Considerato da molti uno dei migliori gialli nati all'ombra del successo di Dario Argento, il film d'esordio di Antonio Bido (il cui titolo, fuorviante, si rifà platealmente ai primi thriller di Argento) è effettivamente un buon film, con qualche momento azzeccato e una sceneggiatura intelligente che sa creare un degno interesse attorno alla vicenda dandone una soluzione credibile e imprevista. In realtà i richiami al cinema del padre dello spaghetti-thriller sono tanti, forse troppi per poter giudicare il film equamente: si va dagli omicidi truculenti con sfregiamento alla PROFONDO ROSSO (qui l'acqua bollente della vasca è sostituita da...Leggi tutto un forno acceso in una scena che Fulci rifarà in QUANDO ALICE RUPPE LO SPECCHIO) al vestito nero dell'assassino, dall'investigatore finito casualmente nella storia con la sua donna (la coppia ricorda molto quella dell’UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO) alle telefonate minatorie per continuare in un crescendo di citazioni e veri e propri plagi (la musica dei Trans-Europa Express ha dei colpi di basso identici a quelli dei Goblin). Per questo il film parte piuttosto penalizzato, privo di un’identità propria che però Bido riacquista nelle parentesi a Padova (sua città natale) e quando tratteggia con cura la figura del protagonista Lukas (bravo Corrado Pani), credibile e spalleggiato da un cast diretto con grandi capacità. Buona costruzione della suspense, un omicidio debitore di PSYCO, sangue piuttosto contenuto. La prima parte è molto meno convincente della seconda, che è con ogni evidenza la vera figlia delle originarie intenzioni di Bido, conclusa degnamente e davvero affascinante.
Argentiano e redditizio. Fra i migliori del filone, pure rivedendolo: sorprende la capacità di sfruttare al massimo ciò che si ha. Molto funziona più che discretamente: il doppio incipit (farmacia e tango: "Lyda Borelli / con le mani nei capelli!" "Con gli occhi chiari / ci spiava Mata Hari!"), trama, musica (TEE: Mauro Lusini e Coletta), montaggio, facce (specialmente Citti e Cerulli). In più Pani sta quieto e non fa il maudit. Corretta l’affascinante Paola Tedesco. La donna che entra nella stanza in cui Pani parla con la signora anziana che attende il medico è la madre di Bido.
MEMORABILE: Pani entra nella casa patavina in cui si canta la romanza "Stride la vampa" E la mdp scorre sui volti delle donne anziane. Ricorda Guido Gozzano...
Uno dei migliori gialli post-argentiani. Agli stilemi tipici del genere aggiunge una componente ricca di pathos, che emerge soprattutto nella sequenza padovana e nel finale. Validi e credibili gli interpreti. Buone e ricche di citazioni le scene di omicidio e stupenda la colonna sonora, che a tratti ibrida quella di Profondo rosso e Suspiria.
Bido è spinto dalla produzione, a partire dal titolo, ad imitare i gialli argentiani; ne esce comunque un lavoro più che valido e uno dei migliori gialli all'italiana non diretti dal Dario nazionale. Contrariamente a quanto succede in prodotti similari, qui la motivazione degli omicidi ha una radice profonda e ben giustificata. Bido dimostra già dall'esordio di saperci fare ed è sorretto da interpretazioni degne di nota. Per gli appassionati del genere assolutamente da non perdere.
MEMORABILE: La sequenza in cui viene eseguita "Stride la vampa".
Tardivo, al pari del seguente Solamente Nero, giallo nato sulla scia dei successi di Argento, ma non per questo disdicevole, poiché diretto con buona padronanza degli ambienti, del cast artistico e tecnico e con occhio particolare alla rappresentazione della "morte come una delle belle arti". Particolarmente feroce nella concezione (non rappresentazione!) dei delitti (l'omicidio/citazione nella vasca da bagno), si distingue per un vago sapore retrò, dato dall'intreccio (o causa scatenante) collegato al periodo bellico. Interessante.
Piuttosto povero, tecnicamente acerbo (Bido era un cortista in super8 e si nota una certa mancanza di confidenza col mezzo professionale), certamente derivativo, eppure funziona molto bene. Uno dei gialli nati per il circuito commerciale sulla scia dei successi di Dario Argento (ma pure ispirandosi all'Avati della Casa dalle finestre che ridono, poi ancor più richiamato da Bido nel successivo Solamente nero), ma sicuramente uno dei più gradevoli e perfettamente in tono con le atmosfere che un film di questo tipo dovrebbe avere.
