Due attrici famose, antagoniste anche nella realtà, danno vita alle due protagoniste quasi assolute del film. Bette Davis (occhioni sgranati, sguardo allucinato) e Joan Crawford (sua vittima impotente) regnano incontrastate per tutta la pellicola. Gli altri personaggi non sono che una scusa per permettere alle due attrici di continuare ad attaccarsi a vicenda, cercando di sfuggire al destino che, alla fine, dirà l'ultima parola senza chiedere il loro parere. Grazie a loro, impossibile da imitare.
Un film di rare perfidia e cattiveria. Immensa Bette Davis, ma bravissima anche la Crawford. La Davis (bambina prodigio mai cresciuta) dà vita a uno dei personaggi più inquietanti che comparsi sullo schermo. Ha un'espressività incredibile (da allegra, giocosa e bambinesca, a cupa e deviata in un batter d'occhio). La Crawford invece (paralitica) è commovente nel suo assecondare la folle sorella, quasi giustificandone il comportamento (e pensare che se lei è ridotta così...). Nota di merito per i pranzetti "sfiziosi" (topo, pappagallo). Un po' lungo, ma sfiora il capolavoro.
MEMORABILE: La scena in spiaggia, dove Bette Davis dà il tocco finale al suo fantastico e inquietante personaggio.
Amarissima, indimenticabile pellicola (pure con sorpresa finale) che esplora crude(l)mente le difficoltà della vecchiaia. I catastrofici provini filmati mi sono venuti in mente lo scorso anno, vedendo quelli della Black Dalia. Grande prestazione di Bette Davis e di Joan Crawford. Film con cui debutta Victor Buono, già qui molto interessante. Non per sorridere, ma da non perdere.
Discreto thriller a sfondo psicologico che deve la sua riuscita alla bella regia di Aldrich, alla discreta sceneggiatura che, nonostante qualche pausa di troppo, riesce ad essere piuttosto avvincente e a creare un bel clima di tensione e alla grandiosa, come al solito, interpretazione della Davis che dimostra ancora una volta le sue eccezionali doti attoriali.
Capolavoro, con la stupenda interpretazione dei due mostri sacri Bette Davis e Joan Crawford, che fanno a gara in bravura. Ottimo anche il cast di contorno, il bianco e nero, l'angosciante scenografia della villa-museo della Davis, l'inaspettato colpo di scena finale che spiazza lo spettatore. Tesissimo e cattivissimo, gran finale in spiaggia. Impossibile non vederlo.
MEMORABILE: Il motivetto "I Written A Letter To Daddy" che una volta entrato in testa non ti esce più.
Era il 1962 e la storia narrata nel film presenta una cifra di cinismo insolita per l'epoca. Figura centrale del film è l'interpretazione di Bette Davis, un Oscar meritato, che impersona molto bene la sorella invidiosa e progressivamente fuori dalla realtà. L'atmosfera è resa ancor più cupa, quasi claustrofobica, per via dei limitati spazi di scena, una scelta coerente da parte di Aldrich anche se porta ad una certa pesantezza nella fruizione.
Uno dei migliori film che abbia mai visto: Aldrich ha superato se stesso! La parte di sorella "cattiva" è fatta su misura per Bette Davis, che incarna in toto la personalità distorta di una vecchia signora che non ha altro se non i ricordi. Joan Crawford, sorella malata, è vittima dei suoi soprusi. Due Mostri Sacri del cinema americano che amo moltissimo. La tensione costante mantiene viva un'attenzione a tutto ciò che passa sullo schermo. Alla base della storia ci sono l'invidia e il senso di colpa che si trasformano in tendenze sadiche. Non c'è dubbio... da vedere!
MEMORABILE: L'esibizione finale sulla spiaggia coi coni gelato in mano di una baby Jane sfiorita dagli anni.
Un film bizzarro che fa il paio con Piano piano dolce Carlotta; all'epoca criticato per il suo manierismo è invece un entusiasmante e fortunatamente eccessivo para-horror che lascia dilagare le due protagoniste, che si odiavano realmente. Favolosa la Davis che per tutto il film è vestita da bambina e sfoggia una galleria di espressioni e comportamenti bipolari da manuale. Indimenticabile la figura del pianista goloso e mammone (Victor Buono) che risponde all'annuncio della protagonista.
MEMORABILE: I duetti delle due regine dello schermo; le prove della Davis con Buono.
