Il signore delle formiche - Film (2022)

Il signore delle formiche
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L'accusa di plagio (non di opera d'arte, in questo caso, ma di persona) rivolta ad Aldo Braibanti, per la quale il professore venne trascinato in tribunale nell'Italia dei Sessanta, diventa il fulcro di una storia che racconta il rapporto tra l'uomo e la sua presunta “vittima”, un giovane studente ingenuo eppure già maggiorenne. Tra le campagne del piacentino e Roma si parte nel 1965, l'anno in cui il ragazzo venne sottoposto ad elettroshock per scelta dei genitori, che speravano così di guarirlo dalla "malattia" (perché tale veniva allora considerata da molti l'omosessualità). Un prologo che ci conduce presto a un balzo indietro...Leggi tutto di qualche anno per permetterci di conoscere meglio il retroterra culturale, l'ambito esatto in cui ebbe origine l'incontro sul quale il film costruisce la propria storia. Un incontro avvenuto grazie a Riccardo (Vecchi), che già frequentava il professore (Lo Cascio) e che a questi presenta il fratello Ettore (Maltese).

Ettore è di animo gentile, resta fin da subito colpito dalle profonde conoscenze culturali di Braibanti e si lascia conquistare dalle parole di stima dell'uomo, che mostra verso di lui chiaro interesse, anche fisico (chi guarda lo capisce immediatamente). Una relazione nemmeno così rara, nella società di allora come di oggi, ma resa più singolare dal fatto che si tratta di due maschi. E' la madre (Antonacci) dei due fratelli ad accorgersi di quanto il figlio passi troppo tempo fuori di casa ("E' maggiorenne, mamma", risponde Riccardo alle sue domande inquisitorie). Sta al casale dove il professore insegna arte e recitazione a un gruppo di giovani aspiranti artisti, ma da lì si recherà con lui a visitare Roma, incontrando personaggi eccentrici e sopra le righe che lo porteranno a riflettere ma mai a staccarsi con decisione da Braibanti. Anche perché lo sappiamo grazie al prologo, in cui i due vengono trovati a letto insieme, come finirà la loro storia.

Amelio affronta temi scottanti lasciando capire quanto oggi i costumi siano cambiati, pur nel mantenimento di un'ipocrisia di fondo facilmente condannabile. Si appassiona al racconto scolpendo personaggi ben delineati che soprattutto in Luigi Lo Cascio trovano la figura accentratrice dotata del carisma necessario a rendere coinvolgente la vicenda. Ma non è solo lui a brillare, perché anche le due madri recitano magnificamente (soprattutto la Antonacci, cui spetta un ruolo chiave nello sviluppo della narrazione), mentre Maltese impersona con bella naturalezza il giovane "plagiato" dal professore.

Aiutato da una fotografia eccellente e una ricostruzione storica impeccabile, Amelio esibisce grande padronanza della messa in scena senza preoccuparsi di accelerare un ritmo che procede con qualche pausa di troppo ma trova nel contempo immagini e aperture talvolta magnifiche, indugiando sui volti e le espressioni, sui silenzi e i primi piani. Anche di Elio Germano, che se nella prima parte resta una figura sullo sfondo - quella del giornalista dell'Unità chiamato dal suo capo (Visentin) a scrivere del processo a Braibanti -, nella seconda acquisisce spessore diventando il tramite tra l'insistito mutismo del professore in aula e l'Italia che ha invece necessità di sapere. Senza rinunciare a qualche vezzo talora discutibile Germano vivacizza il film, lo arricchisce di sottili punte ironiche e contribuisce alla varietà necessaria per sostenere una staticità a tratti fin troppo avvertibile. In questo modo la storia procede, si fa perdonare qualche divagazione non sempre interessante nonostante il valore simbolico (le parti in cui Braibanti si occupa di formiche, che studia da mirmecofilo) e anche un'ultima parte contenente frequenti interludi pleonastici o eccessivamente diluiti.