Buon giallo all'italiana e il primo di Bido, che confeziona un dignitosissimo giallo di stampo argentiano. Il cast si fa apprezzare per la presenza del bravissimo Corrado Pani, per Paola Tedesco, la Toccafondi, Citti e il caratterista Fernardo Cerulli in un ruolo molto importante. Ottimi anche il tema musicale e la parte finale, che presenta un bel movente concreto. Il film soffre però di una parentesi nel paese, non necessaria, a mio avviso.
Giallo all’italiana particolarmente apprezzabile poiché, pur inserendosi nel solco degli epigoni argentiani, riesce tuttavia anche a discostarsene “colorandosi” di elementi innovativi, originali ed inaspettati. Merito di una sceneggiatura a tratti discreta e di una bella regia di Bido che, soprattutto in certe scene, riesce a creare una tensione notevole. Peccato che lo scioglimento finale sia, a mio parere, un po’ eccessivo e tirato per i capelli. Insomma non mi ha convinto appieno. Poteva essere un gran film.
Claudicante e scolorito giallognolo ad opera di un maldestro epigono argentiano, che di quest'ultimo riproduce la cornice facendo scempio della tela. Si salva qualche commento musicale, qualche momento quasi metafisico dell'ambientazione padovana e fa sorridere la presenza di un Malco pre-Fulci, ancora acerbo. Risoluzione del busillis bagnata di ridicolo. Mediocre.
Le suggestioni derivanti da Profondo rosso sono tante (anche troppe), ma questo film di Bido ha una sua forza, una sua originalità e non lascia indifferenti. La particolare attenzione per i personaggi e le musiche ne fanno un piccolo gioiellino che si eleva dalla media di un genere tanto in voga in quegli anni.
Primo e ben riuscito giallo di Bido. Su un modello di dichiarata ispirazione Argentiana, il regista veneto inserisce una storia interessante, girata per metà a Roma e nel finale a Padova, che coinvolge fino alla fine alla ricerca dell’assassino. Corrado Pani è bravo e il film nella seconda parte acquista parecchio in peso ed originalità. Il movente è logico, la sceneggiatura è buona, un certo equilibrio d'insieme e anche la giusta tensione da thriller. Molto valido.
Grandissimo giallo che deve molto ad Argento, va bene, ma ha una sua anima personalissima e si lascia guardare con interesse. Stupenda ma poco sfruttata l'idea della telefonata minatoria costruita con un macabro montaggio sonoro (che funge anche da fucina di indizi per scoprire l'identità del killer). Bido dirige con classe e nelle scene ambientate a Padova, sonnolente ed arcaiche, sembra omaggiare il Pupi Avati gotico de La casa dalle finestre che ridono. Qualche sbavatura c'è, soprattutto nella coppia di investigatori improvvisati, ma la tensione regge.
MEMORABILE: Il flash con gli occhi animaleschi prima di ogni omicidio; l'inquietante montaggio sonoro per le minacce telefoniche; le vecchiette addormentate.
C'era della classe nelle vene di Antonio Bido e questo suo debutto nel mondo della suspence non fa che rimpiangere i tempi andati: i tempi in cui le critiche dei giornali erano sempre negative (questo film venne definito "bozzettistico" da Porro del Corriere della Sera) e questi film erano roba per pochi.
A caldo lascia l'amaro in bocca di quelle pellicole che convincono per metà, che seguono un filone senza segnare una scia. Il grave di questo film è che balbetta continuamente senza esprimere un concetto compiuto; la stoffa del regista è di buona qualità ma non mi sento di assolverlo dal reato di lesa maestà (Dario Argento). Se il film avesse avuto sempre lo stesso ritmo della parte centrale... ma non è così.
Originale nel movente e nella soluzione, bella la parentesi padovana, con la città deserta, i palazzi sontuosi e fatiscenti, abbandonati a loro stessi, come i personaggi che li abitano. Le scene degli omicidi sono discretamente costruite, ma non originali. In particolare il delitto nella vasca ricorda quello della Falk in Sette orchidee... di Lenzi. Nella prima parte, le informazioni sono centellinate con avarizia eccessiva, lo spunto della telefonata anonima non è sviluppato e viene lasciato lì a penzolare... Non male, comunque.
MEMORABILE: La faccia bella e stropicciata di Corrado Pani. La Tedesco mi sembra una versione sofisticata, Anni Settanta, di Ambra Angiolini.
Il modello è chiaramente Profondo Rosso: ci sono l'omicidio con l'ustione, una scena al teatro coi drappi rossi, un omicidio nella vasca, le ottime musiche stile Goblin... Ma tutto ciò non basta per eguagliare la qualità dell'ispiratore, perché Bido, in fondo, scopiazza senza gusto (ma sa creare ottime scene di tensione) e con una fotografia scadente. Buona però la recitazione (con la Tedesco e Malco in testa) e il finale, originale e riuscitissimo. In fondo il film non è malaccio e si fa gradire anche senza eccedere (mai) in effettacci di sangue. Voto: **½.
