Nell'epoca della rivalutazione dei "generi" (gran parte del merito lo si deve a riviste come "Amarcord" e "Nocturno") Mariano Laurenti intravide la possibilità di far rivivere il genere "boccaccesco" o della commedia in costume. Traendo essenza dal celeberrimo Quel gran pezzo dell'Ubalda, il regista ripropone il medesimo tema, con effetti men che mediocri, dati dalla presenza di icone televisive, prive del senso (minimo) di recitazione. Ci infila dentro pure l'icona della pubblicità, anche se il balbuziente venditore resta la cosa più divertente.
MEMORABILE: Silvio Spaccesi rappresenta il trait d'union tra il cinema degli Anni Settanta e questo film.
Tragico remake di un film stracult dei mitici Anni Settanta (nientemeno che l'Ubalda), mette in scena un raro campionario di non attori, a partire dalle protagoniste femminili, rispetto alle quali la Fenech e la Schubert sembrano Greta Garbo e Marlene Dietrich. Sui protagonisti maschili meglio sorvolare. Messa in scena povera di mezzi e di gusto, anacronismi scemi, la sensazione immediata che si tratti di un'operazione senza capo né coda. Fast forward obbligatorio.
Decamerotico molto tardo, ma ancor più tremendo che tardo. Davvero non si sorride mai, come fa prevedere il primo tentativo di battuta: Martufello dice di essere andato a Gerusalemme perché aveva capito "crociera", non "crociata". Si continua battendo il tasto degli anacronismi e degli assurdi camera look. Disastrose oltre ogni immaginazione la Badescu e la Roccaforte (la Cavagna è la meno peggio). Vastàno fa Vastàno, mentre il protagonista Martufello non regge il film, ma sarebbe stata impresa titanica pure per Ruggero Ruggeri. L'unico a recitare è Spaccesi.
Pessimo. D'altronde se nel cast abbiamo personaggi come la Cavagna (che saranno anche di bella presenza ma decisamente non recitano) il risultato è quello che è. Poi il film non risulta mai e dico mai divertente, esattamente l'opposto! Operazione fallimentare.
Triste decamerotico, quasi impossibile da recuperare anche per gli amanti del trash più becero. Martufello è pressoché improponibile e il resto del cast non è meglio. La Cavagna e la Roccaforte hanno un gran bel balconcino ma, soprattutto la prima, faticano a stare daventi a una mdp parlando. Insomma, con Quel gran pezzo dell'Ubalda poco o nulla da spartire.
Remake dell'Ubalda, dallo stesso regista, con un occhio all'Italia trash e teledipendente di oggi. Certe barzellette da asilo fanno cascare le braccia (vedi Ponzio Pilota), ma il mix tra ambientazione medioevale e anacronismi è simpatico e gli attori non fanno rimpiangere gli originali. E il tentativo di puntare su un genere defunto merita sempre un voto in più per il coraggio.
Pararemake dell'Ubalda, girato con una lingua filmica così sciatta che meno non si può e con l'aggravante del registro umoristico basato su anacronismi. L'insuccesso del film prova che la gente è scema fino ad un certo punto. Martufello è volenteroso e in fondo cerca di sostenere col blabla ciociaro un film che non ha leggerezza, quella dei decamerotici, che almeno si poggiavano sui bravi caratteristi. A donne siamo messi: bene con la Roccaforte, male con la Cavagna (due tettone non fan primavera).
Terribile l'idea di proporre (nei bigi anni '90) il cosiddetto decamerotico (che nella stagione 1971/72 ebbe buoni consensi). Martufello fa quel che può, ma certamente non basta a sostenere una pellicola sbagliata sul nascere. Stendiamo un velo pietoso per la Cavagna: non che m'aspettassi la Bergman, ma almeno, nei miei cari anni ’70, si aveva l'accortezza di doppiare chi non sapeva recitare lasciando allo spettatore solo l'immagine del corpo. Qualche buon caratterista di contorno, ma…
Meno peggio di quanto mi aspettassi, ma è comunque un film improponibile da tutti i punti di vista. Ad affossare il progetto è soprattutto il cast, veramente male assortito e di livello quasi dilettantesco. Martufello rifà Gassman, ma il paragone ovviamente non regge; dei comprimari la meno peggio risulta la Badescu, mentre Vastano proprio non si può vedere. Menzione d'onore solo per la fugace ma divertente comparsata di Roberto Da Crema, celeberrimo "baffo" delle televendite.
Sciagurato tentativo di rinverdire il decamerotico, con un tocco di comicità che tristemente non perviene. È un film inguardabile, recitato male e dai dialoghi assurdi. La scelta del cast, poi, ricade su attori totalmente inadatti al ruolo, oltre che su una mandria di bellone da ornamento. Dall'inizio alla fine è un susseguirsi di gag da asilotti e non si ride neanche sotto tortura. La cosa che più mi lascia perplesso è la scadente qualità della fotografia e del montaggio: sembra infatti un film molto più vecchio dei suoi anni. Improponibile.
Sorta di remake dell'Ubalda che, se già non era un capolavoro, perlomeno era uno dei rappresentanti più simpatici del decamerotico settantiano. Oltre a essere fuori tempo massimo, il film di Laurenti mette insieme un cast di attori e soubrette in scadenza (ad eccezione del sempre bravo Spaccesi, pur se sprecato), dove se la cava giusto Vastano grazie alla verve; Martufello mostra tutti i suoi limiti e le "attrici" fanno quel che possono, mostrando qualche tetta. Operazione coraggiosa ma improponibile, specialmente nella seconda metà dei '90.
Il momento veramente sorprendente è quando Roberto da Crema propone le sue offerte dal patibolo. Il momento piu kitsch è certamente la discoteca infernale. Per il resto è una sfilata di star televisive di secondo e terzo piano nel tentativo di rinverdire il decamerotico, un genere datato quam qui maxime. Poverissimo, tirato via, non sembrano crederci neanche gli attori, tra i quali spicca un Vastano con i capelli alla Gianfranco D'Angelo.
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In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DiscussioneR.f.e. • 4/06/10 10:24 Call center Davinotti - 854 interventi
Il cosiddetto "decamerotico" era talmente legato all'humus di un periodo storico, come del resto, che sò, il western all'italiana, il poliziottesco, l'esotico-erotico anni '70, il cinema di science fiction anni '50... insomma, tutti generi che è assolutamente impossibile, secondo me, riproporre in anni come i nostri, dove troppe cose sono cambiate...
Questo (brutto) film, secondo me, è particolarmente anacronistico a causa dell'impostazione puramente televisiva, a cominciare dal cast artistico selezionato...
DiscussionePanza • 3/06/15 09:26 Contratto a progetto - 4967 interventi
Mauro ebbe a dire: E' scomparso ieri a Roma l'attore Silvio Spaccesi (79 anni). Sabato scorso era deceduta la moglie Rosaura Marchi, anch'ella con un passato da attrice.
Già, davvero una bruttissima notizia. Oggi lo celebreremo con una PASSATA INTERVISTA DI GEPPO che fece in attesa di una seconda parte che purtroppo non verrà più.
Scrive Marco Giusti, Dizionario Stracult, pagina 157:
"Luciano Martino, insieme a Galliano Juso, intendeva farne un remake "alto". Si era fatto avanti, allora, perfino Enrico Ghezzi, che pensava di intitolarlo "Quant'è bella la Ubalda tutta ri-nuda e tutta ri-calda". Poi la cosa saltò: Juso cedette la sua quota di diritti a Martino, che la passò a Laurenti. Una scelta classica.
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