Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Reeves: Brutta commedia costruita su episodi che dilapida il capitale di un cast di prima categoria non supportato da una sceneggiatura zoppicante e soprattutto completamente incapace di far ridere. Walter Chiari cerca di supplire strabuzzando gli occhi all'interno di una storiella assurda; l'unico tocco di classe è il nudo di Orchidea De Santis che sconvolge il povero Gino Bramieri.
Jcvd: Una commedia sentimentale molto gradevole, che parte a razzo per poi calare piano piano fino al pessimo finale. Peccato perché Fabio Volo ancora una volta ha saputo confermarsi a buoni livelli, anche se tanto per cambiare ha scelto per se stesso il solito ruolo di sciupafemmine, pazzerello e simpaticone.
Aal: Un vertice dello spaghetti-western. Epico e violento come si conveniva all'epoca: polvere, sudore, sangue e pallottole. Non ci viene risparmiato niente del campionario tipico di quel cinema che trovò la sua apoteosi nella trilogia del dollaro di Leone. Lee Van Cleef convincente e granitico, Giuliano Gemma nervoso e vitale come non mai nel ruolo del bastardo vilipeso da un paese intero che diventa un pistolero assetato di vendetta. Tutto funziona alla perfezione, colonna sonora inclusa.
Myvincent: La Wertmüller non sfigura in questa sua versione della celebre commedia di Edoardo, forte di un cast azzeccato ma anche originale, viste le presenze di De Crescenzo e Cannavale. Il rituale del sugo evidentemente è nelle sue corde e non potevamo che aspettarci un'opera che risuona delle tipiche atmosfere napoletane di tutti i tempi. La storia in fondo è piccola e si consuma in un delirio di gelosia, fra una coppia borghese che ha bisogno evidentemente di nuovi stimoli. Mancano gli approfondimenti sociali e politici, ma forse questo è chiedere troppo.
Zardoz35: Tipico western stile "volemose bene": non c'è nemmeno un morto ammazzato in tutto il film, nel quale, pur fra qualche simpatica trovata, si sprofonda presto nella noia (anche vista la durata piuttosto lunga). E poi diciamo la verità, Hill senza il fido Bud Spencer perde gran parte della sua utilità. Qui lo vediamo attorniato da un gruppo di mestieranti anche bravini, ma dopo pochi minuti di visione immaginiamo già esattamente dove il film andrà a chiudere.
B. Legnani: Discreto. Grazioso, gradevole prodotto, senza eccessive pretese, un po' televisivo, ma che mantiene gran parte di quanto promette. Bravi Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, specialmente se confrontati al resto del cast, francamente non proprio brillantissimo. Luciana Littizzetto, grazie a Dio (e al regista), è meno insopportabile rispetto ai consueti elevati livelli.
Il Gobbo: Clint minore ma non minimo (quando mai?), affidato alle cure di uno dei suoi galoppini di fiducia, ottimo fin dall'inizio nella sua caratterizzazione, e bravo via via a districarsi fra le sfumature del suo personaggio, mentre tutt'intorno scoppia un discreto casino. Macchiettistici ma divertenti i "cattivi" psicopatici, manca tuttavia qualcuno con un granello di carisma che possa fare da contraltare all'impareggiabile Clint, che sfoggia alcuni travestimenti esilaranti e in particolare una giacca improponibile. Carino
Zaratozom: Peccato perché i primi dieci minuti erano ottimi; purtroppo il resto del film è banale e mal girato. Il finale è poi inguardabile, con il racconto che devia dal testo originale. Qualche rimando a The walking dead e a L'invasione degli ultracorpi con i telepazzi che gracchiano a bocca spalancata, catatonici. Primo premio all'assalto più banale e telefonato di tutti i film di genere con la moglie chiusa in soffitta. Pietoso. Protagonisti in palla solo senza dialogo.