L'ex bambina prodigio e la vecchia diva in carrozzella: un'accoppiata deflagrante se in mezzo ci si mette la follia. Un grandissimo film che fa dell'eccesso melodrammatico e kitsch il suo registro di successo. L'esagerazione della storia, dei personaggi (sublimi Crawford e Davis, così come i loro trucchi), della storia stessa, ci portano a un livello tale di astrazione dalla realtà da riportarci a capofitto nei moti più oscuri del nostro animo. Da vedere e rivedere, soffrendo e ridendo, palpitando e sghignazzando. Un vero cult.
Straordinario thriller con venature drammatiche ed orrorifiche. Nonostante le oltre due ore di durata non c'è un solo cedimento e il coinvolgimento resta altissimo dall'ottimo prologo fino all'insolito finale, riuscitissimo e tutt'altro che gratuito. Regia superlativa che sfrutta al massimo i luoghi e gli spazi e dimostra di avere dei tempi perfetti. Impagabili la Davis e la Crawford, ma anche il cast secondario (come Victor Buono in un ruolo minore ma comunque importante) eccelle. Stupendo, merita la sua fama.
Angoscioso capolavoro diretto con classe da Aldrich. Il film crea una tensione crescente, immagine dopo immagine. La violenza, prima latente, poi minacciosa, infine esplosiva ha sicuramente ispirato Misery di Reiner (che cita clamorosamente la scena sulle scale). Come sempre, un intensa interpretazione di Bette Davis. Cultissimo.
Capolavoro del thriller gotico diretto da un Robert Aldrich in grandissima forma. Raramente si è assistito al cinema ad una tale compenetrazione tra due artiste (la Davis e la Crawford) e i loro ruoli. Le due attrici si fronteggiano in una gara di bravura che produce una performance di rara efficacia, ben assistite da una regia di impianto teatrale, da un'ottima fotografia in bianco e nero e da uno score musicale assolutamente all'altezza.
Gelosie e invidie: i due sentimenti alla base del rapporto tra due sorelle. Davvero terribili anche se, almeno in apparenza, l'una è buona ed amorosa - ovvero la paralitica Blanche (Joan Crawford) - mentre Jane (Bette Davis) non risparmia nessun tipo di tiro mancino alla consanguinea, arrivando a servirle un lauto pasto a base di ratto morto, baffi e codino compresi. Finale regressivo con Baby Jane, indotta sull'orlo della follia, intenta a costruire castelli di sabbia. Notevole thriller psicologico con qualche risvolto inatteso da Grand Guignol. Eccezionali le due "mature" protagoniste.
Fiaba gotica imperdibile, con un confronto da brivido fra due regine dello schermo - la sadica Davis e la masochista Crawford - splendidamente orchestrato da Aldrich. I dialoghi affilati come lame, le musiche efficaci, il bianco e nero smagliante, tutto concorre alla creazione di una atmosfera malata che permea la casa/prigione, teatro di uno scontro in cui i ricordi (veri e falsi) pesano come macigni. Il finale sulla spiaggia è di quelli indimenticabili. Capolavoro "eccessivo", ma sono proprio i suoi eccessi che lo preservano nel tempo.
MEMORABILE: Il make-up da bambola avvizzita della Davis - Il pranzo a base di topo
Film tesissimo, ovviamente considerando i canoni cinematografici dell'epoca. Presumo che abbia fatto scuola ai thriller con sequestri di persona (mi viene da pensare a Misery non deve morire, ma ce ne sarebbero tanti altri). All'inizio sinceramente ha un po' di difficoltà nel planare tra prologhi e antefatti, è con la presentazione dello stato psicologico distrutto (anche perché dedito abitualmente all'alcool) della Davis che si alza notevolmente la grinta del film, fino all'inatteso finale. Interpretazioni fenomenali!
MEMORABILE: Il finale sulla spiaggia è quasi da brivido, per come è ben rappresentato.
Bette Davis è riuscita a far diventare un mezzo capolavoro questo film con la sua sorprendente interpretazione. Il suo personaggio è uno dei più perfidi che abbia mai visto. Da non dimenticare comunque la Crowford, che non può che non fare tenerezza. Difficile da dimenticare.
Thriller con vena drammatica diretto bene e con le due attrici senza dubbio sopra le righe. Storia di gelosie e cattiverie frutto di una realtà diversa da quella che si è voluta mostrare. Un po' lungo per quello che ha da dire. Molto belli sono i monologhi della Davis (da oscar).
MEMORABILE: La Davis che canta mentre il bizzarro pianista lo accompagna dopo il colloquio.
Spettacolare pellicola di una drammaticità intenzionalmente celata da uno sfondo thriller che si appiattisce pian piano fino ad un finale ameno e bizzarro. Ritratto di due donne parte della stessa medaglia che, come due calamite, si distaccano quando le loro affinità si incrociano. Si parla di invidia. Davis e Crawford restano, eccome, una coppia infallibile.