Piace la solidità complessiva dell'opera, costruita con grande senso cinematografico, ricca di momenti di rara intensità emotiva e forte di un protagonista che ha già più volte dimostrato di sapersi calare come pochi in ruoli psicologicamente sfaccettati e complessi. Comparsata per Emma Bonino durante una manifestazione pro Braibanti a Trinità dei Monti.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 8/09/22 DAL BENEMERITO LUCIUS POI DAVINOTTATO IL GIORNO 10/09/22
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Lucius 8/09/22 21:36 - 3029 commenti

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Con una regia matura e calibrata, Amelio ci catapulta nell'Italia degli Anni Sessanta, al cospetto del caso giudiziario Bribanti, all'epoca su tutte le pagine dei quotidiani. Gran bel lavoro di squadra per un film emozionale, recitato da un cast in stato di grazia: da Lo Cascio al giovane Aiello, meritorio di una interpretazione vibrante, alla Antonacci, algida madre intrappolata nei dettami di un'educazione figlia dei suoi tempi. L'amore omosessuale, trattato come plagio e oggetto di elettroshock, fa rabbrividire. Rigoroso e riflessivo, per non dimenticare.
MEMORABILE: Ettore: "Il processo è assurdo, perché non c'è nessun colpevole, perché non c'è nessuna colpa".

Snowbird 9/09/22 11:52 - 9 commenti

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Ancora una volta il maestro Amelio, forse il più grande regista italiano vivente, con la sua irriducibile qualità e la sua passione infinita, regala un film estremamente bello e personale. Narrando cinematograficamente una biografia altrui, il maestro è come se girasse altre scene al film su di sé, che dal principio della sua carriera di regista gira celando sotto altri attori e altre storie: l'omosessualità, il rapporto inesistente con il padre... Che dire poi della scelta sempre perfetta degli attori: grandioso Lo Cascio, Leonardo Maltese superlativo.

Myvincent 9/09/22 23:08 - 3883 commenti

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Amelio fa centro con una storia non molto conosciuta che racconta del caso Braibanti, professore di filosofia innamorato del proprio allievo prediletto e mandato al rogo dalla solita Italia ipocrita e retriva di sempre. Si guarda bene dal farne un vuoto biopic, regalandoci una pagina di grande cinema, soprattutto nella seconda parte e, ovviamente, rifuggendo ogni deriva scandalistica. Merito anche delle ottime prove tanto di Lo Cascio (a volte un po’ teatrale) che di Germano, esempi di recitazione diametralmente opposta.

Markus 10/09/22 11:55 - 3738 commenti

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Amelio ha la gran virtù di riportare alla ribalta un caso giuridico figlio di un'altra epoca - benché in definitiva non troppo lontana - in cui l’omosessualità veniva considerata un vizio, un’infermità mentale "curabile" o... quantomeno castigabile. Il caso Braibanti, della serie colpiamone uno per colpirli tutti, viene così sviscerato con gran senso del cinema e buone - ma talvolta, specie sui giovani, non eccellenti - interpretazioni. In definitiva è più uno spaccato esteticamente ben realizzato secondo i dettami del cinema contemporaneo.

Reeves 12/09/22 09:11 - 2672 commenti

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Gianni Amelio ripropone un film processuale e ricostruisce uno degli episodi più vergognosi dell'Italia anni Sessanta. Le intenzioni sono buone, ma il film soffre di eccesso di verbosità. Il giovane Maltese è bravissimo, Lo Cascio fa un Braibanti molto simil-Pasolini, Elio Germano sembra una macchietta, Emma Bonino non si capisce bene perché sia inquadrata. Abbastanza deludente.

Xamini 20/09/22 17:13 - 1277 commenti

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Gianni Amelio non si discute: è capace di far scorrere alla perfezione i tempi del racconto, rallentando quando necessario, per dare spazio ai suoi interpreti, velocizzando quando il dettaglio o l'inciso diventano superflui. Se la godibilità di una vicenda tesa della nostra storia è merito suo, una nota va comunque fatta nei riguardi della scelta interpretativa del cast: a un Lo Cascio al solito intenso si affiancano altri attori di stampo marcatamente teatrale, che contribuiscono a una recitazione un pelo carica; fa da contrappunto un eccellente Elio Germano, dalla misura perfetta.
MEMORABILE: I numerosi piano sequenza dalle inquadrature perfette che il regista si concede.