MEMORABILE: Il falò nel campo sportivo e i primi minuti del film nell'areoporto.
Puppigallo: Una di quelle pellicole che, al contrario del buon vino, invecchiando non migliorano, anzi...Teatrale, recitata spesso sopra le righe, finisce per far sorridere involontariamente, anche per il trucco di Quinn. Nonostante questo però, il discreto ritmo e il carattere del protagonista fanno sì che si possa seguire l'epopea di questo rozzo ma efficace conquistatore fino alla conclusione, che al giorno d'oggi sembra più quella di un fantasy, megacroce compresa. Nota di merito per il demente di corte, che piange il suo "animaletto" morto, implorando il prete di farlo andare subito in paradiso.
MEMORABILE: Attila pellicciottato, sul campo di battaglia pieno di nemici trucidati, dice al figlio di 5 anni: "Guardali, ridotti a masse informi di carne".
Puppigallo: Western a tratti soporifero (caratterizzato da un ritmo non certo forsennato) e non molto originale (siamo alle prese con i soliti cattivi assortiti, lo sceriffifone alcolizzato e la ricerca di vendetta). Ma detto questo, bisogna riconoscere che il film è costruito abbastanza bene, ha dialoghi passabili, personaggi piuttosto interessanti (peccato che il datore di lavoro del protagonista abbia la maledetta voce da vecchietto del west) e, nonostante qualche cedimento, si finisce per segurlo fino alla fine senza troppo sforzo. Bello quando Gemma ferma il coltello col calcio del fucile. Potabile.
MEMORABILE: A Gemma: "Sei gringo, o messicano?". E il cattivo: "Ma cosa vuoi che ne sappia...con il viavai di uomini che doveva esserci in casa sua".
Kanon: Mon Dieu... goffa trasposizione, francamente esecrabile per la scelta di ridurre Casanova da seduttore a vecchio porcone con al séguito un servo volgarotto. Delon s'arrabatta come meglio può per donar charme alle sua affabulazioni ma il plot è sterilissimo, scremato com'è da tutta l'introspezione della novella e condotto come un'impacciata e svogliata pochade. Punte di ridicolo si raggiungono nel grottesco martirio della Boccardo. Sarebbe interessante recuperare lo sceneggiato Rai diretto da Campanile.
Nando: Adrenalinica pellicola sul mondo delle corse clandestine che conduce a un'appassionante sfida finale. Valide scene d'azione con una Mustang Shelby protagonista assoluta. Cast di routine con Keaton che gigioneggia al microfono e Paul bene in parte. Polizia perennemente all'inseguimento con i soliti risultati fracassone.
Cangaceiro: Non inganni l'ambientazione londinese e la coproduzione internazionale perché siamo in pieno stampo Vanzina ultima generazione con una regia televisiva ed una storia corale zeppa di luoghi comuni, in testa quello degli italiani all'estero casinari, inciucioni ma buoni come il pane. Le solite situazioni da commedia almeno scorrono all'insegna del ritmo e addirittura del garbo (assente ogni volgarità). Stranamente inappropriata la scelta delle canzoni. Everett all'inizio è spaesato ma poi se la cava con l'italiano, Morelli sembra Siani, bravo Brignano.
Lucius: Non si discutono la padronanza della macchina da presa della regista né la sua capacità di dirigere gli attori, ma la tematica (l'incontro tra due solitudini nella metropoli romana, in questo caso parliamo di immigrati), seppur nobile, non desta troppo interesse nel grande pubblico. Un'occasione parzialmente sprecata. Della capitale pochi scorci: il film è girato quasi tutto in un appartamento (da cui il titolo). Tra silenzi e cose non dette aleggia una voglia di riscatto personale, di aprirsi al prossimo, nella speranza di cambiare il proprio destino.
