(ULTRA BABY VINTAGE COLLECTION) Riprendendo un po' quello che già era riuscito a fare in MANHATTAN, Allen disegna alla perfezione la vita di tre coppie legate familiarmente a Mia Farrow-Hannah, donna apparentemente priva di difetti. Attorno a lei ruotano il marito Elliott (Michael Caine) che finirà per sedurre la sorella (Barbara Hershey), l'ex marito Woody Allen, ipocondriaco convinto di essere condannato da un tumore al cervello e successivamente alla ricerca di una religione in cui credere, e l'altra sorella Holly (Dianne Wiest), in poche parole una fallita. Ogni ritratto è curato senza alcuna approssimazione,...Leggi tutto fino a farci vivere il dramma di Max Von Sydow, artista sposato e abbandonato dalla Hershey. Allen è ovviamente il più divertente, ma anche l'imbarazzo continuo di un ottimo Caine (Oscar) e l'ansia opprimente della Wiest (Oscar anche per lei, come miglior attrice non protagonista) mantengono il film sui binari di un'ironia mai invadente, gradevole, sottile. Buona anche la fotografia che fa risaltare soprattutto gli interni. Manca forse quel colpo di genio che in tanti si aspettano dai film di Allen, ma tanto garbo associato all'intelligenza di chi sa ormai fare cinema senza scadere nello scontato affrontando temi già sfruttatissimi va premiato.
È uno dei film che mi hanno fatto capire che sono invecchiato. Tutto fila via liscio, gli attori sono bravi, non mancano i momenti che inducono a riflettere e quelli che portano al divertimento, ma il mio pensiero, nostalgico, va al Woody Allen di Bananas, di Prendi i soldi e scappa, di Provaci ancora, Sam. Cosicché non riesco ad apprezzare più di tanto il film in oggetto, che mi pare un po' troppo verboso e non particolarmente coinvolgente. È colpa mia.
Uno dei grandissimi film di Allen, perfetto dosaggio (come gli riuscirà poi solo in Crimini e misfatti) di temi alti (a volte troppo, col ridicolo dietro l'angolo) e commedia brillante, con più registri (dal sentimentale alla screwball nelle spassosissime scene con la grande Wiest), servito da un cast scelto con cura da sommelier e che ripaga la fiducia. Non tutte le trappole sono evitate (il personaggio di Von Sydow è talmente sterotipato da risultare imbarazzante), ma nel complesso siamo di fronte a un caposaldo.
Forse il miglior film corale di Woody Allen; con la leggerezza che gli è propria il grande regista ed attore americano riesce in questo film a parlare di temi universali ed importanti (su tutti i rapporti interpersonali) mantenendo una grazia ed un equilibrio che gli riusciranno poche altre volte (Crimini e misfatti) coadiuvato da un cast eccellente in cui ogni attore (anche quelli impiegati in ruoli secondari) svolge al meglio la sua parte (tra tutti si segnala il grande Michael Caine).
Gran bel film sulle complicazioni sentimentali e sulla forza dei legami familiari. Inutile lodare gli attori, tutti perfetti, scontato menzionare la fotografia, gli interni, la musica, come sempre meravigliosi. Un film dove tutti sono compiutamente "umani", e di cui condividiamo le debolezze, la vigliaccheria, la noia che a volte ci può spingere a desiderare e sperimentare situazioni che in realtà non desideriamo veramente. Un film dove malinconia, humour e riflessione convivono armoniosamente. Un classico da tenere in videoteca.
Altro grande film di Woody Allen; questa volta prende spunto dal vissuto di tre sorelle, così distanti e al contempo stesso vicine. C'è l'altruista, la bohemienne, la scapestrata e ci sono una serie di personaggi che ruotano loro attorno: l'ipocondriaco (il ruolo più divertente del film; grandissimo Allen), il "traditore", l'artista... Il film è ricco di spunti e di riflessioni molto personali, sulla vita, sul ruolo dell'amore, sulla religione, sulla fatalità; il tutto ottimamente assemblato. Bravi anche i restanti attori protagonisti. ****
Devo essere sincero: delle beghe sentimentali di Caine e compagnia bella non me ne può fregar di meno, nonostante debba ammettere che sono tutti diretti con stile e che gli scambi verbali denotano sottigliezza e profondità. Ma questo non mi basta, perchè vorrà pur dire qualcosa se, nel momento in cui compare l'ipocondriaco Woody, è come ricevere una salutare scarica di defibrillatore. Per quanto Allen si sforzi di caratterizzare i personaggi, dando loro spessore, alla fine si ricorda soprattutto lui, col suo carico di ossessioni e nevrosi (il "tumore"). Ciò non toglie che sia un buon film.
