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Homesick: Quattro segmenti interconnessi dedicati all’impatto del sesso sulla società consumista, analizzati dal punto di vista del pubblico, della censura e degli ideatori. Spicca su tutti il primo episodio con la coppia Sordi-Di Lorenzo alle prese con una serie di film porno dai titoli più improbabili e l’ultimo con Noiret, che vanta peraltro il dotto intervento di alcuni noti critici cinematografici nel ruolo di se stessi.
MEMORABILE: Lo psuedofilm “Il romanzo di una novizia” in cui compaiono gli assurdi nomi “Sodel Swol” (regia), Gennj Nipposo (attrice) e Peppo Besso (scene).
Luchi78: Da rivalutare, soprattutto per l'interpretazione di Sordi che come suo solito è capace di reggere l'intero film. Effettivamente tutto sembra costruito per esaltare il suo personaggio, dal cast non d'altissimo livello all'ambientazione scenografica in sintonia con la recitazione sordiana, che d'altronde valorizza una commedia di Molière molto leggera. Sicuramente meno divertente del Malato immaginario, ma con qualche chicca tipicamente in stile sordiano: il dirindindin delle monetine è ormai un cult.
Enzus79: I film sulla mafia non mi hanno mai appassionato, però questo Salvatore Giuliano è abbastanza interessante, pur se a tratti noioso. Le inquadrature ed i dialoghi (specie quelli del processo) sono intelligenti e da apprezzare. Anche se Giuliano non si vede, si "sente" la sua presenza. Bello.
Jurgen77: Parodia delle celebre pellicole "peplum" nostrane. Sono qui riuniti tutti i "supereroi" del genere che, ironicamente, dissacrano il genere muscoli e mitologia. Alcuni momenti non sono malaccio anche se nel complesso siamo di fronte a una pellicola povera e girata con approssimazione. L'idea poteva anche essere buona, tuttavia, si ride pochino. Potremmo considerare questo film come un anticipatore di Trinità & co. in versione cappa e spada...
B. Legnani: Non male. Se il film avesse tenuto il livello dei primi 7' sarebbe stato un mezzo capolavoro. Però il livello poi cala (talora di molto), pur riservando arguzie lessicali (il SIFAR, diretto da Tigellino che porta il monocolo come il generale De Lorenzo...) e trovate divertenti (fantastica la colazione con la brioche intinta nella vasca di Poppea, ricolma di latte). Ci sono la Schubert e la Fenech, due anni prima dell'Ubalda. Gran ruolo per Badessi (lo doppia Carlo Romano), che fa Nerone un decennio prima di fare, con Brass, quel Claudio che nel 50 d.C. appunto adottò lo stesso Nerone...
Didda23: Rose è una interior designer che sta cercando di sfondare nello studio di Caroline (Rowan), ma un infortunio occorso al padre (McNulty) la "obbliga" a tornare a casa per aiutare l'azienda di famiglia. L'occasione fa riaffiorire la passione per i tulipani. Commedia sentimentale che si avvale di un cast discreto (volti televisivi più o meno noti) e di una sceneggiatura scorrevole senza alcuna caduta di tono, mantenendo un livello più che soddisfacente in ogni componente. Non riserva alcuna sorpresa, ma la delicatezza del racconto è lodevole.
MEMORABILE: Il "dono" di Rose; L'ibrido di tulipano che non riesce a crescere; Il ritorno a casa.
Parsifal68: Multimiliardario si finge ladro per amore di una scippatrice. Il Celentano attore dell'epoca d'oro è un istrionico giullare che riesce a divertire sopperendo anche a quei momenti in cui la sceneggiatura segna il passo. La Giorgi riesce a stargli dietro, calandosi per la prima volta in un ruolo semi-comico e iniziando una nuova fase della sua carriera che troverà l'apice nel Borotalco di Verdone. Caratteristi bravi, anche se il molleggiato ruba la scena a tutti.