Velenoso melodramma- psicodramma nero, con grandiose primedonne e angosciante ambientazione in una casa museo (degli orrori): palcoscenico che le due sorelle ancora dividono, ma senza più pubblico, né fans. Inarrestabile escalation di perfidie, la rivelazione finale non aggiunge granché alla definizione dei caratteri, né porta ad un clamoroso ribaltamento dei ruoli. Si divorano comunque a vicenda, queste due sepolte vive, e sono divorate da un infantile bisogno di approvazione esterna. Cioè, di amore. Ma nessuno le ama, perciò si odiano tra di loro. Finalissimo con Davis da brivido.
Sorelle naturali, ma nemiche nell'anima. Inevitabile scontro e sfida quando al posto della sorellanza prevalgono sentimenti di rivalità e invidie dovute ad uno strano destino; e allora è guerra. Capolavoro assoluto di Aldrich che mette in scena l'orrore quotidiano di due sorelle interpretate da due mostri sacri del cinema in un duello epocale. Pellicola super cult.
Le due attrici più brave del periodo, una storia agghiacciante che nasconde un passato chiarificatore, un crescendo di cattiverie, sadismi, vendette fra due sorelle. Bette Davis (Jane) e Joan Crawford (Blanche), entrambe ex attrici belle e di successo, la prima ex bambina prodigio ormai alcolizzata, la seconda costretta sulla sedia a rotelle da un incidente stradale e remissiva. Ma non è tutto come appare. L'esibizionismo disperato e grottesco di Jane anziana ricorda quello di un'altra divina, Gloria Swanson, in Viale del tramonto.
MEMORABILE: Bette Davis/Jane che dà da mangiare per colazione alla sorella rinchiusa in cantina un topo morto.
Un magistrale horror, senza sangue o violenza gratuita ma in grado di terrorizzare davvero lo spettatore; d'altronde cosa c'è di più orribile della natura umana? Davis e la Crawford interpretano ruoli quasi naturali, attrici non più sulla cresta dell'onda e quasi dimenticate. Molti, difatti, criticano lo "spreco" di immensi talenti per un film del genere. Personalmente, invece, posso solo rimanere colpito dalle loro intense performance e da una regia davvero precisa e netta. Lento nei ritmi e claustrofobico, rimane essenziale nel genere.
MEMORABILE: Il surreale finale alla spiaggia; le torture morali, ben più orribili di quelle fisiche.
Dramma all'insegna dell'eccesso e della caricatura che sfocia nel grottesco e nel Grand Guignol. Robert Aldrich è abile a rendere efficaci gli spazi claustrofobici. Bette Davis (vestita da bambina e pesantemente truccata) è indimenticabile mentre scivola pian piano in una regressione infantile. Ottima anche la prova dell'indifesa Joan Crawford e del corpulento Victor Buono. Grandioso l'incipit.
Duro palcoscenico quello della vita: un errore commesso può avere conseguenze che durano per sempre e non esiste il bianco o il nero ma siamo tutti nel grigio. Protagoniste di questo formidabile thriller sono due sorelle (una strepitosa Davis ed una Crawford che rivaleggia in bravura) apparentemente agli opposti, in realtà complementari nella struggente marcia verso follia e violenza. Aldrich va a fondo nel ritratto psicologico e dirige alla perfezione: il ritmo non è sempre quello a cui oggi siamo abituati, ma dalla sedia non ci si schioda.
MEMORABILE: I pranzetti serviti da Jane; "Allora in tutti questi anni avremmo potuto essere amiche"; il finale sulla spiaggia.
Le vecchie attrici dimenticate spesso non si rassegnano e soffrono di disturbi psichici. Già in Viale del tramonto (precursore) c'era una componente malsana che rasentava il thriller-gotico, in questo la componente orrorifica prende il sopravvento. Il film per l'epoca è molto violento (una violenza reale senza compiacimenti da film propriamente horror), la situazione di isolamento e l'invalidità della vittima creano un crescendo di suspance molto riuscita. Ci sono scene che hanno fatto scuola. Grande il finale rivelatore e spiazzante.
MEMORABILE: La scena dell'investimento con la macchina che sbatte contro il cancello.
Delizioso. Parte a razzo con un incipit fulmineo e bellissimo, che già ti catapulta nel vivo della vicenda. Nel prosieguo è sempre palpabile la vena thrilling che ne deriva. Grande gestione degli spazi, l'atmosfera diventa claustrofobica. Notevole il fattore psicologico, dove è tutto un crescendo di delirio e pazzia, il tutto personificato stupendamente da un’angosciante quanto bravissima Bette Davis (con quello sguardo impressionante e magnetico che ti rimane). Il finale è denso, tagliente.