MEMORABILE: Si parla dello sketch ideato da Woody: "Le molestie ai bambini sono un tema rischioso". E lui: "Ma non li legge i giornali? Mezzo paese li molesta".
Ottima “commedia” in puro stile alleniano che conferma Allen come un grande cesellatore di storie (qui i personaggi sono davvero tanti ma il racconto scorre via in maniera fluida) ed un grande direttore d’attori che in questo caso erano già molto bravi di loro. Ne è venuta fuori una pellicola decisamente riuscita a metà tra dramma e divertimento (come accade spesso nei film del regista). Da non perdere.
Bel film di Woody, che tratteggia abilmente dei personaggi credibili, ognuno alle prese con problemi che abbiamo affrontato tutti. Caine è un intellettuale insicuro sentimentalmente, Hannah è solo apparentemente in controllo della sua vita, Lee è un'insicura che necessita la guida di qualcuno... dietro di loro bravissimi attori che regalano ottime performance. Allen è il classico ipocondriaco, personaggio inizialmente stereotipato ma che riserverà belle sorprese. Romantico, sobrio, a tratti triste ma con finale che strappa un sorriso. Da vedere.
MEMORABILE: Daniel Stern che vuole comprare quadri per decorare casa; la splendida poesia di Cummings dedicata a Lee.
Allen, con questa straordinaria commedia corale, riuscì a soddisfare pubblico e critica e si portò a casa pure tre Oscar. La sceneggitura estremamente variegata e brillante offre spunti molto spassosi (Allen sublima l'ipocondria) ad altri più riflessivi (la ricerca del senso della vita e della religione). Gli attori sono eccelsi nel dar vita a personaggi molto profondi dal punto di vista emotivo. Ineccepibile la confezione che proietta l'opera ai vertici della filmografia del newyorchese. Grande esempio di cinema.
Un bellissimo film di Allen, in bilico fra il brillante e il sentimentale. I rapporti familiari vengono usati per parlare di solitudine, psicanalisi, religione e soprattutto amore; tutto con la giusta misura e senza tralasciare battute e situazioni divertenti. Allen è spassoso come sempre in veste attoriale, ma stavolta fa di meglio il grande Michael Caine in un ruolo abbastanza insolito per lui: davvero bravo. Da non dimenticare però anche le presenze femminili, tutte perfette nei loro ruoli. Da non perdere.
Una delle commedie di Allen più riuscite, un gradino sopra rispetto a tante altre per quel che riguarda l'intreccio narrativo, vario e ben calibrato tra i vari personaggi protagonisti. Non esaltante il lato più "visivo": il paragone con il bianco e nero di Manhattan non regge il confronto. Convincente il personaggio ipocondriaco di Allen, che aggiunge un'ottima verve comica a tutto il film; bravo però anche Michael Caine, il quale finisce per conquistare il ruolo di protagonista principale.
Leggermente differente dagli altri film di Allen. Influenzato dai grandi maestri, il regista ci presenta tre sorelle, di famiglia borghese, intorno alle quali gira tutta la storia. Il divertimento non manca, ma non sono le frecciatine a far ridere, piuttosto i personaggi, i loro pensieri, le loro caratteristiche. Allen non è un personaggio principale ma sarà l'unico (e soltanto alla fine) a riflettere sulla vita e sulla sua bellezza, tema presente in quasi tutti i film del regista.
Un buon film che si configura come il progressivo procedere di due narrazioni collegate alla figura di Hannah. L'ormai esperto Allen ancora una volta si ritrova ottimamente nel ruolo a lui congeniale dell'ipocondriaco che medita sull'esistenza; un po' meno bene il resto del cast, che se non pecca neanche eccelle. Esaltante la comicità di Woody in contrasto con la noiosa avventura tra Elliot e Lee. Eccessivi i monologhi interiori. Tra i più grandi successi di Allen, sicuramente meno pregevole di Io e Annie e Manhattan, è tutto sommato discreto.
