Commedia d'impronta favolistica che attinge ai punti di forza di un genere spesso pronto a sfruttare le bellezze del paesaggio per calarci in una realtà lontana da quella delle grandi città, del traffico, della folla… Quella stessa realtà che Michele Cortese (Albanese), maestro elementare in una scuola della Capitale, non riesce più a sopportare: di fronte a bambini che a tutto sembrano puntare tranne che a formarsi una cultura, sente il bisogno di evadere per riscoprire la potenza della natura, della semplicità, della genuinità. E quando, dopo aver fatto richiesta senza grandi speranze, scopre che la sua domanda di insegnare nella scuola di un paese...Leggi tutto sull'Appennino è stata accettata, prende armi e bagagli e si trasferisce a Rupe, immaginaria località abruzzese identificabile geograficamente in Pescasseroli (AQ).
Immediatamente bloccato, lungo la strada di montagna, da una forte nevicata che lo costringe a chiudersi nell'auto in attesa di soccorsi, viene lì raggiunto e accompagnato in paese da Agnese (Raffaele), la vicepreside della scuola dove dovrà prendere servizio. Insediatosi in una casa gelida senza avere il coraggio di ammettere di non riuscire ad accendere la stufa, adattandosi con le coperte e tenendo i fornelli accesi per scaldarsi, comincerà lentamente a prendere coscienza della malinconia e della rassegnazione che sembra possedere i poco più di trecento abitanti. "La montagna lo fa", gli viene costantemente ripetuto quando si stupisce di quanto lì si debbano cambiare radicalmente certe abitudini: una semplice frase che riassume in sé la spiegazione di quanto l'ambiente particolare costringa l’uomo ad adattarsi. Michele lo capisce, apprendendo nel frattempo di un nuovo problema: la scuola dovrà presto chiudere per mancanza di alunni, appena otto in totale per le cinque classi. Impensabile mantenere un'intera struttura per un numero tanto esiguo di bambini. Se vogliono che resti in funzione se ne dovranno trovare almeno altri quattro, da iscrivere. Come fare? La soluzione la offrirà una notizia del telegiornale...
L'impostazione del film non è differente da quella che già assai di frequente abbiamo incontrato anche nel cinema di casa nostra: l'uomo di città che fatica a integrarsi in una realtà totalmente differente, legata a tradizioni e usanze altrove scomparse (viene in mente UN PAESE QUASI PERFETTO, forse per la somiglianza dell'abitato, arrampicato sui monti). Con la neve che cade copiosamente, le passeggiate insieme ai bimbi in una solitudine naturale accentuata dal silenzio circostante rotto solo dagli ululati dei lupi o dai versi di diverse specie di uccelli, le difficoltà di comprensione di un dialetto talvolta davvero ostico, la diffidenza di uomini e donne in apparenza chiusi, Michele trova conforto solo in Agnese (inutile dire che il nome servirà per agganciare nel finale il celebre brano di Ivan Graziani, cantautore abruzzese), con cui stabilisce una complicità resa al meglio da una coppia d'attori straordinari. Sono loro il vero asso nella manica di un film che per il resto ricalca sentieri battuti andando a bilanciare non senza intelligente ironia battute spesso felici e momenti più riflessivi, con l'occhio sempre puntato al buon cuore dei paesani reso ruvido dalle circostanze ambientali ma pronto ad aprirsi al momento giusto.
Una colonna sonora delicata, personaggi facilmente riconducibili ai tanti che siamo abituati a incontrare in film simili e qualche buona intuizione nel soggetto che movimenta la parte centrale. Il finale al contrario si trascina inutilmente e tutta l'ultima parte cede vistosamente per un eccesso di zucchero e scarsa dinamicità. Tecnicamente il film soddisfa, è a tratti piacevole e pure divertente, ma manca di qualche guizzo che lo possa accendere davvero o di una profondità che lo affranchi da un approccio scolastico e piuttosto facile, per quanto mascherato dal talento dei due protagonisti. La regia di Milani coglie bene l’atmosfera ma talora si adagia un po’ troppo nella routine peccando di incisività.
La ditta Milani-Albanese regala un'altra commedia che si basa sul capire una nuova realtà diversa dalla propria e sulla rinascita. Albanese dà sempre il meglio in questi ruoli e se bisogna ammettere che vari momenti sanno di riciclaggio da film precedenti, il tutto funziona con il giusto mix di risate e pensiero. La Raffaele è un'ottima partner, sia sul fronte comico che su quello drammatico e si rivela efficace la scelta di un cast di supporto del luogo che dà il colore necessario. Qualche momento inserito a forza (il tentato suicidio), ma anche stavolta il risultato è buono.
