Villaggio), è lo stesso molto gradevole. La satira sul carovita è azzeccata, così come la trovata della casa-comune con amanti e affini degli stessi è originale. Se non fosse per qualche buco nella sceneggiatura avrei dato di più. Villaggio va alla grande e non è affatto fantozzizzato, il cast di contorno funziona bene: bella e raffinata la Spaak, svampita e allupante la Rizzoli, Reder sempre all'altezza, bravo Giuffrè. **!
MEMORABILE: La Bonaccorti che mostra tetta e coscie; Le rapine in banca; La didascalia musicata della presentazione dei personaggi.
Commediucola di basso livello, dove anche il ragioniere Arturo (Fantozzi) De Fanti finisce per naufragare nel mare di ultramediocrità di una pellicola dove le battute accettabili sono davvero poche e la convivenza di lui e loro finisce per scivolare nel pecoreccio. L'arrivo di un accettabile Giuffrè non è sufficiente ad aggiustare le cose. Tra le due, la prima parte è comunque leggermente meglio, giusto perchè il buon Villaggio riesce ancora qua e là a infilare qualche simpatica risposta delle sue. P.S. La Bonaccorti aveva dei numeri (non attorici) a dir poco notevoli. Evitabile.
MEMORABILE: "Andate via che devo vedere Gundam"; Lei: "Oh c'è l'orto, cosa coltivi?". E Villaggio: "Soprattutto topi, ma io non li mangio perchè non li digerisco"
Commedia un po' scialba e piuttosto incolore diretta da Luciano Salce e con un cast di tutto rispetto che purtroppo viene servito male dalla trama, che risulta essere decisamente grottesca. Villaggio fa quel che può, bene la Spaak e la Mazzamauro, Rizzoli bravina, Reder sprecato. Curiosa Enrica Bonaccorti nel ruolo della procace cameriera.
Salce e Villaggio ricalcano le orme del benemerito Fantozzi, ma in versione nettamente inferiore. Peccato perché le occasioni per dare dinamismo alla pellicola ci sarebbero, ma la prigione dello stereotipo è evidente. Chi non l'ha visto non si perde nulla.
Commedia in stile fantozziano, ma qui meno caratterista e più di "denuncia" sociale. Gli attori sono presi (non tutti ma quasi) dalla saga fantozziana. Sketch a mio avviso più deboli rispetto al "capostipite". Per i guardoni si segnala la splendida Anna Maria Rizzoli che concede dei fugacissimi topless e, da antologia, il rarissimo e generoso topless di Enrica Bonaccorti.
Non così terribile come si dice, né come idea né come recitazione; anzi, a dire il vero si resta sorpresi dalla bontà della Bonaccorti (e non mi riferisco solo all'interpretazione). Solo nella seconda parte, quando i personaggi cominciano francamente a essere troppi, si inizia a notare qualche cedimento, ma Villaggio ci mette del suo e tiene in piedi la baracca. Fra l'altro la pellicola segna la fine del suo lungo e fortunato sodalizio con Salce, dopodiché - a parte Fellini - ci sarà ben poco da salvare nella sua filmografia.
MEMORABILE: Reder può dormire o con la moglie o con l'amante di Villaggio, rendendolo "cornuto" in entrambi i casi. Villaggio si sacrifica e va a letto con lui.
Un Villaggio protagonista dalle fattezze fantozziane ma dalle connotazioni sociologiche che affrontano temi diversi dai suoi soliti cavalli di battaglia. Carrellata di star della conmedia cult 70-80 riuniti nella casa dei coniugi De Fanti (Villaggio, Spaak) in un groviglio di rapporti "extra" e coniugali (sottolineati da titoloni in sovraimpressione per l'entrata in scena di ogni personaggio) e con atmosfera e tematiche dalle reminiscenze settantiane. Particolare, divertente e con un certo impegno critico di sottofondo per società e costumi dell'epoca.
Decisamente non riuscito. L'idea di partenza poteva anche esser buona ma naufraga ben presto e il disastro è totale, se si pensa alla riuscita di Fantozzi. Qui il buon Paolo cerca inizialmente di proporre un personaggio diverso (moglie la Spaak, amante la Rizzoli: un tipo di successo) ma ben presto si ritrova a fantozzare (dita nei cassetti, spiegazioni ardite) e a rendersi quasi insopportabile per chi l'originale lo ama. Il ricco cast (tutti o quasi reduci della saga) è mal sfruttato; i migliori: Giuffrè e il solito personaggio di Ugo Bologna.
Rara occasione (nonché forse l'ultima) di vedere Villaggio al di fuori dei suoi abituali personaggi sotto-fantozziani (i cui tic vengono talvolta alla luce solo nel rapporto col capoufficio Bologna, benché vengano affiancati la Mazzamauro e Reder in funzione puramente decorativa). Purtroppo però stavolta Salce non centra l'obiettivo della satira sociale e il suo proverbiale graffio si presenta con le unghie troppo corte. La Bonaccorti (sorprendentemente) ruba la scena alla Spaak e a tutte le altre.