Markus: Lei scrittrice con un recentissimo "ex", lui imprenditore single di successo. Non si conoscono, ma entrambi hanno - tramite i relativi amici - prenotato uno chalet di montagna che li unirà in una approfondita conoscenza. Gary Yates dosa gli ingredienti giusti atti a generare sì uno scontato amore, ma con il garbo e il tatto di chi sa che certe faccende di cuore, al di là dell'attrazione tra belli, devono maturare al punto giusto. Un film banale ma girato con indiscussa professionalità. Il sorriso e la statuaria bellezza di Taylor Cole non potrà che far breccia.
Reeves: La dura repressione americana ha messo fine alle rivolte messicane e alcuni yankee cercano di vendicarsi di Zorro inducendolo a scoprirsi grazie ad alcuni efferati delitti e rapine che compiono usando la sua maschera. La trama è semplice, banale e già vista mille volte, eppure c'è un bel ritmo che consente allo spettatore senza troppe pretese di divertirsi per tutta la durata del film. Claudio Undari è al solito cattivissimo ma efficace come falso Zorro. Piccolo ruolo per la Carrà, coproduttore italiano Alberto Grimaldi che poi passerà a produrre Leone, Bertolucci, Pasolini.
MEMORABILE: Undari vestito da Zorro che terrorizza i poveri passeggeri della diligenza; Zorro che scala una montagna per eliminare una sentinella.
Nando: Gradevole ma poco originale commedia americana che mette in campo i buoni sentimenti coadiuvati da un cast lievemente ruffiano ma efficace. La narrazione si avvale di momenti drammatici che verranno soppiantati da altrettanti felici e buonisti.
Dengus: Lo vidi per amore di Lino, nonostante, da romantico, mi sia spesso sforzato di ridere; purtroppo certi personaggi e film non tirano più e soprattutto tv e sponsor si sono impossessati del cinema italiano; basti vedere la presenza di Gieffini e rigurgiti da reality; cast originale quasi in ombra ed un Banfi che non ha più 48 anni; avrei voluto rivedere Gigi e Andrea insieme ma si è puntato su personaggi inefficaci; ha comunque il merito di evidenziare l'attuale realtà calcistica in toto e pure la pochezza della tv e del cinema italiano attuale.
MEMORABILE: La domestica albanese con cui il genero di Canà si intrattiene spesso. Tutto detto quindi...
Siska80: Due ambiziosi fratelli cercano di salvare la loro società un mese prima dell'attentato alle Twin Towers. Se si entra nell'ottica dei protagonisti (interpretati dalla valida coppia Hartnett/Scott, che da sola vale la visione) si tratta di un film niente male incentrato sulla brama di potere e la capacità di sapersi reinventare: la fotografia, a dire il vero, è buia e dai colori fittizi, ma l'atmosfera è tesa, il ritmo regolare, il cast di contorno buono, sebbene probabilmente la trovata migliore risieda nel periodo in cui è ambientata, quando ogni cosa stava per essere (s)travolta.
Galbo: La figura del protagonista, egregiamente interpretato da Robert Mitchum, è ispirata al personaggio di Wyatt Earp, vera e propria icona della mitologia western. Il film racconta il suo rapporto con un giovane assassino, ed è una pellicola corretta formalmente, ma che cade troppo nelle convenzioni del genere, riuscendo a coinvolgere ed emozionare solo a tratti. Il limite è forse in una regia troppo statica. Buona la prova di tutto il cast.
Didda23: Tralasciando nella valutazione (altrimenti gli toccava il voto più basso) il pessimo messaggio che viene lanciato a fine pellicola, l'ultima opera dei Vanzina non si discosta di molto dalla qualità di certi lavori precedenti. Di potabile (come sempre) la regia di Carlo che trasmette vivacità nelle situazioni, assecondando con perfezione i tempi comici. Peccato che la sceneggiatura sia di bassissima qualità e con poche idee interessanti. Il cast se la cava piuttosto bene, anche se è doloroso vedere un grandissimo come Buccirosso rinchiuso in un ruolo poco ficcante.