Woody Allen era nei suoi anni d'oro, quando produsse i film migliori. Anche questo Hannah e le sue sorelle si inserisce nel solco delle commedie sentimentali di quel tempo, con alcune particolarità: innanzitutto il personaggio di Allen è meno centrale che in altre occasioni e se la gioca alla pari con gli altri protagonisti maschili; inoltre nel finale il regista si concede un ottimismo che manca a molti tra i suoi titoli più celebri (uno fra tutti il capolavoro Crimini e misfatti).
Le vicende intrecciata di tre sorelle, alle prese con gelosie e tradimenti. Una meravigliosa sceneggiatura di Woody Allen che tira fuori una miriade di idee interessanti che tengono vivo l'interesse per tutte la durata delle quasi due ore del film. Ottimo cast che interpreta una nutrita schiera di personaggi dall'enorme spessore.
MEMORABILE: Ho letto Socrate, ma lui schiappettava i ragazzini: cos'ho da imparare da uno cosi?; Allen che guarda I fratelli Marx al cinema
Quando Woody cercherà in seguito la via della commedia sentimentale sofisticata, Hannah rimarrà l'originale a cui far riferimento: non che non ci siano più buone cose nella sua filmografia, ma il debito è chiarissimo, soprattutto nelle pellicole del nuovo millennio. Commedia corale dal sapore agrodolce, a tratti stancamente verbosa e con personaggi non del tutto riusciti ma che viene risollevata dai momenti, talvolta geniali, in cui Allen combatte con l'ipocondria e tenta di trovar la sua strada verso il divino. Buono ma discontinuo.
MEMORABILE: La tentata conversione al cristianesimo di Mickey Sachs e lo scontro teologico con il padre: "quando sarò morto vedrò il da farsi lì per lì".
Ritratto di famiglia diretto con la consueta classe e leggerezza, quasi altmaniano nella sua viva coralità. Allen ama i suoi personaggi, in particolare quelli femminili e qui come in Crimini e misfatti si emancipa dalla sua classica comicità per offrire un affresco a tutto tondo immerso nella sua amata New York. Superbi gli scambi di battute tra sorelle e gli incroci con mariti più o meno nevrotici. Simpaticissimo il personaggio ipocondriaco che Allen ritaglia per sè, ottimo Caine, vero epicentro di dubbi e indecisioni.
MEMORABILE: Woody terrorizzato dall'idea di avere un tumore al cervello.
Non il più geniale e neppure il più divertente fra i film di Allen, ma certo uno dei più equilibrati e armoniosi, per il mix quasi perfetto fra ironia malinconica e disperazione ilare. Allen si sdoppia in due personaggi: se stesso, ipocondriaco depresso che può essere salvato dal cinema e dall'amore della pasticciona Wiest, e in Caine, innamorato dubbioso e goffo della meravigliosa Hershey. Delle tre sorelle, quella apparentemente matura ed appagata è anche quella più fragile e antipatica (un presagio dei guai in arrivo con Mia Farrow?). Scritto in punta di penna con dialoghi da incorniciare.
Ritratto tutto al femminile molto equilibrato e venato della sottile ironia del regista newyorkese. I toni comedy sono supportati dalla recitazione nevrotica di Allen, perfetto nel ruolo dell'ipocondriaco. Al solito, un cast all stars sublima l'ottima sceneggiatura e una fotografia patinata accarezza lo sguardo dello spettatore. I personaggi maschili, ridotti all'osso, posseggono poca consistenza: indecisi, deboli e schiacciati da donne eccezionali.
Riuscitissima commedia alleniana col non indifferente pregio di riuscire a cavare umanità dalla più borghese borghesia di New York. Magari non tutte le linee narrative sono allo stesso livello (un po' scontato l'Allen ipocondriaco) ma il ritmo non cede un secondo e lo stile sobrio e brillante del regista raggiunge forse i suoi vertici. Cast impeccabile, di cui è doveroso segnalare una Barbara Hershey di cui è impossibile non innamorarsi, tanto da far scattare un notevole senso di empatia (prima) e odio (poi) col fortunato personaggio di Caine.
