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La nostra recensione di Poveri noi

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Favoletta moralisticheggiante sulla differenza di classe sociale azzerata dall'improvviso tracollo finanziario del benestante, il film di Fabrizio Maria Cortese si riallaccia a una tradizione che in Italia ha ampie radici con le quali si sono cimentati un po' tutti i nostri commedianti, da Pozzetto ad Abatantuono. Il gioco è sempre lo stesso: trasferire il ricco nell'ambiente del povero per vedere come si comporta alle prese con le difficoltà di ogni giorno, col lavoro che manca e con ristrettezze economiche di ogni genere.

In questo caso la famiglia...Leggi tutto che vive nel lusso più sfrenato è quella di Edoardo Mariani (Ruffini) e sua moglie Giovanna (Spada), genitori di tre figli che dire viziati è poco. D'altra parte è talmente caricaturale, il disegno di ogni singolo personaggio della famiglia, che sembra a tratti di avere a che fare con una parodia, nonostante nel film ben poco si rida: papà è sempre impegnato col telefonino, mamma lo accusa di ignorarla ma poi pensa alle corse dei cavalli, i due figli maggiori (perché la piccola, dolcissima, è l'unica che pare conservare una sufficiente dose di umanità) frequentano compagnie di ragazzi ultrasnob che guardano con disprezzo chi svolge lavori meno finanziariamente gratificanti; come Rosa (Cucinotta) ad esempio, collaboratrice scolastica (bidella non si dice più) nella scuola della giovane Emma Mariani (Savignani) nonché moglie di Ottavio Crocetti (Memphis), ex compagno di classe e grande amico di Edoardo, dal quale quest'ultimo si era staccato dopo averlo visto baciare la donna di cui s'era innamorato e alla quale aveva chiesto di consegnare una musicassetta con le musiche che lei preferiva (erano gli Anni 80, come ben si vede nel prologo).

Ora Ottavio lavora come giardiniere nel golf club frequentato da Edoardo dove bazzica pure Mimmo Versi (Tognazzi), traffichino che gestisce gli investimenti milionari di Edoardo. Quando Mimmo viene arrestato, Edoardo capisce che per lui, truffato senza pietà fino all'ultimo euro, si prospetta un lungo periodo nero all'insegna della povertà più nera, dalla quale Ottavio si offre di sottrarlo offrendogli di stabilirsi in una sua piccola casa nel paesello dove vive (siamo in Basilicata, nel potentino). Tutto ciò che prima era la norma diventa un miraggio e ovviamente i poveri, che nel film sono sempre e solo di buon cuore, faranno capire agli amici cosa significa vivere una vita dura in un appartamento piccolo e cadente, invece che in una moderna villa nel verde.

Insomma, il canovaccio è elementare e per sorreggerlo serviva almeno una sceneggiatura in grado di dargli per quanto possibile degna forma. Invece, benché questa sia stata scritta dal regista con Federico Moccia (qualche timido spunto azzeccato nel disegno dei ragazzi si vede), c'è poco da stare allegri. I personaggi sono tutti altamente stereotipati, con Memphis che con la sua aria da cane bastonato incapace di sorridere si mostra oltremodo comprensivo nei confronti dell'amico in difficoltà, Ruffini costretto a fare buon viso a cattivo gioco e la Spada nel ruolo di partner incapace di sopportare la vicinanza dell'altra madre (la Cucinotta), al contrario sempre pronta ad aiutarla.

Di banalità in banalità si toccano tutti gli argomenti più tipici del campo (dal bullismo in chiave femminile a scuola, reso in maniera davvero sconfortante, fino all'amore) senza che emerga una storia capace di appassionare il minimo indispensabile. La famiglia Mariani, dopo aver messo in mostra tutto il peggio di sé, passa progressivamente al prevedibile tenero idillio con chi ha avuto il merito di accoglierli e aiutarli. A salvare un film scritto senza inventiva e diretto con poca grinta ci deve pensare il cast, se non altro ben scelto e discretamente diretto (per una volta anche nelle giovani leve), che mostra di trovarsi a proprio agio nelle parti assegnate e che nel complesso permette di sorvolare parzialmente sulle carenze delo script. A corredo la piacevole colonna sonora di Stefano Caprioli, che dà ritmo e armonia quando (spesso) mancano.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 21/06/25 DAL DAVINOTTI
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