MEMORABILE: "Il cavallo di troia"; I dolori di Tortora; L'avvocato della Juventus.
Galbo: Versione in chiave "peplum" delle avventure dell'Odissea. Produzione italiana del 1954, l' Ulisse di Mario Camerini si avvale di una buona messa in scena e di effetti speciali molto efficaci per l'epoca. Il suo protagonista, l'americano Kirk Douglas non ha molto dell'eroe greco ma sembra piuttosto una versione mitologica di un cow-boy. Molto adeguata invece la Mangano.
Lou: Vitalità e sensibilità femminili contrapposte all'ottusa repressione del fondamentalismo islamico nell'Algeria degli anni 90. La macchina da presa a mano insegue freneticamente la voglia di vivere di Papicha, che insieme alle sue compagne universitarie non si vuole arrendere all'ignoranza e alla violenza che stanno distruggendo il suo paese, al quale resta nonostante tutto irrimediabilmente legata. Importante testimonianza, efficace inno alla resistenza.
Mark70: Panariello aveva avuto un grande successo in TV con i suoi personaggi, ma una cosa è una scenetta di pochi minuti, un'altra è un intero film: le sue esili figurine scompaiono sul grande schermo, balbettano battute ingenue, non reggono alla distanza. Complice una sceneggiatura approssimativa e comprimari di scarso livello (persino Ugo Pagliai sembra una macchietta...) il film non decolla mai e affonda nella noia.
Redeyes: Sebbene si peschi nel romanticismo più inflazionato e di basso stampo, sebbene Cruise attaccabrighe e scapestrato mi abbia sempre poco convinto e nonostante una Kidman così così, non me la sento di dir male di questo film. Howard dirige con mestiere, sfruttando anche una fotografia, a tratti, eccelsa e scenografie curatissime. La trama si dipana esattamente come ci aspettiamo fin dai titoli d'inizio, ma va bene! Si può guardare: magari non emozionerà, ma fa lo stesso!
Ciavazzaro: Poco interessante. Trama abbastanza confusa, con colpi di scena più o meno onesti, Ben Affleck non recita proprio divinamente, ci sono pure Cromwell e Hall. Sprecato Freeman. Scene d'azione nella media, si può pure evitare di vederlo senza soffrirne troppo.
Rambo90: Jackie Chan (che si chiama così anche nel film) si reca in Corea per salutare il padre morente mai conosciuto, ma questi in punto di morte lo infila in un pasticcio fatto di oppio, spie e signori della droga. Inizio intrigante, che si trasforma presto in una lunga serie di inseguimenti e risse che non lasciano il tempo di caratterizzare bene i personaggi, tutti anonimi (compreso il protagonista). Comunque il ritmo è svelto e l'insieme sufficientemente spettacolare da divertire. Jackie si esibisce in un stunt finale davvero notevole.
Jdelarge: Dare vita a film che narrano le imprese sportive di un atleta non è assolutamente semplice, ma Howard riesce nell'arduo compito e rende il giusto merito alla carriera di Niki Lauda (un ottimo Daniel Brühl). I punti forti del film sono sicuramente riscontrabili nelle scene delle gare, con cambi di inquadratura repentini e immagini fenomenali, anche dal punto di vista dei colori. La scenografia è eccezionale, mentre la sceneggiatura presenta qualche pecca individuabile nell'eccessiva tendenza a stereotipare alcuni personaggi. Davvero bello.
MEMORABILE: La prima gara tra Lauda e Hunt in Formula 3.
Rambo90: La difficoltà per il presidente americano di riuscire a gestire normalmente la vita sentimentale: tutta qui l'idea del film, eppure il risultato è gradevole. Un po' perché Reiner dà il giusto ritmo e perché la sceneggiatura sa costruire momenti simpatici e un po' perché il cast schierato è quello delle grandi occasioni, con la bella coppia Douglas-Bening e i giusti attori di supporto (tra tutti Fox). Davvero gradevole.
