All'interno del ricco filone nato sull'onda di RICOMINCIO DA CAPO, proliferato anche in Italia con remake e derivazioni varie, il film di Mandelli si inserisce marginalmente permettendo al suo eroe di riportare le lancette indietro di un solo minuto e a proprio piacimento. Per farlo, a Claudio (Giusti) è sufficiente utilizzare uno speciale smartphone vendutogli da un oscuro inventore cinese per pochi euro. Senza sapere cos'ha in mano, l'uomo preme un pulsante e si accorge che così facendo il tempo torna indietro di un minuto esatto. Basta insomma avere l'accortezza...Leggi tutto di tenere il telefonino a portata di mano, usarlo subito quando succede qualcosa di grave e molti danni si risolvono, come si vedrà. E anche per arricchirsi non dovrebbe essere così difficile, con un po' di fantasia. Ma Claudio non pare esattamente un genio: separato da una moglie (Laude) che sta ora con un insegnante di zumba (Abbrescia), vede i due figli piuttosto di rado ed è tornato a vivere con la madre (Goggi), a sua volta separatasi dal marito inaffidabile (Wertmüller). Ascolta Nino D'Angelo, ha il poster degli Spandau, legge Tex ed è legato a un mondo ormai lontano da quello in cui vive. Passa il tempo con un amico che cambia mille lavori (Calabresi) e un barista un po' tardo che non si fa mai pagare il conto dai clienti (Ballerina). La scoperta del prodigioso smartphone non sembra cambiargli poi troppo la vita: una comodità in più, ma i problemi veri sono altri. Così come quelli del film, che costruisce la storia attraverso sketch di diversa riuscita nei quali la buffa comicità dai tratti fumettistici di Giusti è stemperata da una sceneggiatura povera almeno quanto la confezione. Di tanto in tanto si sorride, ma l'impressione generale è di un soggetto con pochissime idee che si aggancia ai cliché di genere (Abbrescia vi ricade più di tutti) intervallandoli con parentesi strampalate come quella in Bulgaria, durante la quale si scopre il "talento" trap del giovane figlio di Claudio, il quale (oltre a intercalare con un fastidioso "bitch" ogni frase) si esibisce in una discoteca con un orripilante brano dedicato a Gerry Scotti (!), riproposto poi a J-Ax con inattesi riscontri. Detto di un cast folto di nomi noti ma insoliti (c'è anche un Enzo Garinei invecchiatissimo nel ruolo del vicino di casa del padre di Claudio), resta da segnalare la presenza di scene di una piattezza imbarazzante - come quella in cui Claudio va dal boyfriend della figlia che l'ha lasciata per tirargli uno schiaffo - o semplicemente inutili come quelle con Mirko Frezza sotto il ponte di Castel Sant'Angelo: schegge impazzite che mostrano il desiderio di uscire dagli schemi ma senza avere ben chiara la direzione da intraprendere. Giusti è un protagonista anomalo, si affida alla mimica facciale senza poter aggiungere troppo, resta spesso in disparte agendo da spalla col risultato tuttavia di apparire fuori luogo, al centro di una storia la cui surreale beceraggine fa a pugni con la sua maschera (molto meglio vi si inserisce Calabresi). Il risultato è una commedia sui generis incostante, zoppicante, frusta nelle parentesi coi figli o cogli attempati genitori, più spassosa quando ricorre (meno del previsto) all'effetto “marmotta” e a qualche gag estemporanea (persino col lunare Herbert Ballerina).
In cerca di uno smartphone economico, Claudio ne acquista uno in grado di tornare indietro di un minuto. Utilizzerà questa peculiarità per sistemare la sua vita. Commedia che va a pescare direttamente da pellicole più blasonate, riuscendo sporadicamente a strappare sorrisi. Meglio la prima parte: è più ritmata e l’utilizzo del “potere” ancora incerto regala discrete gag; nella seconda il film sembra come girare a vuoto, riprendendosi unicamente nel finale. Niente di trascendentale o indispensabile, ma offre comunque novanta, spensierati minuti.
Cinquantenne divorziato e un po' retrogrado si fa convincere ad acquistare uno smartphone dai cinesi. Ben presto s'accorgerà che il telefono ha la virtù di far tornare indietro di un minuto per… "corriger la fortune". L'esordio nel lungometraggio per Francesco Mandelli senza l'altro "solito idiota" non è dei più felici: l'idea in sé poteva dar adito a singolari e spiritose situazioni-limite, invece non si va mai oltre a un silente ghigno. Max Giusti protagonista (anche sceneggiatore) riesce solo in parte a risultare convincente sotto il profilo comico.
Un film che nelle intenzioni vorrebbe far divertire e invece a causa di una sceneggiatura scarna si sorride ben poco, nonostante il buon cast. Giusti non funziona al meglio e talvolta appare opaco, meglio va con Ballerina, Abbrescia e Calabresi che peró non appaiono così spesso. La Goggi e un ottimo ma sprecato Wertmüller sono relegati a piccole parti. Fastidioso il ragazzino che dice “bitch” in ogni frase. Curiosi camei di Tardelli, J-Ax, Garinei, Delogu e Stokholma, ma a nulla servono per risollevare le sorti della pellicola.