MEMORABILE: L'interpretazione di Bette Davis, ma anche quella di Joan Crawford. Il finale, con Bette Davis ormai persa nel suo mondo.
Un film straordinario, uno dei più significativi del lungo cammino professionale di Bette Davis, che regala qui una delle sue più grandi interpretazioni. Le atmosfere cupe e macabre, il talento visionario di Aldrich e l'irragiungibile grandezza di una regina dello schermo come Bette Davis contribuiscono a creare una pellicola indimenticabile, ricca di fascino e colpi di scena, che si basa su di una sceneggiatura di inaudita ed inarrivabile perfidia. Di altissimo livello anche le sentite interpretazioni della Crawford, di Buono e della Norman.
MEMORABILE: I manicaretti preparati da Jane per la sorella inferma.
Robusto psicodramma che sconfina spesso e volentieri nel thrilling e nell'horror, diretto da un regista in stato di grazia. La pellicola è incentrata sul sadomasochistico rapporto fra due sorelle - dive dello spettacolo - che sfocerà nell'inevitabile follia con imprevedibile colpo di scena finale. Bisogna ammettere che l'impagabile Bette Davis ruba la scena alla pur brava "vittima" Joan Crawford. Un paio di superflui eccessi di perfidia grottesca...
Piccolo gran capolavoro psicodrammatico dove si respira un'aria muffosa e stantìa, molto avanti per l'epoca e dal tasso di violenza e tensione ragguardevole tuttora. Sorprende come, malgrado le 2 ore ed una certa povertà di soggetto, non annoi per la staticità (il film è anzi tutt'altro che fiacco) e non sazi mai col mostrare sempre gli stessi ambienti grazie alla bravura del regista. Notevole la discesa nel delirio finale della Davis, adattissima al ruolo; ma, per me, la palma della migliore va in assoluto a Joan Crawford, capace davvero di commuovere.
MEMORABILE: La domestica uccisa; La Davis sbronza che non può rispondere alla porta; La Crawford presa a calci; Il personaggio di Buono (bravo pure lui).
Il lunghissimo incipit ci fa subito capire che ci troveremo di fronte a un'opera davvero unica per bellezza e intensità. Le due protagoniste (le fantastiche Bette Davis e Joan Crowford) danno vita a una vicenda di sottomissione e crudeltà dai toni estremamente forti. Indimenticabile è la caratterizzazione del personaggio della Davis così come la performance del grande Victor Buono (nei panni di un musicista squattrinato). Tutto quadra alla perfezione in una escalation di tensione che culminerà nel riuscito finale. Un'opera indimenticabile.
MEMORABILE: La Davis allo specchio si accorge che il suo volto non è quello che aveva da bambina, ma quello di una grottesca maschera disperata e triste.
Un classico. Se, nel corso degli anni, le innumerevoli imitazioni (e parodie), oltre a qualche perdonabile lungaggine, hanno eroso - ma solo lievemente - l'efficacia del thriller, intatta è tutt'oggi la forza del melodramma gotico, quale questo film essenzialmente è. Brava certamente la Crawford come vittima non convenzionale e bravo anche Buono, pianista gaglioffo e profittatore, ma è ovviamente Bette Davis a restare per sempre nella Storia del cinema: trucco pesante, boccoli biondi e un'interpretazione totalmente priva di compromessi.
Kammerspiel cinico, putrido, agghiacciante e olezzante di morte e follia. Assoluto capolavoro aldrichiano che sconfina nell'horror più livido, teatro dell'angoscia e del grand guignol dell'anima più nera e devastata. Come nel miglior Bava e nel miglior Fulci, non c'è un personaggio positivo: bassezze, scherzi atroci, solitudine e miseria umana, meschinità e la pazzia più lucida a farla da padrona. Di raro sadismo geriatrico la Davis, succube la Crawford e un tanfo di vecchiume che resta addosso. Aldrich non fa sconti e colpisce duro. Immenso.
MEMORABILE: Il viscido Victor Buono che si insinua (con maniere galanti) nella casa della Davis; I titoli di testa con l'incidente in auto; Il finale sulla spiaggia.
Dietro l'aspetto da film psico-horror magistralmente sceneggiato, fotografato, diretto ma soprattutto interpretato, si celano mille e più motivi di riflessione. L'incipit spiega il "cosa" ha scatenato la spirale senza fine di follia, sadismo e violenza a cui stiamo assistendo, non il "come" si è arrivati a tanto. Nel mentre (e ancor più dopo il film) l'angoscia rimane. Il salto temporale fra prologo ed epilogo è enorme: la pazzia dell'una e la quasi masochistica soggezione dell'altra sorella hanno avuto tutto il tempo per compiersi. Inquietante.