Undying: 1914: il collegiale Roger (Fabrice Josso) rientra a casa per le vacanze estive. L'avvio del conflitto mondiale lo lascia unico maschio tra le mani di una variegata quantità di donne. Domestiche, mogli e persino zia e sorella. L'iniziazione al sesso -provocata dalla formosa Ursula (Serena Grandi)- per il giovane ragazzo ha il sapore dell'avventura senza fine. Il taglio erotico del film soggiace ad un'ironia raffinata e riuscita, mentre la lieve polemica sull'inutilità della guerra è surclassata da un testo sporcaccione: ricche e plebee, nel film, scopan tutte senza ritegno. Esilarante il prete.
Caesars: C'era una volta un capolavoro del cinema horror, poi un bel giorno dei produttori privi di idee originali decisero di farne un remake: ecco quindi questo "L'alba dei morti viventi". Non un brutto film, per carità, ma che inevitabilmente si scontra con lo Zombi originale e che dal confronto ne esce distrutto. Sarò nostalgico ma per me gli zombi sono quelli romeriani che si muovono lentamente, cosa sono queste specie di superatleti che corrono per ogni dove? Se ci si sforza di non fare paragoni comunque il film mantiene un suo interesse. Vedibile.
Xamini: La guerra per la spezia vista da Villeneuve ha il volto eccellente di Chalamet e un cast d'eccezione. Ma soprattutto un'epica costruita a puntino sulle sue palette polverose e sulle atmosfere rarefatte (Blade Runner 2049, anyone?) entro le quali si muovono i lineamenti affilati del protagonista ed è sostenuta da una colonna sonora di quelle che inviterebbero a seguire il film a occhi chiusi (Hans Zimmer). Ne risulta una grande produzione impreziosita da un ritmo quasi mai cedevole (a differenza del lavoro di Lynch) nonostante le oltre due ore e mezza di questo primo episodio.
MEMORABILE: La scena della mano; I sogni; Il primo verme; Il duello come inizio vero del percorso.
Jena: Restyling dignitoso del giustiziere della notte bronsoniano. Nessuna particolare novità, a parte gli aggiornamenti necessari come il rapido trasformarsi del giustiziere in un fenomeno social e il ricorso a una violenza vendicatrice ancora più efferata se possibile dell'originale, secondo la moda del torture porn. Il prodotto perde un po' della rozza efficacia dell'opera di Winner ma guadagna dal punto vista registico e della messinscena. Bruce Willis, un po' troppo vecchio per il ruolo, non vale comunque Charles Bronson. Bene la spalla D'Onofrio.
Daniela: Uno spunto simpatico ma dal respiro corto, incapace di reggere l'intera durata della commedia, considerato che la sceneggiatura procede per inerzia dopo la "botta" iniziale, tutta affidandosi all'appeal dei protagonisti. Ma se lo stranito Papaleo riesce a strappare qualche sorriso, Littizzetto pare la versione alla camomilla di se stessa, comprensiva oltre l'umana mammosità (2 chili di arrosto carbonizzato? "Non importa"). Se a ciò si aggiunge un cast di contorno modesto, scene di riempimento inutili ed un messaggio stucchevolmente conciliante, il risultato è assai mediocre.
MEMORABILE: Il discorsetto di Papaleo al figlio sulla differenza fra dono di natura e talento naturale
Pessoa: Squadra che vince non si cambia! Dopo la buona prova del capitolo precedente viene "resuscitata" la coppia di esattori formata da Adkins e Mandylor, che sono ancora pronti a menare botte da orbi come se non ci fosse un domani. Se lo script ricalca essenzialmente i temi del primo capitolo, si percepisce un'aria più dimessa, anche nella recitazione, che porta a un ritmo più lento e qualche soluzione narrativa forzata. Qualche sussulto in più nel finale, dove al posto dei pugni si usano le armi, ma il film perde ulteriormente logica e plausibilità. Solo per appassionati o completisti.