Markus: Un delitto nell'ambito dei prestigiatori fa fuggire la bella assistente di un mago in Messico, dove berrà uno elisir dai poteri soprannaturali... Film con qualche ambizione di troppo, ma che ha il buon gusto della bella fotografia e di qualche seducente ripresa. Sul fronte della vicenda, estrapolata da un romanzo, non c'è molto da rallegrarsi: amalgamare commedia pseudo brillante e spionaggio non è sempre operazione facile. Infatti, su questo fronte, Clare Peploe (moglie di Bernardo Bertolucci) non eccelle. Bridget Fonda si gode il momento.
Gabrius79: Un film che nelle intenzioni vorrebbe far divertire e invece a causa di una sceneggiatura scarna si sorride ben poco, nonostante il buon cast. Giusti non funziona al meglio e talvolta appare opaco, meglio va con Ballerina, Abbrescia e Calabresi che peró non appaiono così spesso. La Goggi e un ottimo ma sprecato Wertmüller sono relegati a piccole parti. Fastidioso il ragazzino che dice “bitch” in ogni frase. Curiosi camei di Tardelli, J-Ax, Garinei, Delogu e Stokholma, ma a nulla servono per risollevare le sorti della pellicola.
Pessoa: Un semi-esordiente Caiano rifà Zorro con pochi soldi e al posto della Volpe troviamo il Coyote a difendere i messicani dai soprusi degli Yankees. A dispetto della sua natura derivativa, il film contiene i prodromi del nascente spaghetti-western prima che Leone tracciasse definitivamente le linee guida del genere. La regia denuncia comunque una certa inesperienza che viene fuori soprattutto nelle scene d'azione, anche se alcune inquadrature rivelano già una buona mano. Discreta prova dell'esperto cast, che riesce in qualche modo a tenere in piedi il film. Una chicca per appassionati.
Piero68: Come tutte le prime di certi artisti comici italiani di successo è sicuramente un film riuscito. Le gag incalzano, il ritmo è buono e il cast è un bel miscuglio di caratteri diversi che, in un modo o nell'altro, lasciano il segno. Anche la sceneggiatura è efficace nonostante la sua semplicità. Inutile dire che molte macchiette e/o molte caratterizzazioni riportano al teatro di De Filippo e attori come Salemme, Casagrande, Buccirosso e Izzo danno una degna continuità. Peccato che come tutti i film simili col tempo perde in credibilità.
Gius: Senz'altro uno dei più divertenti film di de Funès, commedia degli equivoci eccellente. Alcune trovate geniali e spassose lo rendono senz'altro superiore ad altri film dello stesso attore, che qui interpreta un industriale nautico; licenzia un suo progettista che si rivela poi essere un geniale inventore e possessore del Merluzzetto a vela, l'imbarcazione che dà il titolo al film. Nel cast anche Franco Fabrizi, avversaro di De Funès. Particolarmente riuscita la scena nella chiesa con il pulpito semovente.
Matalo!: Scintillante western in cui è il ritmo a farla da padrone; il senso di fondo è che l'efficienza (americanissima) è cieca di fronte al reale volto dei fatti che non son quel che sembrano. Così questo brillante manipolo di esperti dovrà fare i conti con le strette dell'imperialismo. Questo Brooks lo descrive prima di Peckinpah e degli spags politici. In più ha un senso dello spettacolo che lascia senza fiato. Donne bellissime nel film; la Cardinale come non mai, di più Marie Gomez, dal corpo incredibile e coraggio da vendere. Attori in stato di grazia.
MEMORABILE: Forse Damiani ha pensato a Marie Gomez per il personaggio della Beswick in [f=650]Quien Sabe[/f].
Pigro: Giusto Sordi poteva affrontare e vincere la sfida di un remake del Signor Max con De Sica, che qui torna per dare un bonario e divertito imprimatur. La doppia vita dell’edicolante-conte è il paradigma di chi aspira a un’altra condizione scoprendone gli inganni: piccola morale borghese, che si trasforma in perfetto gioco di incastri comici in cui Sordi sta a proprio agio, aggiungendo questa identità al ricco panorama di maschere popolari che combattono quotidianamente tra sentimento e sfide di una socialità rampante. Piacevole.
