Curiosa operazione. Dovrebbe essere un remake dell'omonimo film francese del 2012, a sua volta esplicito omaggio (a detta dello stesso regista) ai MOSTRI di risiana memoria, ma nel suo “ritorno in patria” il film cerca di completare il recupero rifacendosi al modello originale e ripescando dai francesi esclusivamente due episodi, i più significativi: quello in cui un marito (lì Dujardin, qui Mastandrea) si fa spingere dalla moglie a confessare il tradimento aprendo una crisi in famiglia e quello in cui un impiegato d'azienda (lì ancora Dujardin, qui Scamarcio)...Leggi tutto in trasferta coi colleghi si ritrova a cercare disperatamente una compagnia sessuale per la notte. In questi due episodi il ricalco è pressoché totale e il confronto perso: il vantaggio dell'originale è evidente, in termini di scrittura e financo di interpretazione, al di là delle corrette prove offerte da Mastandrea e Scamarcio. Ma il resto? Eliminato l'unico episodio con protagonista Lellouche alle prese con la lolita di turno, vengono anche sostituiti quelli in cui i due attori francesi agivano in tandem, quelli più brevi che fungevano da stacchi e quello più dichiaratamente comico e corale della riunione tra “infedeli anonimi”. Insomma, il remake è molto parziale e l'operazione meno interessante. Laddove era divertente (proprio come nei MOSTRI) ritrovare i due mattatori alternarsi in ruoli da protagonisti e comprimari, qui ciò che viene aggiunto sa di posticcio, con agganci alla commedia a episodi dei nostri Anni Sessanta (sempre guardando al classico risiano come modello principe, sia chiaro) del tutto pretestuosi. Gli episodi in questione sono sostanzialmente due: il primo vede Mastandrea (calvo!) dire alla moglie di andare alla partita di basket per rifugiarsi invece in un locale dove poter consumare del sesso a pagamento infilando sappiamo cosa nel buco di una parete al di là della quale sta una pronta “signorina”, il secondo inquadra Scamarcio nei panni di un marito la cui moglie (Chiatti) si dice convinta di averlo visto in un albergo assieme a un'altra donna. Il primo lo si potrebbe immaginare facilmente interpretato da Manfredi (più che da Tognazzi), il secondo da Gassman, anche perché le musiche utilizzate come sfondo ammiccano spudoratamente a quegli anni. Ma sono episodi trascurabili (salvo qualche piccola idea nell'uno e nell'altro). Si era allora partiti meglio con il prologo breve in cui Massimiliano Gallo si arrampicava virtuosisticamente sugli specchi per giustificare alla consorte inviperita la propria irreperibilità telefonica, mentre aggiunge poco o nulla (peggiorando disgraziatamente il tutto con un'ultima immagine dei due protagonisti travestiti da donne) l'epilogo al ristorante. Nel complesso un'operazione maldestramente condotta che non sfrutta - se non parzialmente - i punti di forza dell'originale francese e che peggiora le cose quando se ne allontana. Il più centrato - parte da un'dea particolarmente felice - si rivela l'episodio con Scamarcio in albergo coll'azienda, che fa ripensare a come negli INFEDELI d'oltralpe lo si fosse un po' sottovalutato: diverte nel descrivere la disperazione dell'uomo pronto a tutto pur di imbarcarsi in un'avventura amorosa. Scomparsa ogni traccia di sesso più esplicito che conduceva nel 2012 a un epilogo a suo modo scioccante (richiamato blandamente qui dal doppio travestimento al ristorante), il riappropriarsi della formula si concretizza in un film che ha indubbiamente qualche buon momento ma che nel complesso si rivela piuttosto insignificante e deludente.
Nel mondo intricato delle relazioni d'amore il tradimento è una delle opzioni che va per la maggiore al giorno d'oggi. Stefano Mordini basandosi su di una commedia francese ci propone cinque episodi di vita quotidiana tanto grotteschi quanto per certi versi divertenti. Sia che mentano, sia che confessino, i protagonisti sembrano persone vinte dall'ineluttabilità degli eventi che si sentono legittimate dalle proprie azioni. Il quadro generale è sconfortante perché mette ancora una volta in discussione l'onestà e la veridicità dei rapporti familiari. Molte bene il cast maschile.
MEMORABILE: Mastandrea ossessionato dai glory hole.
Sei episodi di rara pochezza. A guardare stile e argomento (corna e infedeltà) sembra essere tornati alla commedia anni '60 ad episodi. Peccato che qui manchino anche comici o attori brillanti di una certa verve, perché a parte qualche uscita di Mastandrea (soprattutto in duetto con la Cervi) anche il cast è trascurabile. Scamarcio come attore brillante funziona poco e qui mostra limiti espressivi, la Chiatti sbraita ma è poca cosa, Gallo monocorde e dai tempi stracotti. Si salva la regia spigliata e una colonna sonora da comedy americana.
Cinque episodi sul tema del tradimento in un remake italiano di una fortunata commedia francese. In comune i personaggi maschili hanno debolezza e meschinità e si contrappongono a figure femminili più forti, determinate a scoprire i tradimenti dei partner. Il film si fa apprezzare per le buone interpretazioni degli attori che rendono bene la fragilità dei propri personaggi ma è limitato da sceneggiature non impeccabili che non "scavano" sufficientemente nella psicologia dei personaggi, con l'eccezione dell'episodio interpretato da Mastandrea e dalla bravissima Valentina Cervi.