MEMORABILE: Le musiche e l'ottima performance nel finale di un giovanissimo Paolo Malco.
Mica male questo giallo d'esordio di Bido, a mio avviso più riuscito del successivo Solamente Nero. Il cast è di buon livello, su tutti spiccano il bravo Pani e un giovane Paolo Malco particolarmente convincente. La vicenda è ben costruita e si lascia seguire con interesse, senza eccessivi spargimenti di sangue; l'ispirazione argentiana ovviamente è presente sin dal titolo per arrivare alla musiche, ma rispetto a prodotti analoghi il film di Bido è più professionale e sentito, con alcune sequenze eccellenti. Bello il finale, molto malinconico.
MEMORABILE: Pani va nella vecchia casa, dove si svolge la bellissima scena della vecchietta e del grammofono; grande atmosfera.
Per essere un esordio direi che non è affatto malvagio, anche se non mi ha particolarmente esaltato. Girato bene, con mestiere, anche se non si fa molto attenzione ad alcuni "particolari", ha comunque una carta vincente soprattutto nella colonna sonora, che sottolinea bene i momenti clou e crea bene l'atmosfera. Mi è piaciuta molto la Tedesco che si ispira chiaramente alla Nicolodi (anche nel taglio di capelli), un po' meno Pani; poco sfruttato invece Citti. Debitore ad Argento.
MEMORABILE: L'assassino non ha problemi a varcare le porte!
Deve molto a Dario Argento questo giallo a tinte fosche, eppure sarebbe riduttivo considerarlo come un semplice clone argentiano. Bido ci sa fare e nonostante non sia ancora al suo meglio nel campo, costruisce una vicenda genuinamente inquietante che mostra, oltre al talento, anche sprazzi di autentico virtuosismo registico. Il livello di violenza, pur senza arrivare agli estremi di Profondo Rosso, è alto senza esagerazioni e gli attori sono in parte. Molto buono.
MEMORABILE: Le fugaci apparizioni del'inquietante muso del gatto.
Nemmeno trentenne, il padovano Bido sforna un dignitoso prodotto "gialloitalico" dalle chiare influenze argentiane (relativamente s'intende). Di fronte a una storia anche ben fatta, condita da alcuni classici strumenti di genere, si resta comunque delusi dalla mancanza di aggressività negli eventi delittuosi. Il contesto è considerato centrale, ma le morti non sono spietate, forse per la mancanza di "effettacci", forse per dei limiti di comunicazione inconsapevoli. Forse anche perché si è voluto fare così per essere diversi, non per questo però migliori.
Non tardivo, ma consapevolmente demodé: non solo la moda dei titoli "animaleschi" era scaduta, ma anche l'avanspettacolo in cui lavora la Tedesco (bello lo stacco dei titoli di testa), il movente "storico" del killer, e l'institita importanza data alla registrazione di telefonate minatorie (il magnetofono aveva smesso da tempo di essere un aggeggio miracoloso) rivelano il gusto retrò della messa in scena, più debitrice del gotico che non dell'estetica pop che ha spadroneggiato nel genere. Buono!
Il film più che ricalcare Dario Argento pare ispirarsi al maestro della suspence, con risultati meno ossessivamente legati ai dettagli, ma con una trama drammaticamente rivolta al reale. I protagonisti, Corrado Pani e Paola Tedesco (la soubrette del momento), se la cavano egregiamente e il film tiene attento lo spettatore fino all'epilogo finale. Peccato che Bido abbia abbandonato il genere...
Ci sono stati troppi thriller definiti inappropriatamente argentiani. Questo è uno dei pochi che è degno di essere definito con tale aggettivo. Molto interessanti trama, richiami storici, movente e preparazione dell'insieme. Anche la musica non è male. Peccato che uno degli omicidi sia talmente ridicolo da rischiare di tranciare un film per il resto davvero buono.
Potente ed energica opera prima di Bido che ricalca palesemente gli stilemi del giallo argentiano fin dal titolo "animalesco". Grande atmosfera e tensione, delitti ottimamente coreografati (Cerulli e Toccafondi su tutti) e musica di stampo gobliniano degli ottimi Trans Europa Express fanno di questo film uno dei migliori dell'intero filone. Non mancano le intuizioni geniali (il movente e le telefonate anonime) e alcune sequenze (tutta la parentesi padovana) sono decisamente affascinanti. Imperdibile e non solo per gli amanti del genere.
MEMORABILE: L'omicidio dello strozzino Cerulli nella vasca da bagno.