Una delle tante varianti del glorioso Giorno della Marmotta con un più corto raggio d'azione (appena un minuto), anche se per l'ancor più corto fiato d'ispirazione e la volontarietà del salto nel tempo questa commedia italiana ricorda maggiormente il deprecabile Click del peggior Sandler. Modesta come il suo protagonista Max Giusti, assemblea gags scontate ad altre più riuscite ma innestate a caso, come a caso sembra assemblato il cast in cui si salvano a stento solo i reduci di Boris e il lunare Ballerina, ma più che altro per meriti pregressi. Film perdibile senza rimpianti.
MEMORABILE: In negativo: Tardelli fuori posto e fuori luogo; Il terrificante brano rap del figlio cerebroleso
A un uomo con una dolorosa storia di separazione alle spalle e che per certi versi è rimasto ancora bambino, capita un cellulare che gli permette di tornare indietro nel tempo di un minuto. Ne sfrutta i benefici rendendosi però conto anche delle conseguenze negative delle sue azioni. Un film leggero, con una sceneggiatura che saccheggia molto da film già visti (The butterfly effect per citarne uno) senza però entusiasmare più di tanto. Max Giusti è in parte e Luigi Luciano simpaticissimo, mentre ai più giovani sono destinate parti stereotipate e a dir poco irritanti.
Ennesima riproposizione del tema dei salti temporali, declinato sotto forma di commedia italiana dalle poche pretese, con alcuni pregi e molti limiti. La sceneggiatura anzitutto, a tratti davvero scadente, con una pessima caratterizzazione di alcuni personaggi (i figli del protagonista, insopportabili, il barista); e poi la regia inesperta e paratelevisiva. I momenti godibili vengono dalla prova degli attori, non solo Giusti, che meriterebbe migliori fortune cinematografiche, ma anche la Goggi, Wertmüller e Paolo Calabresi, capaci di rivitalizzare con mestiere i propri personaggi.
Una pellicola che si avvale della collaborazione di attori di livello che con tutta la loro forza cercano di dare sostanza alla storia. Il film risulta però quasi ingenuo, pieno di lungaggini, di dialoghi inutili, ridondanti, di situazioni irrisolte, persino noiose, di intermezzi, di sotto-situazioni, sembra non arrivare mai a una svolta e lo spettatore alla fine non ne può più. Mandelli vuole raccontare troppe cose insieme e produce un minestrone che assilla lo spettatore.
Mandelli si cimenta dietro la macchina da presa dirigendo una pellicola che risulta piuttosto scialba a cominciare dal suo protagonista, un Giusti poco incisivo sovrastato dai comprimari, seppur mal diretti. La storia ripercorre temi già abbondantemente sfruttati senza porre l'accento su alcunché e anzi nella sua contestualizzazione viene ulterioriormente affossato dai giovani: non si può sopportare il figlio adolescente (Bitch!). Finisce tutto ammantato di bontà senza lasciarci alcun momento di reali divertimento.
Il titolo è l'unica cosa azzeccata in questo filmetto che spreca qualche bravo attore (Giusti, Abbrescia) per raccontare la solita storia del dispositivo (qui un cellulare) in grado di cambiare il corso degli eventi. Del tutto inutili i camei di qualche vip dello spettacolo o del mondo del calcio, visto che le battute riuscite si contano sulle dita di una mano, le situazioni che si vengono a creare sono straviste e/o ripetitive, la noia abbastanza frequente. Desolante.
MEMORABILE: I brani di Nino D'Angelo e Umberto Balsamo.
Tremenda commedia che non ha idee di sceneggiatura e si appoggia inutilmente sulla simpatia dei protagonisti, che è però condizione necessaria ma non sufficiente per ottenere un film divertente. Qui di divertimento non c'è l'ombra nonostante gli ottimi nomi coinvolti, e la storia si trascina stancamente verso un finale totalmente prevedibile senza un vero perché.
Disarmante e sciatta commedia che prende ovvio spunto dagli epigoni di Ricomincio da capo, senza mai imbastire sull'idea principe niente di particolarmente originale o divertente. A sorprendere è la totale mancanza di coesione in ciò che accade, proseguendo soprattutto all'inizio per sketch, con una regia poco attenta e una fotografia da sitcom di vent'anni fa. Giusti almeno è simpatico e trova una buona spalla in Calabresi, meno riuscite invece le partecipazioni dei tanti volti televisivi. Evitabile.
Si potrebbe dire che per mezz'ora regge, prima che il personaggio di Giusti venga un po' a noia e soprattutto che si debba assistere a una serie di inserti poco interessanti: dalle pillole di saggezza di Tardelli alle performance del figlio, sempre uguale nel farsi detestare e con un paio di occhiali da segnalare alla buoncostume. Anche la conflittualità Giusti/Abbrescia diverte fino a un certo punto e diverse gag della seconda parte paiono telefonate.
Esangue commedia in cui non si ride ma: la colpa è di una sceneggiatura derivativa e frammentaria in cui spiccano le pessime parti del protagonista con i figli (il trap e la Bulgaria su tutte) e di una regia di Mandelli piatta come una sogliola che non basta a evitare che l'atteso fritto misto diventi presto moscio e poco saporito. Nel cast Giusti ci mette buona volontà ma in tale contesto pare un pesce fuori d'acqua; meglio di lui Calabresi (l'unico davvero in palla) e Abbrescia, mentre anche Ballerina è sottotono e poco incisivo.
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La partita che Manfredi (Abbrescia) guarda in televisione e dalla quale Claudio (Giusti), in un altro momento del film, prenderà l'idea di far "replicare" il rigore al calciatore della Roma, è Juventus - Napoli 2-2 (7-8) del 22/12/2014, finale di Supercoppa Italia '14.