Pietra miliare del thriller, grazie a una fantastica interpretazione da parte di Bette Davis, che regala momenti di grandissimo cinema in ogni suo sguardo, movimento o parola. Se poi in cabina di regia è presente il talento di Robert Aldrich è naturale che ne esca fuori un film di altissimo livello. Nonostante la lunga durata, infatti, la suspense non cala mai d'intensità ed è seguita spesso da scene terrificanti, grazie anche a inquadrature studiate a puntino e a un ottimo utilizzo delle luci sul bianco e nero. Eccezionale.
MEMORABILE: Jane che smettendo di cantare si guarda allo specchio e urla.
Imperdibile. Un film che nonostante gli oltre 50 anni riesce ancora a fare più paura di tanti horror moderni. La tensione è sempre alta, perché sappiamo che la sopravvivenza della dolce e inerme Blanche dipende solo dalla volontà della folle sorella Jane, che col passare dei minuti diventa sempre più perfida e incontrollabile. Certo il ritmo è piuttosto lento e alcuni risvolti oggi faranno sorridere (incredibile l'ingenuità di dottore e governante), ma la pellicola funziona grazie alle due ottime protagoniste e a una regia di alta classe.
MEMORABILE: I pasti macabri serviti alla povera Blanche; L'attempata Davis che canta e balla il vecchio motivetto di Baby Jane.
Perla della cinematografia di Robert Aldrich. Atmosfere uniche, tensione palpabile e costante e due della più grandi star dell'epoca contemporaneamente in scena (Bette Davis strepitosa a dir poco) sono le chiavi del successo di questo meraviglioso film. Scene consegnate alla storia quelle del topo servito per pranzo e Bette Davis che canta "I've written a letter to daddy" accompagnata al pianoforte. Finale di classe. Da vedere e rivedere.
MEMORABILE: I pranzetti preparati da Bette Davis; "I've written a letter to daddy".
Al momento della sua uscita era sicuramente un film che colpiva duramente nel segno, per la sua innovativa carica di crudeltà e di sadismo. Mezzo secolo, però, non è passato invano e lo spettatore odierno non potrà non puntare il dito contro varie ingenuità e lungaggini assortite. Resta comunque un classico del thriller psicologico, ben diretto da Aldrich, recitato in maniera straordinaria da due delle più grandi dive della vecchia Hollywood e con alcune sequenze che ancora oggi lasciano il segno.
MEMORABILE: Il lunghissimo prologo; Il macabro pranzo; Il finale.
Un ottimo film sapientemente orchestrato e ricco di colpi di scena, cruento, con l'impagabile apporto di due grandissime attrici quali Joan Crawford e Bette Davis. Il loro impegno è eccelso e forse ai punti vince, seppur di poco, la Davis, mai così perfida e sadica. Coinvolgente dall'inizio alla fine.
Un classico del cinema anni '60, con due dive della vecchia Hollywood già a quei tempi non più giovani, ma protagoniste assolute. Accompagnate da un macabro bianco e nero, Bette Davis e Joan Crawford, che non sono mai state arrendevoli, ma toste come poche, sono sorelle che si fronteggiano in una guerra che porterà una sola a trionfare. Indimenticabile la lucida follia di Bette Davis, come le sue parrucche da eterna bambina. Un horror psicologico ben diretto e interpretato, che ha ispirato anche il nostro Totò in uno dei suoi ultimi film.
Indiscusso capolavoro gotico del cinema, con due mostri sacri come la Davis e la Crawford impegnate in una gara di bravura. Pellicola di cui si è detto tutto che ha ispirato parodie e remake vari, ma il mix di terrore, follia, senso di colpa e suspence del film di Aldrich non ha rivali. La pazzia di Jane è quasi giustificata quando si scopre la verità, ma Blanche non è del tutto innocente. Strano pensare che la Davis non si sia aggiudicata l'Oscar, ma quell'anno c'era una certa Anne Bancroft in Anna dei miracoli.
Inquietante e claustrofobico, un thriller ben confezionato in cui si dà possibilità alle due attrici (la Davis e la Crawford) di mettere in risalto la loro bravura. Soprattutto la Davis ha la possibilità, in un ruolo non misurato, di rimarcare la cosa confezionando un personaggio mitico della cinematografia. Il resto non sfigura e scorre tutto liscio creando inquietudine nello spettatore.
MEMORABILE: I pranzetti a base di carne (bleahhhh); Il finale in spiaggia dove la Davis con i due gelati balla in spiaggia.