Capannelle: Premier belga costretto a uccidere la presidentessa americana per salvare la propria famiglia. Nella prima ora l'idea regge, ma la costruzione appare televisiva, sfilacciata. Poi circa mezz'ora di tensione dovuta al colpo di scena che però porta a un epilogo ancora meno credibile delle premesse. Non è da buttare, fa il verso a varie pellicole a stelle e strisce ma più attenzione nella scrittura era doverosa.
Saintgifts: John Ford porta ancora in primo piano la differenza tra i "civili" pionieri e i selvaggi indiani. Rimane abilmente in bilico tra i diversi modi di vivere, le religioni, gli orgogli di appartenenza, senza mai prendere apertamente le parti di nessuno. Una scena molto esplicativa mostra Elena, messicana rapita dai comanche e per 5 anni moglie di Orso di Pietra, che si fa ancora il segno della croce ma prega prontamente nel modo indiano, alla morte del marito. Nonostante l'importanza del tema, le parti migliori sono quelle umoristico-ironiche.
Ruber: Commediola americana fine anni '80 con una Goldberg agli albori della sua carriera, che accettava anche parti abbastanza banali prima di sfondare nell'olimpo del cinema. La storiella è semplice, la classica ladruncola dalla doppia vita che commette furti su commissione e si trova invischiata in un omicidio. Trama già rivista più volte, tuttavia proprio la sua semplicità fa si che il film scorra velocemente senza annoiare e strappa anche qualche risata per via di una Goldberg sempre vivace e divertente.
MEMORABILE: L'inseguimento sulle ripide strade di San Francisco con la Goldberg in moto!
Paulaster: Poliziotto romano segue una pista fino a Milano per vendicare la morte di un amico. Sorta di remake di Beverly Hills cop con l’accostamento alla figura dello sgamato Montesano di qualche componente comica (perlopiù elementare) da parte di Pozzetto. I comportamenti romaneschi si confanno alle investigazioni poco ortodosse, ma gli sviluppi sono scarsi (l’infarto a letto, il morto nella sauna). Nel finale si può apprezzare l’inseguimento in laguna per il fascino della location, ma lo svelamento della verità, con conseguente rapimento, è ridondante.
MEMORABILE: Pozzetto che annusa le banconote; La sparatoria per le scale; La cimice sotto al letto; La cartolina da Calcutta; La bambolina riempita di cocaina.
Puppigallo: Innocuo filmetto per famiglie (e fin qui non ci sarebbe nulla di male), ma con l'aggravante di un mostro del lago che va oltre il ridicolo (un mega trichecone flaccido e sdentato assolutamente inguardabile). E visto che l'unico perchè di questa produzione è proprio rappresentato dal mostro, bisognerebbe, come minimo, prendere a calci nel sedere chi lo ha pensato, progettato e realizzato. Se poi si pensa che il resto è un po' di melassa, cattivoni all'acqua di rose e dialoghi appena sopportabili, il pollice non può che essere verso.
MEMORABILE: Il bambino alla sciroccata: "Perchè stai correndo?". E lei: "Perchè non so volare".
B. Legnani: Questo Ercole assomiglia molto ad Ulisse: astuto, fa naufragio nell'Atlantico, ha un amico di nome Diomede! Film davvero misero, che allunga il misero brodo con interminabili danze e con lunghe scene guerresche mal portate sulla scena. Spesso si cerca la scena ieratica, ma si cade nel ridicolo, a partire dai soliloqui del re prigioniero. Recitato maluccio. Qualche volto caro: Franco Fantasia e Antonio Acqua. Insalvabile, comunque.