Cotola: Paragonarlo al modello cui si ispira non gli giova: il film di Fleischer
era di tutt'altra pasta sotto ogni punto di vista. Tuttavia preso come film a se stante, risulta ben fatto, gradevole e divertente. Dante è ottimo regista e si vede,
ma anche la sceneggiatura regge bene, garantendo alla pellicola un gran ritmo che
tiene bene fino alla fine e che contamina la fantascienza con toni da commedia in
parte demenziale. Ottimi gli effetti speciali (premiati con l'oscar) e bene anche il
cast. Insomma: quel che si dice un buon film.
Reeves: Valida fiction su uno dei talenti piu puri della storia dello spettacolo italiano. Di Carosone vengono sottolineate soprattutto l'inventiva, la contaminazione tra tradizione napoletana, musica africana e stimoli americani. Scarpetta riesce a rendere molto bene la sua simpatica determinazione, Nemolato conferisce al personaggio del grande Gegè Di Giacomo la necessaria classe e simpatia.
Daniela: Per quanto ispirato a un fatto realmente avvenuto, per buona parte della durata il film è tanto intriso di stereotipi che, pur girato con competenza e interpretato con professionalità, non si distingue in modo significativo dalle solite pellicole pompieristico-testosteroniche. E' nell'ultima parte, quando l'aderenza alla cronaca impone le sue regole, che si verifica un salto di qualità sia in termini di spettacolo con l'impressionante avanzata delle fiamme nel terreno arido battuto dal vento sia soprattutto come coinvolgimento emotivo per sfociare infine in un epilogo commovente.
Lucius: Visto unicamente per la partecipazione di Jérémie Renier, il film lascia perplessi; non tanto per la regia quanto per gli eccessivi spiegoni di cui è infarcito. La voce fuori campo disturba ancor più della prima meccanica scena di sesso. Il pornografo poi ha un aspetto decisamente troppo squallido, da farlo ricadere nei clichè. Con la seconda e più realistica scena di sesso la pellicola prova a decollare salvo poi ritornare allo stesso livello di partenza. Il sesso va vissuto non raccontato.
Daniela: Il marito stolido le regala una bambola che sembra la sorella maggiore di Chucky e la mogliettina grulla non solo ne è contenta ma, una volta nata la bimba che portava in grembo, piazza la bruttura nella cameretta della pargola. Quando si dice andarsela a cercare... Figliato da un "personaggio" secondario presente nell'Evocazione, un horror che ne ricalca le orme, compresa la pretesa di ispirarsi a fatti realmente accaduti. Confezione discreta (il regista era stato il direttore della fotografia del film di Wan) ma sceneggiatura banale e raffazzonata, interpreti mediocri, spaventi di routine.
Stelio: Una delle peggiori rappresentazioni delle avventure di Superman: la sceneggiatura di Nolan fallisce clamorosamente a causa di un plot realistico poco adatto al personaggio e al mondo di Clark Kent (differentemente da Bruce Wayne al quale erano calzati come guanti). Insomma, l'esperimento stavolta non riesce, le atmosfere e le storie realistiche sono adattissime a Batman ma palesemente non all'uomo in blu dal mantello rosso. E forse bastava dare una semplice occhiata al vestito per accorgersene... Onore al coraggio, comunque.
Capannelle: Peccato sia lunghetto ma è comunque ben fatto, teso il giusto e capace di sfruttare a dovere le qualità del parco attori, da Hanks a Harris. Il rapporto tra momenti drammatici e aneddoti più leggeri mi sembra equilibrato e va a premiare una sceneggiatura adeguata. Non mancano punte di patriottismo sottolineate dalle fanfare ma poteva andare sicuramente peggio.