La coppia Albanese-Raffaele è in uno stato di grazia tale da portare avanti senza intoppi questa pellicola ben diretta da Milani. Vengono mescolati momenti ironici e divertenti con altri più sentimentali che talvolta rasentano lo zuccheroso. Va altresì dato merito al film di aver usato (eccetto i due protagonisti) attori abruzzesi non professionisti, azzeccando bene i loro rispettivi ruoli. Paesaggi invernali che fanno da cornice al tutto. Godibile, compresa la colonna sonora.
Ottima commedia con contenuti drammatici nella grande tradizione italiana (Milani è stato assistente di Monicelli e qui si vede molto bene). Attori bravissimi come Albanese e la Raffaele lavorano splendidamente accanto a non professionisti che usano il dialetto abruzzese come arma comica irresistibile. Riesce ad avere una morale senza essere mai moralistico, e non è poco.
Vero e proprio atto d'amore per una parte dell'Abruzzo montuoso, in cui Milani adatta quella che si può definire senza paura d’essere smentiti una novella zuccherosa e al contempo aspra. Albanese ottimo, d'altronde c'è pure la Raffaele che in questi termini non è da meno; il film si regge in linea di massima grazie al brioso duo perché le "beghe" scolastiche, in mezzo a un glaciale e snervante inverno aquilano, in definitiva non appassionano troppo e, al contrario, le felici intuizioni dei due, talvolta… aiutano non poco.
Non è la prima volta che Riccardo Milani porta al cinema una storia "scolastica", ma questa volta si sofferma sugli alunni di una piccola pluriclasse abruzzese che rischia di chiudere. Come protagonisti abbiamo il duo affiatato Albanese/Raffaele, che cerca in tutti i modi di salvare la scuola. Il registro usato è evidentemente quello favolistico e il buonismo è presente in abbondanza. Per chi mastica di scuola è evidente che ci siano alcune libertà in fase di sceneggiatura che poco si conciliano con la realtà. Detto questo il fllm è piacevole e in un certo qual senso rassicurante.
Convincente, questa commedia diretta da Milani; pur partendo da idee già viste (il protagonista che si trova in un ambiente inizialmente "ostile" ma che alla fine non sarà più tale), li declina in maniera garbata e con spunti per alcune riflessioni. Albanese si conferma buon interprete, qui affiancato da una valida Virginia Raffaele. Non male anche la scelta di servirsi di attori non professionisti. In definitiva un prodotto non certo eccezionale ma che risulta essere in grado di garantire uno svago simpatico e non banale.
Maestro viene assegnato in un paesino abruzzese. La prima parte è pimpante e sfrutta le diversità ambientali, poi il film si incanala sul diritto allo studio e i buoni sentimenti. Troppi gli argomenti trattati (tra cui le differenze di gender, che lasciano il tempo che trovano alle scuole elementari e il tentativo di suicidio, incollato e inutile) quando bastava restare sul tema profughi. La parentesi sentimentale è scontata. Albanese ha solo un paio di intuizioni, brava la Raffaele anche se man mano il suo personaggio evapora. Nota dolente la finta neve.
MEMORABILE: Il saluto tra gli abitanti; L'hackerata al ministero, da film per ragazzi.
Il film di Milani parte bene, con buone idee e ottimi intenti, poi la sceneggiatura si appesantisce di elementi e di siparietti, alcuni dei quali poco opportuni (il tentativo di suicidio, la falsa certificazione di disabilità), che rendono i toni eccessivamente grotteschi. Resta però una buona commedia sull’attaccamento alla terra abruzzese, ben interpretato dalla coppia di protagonisti e dai non-attori della zona.
Per quanto certi meccanismi siano mutuati da note pellicole scolastiche o su piccole realtà, il film ha una sua personalità e punta dritto al sodo: la chiusura delle scuole che porta alla svuotamento dei paesi. Il problema è reale e in aumento, Albanese e la Raffaele lo veicolano molto bene, sia con le parole che con la loro ottima mimica. Si sorride, spesso amaro, anche per tutti i bravi caratteristi e la regia è veloce e spigliata. L'unico episodio, certamente dettato da buone intenzioni, ma che appare un po' scollato da tutto il resto, è quello sull'omofobia. Comunque piacevole.