Salce torna a dirigere Villaggio, di nuovo nei panni di un ragioniere non proprio assertivo. Stavolta però la moglie è la bellissima Catherine Spaak, l'amante l'altrettanto avvenente Annamaria Rizzoli, mentre la Mazzamauro è un'eccentrica nobildonna. La compagnia fantozziana si completa con Reder, Paoloni e Bologna, mentre nel finale si unisce anche Giuffrè nei panni di un galeotto-casalingo. Il tutto funziona finché sulla scena non si affastellano troppi personaggi. Voluttuosa parte per la Bonaccorti, che mostra un succosissimo seno.
MEMORABILE: Le rapine che si trasformano in momenti per parlare del più e del meno.
Gemma inspiegabilmente nascosta nel panorama comico nostrano, superficialmente accostabile a un Fantozzi apocrifo ma che in realtà ne differisce in contenuti e stile. Abbiamo buona parte dello stesso cast ma qui Villaggio si lascia andare nella sua macchietta solamente nel finale, ed è il suo momento migliore, mentre le numerose sue spalle tengono benissimo la scena (solo Reder sottotono). Salce non si limita alla riproposizione di gag ma scrive e dirige un'ottima e sfacciata sceneggiatura basata su tradimenti tollerati per motivi economici.
MEMORABILE: La Rizzoli; "Lui è un evaso? No, un evasore!"; Le rapine quotidiane.
La regia particolare e apprezzabile di Salce riesce a connotare il film di un distinto plusvalore che lo rende complessivamente buono. Villaggio è bravo, circondato da ottimi comprimari e supportato da un tema comunque divertente da concretare in scena, anche in mancanza di frequenti momenti di grande ilarità. Ma il sorriso per lo spettatore è sempre presente e si può facilmente tramutare in qualche incontenibile risata nell'ultima parte, dopo che la situazione “familiare” sarà finalmente venuta a galla e sarà soggetta a un inappellabile giudizio.
MEMORABILE: La differenza tra i pasti; L'arrivo del "moralizzatore" e la richiesta finale dell'utilizzo della camera da letto.
Il binomio con Luciano Salce ha portato ai film più originali (se non propriamente più riusciti) con Villaggio protagonista. Il quadro surreale e paradossale diverte parecchio, pur tra alti e bassi. Villaggio è protagonista principale ma non straborda, il film riesce per la prova delle varie spalle: Bologna è una sicurezza, Reder e Mazzamauro sguazzano alla grande nelle varie situazioni assurde mentre la Rizzoli non ha vere doti comiche ma affascina come sempre. A stupire è la Bonaccorti, spassosa nel ruolo di domestica che nelle sue risposte secche ricorda Florence dei Jefferson.
MEMORABILE: "La rapina è finita, a lavoro!"; "Che figura ci facciamo con i clienti" "E con i rapinatori!"; L'amante della moglie dell'amante della moglie.
E' un vero peccato che la collaborazione tra Salce e Villaggio sia terminata con questo film. Grottesca pochade che anticipa di alcuni decenni il sempre più crescente problema del precariato e di come tirare avanti fino al fatidico fine mese. Durata non tirata troppo per le lunghe, colpi di scena a non finire con il crescente coinvolgimento di persone nel particolare ménage e il cliché della camicia che si strappa all'altezza delle ascelle. Tra i comprimari spiccano un eccezionale Gigi Reder come maestro di arti marziali, un'inedita Enrica Bonaccorti e Ugo Bologna.
MEMORABILE: I continui richiami ad Arturo da parte del direttore di banca al termine delle rapine, in particolare a causa delle camicie strappate.
Ultimo lavoro della coppia Salce/Villaggio che prova a bissare il successo di Fantozzi prelevandone il grosso dei caratteristi. A metà tra la pièce e la commedia pochadistica, non manca una riflessione sui problemi sociali ed economici del tempo. Funziona a tratti a causa di uno script ripetitivo ma ha alcuni momenti davvero riusciti (tutta la parte da commedia degli equivoci con Bologna in cerca di spiegazioni in casa De Fanti, per esempio). Reder e Giuffrè migliori in campo, bene Spaak e Rizzoli. Non il miglior Salce ma godibile.
MEMORABILE: La presentazione dei personaggi alla Sergio Leone.
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DiscussioneZender • 24/05/08 17:02 Capo scrivano - 48339 interventi
Ah ok, perfetto. grazie mark. Visti i pini e ascoltate le musiche. mi piaccion di più quelle di testa, più scatenate.
per me cmq è un film orripilante, improponibile e inguardabile...ma la povera Catherine Spaak aveva così tanto bisogno di quattrini per girare una robaccia simile?
DiscussioneZender • 8/12/11 18:50 Capo scrivano - 48339 interventi
Mah, è un film strano... orripilante mi pare esagerato, francamente. Non tra i migliori Villaggio, ma è pur sempre meglio del suo periodo esageratamente biscicante.
Credo che sia un film insolito, non tanto per la vicenda in se (solita pochade), ma perché nonostante il cast di stelle di quel tempo, l'ambientazione è decisamente spoglia e per forza di cose, si contrappone. L’evolversi degli eventi - così ben scanditi da Salce - danno vigore al film.