Pillole di infedeltà che traggono spunto (o calcano pari pari) la precedente pellicola, senz'altro più esilarante. Ma. Se a questo remake mancano quel piglio e quelle atmosfere in cui, ça va sans dire, le commedie francesi sono pressoché imbattibili, è anche vero che va apprezzata l'idea di riportare sullo schermo tagli cinematografici tipicamente anni 70 dal ritmo scorrevole e dalle riuscite interpretazioni. Su tutte l'ironia del bravo Scamarcio e la goffa tenerezza di Mastrandrea, che rendono gustosi un paio di episodi. Le altre storie non spiccano ma sono comunque godibili.
Superfluo remake italiana di una commedia francese ad episodi sul tema del tradimento, il film ruzzola tra i luoghi comuni e la narrazione inutile. Attori sotto tono, imbolsiti nella parte, con una recitazione a tratti passabile più che un sorriso strappano lo sbadiglio. Fotografia fastidiosa, regia balbettante con inserti superflui in lotta con una sceneggiatura frammentata e inconcludente. Peccato.
Se non sapessimo che di remake si tratta non potremmo non pensare a una scimmiottatura delle pellicole ad episodi degli anni 70 italiani, in cui spesso si portava a casa il risultato grazie ad attori in forma smagliante. Così, tuttavia, non è, e cronologicamente e per un cast che galleggia nei cinque episodi senza incidere in alcun modo, l'unico degno di nota è il secondo segmento, con Mastrandrea\Cervi, tutto il resto è qualunquismo con attori fuori ruolo. Spicca, ahimé in negativo, il bravo Scamarcio, completamente disorientato.
Parziale remake del francese Gli infedeli, dal quale curiosamente copia solo due degli episodi. Il film di Stefano Mordini va alla ricerca di una commedia a episodi in stile Anni '60 aggrappandosi agli stilemi che la caratterizzavano: peccato che l'Italia e gli italiani non siano più così interessanti, tanto da far quasi rimpiangere l'imperfetta opera di derivazione con ben più verve e una Francia dove ancora splende il sole del buon cinema che incassa e non solo. Scamarcio e Mastandrea fanno quello che possono e in parte coprono le magagne. In ogni caso scorrevole.
Cinque episodi sul tema del tradimento. Argomento trattato senza particolari spunti riprendendo lo stile della commedia di costume. Si parla di gelosie, confessioni e (ovvie) bugie con cadute di stile tipo “com'è la tua passera” o con il memorabile “sbrogliamo questa matassa di narcisismo”. Scamarcio scimmiotta Richard Gere, Mastandrea varia solo l’acconciatura, Gallo ha poco spazio; meglio le donne. Conclusione banale che non fa neanche sorridere.
MEMORABILE: Il biglietto “Ti amo” mostrato a tutti; Il buco nel muro; Le presunte traveggole della Chiatti.
Serie di quadretti di commedia erotica, alcuni più riusciti di altri, molto divertenti e leggeri che intrattengono piacevolmente lo spettatore e riportano i meno giovani indietro nel tempo alle commedie piccanti d'autore degli anni Settanta, pure nello stile registico. Anche se in realtà il soggetto non è originale, né vuole esserlo, la realizzazione è di qualità e la recitazione dei protagonisti di ottimo livello. Assistiamo quindi a un divertissement senza pretese ben girato da Mordini e dalla sua troupe.
Film a episodi incentrato su infedeltà e cornificazioni che naviga nella noia e lascia poco spazio a momenti riusciti. Gli episodi un po' più decorosi sono quello con Mastandrea e la Cervi e quello con Scamarcio e la Chiatti, ma si tratta davvero di una sufficienza stiracchiata. Purtroppo manca il carisma degli attori, affossato da una sceneggiatura incolore.
Purtroppo arrivare alla fine rappresenta una lieta notizia e dei quattro episodi ti rimane poco. Terribile quello di Mastandra ridotto a un erotomane calvo e abbastanza prevedibile quello dello stesso attore con una scoppiettante Valentina Cervi. L'episodio 2 ci regala un inedito Scamarcio ridotto a mendicare sesso a destra e manca, che a tratti diverte anche se pare insistito. L'episodio con Scamarcio e la Chiatti è invece quello più cinematografico (anche se non particolarmente originale, anzi decisamente classico).
Ottimo film che richiama la commedia all'italiana anni '60, dai simpatici episodi alle musiche. Anche se non ci sono più i mostri sacri dei film di Monicelli e Risi, i vari Scamarcio e Mastandrea fanno del loro meglio mettendo insieme quanto di più paradossale sul tema infedeltà. Riuscita la caratterizzazione del personaggio di Scamarcio in trasferta con i colleghi dell'azienda per cui lavora. Forse è proprio nel già visto la chiave di questa pellicola, che non risparmia gli stereotipi sul maschio italiano e il tradimento per il gusto di tradire. Non originale ma gradevole.
MEMORABILE: Scamarcio nel bagno da solo... con la mano destra.
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Devo dire che questa operazione (che non ho visto e che probabilmente mai vedrò), mi lascia molto perplesso. Perché mai, se si vuole omaggiare la commedia italiana ad episodi (molto di moda decenni fa), c'è la necessità di fare il remake di un film francese (peraltro di, non credo, molto successo qui da noi)? Era così difficile inventare di sana pianta episodi nuovi?
DiscussioneZender • 20/07/20 09:33 Capo scrivano - 49238 interventi
Diciamo che ci siamo riappropriati di quel che è nostro: il film francese era, a detta del suo stesso regista, un omaggio ai MOSTRI. Ora è tornato a casa.