Lou 21/09/22 18:53 - 1132 commenti

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Amelio rappresenta con solidità e maestria il caso Braibanti, emblematico di un'Italia anni Sessanta retriva e bigotta, anche se ancor oggi l'omosessualità non è completamente sdoganata. Tutto l'impianto regge bene: gli attori sono bravi e ben diretti (Lo Cascio e Germano non si discutono), le immagini e le inquadrature sono molto curate e di effetto, la ricostruzione è precisa. Solo qualche lungaggine di troppo (si poteva stare entro le due ore).

Cotola 23/09/22 19:58 - 9346 commenti

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Ispirandosi liberamente al caso Braibanti, Amelio ci mostra la mentalità becera e ottusa dell'Italia che fu e purtroppo in parte ancora esistente. Lo fa alla sua maniera e cioè con stile sobrio e senza mai cercare una spettacolarità fine a sé stessa. Meritorio sotto molti aspetti - si pensi, tanto per fare un esempio, all'ottima ricostruzione - anche se forse manca un pizzico di intensità emotiva che aveva reso indimenticabili altri film del regista calabrese. Buona la prova del cast. Bene l'aver mostrato il protagonista in tutte le sue asperità.

Gabrius79 27/09/22 22:23 - 1460 commenti

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Tratto da una storia vera, questo film di Amelio risulta essere molto interessante per mostrare come era (e come tutto sommato parzialmente oggi è) l’Italia che puntava contro gli omosessuali. Ricostruzione storica perfetta con cast da applausi nel quale spiccano su tutti Lo Cascio e Maltese che entrano perfettamente nella parte. C’è qualche cedimento di ritmo in circa 135 minuti di pellicola, ma di sicuro la storia coinvolge emotivamente.

Caesars 12/10/22 10:09 - 3899 commenti

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Ci sono aspetti convincenti, ma anche altri che invece deludono le aspettative. La vicenda meritava sicuramente di essere raccontata, in quanto denuncia di una pagina vergognosa della giustizia italiana e ancor di più di un modo di intendere una sessualità "diversa" tipica dell'epoca dei fatti (e non solo). La prova di Maltese, nel ruolo del giovane allievo, è convincente, mentre Lo Cascio e, soprattutto, Germano risultano assai meno efficaci ci quanto ci si attenderebbe. Troppo lungo e pesante in certe fasi, il film risulta anche un po' troppo programmatico.

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Belfagor 30/10/22 10:10 - 2699 commenti

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Non tanto una ricostruzione del caso Braibanti quanto una dichiarazione sull'omosessualità nella società italiana. Nella prima parte si semina molto, fra teatro, mirmecologia e rapporti familiari, ma quando si arriva al processo il film inizia a ripiegarsi su sé stesso, tradendo il proprio intento programmatico. C'è qualche inesattezza (la posizione de l'Unità fu del tutto diversa) ma il cast nobilita il risultato, soprattutto le due madri diametralmente opposte e il promettente Maltese, che non sfigura insieme a un Lo Cascio un po' impostato.

Nando 15/02/23 00:34 - 3868 commenti

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Il maestro Amelio offre un'altra sua pellicola di livello in cui narra le vicende del bigottismo imperante in Italia negli Anni Sessanta. La vicenda del noto professore, pseudo plagiatore di giovani allievi, oramai lascia il tempo che trova, ma la narrazione mostra notevole validità e il ritmo è sempre giusto, con interpreti di alto livello a cominciare da Lo Cascio, Germano e l'esordiente Maltese. Un film che genera riflessione con un finale forse amaro ma giusto.

Paulaster 20/02/23 18:53 - 4702 commenti

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Studioso di mirmecologia viene processato per plagio. Gli anni Sessanta vengono prosciugati della loro gioia di vivere, tanto che sembra di stare nel Ventennio. Il tema dell'omosessualità è affrontato con la delicatezza di chi vive una qualunque storia affettiva e il processo riporta alla realtà sociologica del periodo. Amelio gira con bravura e sfrutta la fotografia calda per ambientare la vicenda. Lo Cascio ha il merito di costruire il personaggio, mentre Germano appare come in un'altra epoca. Cameo della Bonino inutile.
MEMORABILE: La deposizione del ragazzo; La lettura delle poesie; Le prove di teatro.