Discreto film corale con ottime interpretazioni, in particolare quella di Barbara Hershey. Tuttavia manca la classica ironia che caratterizza i film di Allen e che qui pare relegata soltanto al suo personaggio, uno spassoso ipocondriaco. La storia è piuttosto semplice e per questo forse era lecito attendersi dialoghi più spumeggianti, invece il regista stavolta punta molto sulle caratterizzazioni dei personaggi e sui loro drammi interiori. Piacevole la sequenza dei più bei palazzi newyorkesi.
Dramma e commedia si fondono in questa riuscita opera di Allen, un film corale in cui le incertezze del cuore dominano la scena. Molta verbosità, ma come sempre in Allen grande brillantezza in dialoghi che esprimono efficacemente la fragilità umana e l'insoddisfazione nei rapporti affettivi, il tutto condito con la consueta amara ironia. Woody irresistibile nei panni dell'uomo in crisi, ossessionato e ipocondriaco; ottimo anche il resto del cast, con un Michael Caine perfetto nella sua goffaggine.
Tra i lavori di Allen è quello che ha avuto il merito di essere maggiormente compreso e apprezzato dal pubblico e dalla critica, eppure non c’è niente di diverso da quanto proposto in altre circostanze. C’è una partecipazione d’insieme e ognuno dei protagonisti si danna per trovare un senso alla vita, in bilico tra amore, tradimenti e paura della morte e dopo un lungo peregrinare Allen trova una verità relativa alla sua domanda. La direzione degli attori è ancora una volta impeccabile, come il tratteggio delle diverse figure descritte.
MEMORABILE: "Dovrei smettere di avvelenarmi la vita cercando risposte che non avrò mai... e godermela finché dura!"
Sorta di quadretto familiare che ruota attorno alla figura di tre sorelle. Allen nel solito ruolo di ipocondriaco con la battuta pronta, meglio si sviluppano gli altri personaggi. L’unica pecca è che si guarda sempre alle medesime leziosità sentimentali e che alla fine tutto prende una piega filosofica in direzione dell'accettazione di un'imprevedibile realtà. Pessimista a larghi tratti, tra malattie e senso della morte, innesta poi una comune speranza per il futuro. Caine il migliore.
MEMORABILE: Caine che vuole telefonare all’amante all’una di notte.
Gruppo di famiglia in un interno secondo Allen, e sembra quasi la versione leggera del drammatico Interiors. Il film, aperto e chiuso dai festeggiamenti per il giorno del ringraziamento, racconta due anni nella vita di tre sorelle che vivono in una New York caldamente fotografata da Carlo di Palma. L’umorismo e le ossessioni del regista sono presenti ma in un contesto più rilassato che esalta l’unione familiare a dispetto della voglia d’indipendenza incarnata dal personaggio della Hershey. Cast ricchissimo con brevi apparizioni di volti noti.
MEMORABILE: Allen trascinato a un concerto punk dalla Wiest; Il burbero pittore interpretato da Max Von Sydow; Allen convinto di avere un male incurabile.
In perenne bilico fra dramma esistenziale e commedia nera, Allen serpeggia insidioso tra la paranoia dei suoi protagonisti, li scruta impietoso, li viviseziona come fossero marionette. “Hannah e le sue sorelle” è una partitura musicale sulla inettitudine dei rapporti umani, sovrastato dalla livida fotografia di Carlo Di Palma e interpretato da un gruppo di attori in stato di grazia. Dianne Wiest, Max von Sydow e Michael Caine sono indimenticabili.
Spesso nei film di Woody Allen la personalità del comico newyorkese tende a sovrastare i restanti elementi della pellicola rendendo i film in qualche modo "sbilanciati" e troppo legati alla sua figura. Fortunatamente non è questo il caso, visto che l'attore decide di ritagliarsi un ruolo tutto sommato minore e di lasciare quello di protagoniste a tre sorelle dai caratteri molto diversi ma ben sfaccettati. Ne risulta un'ottima commedia brillante con le tipiche riflessioni alleniate sulla società. Si ride e si riflette, ma non manca qualche momento davvero toccante.