Daniela: Altro che Brexit: in un futuro post apocalittico, Londra si muove su ruote per depredare inglobandole le piccole città del vecchio Continente. Scenario suggestivo ben reso da effetti speciali all'altezza, anche se con tanti debiti (Miyazaki, Jeunet/Caro, Gillian, Lucas ed altri ancora). Per contro, la trama e scontata ed il disegno dei personaggi stereotipato, tanto che l'unico affascinante è un Terminator post-combustione vestito di stracci. Nel complesso, un film certo bello da vedere, ma troppo banalmente fantasy-adolescenziale per appassionare.
Pessoa: L'unica cosa che tiene in piedi questa sgangherata commedia è la bravura degli attori, su tutti un Lino Banfi davvero in forma che strappa diverse risate di stomaco, soprattutto nei duetti con la Merlini e con un Vitali meno peggio del solito. Bravo anche Leo Gullotta in entrambi i personaggi. Il resto è davvero poca cosa, comprese le musiche del buon Gianni Ferrio (questa volta un po' troppo scontate). Un cult per i fan di Lino Banfi.
Ishiwara: Visti i tre attori principali ci si poteva aspettare qualcosa di meglio. La sceneggiatura è abbastanza confusa, per non parlare della caratterizzazione dei personaggi decisamente risibili. Jackson e la Jovovich piuttosto opachi, Skarsgård pare che dorma. Il maggior difetto è comunque una confezione di stampo televisivo con una regia piatta e musiche tristi, nonostante i due protagonisti suonino violoncello e piano. Unico successo per la produzione aver convinto gli attori ad accettare le parti: come abbiano fatto rimane un mistero. Spazzatura.
MEMORABILE: Il vecchio che si suicida con una mano che palesemente non è la sua.
Pigro: Il disagio di non sentirsi a casa, il senso di estraneità dai luoghi: snodo nevralgico del popolo palestinese, che Suleiman coltiva nel suo originalissimo stile (suo pregio e limite al tempo stesso) da testimone silente di un mondo mutato. E così Palestina, Parigi (il segmento più surreale del film) e New York (quello più calzante e arguto rispetto alle questioni politiche) finiscono per assomigliarsi, come distopie della contemporaneità, ritratte in sketch folgoranti da malinconica comica del muto come microstorie morali o stuzzicanti rebus pop.
Motorship: Terrificante Pierino "apocrifo" del quale ci si chiede come mai sia diretto (?) da un grande professionista come Lenzi. In definitiva è uno sguaiato collage di battutacce a dir poco triviali che si susseguono per un'ora e mezza abbondante: persino i pierini di Vitali sono capolavori, al confronto. Ariani (che tra l'altro è un ottimo doppiatore) è francamente poco adatto a fare lo scolaretto sgarbato e il buon cast di contorno (ci sono Brega, la sora Lella, Robutti, la Perego, Fangareggi e addirittura Montagnani) è a dir poco sprecato. Da evitare.
Siska80: Due ambiziosi fratelli cercano di salvare la loro società un mese prima dell'attentato alle Twin Towers. Se si entra nell'ottica dei protagonisti (interpretati dalla valida coppia Hartnett/Scott, che da sola vale la visione) si tratta di un film niente male incentrato sulla brama di potere e la capacità di sapersi reinventare: la fotografia, a dire il vero, è buia e dai colori fittizi, ma l'atmosfera è tesa, il ritmo regolare, il cast di contorno buono, sebbene probabilmente la trovata migliore risieda nel periodo in cui è ambientata, quando ogni cosa stava per essere (s)travolta.
Daniela: Due detective indagano su un serial killer che pare avercela con loro, trascinandosi dietro durante le indagini (macabre scoperte comprese) una giornalista che sta scrivendo un servizio sulla polizia cittadina... La sceneggiatura potrebbe essere stata prodotta da un elaboratore automatico tanto è derivativa, se non fosse per la presenza della terza incomoda che aggiunge una nota di assurdità allo stravisto. Confezione ordinaria, prestazioni attoriali idem, con Pacino svogliato, Urban squadrato come un armadio e al pari espressivo, Snow anonima biondina in un ruolo da cavolo a merenda.