Bido mi ha favorevolmente colpito. Regia e cast sono di ottimo livello, la colonna sonora è superlativa e il ritmo incalzante. Difficile chiedere di più. L'unica pecca è un'evidente mancanza di originalità. Troppi (anche se probabilmente voluti) sono i riferimenti al cult Profondo rosso, che resta insuperabile. Per gli amanti del giallo all'italiana un film da non perdere.
Argentiano nell'uso delle soggettive e delle musiche (bellissime) ma scevro da barocchismi e disinteressato ai cascami erotici e morbosi del filone, il thriller di Bido riesce a catturare atmosfere di tetra e livida angoscia specie nella parentesi padovana, che raccoglie forme di senilità e demenza dagli umori lovecraftiani. Gli vanno però appuntate alcune cadute di ritmo, poco estro nelle coreografie di morte e interpreti appena sufficienti. Lo sbocco della detection è atipico e ambizioso. Demodè.
Obbligatori cliché argentiani a parte (neppure così tanto invadenti, in questo caso), quello di Antonio Bido è davvero un gran bel film, personale, sentito, pervaso da una strana malinconia, soprattutto nella parte "padovana". L'intreccio è appassionante e la tensione rimane alta per tutta la durata della pellicola. Il finale è persino commovente. Ottima la prova offerta dai due protagonisti (Corrado Pani e Paola Tedesco) ma anche dai comprimari, su tutti un viscidissimo Fernando Cerulli.
Ne avevo sentito parlare come di un incolore e sfacciato clone argentiano e invece mi ha piacevolmente sorpresa. Argentiano lo è indubbiamente, per più di un motivo, ma brilla di luce propria: la tensione non manca e lo spiegone finale è forse il più originale nel suo genere, oltre che tra i più inaspettati. Una nota di demerito al titolo, chiaro aggancio al filone "animalesco" e ancor più alle fugaci quanto inutili apparizioni di tal gatto, ma son quisquilie. Imperdibile per gli amanti del giallo all'italiana.
Filologicamente interessante pur se deficitario come impatto cinematografico (dal punto di vista della forma filmica Solamente nero gli è superiore). Va detto tuttavia che Bido palesa due atipiche virtù nel panorama dell'autoctono giallo Anni Settanta: un gusto pieno di dicreto pudore e un corrispondente interesse verso trame legate sì sempre a tare psicanalitiche, radicate tuttavia nella più recente memoria storica. A pagar pegno, si direbbe volontariamente, sono ritmo e tensione. Gradevole l'understatement del duo Pani-Tedesco, sottoutilizzato Citti, Cerulli el mejor.
MEMORABILE: In assoluto la telefonata sbobinata nello stabilimento. Paola Tedesco nel tango iniziale. L'assassinio di Cerulli.
Storia intelligente e coinvolgente, che però non ha niente a che spartire con i capolavori argentiani. Belle le musiche stile Goblin e bravi gli attori. La scena dell'omicidio nella vasca è il momento più alto del film. Bido comunque è da apprezzare.
Rivisto dopo tanto tempo regge bene, forse perchè fa un uso parsimonioso degli stilemi pure inevitabili, ha una sua compattezza e - malgrado qualche dialogo e qualche snodo un po' frettolosi e un paio di false piste un po' troppo esibite - una sua credibilità se si accetta qualche licenza (la totale assenza, anche come contraltare inetto, di un'indagine "ufficiale"). Buone musiche, interpreti corretti, e una parte finale che effettivamente, scontate le differenze ambientali, ha echi avatiani.
A soli 28 anni, Bido debutta con la padronanza di un veterano, confezionando un giallo stilisticamente molto simile a quelli argentiani (vedi il frequente utilizzo delle soggettive) dai quali si differenzia nella trama, tirando in ballo addirittura l'olocausto e lo sterminio degli ebrei. Sceneggiatura discretamente curata, personaggi credibili e ben intepretati, ottime atmosfere e ambientazione molto efficace in una Padova sonnolenta (città natale del regista). Buone anche le musiche dei Trans Europa Express.
Thriller di ottima fattura, con personaggi credibili, una buona scrittura, ambientazioni interessantissime e una conclusione drammatica quanto sorprendente e originale. La seconda parte del film è il vero cuore della vicenda, in una Padova provinciale, livida e inquietante, dove emerge l'arte personale dell'ottimo Bido. La prima parte è invece inferiore: la produzione fu costretta ad applicare certi canoni di moda all'epoca. Da riscoprire comunque subito.
MEMORABILE: Abbiamo vissuto entrambi nel delirio...
Il titolo è servito solo da moschicida, come caratteristica del periodo; il film è intrigante per quanto allo spettatore sia lasciato solo una breve occasione per intuire qualcosa sull’assassino e relativo movente e sia necessaria una discreta conoscenza del centro di Roma (un certo punto sul Lungotevere...). L’accanimento nei confronti della Tedesco (al solito troppo rigida) appare forzato e pretestuoso. Nel complesso comunque accattivante; coinvolgente la parte a Padova, bravo Corrado Pani.
