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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Licenziata dal set di un horror di serie Z per essersi rifutata di farsi strappare la camicetta dal killer, l'aspirante attrice Dana (Tom), spiantata commessa d'un bar, si ringalluzzisce quando il suo nuovo agente le trova un ruolo... insolito: dovrà sostituire una donna d'affari (Ullerup) a un meeting di lavoro accompagnandone lì il marito (Bacic), visto che quella deve essere nel contempo altrove a un altro appuntamento irrinunciabile. Scelta per la sua somiglianza, Dana studia le movenze di chi dovrà impersonare assicurando alla coppia di ricchi signori che non riferirà del suo compito a nessuno. Quando in Italia succede una cosa del genere è per offrire...Leggi tutto la falsa moglie in pasto al businessman maialone di turno (LA MIA SIGNORA, RIMINI RIMINI) in sostituzione di quella vera, ma qui siamo nel tipico thriller televisivo canadese Anni Dieci e fin dal titolo si capisce che le intenzioni di chi assume la protagonista sono ben altre. Tanto è vero che, una volta terminata la performance, Dana rischierà più volte di essere ammazzata da un sicario pasticcione (di quelli che possono esistere solo su schermo) trovandosi a dover fornire ampie spiegazioni al detective che si occupa del suo caso (Palffy). Soprattutto perché la coppia di imprenditori che l'aveva assunta per la sostituzione di persona nega recisamente di averla mai vista e il suo agente mediatore fa una brutta fine... Sola contro tutti Dana prova quindi a far luce in qualche modo sul caso scoprendo molti altarini... Nicholle Tom è la tipica “diva” necessaria a dare un senso al casting di prodotti simili: per anni è stata la figlia maggiore nel telefilm LA TATA, ha preso parte ai primi due celebri capitoli di BEETHOVEN e tanto basta al pubblico americano per riconoscerla e incuriosirsi: non che brilli particolarmente né che sia così avvenente, ma ha una sua strana spontaneità che la rende credibile nel ruolo della ragazzona spaurita e ingenua. E' quel che serve e, almeno nella prima parte, grazie anche a una regia che mantiene un discreto ritmo, la storia può intrigare. E' dalla metà in poi, quando cioè è il momento di sfoderare l'intreccio giallo della trama, che le cose peggiorano visibilmente: la sceneggiatura si fa confusionaria, si perde di vista la logica, i personaggi mostrano la loro scarsa consistenza e ci si avvia a un'ultima parte in cui subentra malauguratamente l'azione (maldestra, come quasi sempre in questi casi). Al punto che la soluzione arriva rotolando insieme al resto quando buona parte dell'interesse è scemato e non si vede l'ora che tutto si concluda nel modo più rapido possibile. Anonimo nel complesso, un film che non si fa ricordare per nulla di caratteristico o singolare: pura routine televisiva. E poi è dai tempi di BLOW OUT che davvero non se ne può più degli incipit con la donna in fuga che strilla e il regista che dalla sua sedia grida "Stooop!" rivelando la troupe alle spalle e la finzione scenica...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 30/08/20 DAL DAVINOTTI
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