Inquietante storia con una protagonista alcolizzata e psicopatica e una sorella che sembra la vittima sacrificale. Due protagoniste quasi perfette, film davvero riuscito, tensione alta e regia notevole. I personaggi collaterali rendono benissimo. Il film poteva essere leggermente più corto e la parte centrale mi sembra un poco ipocrita, quando le due sorelle sono già ai ferri corti e le verità sono emerse. Colpo a sorpresa anche nel finale, ma il racconto non è facile da credere.
MEMORABILE: La piccola Blanche, sul voler bene alla sorella, dice "Non me ne scorderò mai!"; Il canarino sotto il coperchio del vassoio.
Ritmo serrato e colpi di scena continui che non risentono affatto del passare degli anni per questo thriller che vede come protagoniste due icone del cinema: Bette Davis (Jane, bambola raggrinzita, inquietante, incartapecorita da pesanti strati di cerone) e Joan Crawford (Blanche, ex stella del cinema costretta sulla sedia a rotelle, pervasa da rimpianti e rancorosa). Dalla villa decadente, tetra e claustrofobica verrebbe solo voglia di fuggire. Eppure le anziane sorelle non scappano affatto, ma si aggrappano ai ricordi torturandosi a vicenda senza tregua.
Baby Jane, con la sua pelle incartapecorita, con i suoi modi puerili e sventati, è la rappresentazione dell'incapacità di progredire ed evolversi; prova in tutti i modi a proiettare un'immagine rarefatta di sè, sembra crederci davvero, ma basta un rapido sguardo allo specchio per conoscere la terribile verità: è solo una decadente, orrida signora senza più talento. Come poter accettare tutto questo? Su chi avventarsi? Sulla succube e agonizzante Blanche, catalizzatore dei suoi fallimenti, delle sue pulsioni. Amore e odio. Vendetta e Perdono.
Film capolavoro, interpretato in modo eccelso da due grandissime star di Hollywood, che riesce a regalare due ore cariche di tensione e odio per Baby Jane (Bette Davis) nei confronti della sorella Blanche (Joan Crowford). In un assurdo turbine di pazzia sono ammirevoli gli stratagemmi della sorella cattiva usati per maltrattare e tenere lontana dal mondo la povera vittima. Ritmo vertiginoso, una regia che rasenta la perfezione e un finale sorprendente, struggente e con un leggero tocco felliniano.
MEMORABILE: Il "cibo" servito a Blanche; Le prove con Edwin; La rivelazione finale; La scena conclusiva sulla spiaggia.
Mi aspettavo di più. Certo, la recitazione delle due protagoniste è notevole e il senso di sofferenza emotiva che, per motivi diversi, attanaglia entrambe, è coinvolgente. Così come trovo drammaticamente elegante il bianco e nero che aleggia nella magione delle due sorelle. Però per un film del genere mi attendevo più sequenze forti. La tensione è di buon livello ma non esplode mai in quella che si potrebbe definire la scena madre. Questo è un limite, ma si tratta lo stesso di una pellicola molto apprezzabile.
Dopo alcune pellicole di medio livello Aldrich rilancia la propria carriera ponendo le basi del thriller moderno con questo magistrale film che sembra la versione sadica di Viale del tramonto. Inizia qui la fase in cui il regista insiste maggiormente sul corpo esaltandone lo sfacelo fisico e immergendo gli attori in scenari fortemente stilizzati. Grande tensione per tutta la durata con tanto di sorpresa finale e interpretazioni superbe (soprattutto la Davis ciabattante e ubriaca e Buono indolente fannullone). Prologo smisurato ma funzionale.
MEMORABILE: Il prologo con Baby Jane capricciosa bambina prodigio; Il ratto scodellato per pranzo; Il finale sulla spiaggia assolata.
Il contesto hollywoodiano fa sì che anche il cinema stesso si trovi costretto a indossare gli abiti del borghese cinismo. Siamo nel lato oscuro dei sentimenti, quelli dipinti nero su nero da Robert Aldrich. Uno dei film più copiati degli ultimi 60 anni; sadico, nostalgico, sostanzialmente insostenibile. Bette Davis, che alterna momenti di candore e di perfidia, è veramente indimenticabile.
Uno dei più classici e riusciti drammi psicologici in circolazione, un film senza età (e di età è il caso di parlare) che ha segnato un'epoca. La mostruosa bravura delle due protagoniste è talmente evidente che è quasi superfluo parlarne, ma una nota di merito va anche al bravissimo Victor Buono. Le angherie che la Crawford deve subire, il lento progredire della malattia mentale della Davis, l'apice dello shock raggiunto con l'omicidio: scene magistrali che si inseguono fluidamente, in tempi dilatati ma giusti. Un classicone da non perdere.
