Uno Sherlock Holmes spiritato, dall'occhio spesso sgranato, è il protagonista di questa nuova riduzione del classico romanzo di sir Arthur Conan Doyle “Il mastino dei Baskerville” (e in effetti il titolo originale è proprio THE HOUND OF BASKERVILLE). Siamo in pieno stile Hammer, con il trio Cushing/Lee/Fisher a firmare una delle più raffinate produzioni della casa inglese. Il successo tuttavia non arrivò e lo Sherlock Holmes di Peter Cushing rimase per un po' sotto naftalina. In effetti il film non è davvero un granché. Dopo un prologo che il regista Terence Fisher riprenderà nel sopravvalutato L’IMPLACABILE CONDANNA...Leggi tutto si passa a Holmes e Watson, contattati da tale Mortimer perché veglino sull'integrità del nuovo erede della proprietà Baskerville, sir Henry (Christopher Lee). I due investigatori proibiscono subito a sir Henry di addentrarsi nottetempo nella brughiera, dove le leggende dicono si aggiri un mostro simile a un lupo. I paesaggi notturni sono descritti bene, con la tipica fotografia Hammer. La sceneggiatura offre buoni spunti alle indubbie capacità di Cushing e Lee, mentre stonano i personaggi femminili, troppo stereotipati e fastidiosamente passivi. LA FURIA DI BASKERVILLE va catalogato come un giallo classico dalle forti connotazioni gotiche, con qualche azzeccata atmosfera misterica ma uno svolgimento e una soluzione semplicistici, inevitabilmente deludenti. Le intuizioni di Holmes sono abbastanza elementari (nonostante il forzato sfoggio d’intelligenza durante il primo colloquio con Mortimer), i dialoghi non brillano e anche la figura del prete entomologo, che rappresenta il lato meno serioso del film, è macchiettistica senza possedere l’umorismo inglese che ci si aspetterebbe. Come sempre, nei prodotti Hammer, enfatica e pesante la colonna sonora (qui di James Bernard).
Dal classico di Sir Arthur Conan Doyle la Hammer ne ha tratto un film memorabile. Come al solito scritta da James Sangsters e messa in scena con il tocco di maestro che era proprio di Fisher, questa pellicola è tutt'oggi la migliore delle varie versioni esistenti. C'è suspense, c'è atmosfera e, sopratutto, c'è uno dei cast più belli di sempre. Cushing è un Holmes nato per la parte, Morell è un Watson perfetto e Lee, Malleson e gli altri sono
altrettanto impeccabili. Bellissimo flashback iniziale.
MEMORABILE: Il lungo flashback che racconta l'inizio della maledizione dei Baskerville; Holmes che
appare d'improvviso nella brughiera; L'emozionante finale.
Hammerizzazione di un classico con il lancio di Peter Cushing come perfetta maschera holmesiana. Se Lee si limita a un sir Henry standard, altezzoso ma nobile anche nell'animo, è infatti Cushing il vero fiore all'occhiello, ed è un peccato che le speculazioni tipiche dell'investigatore debban limitarsi per lasciar spazio alla messa in scena da gotico in brughiera. Ci vuole poi un po' per ingranare e, anche dopo, quel che si vede sa più di thriller horrorizzato che di giallo. Poco Doyle e più Fisher insomma, con risultati non così entusiasmanti (finale compreso).
Il rischio di devitalizzare il racconto di Arthur Conan Doyle, riadattandolo e semplificandolo per il grande schermo, era alto ed atteso... e in effetti adempiuto. Le novità – non sempre sensate (la miniera) – oscillano tra il curioso (il reverendo, la mano) e l’ingenuo (la tarantola e il pugnale), ma quello che manca davvero è il fascino desolante e selvaggio della brughiera, l’incombere dell’irrazionale. Audace nel prologo, il film s'affossa in interni oscuri e dialoghi copiosi. Cushing è un tantino concitato; Lee puramente accessorio; credibile invece il Dottor Watson. Piuttosto deludente.
MEMORABILE: "Elementare, Watson!" (che non fu mai scritta da Conan Doyle!!!)
Classico thriller gotico della Hammer, diretto da Fisher, con Peter Cushing nei panni di Sherlock Holmes e Christopher Lee in quelli dell'ultimo erede dei Baskerville. Molto belle e raffinate le scenografie e la fotografia, buoni gli interpeti e i dialoghi, ma nel complesso il film resta un po' macchinoso e superficiale. In sintesi poco coraggioso.
È un Holmes poco credibile quello di Peter Cushing, troppo nervoso e impulsivo. Anche le intuizioni e le deduzioni sono sciorinate in modo piatto e non suscitano la benchè minima emozione, come pure l'uso della lente, forzato, ma comunque da adottare visto che fa parte del personaggio. Molto meglio il dottor Watson, sicuro ed elegante e molto più naturale. È un compitino ordinato dove non manca nulla, tutti i tasselli vanno al loro posto, ma in modo da non avvincere mai, si segue la storia con indifferenza. Non male la prima parte.