Ciavazzaro: Sufficiente. Meglio di altre produzioni vanziniane recenti, ma i limiti rimangono e anche ben marcati. Ci sono Carol Alt (e questo rende gradevole per certi versi la visione), l'insopportabile Matteo dei Cesaroni e la Stella che fa la Pravo (dimostrandosi però un'orrenda brutta copia). Non tutto fa pena, ma il livello è medio-basso.
Noodles: Viene da chiedersi: Mario, ma che combini? Effettivamente, dietro questo mediocre western la mano di Bava si vede solo in un certo gusto fotografico. Per il resto è un film con una trama dozzinale, scontata e piena di buchi, con personaggi privi di spessore. La vicenda ha ben pochi sussulti e annoierà anche i fan più accaniti del genere. Cast che non riesce a dare colore ai rispettivi ruoli. Non male invece la colonna sonora, forse uno degli aspetti più riusciti. Mario Bava era geniale nell'horror; qui fallisce.
Gestarsh99: Anno nuovo, vita vecchia per il 12enne Greg, salito di pochissimo nelle gerarchie scolastiche e familiari di questo simpatico sequel kinneiano. Qui l'occhio della cinepresa si concentra meno sull'interno scuola per dare maggiore visibilità ai problematici conflitti tra fratelli, anche se spesso alcune situazioni vengono lasciate in sospeso o appena accennate, senza fornir loro il tempo utile per rendersi parti integranti della trama. Fattore vincente resta il fatto che il film diverta e intrattenga senza ricorrere a petulanze pedagogiche o al ricatto della volgarità a tutti i costi.
MEMORABILE: La macchia di cioccolata sul retro dei pantaloni del protagonista, scambiata dalla folla per "qualcosa di più grave"...
Qed: Frammenti di esistenze più o meno distanti abbozzano una sineddoche ("alcune vite" per "la vita"), il risultato è riuscito e senza forzature: il gioco delle parti che a ciascuno tocca suo malgrado, con gli intoppi, le felicità, le inerzie, le prospettive distorte, le apparenti banalità. Alcune sequenze hanno momenti di debolezza, con qualche insistenza eccessiva; resta però il merito indiscutibile di lasciar spazio (forse persino troppo libero) alla riflessione, specialmente su sé stessi. Cast sbalorditivo, musiche e fotografia adeguate.
Deepred89: Un Banfi fantastico e in totale stato di grazia salva un film altrimenti pessimo. L'attore pugliese è davvero scatenato e riesce a far ridere nonostante un copione becero e scontatissimo, con un'infinità di battutine che senza il suo supporto non riuscirebbero a strappare nemmeno un vago sorriso. Tutto il resto, escludendo forse Vitali, la Coluzzi e la comparsata di Diogene, è da buttare, dalle ambientazioni poveristiche alla brutta colonna sonora. Terribili Geleradini e la Rizzoli. Squallido, ma si ridacchia.
Enzus79: Un buon film. Però da Collateral sembra che il buon Michael Mann abbia fatto passi più indietro che avanti. Le scene delle sparatorie sono comunque girate benissimo, ma quello che manca a questo film è l'interpretazione degli attori, qui al di sotto del loro livello standard. Bella la colonna sonora.
Rambo90: Terzo capitolo della serie iniziata nel 1998. La storia è più originale rispetto ai capitoli precedenti, ma il film perde ancora terreno rispetto agli altri. Comunque è un buon action, piacevole e divertente, con tante situazioni indovinate e un ottimo lavoro di squadra da parte della coppia Chan-Tucker. Ottima la lunga sequenza d'azione finale con le spade. Cameo di Roman Polanski.
Pigro: Difficile essere originali in una commedia sullo scontro tra suocera e nuora, e questo film conferma le preoccupazioni, nonostante l’arretramento del solito conflitto al momento pre-matrimoniale. Fortunatamente alcune situazioni che smuovono al riso e soprattutto la verve interpretativa di Jane Fonda tengono a galla questo racconto, dal plot piuttosto scialbo, sulla dog-sitter precaria che vuole impalmare il rampollo (alquanto lesso) di una ricchissima ex star tv. Comunque si passa senza problemi un’ora e mezza, e già questo è tanto.