Davvero un thriller di ottima fattura diretto dall'allora giovanissimo Antonio Bido e di ispirazione argentiana. Nonostante il regista esordiente, il film è tecnicamente molto suggestivo: le riprese degli omicidi sono girate con grande professionalità e sembrano di un regista esperto. Ottimo anche il ritmo e la tensione serrata, il cast a pieno regime, in particolare la protagonista femminile ossia l'affascinante Paola Tedesco (qui molto brava), anche se Corrado Pani e Fernando Cerulli non le sono da meno.
MEMORABILE: Le telefonate minatorie; L'omicidio di Cerulli; Il taglio di capelli della Tedesco; Gli occhi del gatto; La scena con le anziane.
Alti e bassi per questo (comunque interessante) film di Bido; le scene dei delitti sono molto curate e riuscite ma, forse a causa dei tutt'altro che celati richiami argentiani, pressochè "telefonate". Il finale è interessante e basato su una motivazione "concreta", ma al tempo stesso alcune scene e alcuni dialoghi sono poco credibili. Le cose migliori? L'inquietante registrazione telefonica inviata alle vittime e il commento musicale, minimale ma davvero riuscito.
Un giallo che deve molto ai primi thriller di Dario Argento, diretto con maestria dall'esordiente Antonio Bido. Il film è riuscito, ma a dirla tutta inizia a suscitare vero interesse solo nel secondo tempo, ove piano piano la pellicola decolla e la vicenda viene a galla. La prima parte è troppo confusa e perciò la ritengo poco convincente. Segnalo nel cast un ottimo Corrado Pani e tra i personaggi secondari Fernando Cerulli. Finale degno per un film niente male.
E allora che manierismo (argentiano) sia: le musiche echeggiano il Vate del periodo sovrannaturale, i protagonisti il Suo periodo giallo: Pani (solido e senza fronzoli) fa Musante o Hemmings, la Tedesco, molto a fatica, la Nicolodi... va bene così. Bido dimostra di possedere guizzi e sensibilità non comuni per il genere (la visita alla vecchia signora) anche se, ogni tanto, rallenta il passo in qualche pantano. Finale oltre la soglia dell'implausibilità, seppur nobile. Memorabile il tema dei TEE.
Primo thriller di Bido che rivelò il talento del giovane regista, sulla scia del migliore Argento. Cerca subito un strada personale nel genere. La chiave del mistero non è il solito maniaco ma torna indietro alla Seconda Guerra Mondiale. Girato tra Roma e Padova vede nel variegato cast Paola Tedesco, poco sfruttata dal cinema italiano e il pasoliniano Franco Citti. Carico di suspense e introspezione psicologica che ritroveremo nel successivo Solamente nero.
Giallo di forte ispirazione argentiana (si badi alle musiche e alle dinamiche di alcuni omicidi), ma il tutto viene trattato in maniera molto originale e personale senza scadere nella semplice imitazione fine a se stessa. Ambientazioni e caratterizzazioni affascinanti; l'apice viene raggiunto nella soluzione finale, insolita ma molto intrigante e d'effetto. Ottimo ritmo e ottima sceneggiatura, probabilmente uno dei migliori gialli di sempre, ancora di più contando come in quell'anno il genere fosse ormai sul viale del tramonto. Fenomenale.
MEMORABILE: L'incontro tra Pani e la dolce Alexeievna.
Atipico thriller italico ambientato a Padova in cui tutto funziona molto bene. Inizia come un classico giallo all'italiana per poi prendere una strada diversa. Buon cast (soprattutto Pani e Citti) e spiazzante il finale (non mi aspettavo una soluzione simile). Peccato che Bido abbia firmato due soli thriller, perché la stoffa c'era.
MEMORABILE: Le scene nella vecchia casa e il grammofono.
Quanto mi mancano questi gialli italiani! Caratteristico thriller dell'epoca, con colonna sonora incalzante al momento giusto (tra uno sgozzamento, un annegamento e una "infornata"), registrazioni telefoniche dalle voci artefatte, vecchie foto indiziarie sparse qua e là e il solito poliziotto arrancante sulle tracce dell'omicida. Gli ingredienti tipici, insomma, ci sono tutti e il film scorre piacevolmente senza tediare, in modo piuttosto "argentiano".
Non male, anche se non fa breccia più di tanto. Molto argentiano in alcune atmosfere; buono anche il personaggio interpretato da Corrado Pani, molto più realistico e professionale degli altri. Il ritmo è altalenante a mio avviso ed è un peccato, perché in alcuni momenti, supportati tra l'altro da un'ottima colonna sonora, siamo al cospetto di un bel lavoro.