Fin dal cruento prologo, il celebre romanzo di Doyle si ammanta della classica atmosfera gotica delle produzioni Hammer, che si infittisce nelle nebbiose brughiere ricreate da un Technicolor acquerellato ed elegante. La metafrasi operata dallo specialista Peter Bryan si concede qualche licenza a scopi artistici, ma il convito di attori è di prima scelta: Cushing abile ed ironico nel mettere in atto le finezze e le astuzie di Shelock Holmes e Morell la sua indispensabile spalla Watson; signorile Lee, macchiettistico Malleson, seducente e letale la Landi.
La Hammer rispolvera Sherlock Holmes cercando di riproporlo nella chiave dei successi gotici di Fisher; logico dunque che la scelta cada sul soggetto in cui le potenzialità horror sono più marcate (la leggenda del mostruoso Mastino). Ottimo sulla carta, ma ciò che funziona non è nuovo (Cushing affronta il ruolo ripetendo tutti i tic dell'ammazzavampiri Van Helsing) e ciò che è nuovo non funziona (o è invecchiato molto male). Cushing lo ripeterà anche in un remake televisivo, più povero ma preferibile.
MEMORABILE: L'assassino si presenta al cocchiere come Sherlock Holmes: nel romanzo (e negli altri film) Holmes sbotta a ridere, ma Cushing si arrabbia tantissimo!
Una delle migliori trasposizioni di un romanzo di Sherlock Holmes. Merito dell'elegante regia di Fisher che sfrutta assai bene il colore e fornisce un'ambientazione davvero impeccabile. Notevole l'interpretazione di Cushing; buona quella del resto del cast. Ritmo adeguato; non trascendentali gli effetti speciali. Buono.
La cosa nettamente migliore è l'inizio, peché l'ambiente Hammer è perfetto per la leggenda dei Baskerville. La successiva "hammerizzazione" della vicenda, invece, tradisce in maniera grave la vera trama di Conan Doyle (al punto da creare personaggi nuovi e nuove vicende) e piacerà a chi nel film cerca la Hammer, non a chi vi cerca Sherlock Holmes. In quest'ottica il titolo italiano, per una volta, modifica sensatamente quello originale, perché fa capire che "è un'altra cosa". **
Fisher dirige questo riuscito film sul mastino dei Baskerville utilizzando le tipiche atmosfere Hammer. Ottime sopratutto la fotografia colorata e cupa negli interni del castello e l'ambientazione nella landa. Peter Cushing ha i lineamenti affilati che caratterizzano bene la figura acuta di Sherlock Holmes, Christopher Lee pure è alquanto calzante nella parte del nobile discendente della casata; ma tutto il cast offre buone interpretazioni. La storia scorre bene tra gli avvenimenti e le intuizioni del famoso investigatore.
Dal più noto dei romanzi di Doyle un film considerato un classico del genere, ma che non risulta del tutto convincente, nonostante la suggestione delle ambientazioni, la fotografia pittorica, le scenografie accurate. A non convincere è un elemento chiave: l'interpretazione troppo nervosa di Cushing nei panni di Holmes che pure fisicamente parevano essergli congeniali, mentre meglio figura Lee in quelli altezzosi dell'ultimo rampollo della casata maledetta. Ma il pezzo forte resta l'introduzione iniziale: una fiaba gotica, ripresa da Fisher in un film successivo con qualche variante.
Spesso sottovalutato, a me non ha deluso affatto. La fotografia (cupa e dai colori accesi) e il buon ritmo conferiscono quel fascino Hammer per nulla invecchiato. Cushing, simpatico e azzeccato, è un Holmes pari a Basil Rathbone e secondo solo a Jeremy Brett. Le numerose modifiche (la tarantola, la miniera, il rito sacrificale ecc.) rendono il film sorprendente e godibile anche per chi ha già letto il libro. Da riscoprire
Molto hammeriano e poco doyliano questo adattamento di uno dei più famosi romanzi con protagonista l'investigatore di Baker street. L'inizio è ragguardevole per la sua notevole e riuscita carica gotica. Ben presto però il film si sgonfia e non riesce ad avvincere più di tanto forse per l'incapacità ricreare l'atmosfera e la tensione della pagina scritta. Probabilmente anche a causa dei troppi innesti rispetto al romanzo che non ravvivano l'opera ma le tolgono interesse. Il meglio è la confezione: per il resto nulla da segnalare. Alla fine però si lascia guardare, ma nulla più.
La Hammer rinverdisce il mito di Holmes alla sua maniera, deludendo gli ammiratori più esigenti. A parte Cushing, impeccabile, il resto è alquanto mediocre: gli episodi spurî (rispetto al romanzo di Doyle) sono inutili e l'elemento "atmosferico" (le brume e la desolazione della brughiera) è reso con gusto di cartapesta: al solito la Hammer uniforma qualsiaisi classico al proprio marchio di fabbrica (ripetitivo più che popolare). La cura dei dialoghi, se non altro, rende il tutto lineare e godibile.