Come tante commedie italiane è un'opera ben fatta ma che si accontenta del taglio da fiction televisiva. Da un lato Milani fa vedere capacità di ripresa, aiutata dal montaggio. Dall'altro, dopo un inizio promettente e momenti di riflessione amara, la storia si rifugia nel classico tono didascalico e buonista che poco lascia all'immaginazione e all'imprevedibilità. Forzati gli inserti come il tentato suicidio o la storia d'amore. Come personaggi c'è un discreto amalagama, Albanese non tarpa le ali a nessuno ma ogni personaggio ha un inizio e una fine già scritte, senza sorprese.
MEMORABILE: Gli argomenti (veniali) usati per il reclutamento delle figure del paese.
Maestro romano in fuga dallo stress cittadino si fa assegnare come insegnante nell'unica classe della scuola di un minuscolo paesino perso tra le montagne abruzzesi che rischia però di chiudere per mancanza di iscrizioni... Commedia gradevole ma penalizzata da un eccesso di favolismo: nonostante si parli di disperazione mangiata a morsi, il paesino sembra quello del presepe, i personaggi risultano bozzettistici, Albanese non si discosta dai personaggi abituali, persino i lupi sono bonaccioni e così l'invito ad aprirsi al mondo per salvare se stessi rischia di banalizzarsi.
Maestro delle elementari frustrato evade dall'ambiente romano e si fa trasferire in un freddo paesino abruzzese, trovandosi a lottare perché la piccola scuola non venga chiusa. Dramedy piuttosto stereotipata ma meno banale di quanto possa apparire di primo acchito, grazie a certe evoluzioni di plot riuscite e caratterialmente indovinate, pur sempre al cospetto di cliché risaputi (immancabile storia d'amore inclusa). Opera facilmente inquadrabile quanto sincera e non eccessivamente semplicistica, che l'ottima performance di Albanese arricchisce di sfumature emotive. Piena sufficienza.
MEMORABILE: L'arrivo in paese del maestro, sotto i fiocchi di neve e senza l'abbigliamento adatto; La scuola abbandonata; Raccattando nuovi alunni; La partenza.
Discreta commedia un po' furbetta, visti i temi trattati (troppi), che può però contare su un Albanese calato nella parte e su una Raffaele che gli tiene testa, anche superandolo. L'ambientazione selvaggia (paesaggio nevoso e animali) aiuta, compensando qua e là tematiche sociali gestite con una certa leggerezza. Ma alla fine il messaggio arriva a tutti e la simpatia e naturalezza dei bambini fa il resto. Certo, l'epilogo ai limiti del favolesco poteva essere studiato meglio, rendendolo più plausibile, ma nel complesso non è male.
MEMORABILE: "Oh". "Oh"; "Mia sorella dice che qui la rassegnazione si mangia a morsi come la scamorza"; "Qui c'abbiamo solo la partanza"; "Accomoditeve, preche".
Favola all'insegna dei buoni sentimenti diretta con garbo da Riccardo Milani. La storia del maestro che si trasferisce in un remoto paese dell'Appennino abruzzese è un pretesto che il regista usa per parlare di integrazione, del valore dell'educazione scolastica, con un chiaro messaggio ecologista e "slow". Il film è impreziosito dalla magnifica ambientazione e dalla partecipe interpretazione di tutto il cast, sebbene nella parte centrale mostri qualche momento di "stanca" e il finale sia eccessivamente buonista.
Un mondo a parte ma pure un cinema totalmente integrato, favol(ett)a, scritta e vista tante volte, anche se regista e interpreti sono certo bravi a non farcene sentir troppo il peso. Milani realizza una sorta di versione cinematografica espansa e ortodossa dei programmi per l'accesso, esaltando paesaggi e veracità dei cittadini d'Abruzzo ma mortificandone complessità, sfumature, verità in nome di intenti la cui nobiltà non dovrebbe passare necessariamente dalla semplificazione. Stonate e messe lì per far metraggio o "pro loco" le forzate sotto trame. Il cinema non lo dovrebbe fare.
Interminabile, ruffianissima riunione di luoghi comuni sull'integrazione e l'accoglienza, con un pizzico di omofobia che nel caso di specie c'entra pochissimo ma non guasta mai. Si salvano solo i paesaggi abruzzesi splendidamente fotografati e una colonna sonora delicata ed efficace. Dei due protagonisti, meglio la Raffaele rispetto a un Albanese spesso eccessivamente enfatico e che ricorre a espedienti comici già da lui abusati (il verso del grillo è nel suo repertorio da almeno trent'anni). Simpatici i personaggi secondari, ma nel complesso è un film evitabilissimo.