Geppo: Spaghetti western abbastanza violento e accattivante. Molto interessante il protagonista Guy Madison, che ci offre una buona interpretazione (un avventuriero dalla personalità molto matura). Uno dei tanti spaghetti western del periodo, magari anche dozzinale, con la solita vendetta privata. Presenti diverse scene molto forti (rare da vedere in un western spaghetti), come quella in cui la ragazza viene violentata. Momenti che anticipano i successivi polizieschi all'italiana. La filmografia del regista Gianfranco Baldanello è sicuramente interessante e da analizzare.
Cloack 77: Il tutto è raccontato con una vena surreale che diviene arma a doppio taglio, perché non vi è leggerezza in un tocco che come secondo fine deve mostrare la bravura del suo autore. Bravura che comunque è chiara, se non fosse insistita, perché le scene del carro armato che "segue" la sua preda o del salto del muro sono notevoli; purtroppo altrettante scene, con altrettanta forza, ammantate dalla pesantezza dell'autore appaiono false e costruite, allontanando il cuore dal senso del racconto.
Il Gobbo: Scompiscevole tentativo di noir autoriale da parte di un Lavia frastornato da quella cosa lì, che non pago di avere somministrata in privato dalla Guerritore, decide di elevare a motore di un film da far studiare, come esempio e di degrado estetico (la fotografia da video dei Depeche Mode) e di comicità involontaria. Ci sono anche momenti pulp ante litteram, ma la pretenziosa banalità e l'esistenzialismo sfacciatamente esibiti "nun se battono". Da non mancare per nessun motivo.
Pigro: Per partecipare al raduno del club, i due fingono una malattia e un viaggio, ma le mogli scopriranno l'inganno. Spassosissimo. Una storia azzeccata e coerente, un ritmo perfetto, gag irresistibili, invenzioni leggendarie (i "figli del deserto"), una canzone indimenticabile ("Honolulu baby"). E, su tutto quanto, Stan Laurel e Oliver Hardy in forma strepitosa! Imperdibile e grandioso.
Lucius: Non si discutono la padronanza della macchina da presa della regista né la sua capacità di dirigere gli attori, ma la tematica (l'incontro tra due solitudini nella metropoli romana, in questo caso parliamo di immigrati), seppur nobile, non desta troppo interesse nel grande pubblico. Un'occasione parzialmente sprecata. Della capitale pochi scorci: il film è girato quasi tutto in un appartamento (da cui il titolo). Tra silenzi e cose non dette aleggia una voglia di riscatto personale, di aprirsi al prossimo, nella speranza di cambiare il proprio destino.
Reeves: Scatenato peplum tutto scazzottate e grande esibizione degli stuntmen coinvolti da Parolini nell'operazione. Geniale la trovata della "ragazza dei sogni" Orchidea De Santis, che appare al solo protagonista. C'è anche Mimmo Palmara come falso Ursus: negli ultimi anni nei peplum ci sono spesso falsi eroi, come il falso Ercole di La sfida dei giganti. Molto, molto divertente, con un ritmo scatenato.
Galbo: Dan Gilroy dirige un film che non concede nulla alla spettacolarità ma che entra in pieno nel tema dell'etica della professione, con il protagonista (interpretato da un Denzel Washington in stato di grazia e da un ottimo Colin Farrell) avvocato dai solidi principi che si batte per i diritti civili. Un pò limitata da una sceneggiatura troppo dispersiva, la pellicola rappresenta un buono spunto per affrontare il tema dell'espiazione della colpa, caratterizzandosi anche per l'ottima colonna sonora e la bella ambientazione. Un buon film.