Peter Cushing è un memorabile Sherlock Holmes in questa tipica produzione Hammer. In realtà lo script è poco fedele al capolavoro di Conan Doyle, cambiando alcune cose rispetto al romanzo, ma resta il fascino della maledizione dei Baskerville. Più vicino al gotico che al giallo tradizionale. Nel cast troviamo anche Christopher Lee e la fascinosa Marla Landi.
MEMORABILE: L'incipit con il crudele sir Hugo Baskerville.
Più fedele al proprio stile che al romanzo di Conan Doyle, la Hammer, affidandosi a uno dei suoi registi di punta, realizza un giallo dalle forti venature gotiche, che colpisce soprattutto per l'atmosfera e per i colori accesi, ma anche la storia, pur tra inevitabili semplificazioni e alcune licenze, risulta misteriosa al punto giusto. Pur non facendo eccessivo sfoggio di deduzioni, Cushing è un ottimo Sherlock Holmes, Morell non dispiace come Watson, Lee non perde il suo abituale aplomb neppure come vittima designata, affascinante la Landi.
Bella versione del classico di Conan Doyle, resa suggestiva dalla bella fotografia e dagli scenari fumosi che creano un'ottima atmosfera. La trama è quella già conosciuta, pur con qualche variante per renderla più carica di avvenimenti e la regia di Fisher aggiunge qualche tocco orrorifico per assimilarla alla produzione Hammer del periodo. Cushing è un Holmes nato, Morell fa una fedele interpretazione di Watson e Lee aggiunge al suo Baskerville la sua innata classe. Notevole.
Ad accendere un cero all'altare Baskerville stavolta è la Hammer, che affida il progetto a Terence Fisher e gli mette a disposizione due giganti come Cushing e Lee; facile naturalmente la comparazione con il Rathbone del 1939 nei panni di Holmes: qui Cushing appare meno british del collega, più teso e il suo Sherlock, pur nelle diversità, è senza dubbio un personaggio valido. Lee invece mostra un carisma da fare invidia. Ambientazione perfetta. Forse non del tutto attinente al classico di Doyle ma è un cinema che convince e coinvolge.
Libera interpretazione hammeriana del romanzo, che non tradisce le aspettative degli habitué della casa di produzione inglese: colori altamente espressivi, una particolare attenzione a certi dettagli sadico-orrorifici (il prologo con Sir Hugo che tortura il padre della fanciulla) e un pizzico di subtext sociale, con Fisher a punzecchiare il buon nome dell'aristocrazia e del clero (il buffo vescovo beone). L'aderenza alla fonte letteraria è scarsa, tuttavia Peter Cushing è un Holmes coi fiocchi e Lee un Sir Henry di ottima presenza. Non male, ma meglio la versione con Basil Rathbone.
MEMORABILE: Lee e la tarantola letale; Le sabbie mobili; La mano deforme; Nella miniera coi latrati in sottofondo; L'apparizione del molosso mostruoso nel finale.
Da uno dei più celebri gialli di Conan Doyle, ecco una versione in puro stile Hammer con due miti del cinema di genere: Cushing e Lee. Inimitabili sono le atmosfere mefitiche e le scenografie gotiche diroccate, le vere protagoniste silenziose e spettrali di questo ennesimo gioiello d’altri tempi. La storia è arcinota, pur se con qualche variante ad effetto, mentre il finale “bestiale” concentra e cattura in sé tutto il senso dell’opera.
Un Doyle letterariamente alquanto tetro e arcano viene qui perfettamente tradotto in immagini dal sontuoso cromatismo di Fisher, che dipinge ombre e colori in modo energico e caravaggesco. Impeccabili i monumenti della Hammer, Peter Cushing e Christopher Lee: volti iconici che potrebbero tranquillamente essere scolpiti sul Monte Rushmore. Ottima la plumbea campagna del Surrey, umida e brumosa; così come le architetture gotiche: decadenti e possenti allo stesso modo. Tutto funziona in modo ineccepibile, forse troppo ineccepibile e rigoroso, ma dopotutto Sherlock Holmes lo è.
Tutti concordi sul fatto che non si tratti della miglior opera del Titano gotico Fisher, come il fatto che le innumeri trasposizioni dell'inquilino di Baker street paghino sempre certo pegno alla letterarietà, Epperò, ciò nonostante, e anzi in un certo senso anche in virtù delle sue evidenti imperfezioni, il film rifulge della peculiare personalità del suo autore, come di tutto il corredo "artistico" delle migliori produzioni Hammer: dalle scenografie sinistre ai colori saturi, dalla magnifica compagnia di giro (Cushing, Lee, Morell) alla selvaggia sensualità della Landi.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Nelle intenzioni della produzione La furia dei Baskerville avrebbe dovuto costituire il primo capitolo di una serie, poi mai realizzata a causa del clamoroso flop commerciale e per difficoltà insorte sull'acquisizione dei diritti.
In seguito Fisher realizzerà, in Germania, Sherlock Holmes nella valle della morte (1962), mentre Cushing ricoprirà nuovamente i panni di Holmes in una serie TV degli Anni Sessanta e nel film a destinazione televisiva La maschera della morte (1964), da noi distribuito anche nelle sale cinematografiche.