MEMORABILE: la colonna sonora a opera dei Trans Europa Express
Esordio alla regia per Bido. In maniera forse tardiva, il giovane regista veneto sceglie sin dal titolo la via degli epigoni di Argento per mostrare le sue qualità e lo fa in maniera convincente. Giallo che colpisce più per il suo ritmo insperato e per alcune atmosfere settantiane d'indubbio fascino, che per la storia in sé (fin troppo citazionista). Funzionano anche i protagonisti: Pani, non più giovanissimo, gigioneggia ma se lo può ancora permettere; la Tedesco (allora nota valletta di Baudo in tv) asseconda l'occhio. Valide le musiche.
Sicuramente uno dei migliori gialli di derivazione argentiana, che prende progressivamente quota nel corso della narrazione fino a toccare notevoli momenti di cinema come nell'ottima parentesi padovana, avvolta da un alone quasi surreale. Ovviamente la vicenda e la sua soluzione sono ad alto tasso di improbabilità, così come non mancano falle nella sceneggiatura, ma Bido dirige con tocco deciso e leggero nello stesso tempo, calibrando molto bene i tempi e mostrando un gusto inusuale nella scelta delle inquadrature. Buona la prova degli attori.
MEMORABILE: L'inquietante nastro registrato con i latrati dei doberman, le urla e i tamburi.
Accompagnato da uno score onnipresente e bellissimo, il film di Antonio Bido è un assortimento del thriller per antonomasia: dai dettagli in primissimo piano alla Argento ai repentini scatti del montaggio alla Hitchcock. "Il gatto dagli occhi di giada" però vive anche di luce propria, o forse sarebbe meglio dire di ombra propria. Perché è proprio nei momenti di terrore che dà il meglio di sé; l’omicidio nella vasca da bagno, la fatiscente e malinconica Padova e il perpetuo squilibrio psicologico dei personaggi (secondari). Da vedere.
Piuttosto sopravvalutato dagli appassionati, un giallo diretto con stile e ben fotografato ma poco intrigante, col disvelamento del colpevole che giunge gratuito e inappagante. Pani professionale ma fuori parte, non male la Tedesco, omicidi alla Argento non memorabili (pure un po’ di cattivo gusto quello del forno), musiche discrete ma totalmente derivative. Molto bella e poetica la scena dell’incontro con l’anziana signora, inserita, peraltro, all’interno della frazione più debole del film. Inferiore a Solamente nero.
MEMORABILE: Il citato incontro tra Pani e l'anziana signora.
Fra i tanti gialli di palese derivazione argentiana (a partire dal titolo animalesco) è forse quello che vanta, insieme a Giornata nera per l'ariete, la più fine ricercatezza stilistica, che si traduce in delitti fantasiosi e crudeli (l'omicidio con lo stufato e lo strangolamento nella vasca da bagno) e piccole parentesi di surreale fascino (la cantante lirica "ascoltata" dal pubblico di vecchietti assopiti). La suspense non è ai massimi vertici e il finale è sottotono, ma la trama è lineare e avvincente. Poco incisivo il personaggio di Pani.
MEMORABILE: Le musiche goblineggianti; La registrazione coi suoni di guerra; La Toccafondi ustionata nel forno; Cerulli ucciso in bagno; Gli occhi del gatto.
Giallo che, pur evidenziando qualche crepa dovuta all’usura del tempo, ha dalla sua parte un protagonista indovinato (di aspetto sembra una fusione Serpico-Lillo), che accompagna lo spettatore nelle indagini tipiche di un non addetto ai lavori. Anche i personaggi di contorno non sono male, su tutti Gozzi e l’evaso, che dà il meglio alla cascata. E se poi si aggiungono, una discreta colonna sonora e una certa cura nelle scenografie e in alcune inquadrature, il risultato non può che essere buono.
MEMORABILE: Cotta nello spezzatino; L’illuminazione pensando alle tazzine da caffè; L’evaso al protagonista: "La tua verità me fa ride"; L’epilogo.
Una pellicola che cerca atmosfere argentiane ma che nel complesso si muove in maniera autonoma con uno sviluppo narrativo lineare e un finale forse troppo sbrigativo ma notevolmente esplicativo che spiega tutta la losca vicenda. Pani talvolta gigioneggia ma è efficace, troppo teatrale la Tedesco. Musiche indubbiamente appropriate per una narrazione che merita la visione.