Rambo90: Avventura bellica poco plausibile ma dalla sceneggiatura movimentata, tanto da tenere banco per tutta la durata, con una buona tensione soprattutto nel momento in cui comincia la lunga parte sul treno. Sinatra e Howard offrono performance corrette e professionali, alla guida di un cast molto variegato in cui colpisce anche Celi (un po' meno la Carrà). Belli gli scenari e al cardiopalma il finale al confine con la Svizzera. Buono.
Lucius: Vagamente ispirato al cinema di Antonioni, si traduce in un'opera senza uno stile proprio. Più che le immagini è la colonna sonora triste ma bella a farla da padrone. Ambientato negli anni 50 tra sfilate di moda, champagne e molta malinconia (con qualche caduta di stile, tipo quando lei si toglie le mutandine e le dà al Conte come ricordo, mentre il vento le alza la gonna in stile Marilyn facendo intravedere tutto), il film narra della vita di un giovane conte e di una donna accompagnata da uno zio omosessuale dichiarato. Troppo di testa.
Rambo90: Sei episodi di rara pochezza. A guardare stile e argomento (corna e infedeltà) sembra essere tornati alla commedia anni '60 ad episodi. Peccato che qui manchino anche comici o attori brillanti di una certa verve, perché a parte qualche uscita di Mastandrea (soprattutto in duetto con la Cervi) anche il cast è trascurabile. Scamarcio come attore brillante funziona poco e qui mostra limiti espressivi, la Chiatti sbraita ma è poca cosa, Gallo monocorde e dai tempi stracotti. Si salva la regia spigliata e una colonna sonora da comedy americana.
124c: Se la pellicola del 2004 spostava le vicende di re Artù all'epoca dell'impero romano regalandoci una Ginevra guerriera, questo mescola la leggenda del ragazzo che estrae la spada magica dalla roccia con le avventure di Robin Hood e il trash dell'Hercules di Sam Raimi col risultato di presentare al pubblico un film senza guizzi e sconfitto fin dai primi minuti. I tempi di Excalibur di John Boorman sono lontani, ma anche quelli disneyani de La spada nella roccia, nonostante gli imponenti effetti speciali e un Jude Law cattivo al punto giusto.
Reeves: L'idea di ambientare la storia in un'Indocina antecedente al conflitto in Vietnam che come sappiamo ha reso famosa cinematograficamente (e non solo...) quella parte del mondo è il pezzo forte del film. Per il resto tanta azione senza senso, situazioni viste e riviste e un fastidioso senso di inutilità dissimulata dal fragore dei vari rumori e da un montaggio troppo rapido.
Piero68: Nonostante sia considerato un "film minore", in Italia non sia nemmeno passato per le sale cinematografiche e abbia ricevuto ben 3 nomination ai Razzie Awards, questa pellicola è sicuramente migliore rispetto a tanti lavori cui ha ultimamente partecipato Eddie Murphy. Non una grande sceneggiatura (è una favola moderna) né tantomeno gag ricercate, però un grandissimo campionario di mimica facciale da parte del comico come non si vedeva da anni. E uno dal potenziale di Murphy, si sa, sa far ridere anche solo così. Cast di contorno nella media. Godibile.
Stubby: Il film è quello che è, ma il "lato B" della Cassini vale da solo la visione del film; del resto fu fatto apposta per questo motivo e possiamo tranquillamente affermare che tutto ruota attorno ad esso! Cast che farà la gioia degli aficionados della commedia sexy all'italiana.