MEMORABILE: L'uccellino e il topo serviti nel piatto; La tesissima scena della telefonata al dottore; La fuga di Victor Buono; Il finale sulla spiaggia.
Una storia maledetta di Farrell che Aldrich porta sullo schermo alla sua maniera, scavando nei punti più neri dell'anima delle sorelle Hudson. La Harlow e la Davis, che resero con la loro rivalità quel set leggendario, rispondono alla grande, con la seconda che, dopo il celebre annuncio in cui cercava lavoro, fonde il suo dramma personale con quello di Baby Jane disegnando un personalissimo maelström in cui vorticosamente precipita il buonismo americano. Grande cinema per palati raffinati dall'animo tormentato. Gli altri passino pure oltre...
MEMORABILE: L'assassinio di Elvira; Edwin Flagg che scopre Blanche; L'epilogo.
Joan Crawford non sbaglia nulla ma nella tenzone attoriale è Bette Davis a vincere. Straordinaria tutta la prima parte - e la seconda non è da meno... Ma sono certe scene iniziali (la bambola, il canarino, il topo) ad addensare gli effluvi venefici della temperatura emozionale. Poi il mistero, non solo quello della follia, aleggia ambiguo e sottile. Come in una danza perversa si dispiega la tensione psichica, nella geometria variabile ma inesorabile del climax ascendente che troverà sfogo concettuale nel millimetrico finale.
Splendido e inquietante thriller; merito di due protagoniste straordinarie come Bette Davis e Joan Crawford, due sorelle che vivono insieme in una casa molto tetra. La vicenda è impostata sui dialoghi delle due e specie la Davis dà spettacolo costruendo un personaggio dalla doppia personalità e parecchio instabile. I momenti angoscianti non si contano (si pensi ai "pranzi animaleschi") e si arriva alla fine con la consapevolezza di avere visto un grande film, quasi un capolavoro.
MEMORABILE: La Davis che parla al telefono con la voce della sorella; Il finale in spiaggia.
Incredibile viaggio nella follia, orchestrato molto bene da Aldrich che fa della location casalinga un vero e proprio luogo di reclusione, reso inquietante anche dalla fotografia in bianco e nero. La trama è ben divisa in due parti: la prima con il degenerare dei problemi psicologici di Baby Jane, la seconda con le progressive angherie ai danni della sorella più famosa e talentuosa. Impareggiabile Bette Davis. Da non perdere.
Due sorelle si alternano al successo ma capita un incidente. Il dramma dell'invidia sfocia nel sadismo, psicologicamente profondo anche per la deriva in cui si tenta di ritrovare il pubblico perso. Il personaggio della Davis ha più di una venatura hitchcockiana, impersonato magnificamente senza arrivare alla pazzia esplicita; la Crawford restituisce il dramma della reclusione forzata. Manca qualche dose thriller in più in quanto qualche avvenimento, al limite dell'orrorifico, poteva essere ancora più accentuato. La durata poteva essere più snella.
MEMORABILE: L'uccellino volato via; Il numero al piano; Le voci contraffatte; Attorno al pubblico in spiaggia.
Al di là di qualche lungaggine che ogni tanto rallenta la narrazione, è un film straordinario per climax tensivo e per la sua esplorazione di una mente turbata, con un uso della suspense perfetto. Joan Crawford straordinaria, ma non c'è aggettivo per descrivere la performance di Bette Davis, forse la migliore in carriera. Il colpo di scena finale è la ciliegina sulla torta. Numerose le scene indimenticabili, su tutte l'anziana Baby Jane che ritenta anni dopo il suo numero di bambina, con conseguenze disastrose. Si riflette anche sulla figura degli attori bambini. Film da non perdere.
Due sorelle ex bambine prodigio vivono ancora insieme dopo che le loro vite hanno seguito strade conflittuali che vengono alla luce nella claustrofobica villa, teatro di un susseguirsi di cattiverie e di azioni sempre più folli. Un taglio assolutamente teatrale sia per l'ambientazione sia per la pesantezza della maschera tragica che le due superstar devono indossare per motivi egualmente esecrabili. Indimenticabili le variazioni mimiche specie della Davis, come anche quelle della trattenuta sofferenza (ma anche doppiezza) della Crawford. Tutto volutamente molto kitsch, un classico.