Notevole esordio alla regia di Bido, che rianima un filone, quello argentiano, che nel 1977 aveva ormai detto quasi tutto. La forza della pellicola sta in realtà nel non aver inventato nulla: dal titolo zoofilo, alle soggettive dell'assassino, alle musiche goblineggianti fino alle situazioni tipiche come gli omicidi efferati e le telefonate minatorie, tutto è scrupolosamente fedele all'originale; inoltre, il regista è abile nel confondere le acque sino alla fine. Pani è delizioso, con l'aria perennemente compiaciuta e il toscano sempre acceso.
L'emulazione si contrappone all'imitazione: apprezzabile la prima, disprezzabile la seconda. Qui, già dal titolo, si palesa la derivazione - ovvero si emulano i moti poetici argentiani; purtroppo alcuni tratti sono imitativi (la musica, certe soggettive, l'insistere sugli orpelli di scena)... Tuttavia la visione intriga, pur se tarata sull'improbabile; Corrado Pani ha un suo carisma, Paola Tedesco ha grazia e spiccata femminilità. Il finale, in cui l'enigma troverà il dettaglio, lascia svariati dubbi. In ogni modo l'intrattenimento si manifesta.
Il giallo argentiano era un genere ormai al tramonto alla fine degli anni '70, eppure l'interessante Antonio Bido al suo esordio risveglia i vecchi fasti confezionando un buonissimo film, con un bel cast, ottime location e soprattutto un intreccio avvincente, che si svela solo alla fine e non senza difficoltà per lo spettatore che cercherà di risolvere l'enigma. I momenti di stanca ci sono e a volte il ritmo rallenta un po', ma questo non rovina mai l'atmosfera di grande inquietudine che si respira in tutta la pellicola. Rarità da vedere, con una parentesi storica.
Oggi lo definiremmo un vengeance movie, e come tale ha una struttura di tutto rispetto. L'intreccio converge verso Padova, dove si svolge il finale del film, che è senza dubbio la sua parte migliore. Corrado Pani è egregiamente calato nel ruolo ma a brillare sono anche tutti i caratteristi; memorabile la scena con la vecchietta Alexeievna (qui al suo ultimo film, aveva 101 anni e sarebbe morta a 104!). Incisive e ancora moderne le musiche. Bido firma un vero e proprio cult del genere, nonostante gli evidenti debiti verso i suoi illustri predecessori. Da vedere.
Buon giallo anni Settanta che riesce a creare una buona atmosfera e si avvale di una valida tensione nelle scene degli omicidi, valorizzate anche grazie al contributo della colonna sonora dei Trans Europa Express. Intreccio più articolato rispetto ad altri esempi del genere, con una seconda parte molto interessante e originale girata a Padova. La soluzione dell'enigma non deluderà lo spettatore, risultando al tempo stesso convincente e per niente scontata.
Non è fremente ed esuberante come il cinema argentiano (di cui è fortemente debitore), ma è in grado comunque di rifulgere di luce propria. La bellissima parentesi padovana che racchiude le due facce del thrilling (solitudine e perfidia) è quasi un film nel film. Adeguati ma non smaglianti i protagonisti; ottimi invece i comprimari. Colonna sonora di altissimo livello.
Giallo che fa pesare un po' il citazionismo ma si apprezza l'evidente talento dell'esordiente Bido che gira con una certa (seppur impersonale) eleganza, sa costruire alcune atmosfere inquietanti con qualche lampo di classe come l'uccisione di Cerulli nel bagno. E la storia, pur tra qualche occasionale goffaggine, tenta una strada personale, con un movente solido seppure basato su una trovata forse eccessiva ma preferibile all'ennesimo spiegone simil freudiano; con qualche tocco avatiano nella parte padovana assai pregevole (il freak, la vecchina).
MEMORABILE: L'omicida in casa della Tedesco; L'esecuzione di Cerulli (mai visto in un ruolo cosi importante); Il finale malinconico.
Corrado Pani e Paola tedesco non sono una coppia molto brillante ma si fanno seguire nelle indagini che spesso sviano i sospetti sul quale sia il vero movente degli omicidi, con una risoluzione del caso tutto sommato riuscita. La breve parte ambientata a Padova offre scorci antichi della città, mentre il resto delle riprese mostrano una Roma più moderna e periferica, con la presenza pure di un Franco Citti nel suo consueto ruolo popolare e romanesco. Non tutti i delitti funzionano perfettamente.
Folgorante esordio di Antonio Bido nel giallo, un film forse imperfetto ma che si comprende bene perché sia diventato oggetto di culto. Il regista dirige molto bene Corrado Pani, che sembra un po' Charles Bronson, e a tenere insieme il giallo all'italiana e l'Olocausto. Soluzioni non banali, anche se con le forzature tipiche del genere. E la Tedesco è davvero bella.