Siska80: Un personaggio della levatura di Alda Merini avrebbe meritato molto più di una mediocre fiction dalla durata media che vale la pena di esser vista giusto per la parte che ne racconta la giovinezza tormentata dedita già alla poesia, i comportamenti sui generis (suonava il piano al contrario, da dietro la tastiera) e la grande voglia di vivere e d'amare che l'hanno portata a esser rinchiusa in manicomio. Non male l'interpretazione del cast e la ricostruzione dell'epoca, ma ciò non basta a tappare i buchi della sceneggiatura e di un prevedibile stile narrativo in modalità flashback.
Diamond: Remake di uno dei meno convincenti film di Miike uscito quando l'eco dei remake occidentali di horror jap si stava già spegnendo. La buona idea di base purtroppo non viene ben valorizzata al meglio con uno svolgimento molto standard tra i soliti sbalzi di volume e le solite situazioni. Molto male l'esorcismo, benino la parte in ospedale, fiacco il finale. Qualche morte discretamente congegnata non può bastare.
MEMORABILE: In negativo: "Esci da questo telefono"; In positivo le visioni poco prima della morte.
Puppigallo: Parte piuttosto bene, con suggestive, rapide riprese notturne e con una protagonista di poche parole, che parla però con la sua abilità nella guida. Poi prosegue con una continua fuga da chi il cittadino dovrebbe proteggerlo, con un "poliziotto" anche simpaticamente eccessivo nel personaggio ma che inizia a rendere il tutto sempre meno plausibile. E questo è il preludio di un terzo atto finale in cui sembra che la pellicola impazzisca, come la maionese, in mano al regista, rambizzando la ragazza e concludendo in maniera favolesca. Poteva essere, ma non è stato.
MEMORABILE: Le "mezze" misure; Nel parcheggio custodito, spesso in retro; "È la mia gatta, si chiama Pallina, ti piace?". "Mi sembra brutta e cattiva".
Faggi: Ecco una di quei film da un quinto di pallino (con generosità). Oggetto assai triviale e sconclusionato, spesso irritante, non divertente sotto il profilo del trash in similpelle erotica di piglio novantiano; ha nelle presunzioni patinate e nelle balordaggini sociologiche i sui punti più bassi. Che dire della protagonista? Una disponibile bella gnocca, senz'altro... Ma ciò può bastare per salvare la baracca dalla condanna in via definitiva alla pena dell'inguardabile?
Paulaster: Il gruppo di volti femminili che ha fatto scuola al "Saturday Night Live" viene riunito per imbastire una commedia sull’ultimo scampolo di leggerezza della mezza età. Loro ci sanno fare perché hanno la vis comica e il ritmo è da teenager, ma i contenuti sono stantii e volgarotti. Ci si attacca ancora alle droghette che fan simpatia e a voglie pruriginose che son fuori tempo, per la comitiva. Qualche buona battuta all'inizio, poi rimane solo il vuoto dove gli incidenti vari son grossolani e la morale da due soldi è in agguato.
MEMORABILE: Il primo balletto delle due; In negativo: il carillon.
Alex1988: Operazione insolita per Willis, che interpreta un poliziotto antieroe e antimacho. Il plot è poco originale: poliziotto deve scortare un galeotto in tribunale entro due ore (le "due ore" del titolo); in quelle due ore succederà di tutto. L'azione, ovviamente, non manca e Willis fa di tutto per uscire dal cliché, ma sembra tutto già visto. Discreto.
Belfagor: Da Spielberg temevo una baracconata con sentimentalismo posticcio, invece questo adattamento dell'omonimo romanzo di Dahl riesce a ricreare la magia della storia senza rinunciare all'umorismo. Sebbene il ritmo non sia costante e alcune sequenze siano tirate troppo per le lunghe, le avventure del Gigante e della piccola Sophia (che risulta simpatica, a differenza di molti pargoli spielberghiani) coinvolgono fino alla fine. Da vedere su grande schermo per apprezzare al meglio le ambientazioni e gli effetti speciali di livello sorprendente.
MEMORABILE: Il gigante si muove per Londra senza farsi notare; La forgiatura degli incubi; L'effetto dello sciroppio sulla regina e sui Corgi.