Pellicola niente male firmata Riccardo Milani, che dirige il fido Albanese nelle vesti di un insegnante trasferito in un paesino sperduto di montagna. La vicenda è interessante, seppur a tratti poco originale, ma nel complesso funziona, anche grazie a Virginia Raffaele che risulta ben calata nella parte. Meglio il primo tempo, a causa di una parte finale piuttosto scontata. Rimane un film che merita la visione in ogni caso.
Film grazioso e delicato che racconta di un maestro che vuole cambiare radicalmente la sua vita. Chiede, perciò, il trasferimento in un paesino sperduto di montagna, per trovare una genuinità che a Roma non c'è più. Milani difficilmente fa film dozzinali e, servendosi di attori molto adatti per ruoli del genere, riesce ad affrontare tematiche civiche come, in questo caso, la possibile chiusura di una scuola per mancanza di iscritti. Il film procede sempre con una certa grazia, senza però spunti di particolare rilevanza e con evidenti rallentamenti del ritmo narrativo
Favoletta con il meritorio intento di mostrare lo spolpamento dei villaggi montani (in questo caso abruzzesi), stritolati da modernità e difficoltà logistiche. Peccato che il messaggio finisca per perdersi poi in alcune pozze di melassa tipiche della commedia nostrana. Qualche graffio in più non sarebbe stato male ma Milani (che dà comunque un buon ritmo) non è mai stato un campione di causticità. La poca originalità è compensata dalla regia snella e di mestiere. Albanese al cinquantesimo personaggio sempre uguale, la Raffaele comincia bene ma il personaggio è molto esile. Flebile.
È indubbia la capacità di Milani di girare opere che mescolano elementi da commedia classica con punte drammatiche al fine di raggiungere un risultato che induce alla riflessione. In questo caso la vera protagonista è la provincia più isolata (magnifica la scelta del paesino montano), con le sue difficoltà dovute allo spopolamento. Discreto l'affiatamento fra Albanese e Raffaele, con il primo che si fa preferire soprattutto nella prima parte (il suo arrivo al paese è un picco comico notevole). Qua e là non fila tutto come dovrebbe, ma l'intrattenimento è garantito da un ottimo ritmo.
MEMORABILE: Albanese e la difficoltà nell'accensione della stufa; Il reclutamento di studenti; La visita alla scuola abbandonata.
Un insegnante sceglie di trasferirsi in un paesino sperduto la cui scuola rischia di chiudere. Antonio Albanese e Virginia Raffaele sono due dei pochi attori professionisti del cast, che sanno far girare attorno a loro una macchina ben organizzata con un cast che contribuisce a dare più veridicità a una vicenda di amara realtà sociale sul mondo della scuola e sulle sue preoccupanti prospettive.
Commedia regionale a tinte drammatiche, ambientata tra le fitte nevi della Majella (spiccato uso del dialetto). Siamo in un paesino, dove il maestro/Albanese si reca per un anno pensando a una pausa bucolica ma la realtà è ben diversa. Ambientazione tra folclore e fiaba (forzata la presenza degli animali selvatici così vicini all'uomo) veramente stupenda, una sceneggiatura che regge bene, alcune gag simpatiche e forse un finale idilliaco forzato (dal bambino hacker) ma tutto sommato l'effetto è decisamente gradevole, anche grazie ad Albanese affiancato da una brava Raffaele.
Commedia composta di messaggi positivi e critiche alla società riconducibile al canonico stile di Milani. La storia del maestro che decide di approcciarsi a un differente tipo di vita lasciando il caos di Roma funziona molto bene, gli interpreti sono ben calati nelle rispettive parti (Albanese nei panni del classico uomo idealista è riconducibile ai suoi personaggi consueti) e le ambientazioni sono ottimamente sfruttate. Gradevolissima e divertente anche se a volte penalizzata da un'impronta troppo fiabesca e da qualche elemento di troppo (il suicidio è abbastanza ridicolo).
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DiscussioneReeves • 29/03/24 08:54 Contratto a progetto - 819 interventi
Il preside romano che vende le gomme per l'auto ad Albanese è Claudio de Pasqualis, famoso per essere l'Efisio Mulas della programma di Radio Rai3 Hollywood Party (infatti nei titoli di coda figura come conduttore radiofonico).