Daniela 25/02/23 16:11 - 13010 commenti

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Va riconosciuto al regista il merito di aver ricordato un caso giudiziario degli anni '60 emblematico quanto scandaloso, ma il giudizio sul film non può essere del tutto positivo non solo per la messa in scena dimessa e poco coinvolgente oppure per le prove altalenanti del cast, quanto perché Amelio, al pari dei censori in toga di allora, sembra mosso da un pregiudizio ideologico che lo porta a falsificare la storia, nel suo caso per mostrare un cinico disinteresse da parte del giornale del PC mentre invece l'Unità nell'occasione fece la cosa giusta prendendo le difese dell'imputato.

Giùan 5/03/23 10:32 - 4794 commenti

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Un film cui si perdona molto, soprattutto alcuni eccessi di didascalismo in troppi personaggi (bravo comunque qui Germano) e un ritmo particolarmente fallibile, perché si finisce per volergli bene come se ne deve ad un Autore quale Amelio, che forse si è lasciato alle spalle il suo cinema migliore ma che si mette a nudo con una tenerezza capace ancora di colpire al cuore. E poi recupera all'oggi (dopo la mirmicolalia pasoliniana) una storia, quella di Braibanti, risarcendola di una dolcezza d'amore forse idealizzato ma ancora ahinoi iconoclasta. Lo Cascio di determinata compostezza.
MEMORABILE: La madre (Rita Bosello) consola i manifestanti dopo la condanna di Aldo; La testimonianza di Ettore; L'incontro finale.

Didda23 11/03/23 09:07 - 2449 commenti

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Una buona pellicola firmata da Amelio che dirige con fermezza e discreto gusto della messa in scena, valorizzata dalla vibrante ricostruzione degli ambienti che ben rende il clima di quegli anni. Si soprassiede su talune storture narrative (la posizione de l'Unità che non corrisponde al vero), mentre si apprezza la notevole rotondità dei personaggi, soprattutto quelli secondari (i tormenti del giovane Ettore, le paure della madre). Le prestazioni attoriali sono corrette, anche se bisogna ammettere che sia Germano che Lo Cascio hanno fatto decisamente meglio altrove. Riuscito.
MEMORABILE: Lo Cascio che dispensa letture; Le poesie; In negativo: l'inspiegabile comparsata della Bonino.

Galbo 24/03/23 11:12 - 12553 commenti

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Braibanti è stato uno degli intellettuali italiani più significativi (e meno conosciuti) del dopoguerra e il film di Amelio gli rende giustizia raccontando un episodio della sua vita, deprecabile per lo stato italiano, che lo condannò sostanzialmente a causa delle sue tendenze sessuali. Il regista allarga lo sguardo alla bigotta società italiana, con una visione che ne mette in evidenza i limiti culturali e l'arretratezza sociale. Una ricostruzione ambientale eccellente e ottime interpretazioni non solo dei "noti" Lo Cascio e Germano ma anche di un sorprendente Maltese. Da vedere.

Capannelle 25/07/23 00:29 - 4512 commenti

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Opera meritoria ma che presenta anche difetti di non poco conto. Se il rapporto tra il professore e lo studente e le prove di chi li intepreta (Lo Cascio e Maltese) sollevano pochi dubbi e costituiscono la parte più genuina del racconto, un'altra figura chiave - quella del giornalista dell'Unità - sembra muoversi in modo sin troppo idealizzato rispetto al contesto. Il secondo tempo procede a salti e si permette pure licenze narrative ingiustificate e "santini" inseriti con poco senso.

Gugly 31/08/23 23:42 - 1201 commenti

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Realizzato con grande accuratezza formale, nella prima parte il film delinea un Braibanti non privo di ambiguità e dalle fattezze talora pasoliniane; la seconda parte processuale segna uno iato per la preponderanza del personaggio di Germano, ideologicamente programmato al punto da soccombere di fronte alla forza antitetica dei personaggi dei due fratelli e della madre di Braibanti (Susanna, come quella di Pasolini); qualche taglio qua e là, compreso il fugace primo piano della Bonino di oggi, avrebbe giovato al ricordo di una storia dimenticata che ha segnato la giurisprudenza.