Giallo italiano di fine anni 70 che da una parte si rifa esplicitamente ai vari stilemi e capisaldi degli anni d'oro (riprese in soggettiva, mani guantate, musica ad hoc durante l'esecuzione dei delitti) ma in cui il movente non ha origine (completamente) psichiatrica ma storica (anche se il progetto di vendetta è troppo macchinoso e la foto chiave dell'enigma troppo moderna rispetto all'epoca dei fatti); interpreti corretti ma non eccessivamente coinvolti, con Pani simil Bronson sorridente e perenne sigaro in bocca; non è imprescindibile ma un'occhiata gliela si può dare .
MEMORABILE: Il salotto con la canzone d'epoca e tutte le anziane signore immobili, simil statue di cera a rievocare il passato.
Valido thriller del 1977 sulle orme (chiare, sin dal titolo ) di Dario Argento, "Il gatto dagli occhi di giada" è un film sicuramente da vedere. Oggi si griderebbe al plagio, all'epoca si intuiva ma è bello pensaresia invece un doveroso omaggio al maestro. Validi gli interpreti, la tensione viene mantenuta viva sempre e questo è un dato importante. Magari non ci sarà una grande originalità, ma va visto, anche per vedere com'era la Padova di 46 anni fa. Su tutti il migliore risulta Corrado Pani, ma anche Fernando Cerulli e Paola Tedesco. Buono.
Eccellente giallo. Nonostante il titolo richiami il periodo iniziale di Argento, la pellicola viaggia sulle sue e grazie all'alternanza tra diverse città (in questo caso Roma e Padova) crea un luogo immaginario con un'atmosfera torbida e sufficientemente tetra per infondere tensione e paura. Offre inoltre un movente davvero affascinante e diverso dal consueto (niente a che vedere con i soliti traumi infantili o delitti per motivi di lucro). Buon cast e davvero ottimo Corrado Pani.
MEMORABILE: L'omicidio con la testa nel forno; L'omicidio dell'usuraio nella vasca da bagno.
Uscita cavalcando il successo delle pellicole argentiane, l'opera prima di Bido si distacca dalla pletora di epigoni per la qualità generale, complice un fine gusto per l'inquadratura e per la valorizzazione delle location (straordinaria tutta la parte padovana). Nonostante un movente e un assassino che non scaldano certo il cuore, lo sviluppo della vicenda è pregevole grazie anche alla prova di un Corrado Pani di indubbio valore. Derivative (il pensiero va ovviamente ai Goblin) ma di pregio le musiche de i Trans Europa Express. Forse eccessivamente cruento negli omicidi. Buono.
MEMORABILE: Le telefonate; Il tentato omicidio nel garage; Stride la vampa.
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La moglie di Citti nel film, Cristina Piras, di lì a qualche anno finirà sulle tv private a commentare orrendamente, insieme a Tony Fusaro, gli incontri di wrestling giapponese (al tempo ancora "catch") con i vari Inoki, Tiger Mask e Fujinami.
Il DVD Cecchi-Gori presenta un master abbastanza deludente: in molte sequenze è sfocato e sgranato, sembra sia preso da una qualche copia da cinema senza alcun restauro. Anche l'audio è gracchiante e poco nitido.
Teniamocelo stretto comunque perché al momento pare non ci sia di meglio in giro.
Vorrei segnalare che Antonio Bido ha messo su you tube il suo video musicale sulla fantasia in re m di Mozart, che lui stesso esegue al pianoforte. Notizia appresa dal sito del regista.
Leggo, sulla definitiva "Guida al cinema splatter" dei fratelli Castoldi, che la vhs della Lineafilm elimina totalmente il prologo prima dei titoli di testa, rendendo il film, a loro detta, incomprensibile.
HomevideoZender • 28/07/17 17:04 Capo scrivano - 47698 interventi
In uscita a ottobre per la 88 films il bluray del Gatto dagli occhi di giada (già uscito per Mediabook ma coi sub non escludibili). Parlando con la persona che conosco lì mi ha detto che i sub saranno qui invece escludibili. Era ora!
HomevideoZender • 6/11/17 10:50 Capo scrivano - 47698 interventi
Il bluray della 88 films (della durata di 1h35'39") ha audio italiano e sottotitoli escludibili, quindi per noi è perfetto. Il nuovo transfer in 4K ovviamente seppellisce l'orrido dvd Cecchi Gori, per quanto la qualità dell'originale abbia dei limiti e la grana sia prevedibilmente visibile. Tra gli extra il corto di Bido Danza macabra. La cover è al solito doubleface. Ecco quella italiana, ovviamente migliore:
Ciao a tutti, qualcuno sa qual è la musica di "guerra" nel film? quella che sentiamo nella registrazione dell'assassino e che il protagonista mette sul giradischi a casa della vecchia? (subito dopo Stride la vampa)