MEMORABILE: Mi sono divertito un monte stasera, è stato come il processo di Norimberga.
Woody Allen che non aggiunge quasi nulla ma riconferma la grazia registica e di scrittura. Personaggi di sempre nell'ambiente di sempre con i soliti problemi amorosi di uomini attempati con un'infatuazione per ragazze molto più giovani che inspiegabilmente non possono resistergli; eppure tutto scorre alla perfezione e ci si diverte come d'abitudine. Si aggiungano poi i divertenti siparietti di un Woody ipocondriaco con sospetto tumore al cervello e l'apparizione di Max Von Sydow in un personaggio bergmaniano catapultato a New York. Non trascendentale, ma privo di difetti.
Di solito i film zeppi di dialoghi dovrebbero annoiare o quanto meno stancare lo spettatore. Non è il caso di "Hannah e le sue sorelle", che si segue molto piacevolmente. Allen si divide in due: un ipocondriaco prima e un uomo innamorato poi. Le vicende delle tre donne, intrecciate con altri personaggi (Caine è delizioso, così come Max Von Sydow) si seguono con piacere e interesse. Ad Allen le riflessioni più spassose. Per uno spaccato degli Usa degli anni '80 e i loro raffinati ambienti. Per una serata rilassante, non senza sorridere. Consigliato.
MEMORABILE: La felicità di Mickey Sachs nel sapere di non essere malato.
Struggente e divertente al tempo stesso, è il film sull’amour fou borghese raccontato da un Woody Allen all’apogeo della sua carriera. Una decomposizione formale del melodramma, con le sue strade bluastre che sembrano inghiottire i personaggi, con i suoi ripostigli morali, le sue ossessioni, le sue melodie fredde e incandescenti. Tra arte, cultura e raffinata sgangheratezza. Dialoghi da antologia, maniacale la perfezione del cast.
Una commedia riuscita e celebre, questa di Woody Allen, in cui al solito viene fotografata la borghesia medio-alta newyorkese coi suoi tic, le sue nevrosi, le complicazioni varie a cui sembra impossibile sottrarsi. Tre sorelle unite ma disunite nella loro diversità, lontane ma vicine, si intersecheranno anche nelle loro rispettive vite affettive. La seconda parte prende il volo grazie a dialoghi così significativi da risultare ancora oggi validi. Attori e attrici di grande talento, diretti in modo esemplare.
MEMORABILE: “Dio come sono depresso”, la chiosa di Woody Allen dopo aver provato inutilmente a cambiare religione per superare una crisi interiore.
Alt(r)o paradigma del cinema alleniano, declinantesi in un'innata capacità di scrittura affabulatoria (ai margini di un'ipocondriaca bulimia) e in un montaggio visivo naturalmente fluido (fino a sembrare banalmente denso). In "Hannah" si rincorrono momenti ispirati (l'evocazione di Lee, nelle parole del cognato, si incarna nella scoperta sensualità della Hershey), comicità cristallina con tocchi di affettazione (Mickey), personaggi insani (Caine), santificazioni inautentiche (Farrow), citazioni ridondanti (Von Sidow salvatutti), ma non gli si staccan di dosso gli occhi.
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Woody e il possibile tumore: "Non mi direbbero mai che ho un tumore al cervello, perchè sai, a volte i più deboli li terrorizzi se glielo dici"
La moglie di Woody elabora una teoria riguardo la sua impossibilità di avere figli: "Ti puoi essere rovinato in qualche modo? Eccesso di masturbazione?". E lui: "Adesso non prendertela con i miei hobby".
CuriositàZender • 8/05/14 18:49 Capo scrivano - 48565 interventi
Dalla collezione "I flanetti di Legnani" (con contributo di Zender al restauro), il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della prima tv di Hannah e le sue sorelle (27 febbraio 1992, grazie a Didda per la ricerca):
HomevideoRocchiola • 19/08/18 08:50 Call center Davinotti - 1308 interventi
Il DVD della MGM tuttora reperibile a prezzi modici è discreto ma piuttosto datato. Negli Usa la MGM ha pubblicato un bluray region free ma con il solo audio originale inglese e di qualità discreta ma sicuramente migliorabile.