Harrys: Sfornare un film così originale e innovativo ai giorni nostri rappresenta un'impresa titanica. A supportare una sceneggiatura di ferro (nichilista, sadica, carica di enfasi drammatica) ci pensa la maestosa regia di Fincher, capace di non rendere mai banale un trio protagonista dall'apparente vulnerabile consistenza: un Pitt alle prime armi, un Freeman sulla soglia della pensione, uno Spacey psicotico messia. Ambientazione urbana opprimente, come nella migliore tradizione noir. Da antologia la sequenza finale. La saga di Saw gli deve molto. ****1/2
Scarlett: Obbrobrio preistorico, se era questo il tentativo; se invece vogliamo considerarlo un fantasy è pessimo in egual misura. Una storia davvero patetica e scontata con il solito supereroe di turno eletto da chissà che, un finale ridicolo; non ci si aspetta una roba simile; o meglio, la si aspetta, ma si spera non avvenga; invece... Vogliamo salvare giusto qualche effetto speciale, la resa del mammuth e l'idea di base, ma per il resto è quasi da buttare.
Zio bacco: Sciagurato tentativo di rinverdire il decamerotico, con un tocco di comicità che tristemente non perviene. È un film recitato male e dai dialoghi assurdi. La scelta del cast, poi, ricade su attori totalmente inadatti al ruolo, oltre che su bellone da ornamento. Dall'inizio alla fine è un susseguirsi di gag puerili e non si ride neanche sotto tortura. Lascia perplessi la scadente qualità della fotografia e del montaggio: sembra infatti un film molto più vecchio dei suoi anni. Improponibile.
Rocchiola: Giallo che rimanda ai thriller politici degli Anni 60, un po' fiacco nella prima parte ma non privo di fascino grazie alla contrapposizione tra bene e male e tra vero e falso che da sempre è alla base dell'opera polanskiana. La presenza di poche persone in un ambiente isolato, l'elemento acquatico, i cieli plumbei e piovosi e l'amaro finale che nega lo svelamento della verità sono caratteristiche tipiche del regista. Cameo di Wallach all'epoca ultra-novantenne. Qualcuno ha accostato la figura fittizia di Lang a quella reale di Tony Blair.
MEMORABILE: La gita in bicicletta sull'Isola alla ricerca di indizi; Il finale in strada con i fogli del manoscritto che volano nell'aria; L'incontro con Wallach.
Pigro: Commedia spiritosa che ci immerge tra i pettegolezzi del vicinato e lo sciopero della parola di bambini che vogliono la tv. Più che il merito (temi topici di Ozu: scontri generazionali, relazioni sociali, ricerca del lavoro), svolto con garbo e levità come in un film per ragazzi (la gara di peti!), convince la raffinata ricerca visiva, che inchioda le persone (ma controcampi esasperati) in rigorose geometrie d’interni: le abitazioni diventano orizzonte quasi esclusivo e totalizzante, con angoli che tagliano le inquadrature in modo modernissimo.
Puppigallo: Innocuo filmetto per famiglie (e fin qui non ci sarebbe nulla di male), ma con l'aggravante di un mostro del lago che va oltre il ridicolo (un mega trichecone flaccido e sdentato assolutamente inguardabile). E visto che l'unico perchè di questa produzione è proprio rappresentato dal mostro, bisognerebbe, come minimo, prendere a calci nel sedere chi lo ha pensato, progettato e realizzato. Se poi si pensa che il resto è un po' di melassa, cattivoni all'acqua di rose e dialoghi appena sopportabili, il pollice non può che essere verso.
MEMORABILE: Il bambino alla sciroccata: "Perchè stai correndo?". E lei: "Perchè non so volare".