Pigro 14/09/23 12:21 - 9953 commenti

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La rievocazione dello scandaloso caso Braibanti è piuttosto puntuale (al netto del ribaltamento della verità storica sul quotidiano comunista e altre invenzioni) e soprattutto appassionata, da vero film d’impegno civile nel restituire dignità al protagonista e vergogna alla giustizia italiana. Un lavoro necessario, con capacità di cogliere il clima di un’epoca, ma che si proietta soprattutto sul presente con istanze sempre attuali. Grandi interpretazioni, capaci di sfumature, con acuta rilettura del cinema giudiziario e buona cura filmica.

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  • Discussione Reeves • 12/09/22 09:19
    Formatore stagisti - 746 interventi
    Avrei tre dubbi. Nel film Elio Germano fuma le MS che però sono entrate sul mercato un po' dopo. Inoltre, i carabinieri che portano il detenuto Braibanti a vegliare la madre morta gli tolgono le manette e lo aspettano fuori e poi lo portano come un taxi a trovare il suo compagno: due cose che non si possono assolutamente fare. Inoltre, per le traduzioni dei detenuti i carabinieri usano gli schiavettoni e non le manette.
  • Discussione Caesars • 12/10/22 08:44
    Scrivano - 16918 interventi
    Nel suo film, Amelio mostra come L'Unità non appoggi in nessun modo il suo giornalista che si occupa del caso, giungendo al suo licenziamento il giorno dopo la condanna di Braibanti. In realtà l'organo ufficiale del PCI dedicò un editoriale al processo nel quale il direttore Maurizio Ferrara denunciò il processo come "aberrante". Inoltre il giornalista che seguiva la vicenda (Paolo Gambescia) rimase a lavorare al giornale ancora per numerosi anni.
    Per le considerazioni sulle inesattezze storiche del film
    https://it.wikipedia.org/wiki/Il_signore_delle_formiche
    Per l'editoriale del direttore dell'Unità
    https://www.bookciakmagazine.it/wp-content/uploads/2022/09/Braibanti-commento-Ferrara-su-condanna.pdf

    I film che ricostruiscono vicende reali, inevitabilmente si concedono variazioni più o meno di fantasia rispetto ai veri accadimenti, ma in questo caso il "rovesciare" la posizione di una testata giornalistica, mi pare un grosso passo falso da parte della sceneggiatura. 
    Ultima modifica: 12/10/22 08:46 da Caesars
  • Discussione Zender • 12/10/22 09:00
    Capo scrivano - 48365 interventi
    Sì, è un problema che riguarda i sempre più frequenti film che trattano vicende realmente accadute. Fino a dove arriva la licenza di modificare la storia? Perché si sa che un film non è un documentario, ma forse se si modifica profondamente qualcosa di importante sarebbe corretto scriverlo, almeno nei titoli di coda. Però chi giudica cosa è importante o no? Un regista potrà sempre dire che quella modifica è stata fatta per dare più forza alla vicenda, per piegarla al messaggio, che diventa la cosa più importante. Qual è il limite?
  • Discussione Caesars • 12/10/22 09:17
    Scrivano - 16918 interventi
    Concordo con te Zender, sul fatto che sia difficilissimo (per non dire impossibile) stabilire un limite oltre il quale non andare nel "romanzare" la realtà.
    In questo caso comunque, a mio parere, si è esagerato.