Psicodramma rappresentato attraverso l’esasperazione emotiva: un’ex bambina prodigio che tenta di sopravvivere attraverso i ricordi del passato e una ex diva del cinema che invece vorrebbe abbracciare i frutti del futuro. Ma entrambe arrancano, soccombono, fagocitate dal silenzio di chi le ha dimenticate e dai frastuoni di chi, invece, le ha demonizzate. Aldrich dipinge con estrema teatralità un vademecum del grottesco dalle performance attoriali incredibili. Indimenticabile la Davis, vampirizzata da un malato infantilismo e da sadiche pulsioni incontrollabili. Impietoso.
Divenuto ormai un classico, il film ha in Bette Davis il suo punto di forza: la sua interpretazione è infatti superlativa e credibile; altrettanto può dirsi per la sua "vittima", Joan Crawford, che però resta un po' in ombra davanti alla prova della collega. La storia appassiona ma soffre di qualche ingenuità e semplificazione di troppo, che fa perdere un po' di verosimiglianza senza però che ciò danneggi il risultato complessivo più di tanto. Buon comparto tecnico. Ancora godibile.
MEMORABILE: I pasti a sorpresa preparati da Jane alla sorella; Jane che vorrebbe davvero riportare in scena i suo vecchi numeri da bambina prodigio.
Thriller di rara efficacia, supportato da due grandissime attrici della Hollywood che fu e da un Victor Buono nella sua migliore caratterizzazione di sempre, che gli resterà impressa per il resto della carriera. L'odio che unisce le due anziane signore è raccontato come una nevrosi crescente e lo spettatore si sente interamente coinvolto in questo stupendo gioco al massacro.
Jane, ex bambina prodigio, percorre il suo viale del tramonto; a farne le spese è sua sorella Blanche, attrice popolare resa invalida da un incidente (?). L'invidia e la gelosia la divorano, l'evoluzione della follia portata in scena dalla Davis è magistrale, ma la Crawford - che recita in sottrazione - è altrettanto gigantesca. Il direttore della fotografia è quello di Via col Vento, Aldrich non sbaglia niente, dalla grottesca esibizione di Jane col pianista al violento pestaggio in cucina. Ogni scena è un pugno nello stomaco, colpo di scena finale straordinario. Capolavoro assoluto.
MEMORABILE: La furiosa sfilza di calci inferta all'inerme Crawford. Agghiacciante.
NELLO STESSO GENERE PUOI TROVARE ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Bel colpo Lucius, complimenti :) Ma dove diavolo l'hai scovato?
HomevideoRocchiola • 29/08/17 15:13 Call center Davinotti - 1278 interventi
Uno dei pochi Aldrich disponibili in bluray sul mercato italiano. Edizione Warner anche deluxe digibook, ottimo video vagamente granuloso ma molto definito, audio più che discreto.
Poco prima di girare il film, Bette Davis, che stava vivendo un periodo non felice (divorzio, morte della madre) pubblicò un provocatorio annuncio su una rivista del settore in cui cercava lavoro. Il testo diceva:
"Madre di tre bambini di 10, 11 e 15 anni, divorziata, americana, trent'anni di esperienza come attrice cinematografica, versatile e più affabile di quanto si dica, cerca impiego stabile a Hollywood. Bette Davis, c/o Martin Baum, G.A.C. Referenze a richiesta"
La rivalità fra le due protagoniste movimentò molto il set di questo film; fra gli altri episodi si possono citare quello della scena in cui la Davis picchia la Crawford dove quest'ultima, preoccupata che Bette Davis facesse sul serio, richiese una controfigura. Ma l'escamotage servì a poco perché nell'unica inquadratura ravvicinata (in cui la Crawford doveva necessariamente "mettere la faccia") la stessa Davis assestò un violento colpo sulla testa della sua rivale che dovette ricorrere a qualche punto di sutura.
La vendetta non si feve attendere, poiché nella scena in cui la Davis deve trascinare a braccia la Crawford paralitica, quest'ultima si "appesantì" ad arte acuendo le difficoltà della Davis che soffriva di mal di schiena.
HomevideoRocchiola • 16/12/20 11:52 Call center Davinotti - 1278 interventi
Rivisto il BD Warner su nuovo schermo Ambilight da 55 pollici. Il risultato è stato decisamente appagante con immagini pulite, nitide e riccamente dettagliate. Un bianco-nero ottimamente contrastato con una grana di fondo del tutto naturale meno invasiva di quanto mi ricordassi dalla precedente visione su di uno schermo più piccolo. Purtroppo questo BD è andato fuori catalogo, ma con un pò di fortuna lo si trova ancora in qualche videoteca ben fornita. In caso contrario bisognerà optare per il DVD della Sinister in uscita a gennaio con un master restaurato in HD che credo sia quello del BD summenzionato.