Il Gobbo: Già amiamo poco i decamerotici in generale, se poi ci tocca accettare, come seduttore tanto infaticabile quanto irresistibile, Piero Focaccia la nostra pazienza viene sottoposta a una prova eccessiva: e chi si credeva, Mal? E con la Beneamata, poi? Vade retro. Decorosa fattura, come sempre bravo Garrone, inopinata presenza (in voce, doppia D'Orsi) di Nando Gazzolo, belle passerone, solita noia. Perdibile senza rimpianti, solo per ultras o archivisti del genere.
Il Gobbo: Un ufficiale nordista tiranneggia la città di Springfield (sic! Come nei Simpson!), a contrastarlo arriva il ranger Sando Kid (ebbene sì). Questo e il titolo esauriscono la recensione. Scritto e anche diretto, secondo Aldo Sambrell, da Sergio Bergonzelli, nonostante la firma di Klimovski. Nelle versioni estere caos totale, in quella tedesca un personaggio si chiama Halleluja, in quella spagnola spunta fuori il sempre comodo Sartana... Pasticciato.
Cotola: Il film fa parte di un dittico insieme a Tarda primavera di cui riprende temi e situazioni (e più in generale ripercorre tante tematiche care al cinema del regista), con un tono più leggero e a tratti quasi comico: si veda il terzetto maschile e ci sono anche diversi equivoci. Il linguaggio, sempre elegante, è di una semplicità disarmante (praticamente la mdp è sempre fissa) ma non per questo povero; ritmi e tensione narrativa sono molto differenti dal cinema occidentale, ma non è certo un difetto.
Domino86: Abbiamo a che fare con uno spunto classico da commedia nel quale, stando al passo coi tempi, cambia un po’ il personaggio "da nascondere" alla famiglia. Nel complesso si segue con piacere e ci si interessa alla vicende dei vari caratteri presentati. Nulla di eccezionale accade ma non è quello che ci si deve aspettare quando si assiste a film così. Senza infamia e senza lode, fa il suo.
Capannelle: Premier belga costretto a uccidere la presidentessa americana per salvare la propria famiglia. Nella prima ora l'idea regge, ma la costruzione appare televisiva, sfilacciata. Poi circa mezz'ora di tensione dovuta al colpo di scena che però porta a un epilogo ancora meno credibile delle premesse. Non è da buttare, fa il verso a varie pellicole a stelle e strisce ma più attenzione nella scrittura era doverosa.
Capannelle: Di scarsa qualità ma un minimo godibile. I dialoghi sono imbarazzanti, la recitazione approssimativa nessuno escluso e anche per il doppiaggio si è andato al risparmio. E' la componente trash a dargli qualcosa, ben esplicata dall'intersecarsi delle storie tra i quattro improbabili protagonisti. La Marini si libra veloce tra i campi e istituzionalizza il rodeo con la mortadella. E soprattutto lotta per tutto il film con due aspetti: primo migliorare la dizione, secondo riuscire ad avere un rapporto sessuale senza prenderlo nel didietro.
Renato: Film corale girato sullo sfondo della Sei Giorni di ciclismo al Palazzetto dello Sport di Milano. Tante piccole notazioni felici contribuiscono al ritmo del film, anche se tutte le vicende restano sullo sfondo di quella principale con la coppia Gemma-Angelillo (davvero mal assortita); moltissimi gli attori presenti, alcuni dei quali in degli insoliti ruoli seri (Salvi, Roncato, lo stesso Nicheli). Interessante, anche se gli accenni a doping e terrorismo buttati là e risolti in 30 secondi lasciano un po' il tempo che trovano.
Daniela: A parlar male di un film così edificante ci si sente cattivi ma quante volte abbiamo assistito alla parabola di un vecchio burbero il cui cuore indurito si scioglie donandogli una seconda possibilità? Tante e questa non offre nulla di nuovo, anzi riesce ad irritare per alcune ruffianerie troppo palesi, mentre l'Havana dove tutti parlano la stessa lingua risulta una cornice esotica banale e poco caratterizzata. Nel cast Nero, ancora prestante, si salva grazie al mestiere ma senza apparire particolarmente ispirato per cui non si comprendono le lodi ricevute.