  • Discussione Zender • 12/10/22 09:19
    Capo scrivano - 48365 interventi
    E' probabile, ma perché gli sceneggiatori l'han fatto? Per dare appunto più forza al messaggio? Perché certamente l'han fatto consciamente.
  • Discussione B. Legnani • 12/10/22 12:51
    Pianificazione e progetti - 15089 interventi
    Caesars ebbe a dire:
    Nel suo film, Amelio mostra come L'Unità non appoggi in nessun modo il suo giornalista che si occupa del caso, giungendo al suo licenziamento il giorno dopo la condanna di Braibanti. In realtà l'organo ufficiale del PCI dedicò un editoriale al processo nel quale il direttore Maurizio Ferrara denunciò il processo come "aberrante". Inoltre il giornalista che seguiva la vicenda (Paolo Gambescia) rimase a lavorare al giornale ancora per numerosi anni.
    Per le considerazioni sulle inesattezze storiche del film
    https://it.wikipedia.org/wiki/Il_signore_delle_formiche
    Per l'editoriale del direttore dell'Unità
    https://www.bookciakmagazine.it/wp-content/uploads/2022/09/Braibanti-commento-Ferrara-su-condanna.pdf

    I film che ricostruiscono vicende reali, inevitabilmente si concedono variazioni più o meno di fantasia rispetto ai veri accadimenti, ma in questo caso il "rovesciare" la posizione di una testata giornalistica, mi pare un grosso passo falso da parte della sceneggiatura. 

    Francamente incredibile. E inaccettabile.
  • Homevideo Digital • 29/10/22 18:29
    Portaborse - 4082 interventi
    Blu-ray (e dvd) Rai Cinema disponibile dal 29/12/2022.
  • Discussione Capannelle • 24/07/23 23:55
    Scrivano - 3747 interventi
    B. Legnani ebbe a dire:
    Caesars ebbe a dire:
    Nel suo film, Amelio mostra come L'Unità non appoggi in nessun modo il suo giornalista che si occupa del caso, giungendo al suo licenziamento il giorno dopo la condanna di Braibanti. In realtà l'organo ufficiale del PCI dedicò un editoriale al processo nel quale il direttore Maurizio Ferrara denunciò il processo come "aberrante". Inoltre il giornalista che seguiva la vicenda (Paolo Gambescia) rimase a lavorare al giornale ancora per numerosi anni.
    Per le considerazioni sulle inesattezze storiche del film
    https://it.wikipedia.org/wiki/Il_signore_delle_formiche
    Per l'editoriale del direttore dell'Unità
    https://www.bookciakmagazine.it/wp-content/uploads/2022/09/Braibanti-commento-Ferrara-su-condanna.pdf

    I film che ricostruiscono vicende reali, inevitabilmente si concedono variazioni più o meno di fantasia rispetto ai veri accadimenti, ma in questo caso il "rovesciare" la posizione di una testata giornalistica, mi pare un grosso passo falso da parte della sceneggiatura. 

    Francamente incredibile. E inaccettabile.
    Rimango anche io allibito. Il "francobollo" della Bonino fa sorridere ma questo rovesciamento è roba da incompetenti.

    Ultima modifica: 25/07/23 00:06 da Capannelle
  • Discussione Gugly • 1/09/23 08:13
    Archivista in seconda - 4712 interventi
    Lucius ebbe a dire:
    Nel film un cameo di Emma Bonino.

    A mio avviso inutile per come è stato inserito, non una spiegazione, un cenno, un passaggio quasi subliminale e via, non tutti sanno che Pannella e i radicali si sono battuti per Braibanti.
    Ultima modifica: 1/09/23 08:30 da Gugly
  • Discussione Gugly • 1/09/23 08:17
    Archivista in seconda - 4712 interventi
    Zender ebbe a dire:
    Sì, è un problema che riguarda i sempre più frequenti film che trattano vicende realmente accadute. Fino a dove arriva la licenza di modificare la storia? Perché si sa che un film non è un documentario, ma forse se si modifica profondamente qualcosa di importante sarebbe corretto scriverlo, almeno nei titoli di coda. Però chi giudica cosa è importante o no? Un regista potrà sempre dire che quella modifica è stata fatta per dare più forza alla vicenda, per piegarla al messaggio, che diventa la cosa più importante. Qual è il limite?
    Si sono salvati all'inizio con la scritta "liberamente ispirato a fatti reali"...dalle dichiarazioni rilasciate dal regista è probabile la sua identificazione con Braibanti e la sensazione di essere osteggiato per il suo orientamento sessuale; è un film ambientato nel passato per non parlare direttamente dell'oggi.